*****ROXY E' TORNATA!

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Con grande eccitazione Roxy vi comunica che riparte l'aggiornamento costante del suo blog.Dopo una lunga pausa vi invita tutti a seguire i suoi post dedicati al mondo del sesso e più intrigante erotismo.Buona Lettura

Adult Ego

mercoledì 29 aprile 2009

TRAMONTO A ZAKROS

I raggi del sole al tramonto coloravano di un tenue arancione i nostri corpi completamente nudi, quasi un pittore si fosse divertito a far scorrere il suo pennello sulla nostra pelle abbronzata.L’ora del tramonto, qui a Zakros, è sempre stata un momento di pura magia, in cui l’aria stessa sembra cambiare colore di minuto in minuto, passando attraverso sfumature cromatiche impossibili a descriversi, e stemperandosi, dall’accecante bagliore del pieno giorno, prima nell’oro e arancio del sole calante, poi nell’impalpabile viola del crepuscolo, e quindi nel blu della notte incipiente.Ed anche quel giorno l’incantata luce del tramonto si rifletteva sulla nostra pelle sudata, fremente e sensibile in quegli attimi di sesso e passione ormai incontrollabili.
L’avevamo incontrata così, per caso, quella stessa mattina, sulla spiaggia che si apre poco fuori il villaggio.Sdraiata su un telo bianco, la donna prendeva il sole, immobile, forse assopita, il seno scoperto ed un minuscolo costumino giallo a coprirle deliziosamente le parti intime.Anastasios ed io eravamo scesi al mare per un bagno, un rapido tuffo tra le onde per sfuggire al caldo opprimente di quella giornata, ma i nostri sguardi erano stati subito catturati da quella splendida e solitaria figura distesa sulla sabbia, così abbronzata ed affascinante da eccitarci in un solo battere di ciglia.
E così c’eravamo immersi nell’acqua fresca e cristallina, ma i nostri occhi erano stati inesorabilmente calamitati da quel corpo da favola, tanto che il bagno si era ridotto a qualche rapida bracciata a stile libero, desiderosi com’eravamo di fare la conoscenza di quella misteriosa e bellissima forestiera.
Una volta che eravamo usciti dall’acqua, non avevamo perciò perso tempo.Con una banalissima scusa avevamo attaccato abilmente discorso con lei, e la donna si era subito dimostrata ben lieta di avere un pò di compagnia.Iris, questo il suo nome, era certamente più grande di noi.Non si chiede mai l’età ad una signora, e quindi, ovviamente, non lo avevamo fatto, ma la donna doveva essere abbondantemente oltre i quaranta, almeno una ventina d’anni in più di noi due.Ma la sua età anagrafica, ai nostri sguardi, nulla poteva contare in quel momento.Anzi.
Erotica e sensuale, e per nulla imbarazzata della sua quasi completa nudità, Iris aveva chiacchierato con noi per ore, e, insieme con lei, Anastasios ed io avevamo fatto più volte il bagno, scherzando e ridendo come fossimo già vecchi amici.E più le ore di quella giornata trascorrevano, più noi ce la mangiavamo letteralmente con gli occhi.E non poteva essere in altro modo.La pelle liscia e resa scurissima dalla lunga esposizione al sole, senza la minima imperfezione, il seno abbondante e dai grandi capezzoli, il ventre ancora piatto ed elastico, le natiche flessuose, armoniose e senza smagliature, le gambe affusolate e che aspettavano solo di essere accarezzate: il corpo di Iris era una continua tentazione per i nostri giovanili ormoni in subbuglio.Ed anche il viso della donna non era certo da meno: capelli castani e lunghi, sciolti sulle spalle, occhi grigi e maliziosi, denti bianchissimi e perfetti in una bocca dalle labbra generose e sensuali.Una donna splendida, insomma, a cui gli anni donavano un fascino ancora maggiore ed intenso, rendendola incredibilmente sexy ed ambigua, attraente e misteriosa.
E poi, nel tardo pomeriggio, quell’invito improvviso e assolutamente inaspettato, a bere una bibita da lei, in quella casa poco lontano lungo la costa, casa che Iris aveva affittato per due settimane di vacanza: un invito che non poteva di certo essere frainteso, perché era più che lampante cosa la donna volesse da noi, vista l’atmosfera sempre più torrida ed infuocata che si era andata creando in quelle ore; sguardi espliciti, battute solo apparentemente casuali, un rapido sfiorarsi delle mani… era stato un crescendo continuo, fino a far giungere la tensione erotica fra noi a livelli di guardia.E i desideri e le voglie più recondite di Iris coincidevano alla perfezione con quello a cui anche noi anelavamo, perché era da ore che Anastasios ed io, anche se convinti di non avere speranza alcuna, sognavamo di fare sesso con lei.
Avevamo lasciato dunque la spiaggia, in quell’ora in cui il sole ancora dardeggia incontrastato nel cielo, ma che, a breve, inizierà la sua discesa verso il tramonto incipiente.
La casa, ad un piano, in posizione solitaria e circondata da una fitta vegetazione mediterranea, si apriva, sul lato posteriore, opposto a quello affacciato sulla strada costiera, su una larga terrazza in porfido, arredata con un tavolo e alcune sedie di ferro battuto, e un largo ombrellone bianco circondato da poltroncine di vimini con cuscini colorati.Tra le fronde degli alberi, mosse dalla brezza marina, e che, di fatto, schermavano e ombreggiavano la terrazza, s’intravedeva l’azzurro intenso dell’Egeo.In un angolo, una rudimentale doccia, costituita da un semplice tubo di metallo ed una griglia di scarico nel pavimento, permetteva di lavarsi via la sabbia ed il sale di dosso al momento di entrare in casa.
Ed era proprio sotto il getto tiepido di quella doccia che Iris, non appena arrivati, si era subito diretta: Anastasios ed io eravamo rimasti a guardarla imbambolati, mentre lei si spogliava del pareo e del costume, come fosse completamente sola, mostrandoci il suo corpo interamente nudo, così eccitante e desiderabile alla nostra vista.Iris sapeva bene di essere uno splendore, e si lasciava maliziosamente divorare dai nostri sguardi carichi di giovanile e straripante eccitazione.
L’acqua le scorreva sulla pelle, impreziosendola ed esaltandone la straordinaria perfezione, mentre le sue mani si accarezzavano voluttuosamente il corpo, senza un attimo di sosta: quella di Iris era un’esibizione di un erotismo che mi toglieva letteralmente il fiato, uno spettacolo che non era di certo una sorpresa, perchè la sua offerta di accompagnarla a casa era stata così esplicita da non lasciar alcun dubbio su quello che lei realmente aveva in mente di fare con noi.Restammo così a guardarla per alcuni minuti, mentre il nostro desiderio di lei cresceva in modo esponenziale.
Finalmente, e con un sorriso che era al tempo stesso una promessa e un impegno, la donna ci invitò ad unirci a lei, sotto il getto dell’acqua, e a dare così inizio a quell’orgia di sesso che i nostri sensi reclamavano con sempre maggiore forza.
Anastasios ed io c’eravamo subito sfilati i costumi, accostandoci quindi a lei e mostrandole le nostre prepotenti erezioni, stringendola tra i nostri corpi frementi nello stretto spazio della doccia.Le avevamo spalmato il bagnoschiuma sulla serica pelle, sfiorandola ed accarezzandola a quattro mani, esplorando le più nascoste e sensibili zone del suo corpo, e facendo crescere la sua e la nostra eccitazione sempre di più, istante dopo istante, carezza dopo carezza.Le mani di Iris, dalle unghie lunghe e laccate di un rosso scuro, avevano preso a scorrere impazienti sulle nostre aste turgide, che quasi sembravano sfidarla ad andare oltre: un cazzo stretto in ogni mano, Iris si abbandonava ad occhi chiusi al piacere, saggiando la durezza dei nostri membri, scoprendo le cappelle bollenti, palpando i testicoli rigonfi…
Iris si era rivelata una donna così diabolicamente esperta che le sue mani, con pochi ed abili movimenti, ci avevano condotto pericolosamente vicino all’orgasmo, anche perché le sue carezze iniziali si erano presto trasformate in due seghe semplicemente divine.Giunti al limite massimo di sopportazione, e non volendo in alcun modo venirle tra le dita, Anastasios aveva preso l’iniziativa chiudendo l’acqua della doccia, mentre io mi affrettavo a stendere, sul pavimento della terrazza, una larga stuoia che avevo visto arrotolata vicino al tavolo, e sulla quale, con Iris, c’eravamo immediatamente andati a sdraiare tutti e tre.
Stretta fra noi, i corpi bagnati ed incredibilmente eccitati, Iris divenne subito preda delle nostre bocche e delle nostre mani: prendemmo a baciarla, a leccare ed a mordere con delicatezza i suoi capezzoli, a sfiorare in punta di dita la sua pelle e a stordire i nostri sensi con quel contatto magico, a strofinare, lungo l’esterno delle sue cosce, i nostri cazzi mai così duri ed eretti.Iris gemeva, travolta da quell’assalto appassionato, passandoci le mani tra i capelli e carezzando le nostre schiene, le sue unghie quasi a graffiarci, mai sazia di quelle nostre erotiche attenzioni.Insieme con Anastasios le leccammo la fica, bevendo i suoi umori ed inebriandoci del suo fantastico profumo.Ma l’esaltazione di quei momenti non poteva permetterci di prolungare troppo a lungo quel gioco erotico con il corpo di Iris: Anastasios ed io volevamo entrare in lei, affondare i nostri cazzi in quella carne rovente, ed anche la donna, a quel punto, non chiedeva altro che di essere scopata.
Iris si alzò rapidamente dalla stuoia, divincolandosi a fatica e controvoglia dalle nostre bocche, e sparì dentro casa, per tornare da noi però quasi immediatamente, tenendo nel palmo di una mano due profilattici: subitos’inginocchiò tra noi, aprì una delle confezioni e, tenendo il preservativo in mano, piegò la testa, ingoiando per intero il cazzo del mio amico, stringendolo e succhiandolo con le labbra, stimolandolo favolosamente davanti ai miei occhi.A quell’improvviso contatto, Anastasios aveva preso a sospirare, impazzito dal desiderio, abbracciato da quella bocca così fantastica e straordinaria.
Il pompino di Iris s’interruppe nel momento in cui la sua mano applicò il profilattico sull’asta palpitante che aveva davanti: poi, salendo a cavalcioni su Anastasios, la donna si fece scivolare in corpo quel cazzo in piena erezione, iniziando a muovere sinuosamente il bacino con movimenti lenti e circolari, e impalandosi fino in fondo.Le gambe che mi tremavano per l’eccitazione, in piedi di fronte a lei, le accostai il cazzo alle labbra: Iris prontamente le socchiuse e se lo fece sparire in bocca, riservandomi lo stesso delizioso trattamento fatto poco prima al mio amico.
Sentivo la sua lingua scivolarmi sulla cappella, i denti sfiorarla, le labbra abbracciarmi l’asta rigonfia, le sue dita stringermi i testicoli: brividi d’erotismo dilagavano in me, e la mia eccitazione era ancor più sollecitata dai mugolii di piacere della donna, soffocati dal mio cazzo che le riempiva interamente la bocca.Poi, com’era già accaduto ad Anastasios, le labbra della donna mi abbandonarono, e quelle erotiche dita delle sue mani infilarono abilmente un profilattico anche sul mio cazzo.
Mentre il mio amico continuava a scoparla, tenendola per i fianchi e guidandola nella penetrazione, sollevandola e facendola ridiscendere sul cazzo che la riempiva, io mi appoggiai alla schiena di Iris, facendo aderire i miei pettorali alla sua pelle e, contemporaneamente, abbracciandola e stringendole i seni nelle mie mani, sovrapponendole di fatto alle sue che già si stavano pizzicando i capezzoli, così eccezionalmente duri e sporgenti.Poi, spingendola gentilmente verso Anastasios, l’afferrai per le natiche, allargandole, ed esponendo alla mia vista l’orifizio posteriore della donna.
Iris era scesa con il busto sul petto di Anastasios e le loro bocche si erano unite in un bacio senza respiro.Davanti ai miei occhi, il culo di Iris era un invito terribilmente irresistibile: v’infilai un dito, umettandolo prima negli abbondanti umori che fluivano incessanti dalla fica della donna, trovando le sue carni già pronte alla penetrazione.Con la mente in fiamme, travolto da un desiderio quasi animale, accostai la punta del cazzo a quel buco che doveva regalarmi il primo orgasmo di quel pomeriggio, spinsi con forza, privo di qualsiasi riguardo, ed entrai profondamente in lei, senza incontrare ostacolo alcuno, segno inequivocabile di come quella strada del corpo di Iris, in passato, non fosse di certo rimasta inviolata.
Anastasios la scopava ed io l’inculavo, i due cazzi che si sfioravano nel suo corpo, mentre le urla dell’orgasmo di Iris dilagavano per tutta la terrazza, nel momento in cui i raggi del sole al tramonto iniziavano a colorare i nostri corpi sudati di un tenue arancione.
Quando a Zakros scese la notte, furono i raggi della luna ad illuminare con il loro chiarore il corpo di Iris, ad accarezzare con la loro pallida luce la pelle di quella splendida dea del sesso.

VOUNARIA

Il bagno è sorprendentemente pulito.Di sicuro molto di più di quanto ci si possa aspettare dai bagni dell’aeroporto di Atene, il Venizelos.Il pavimento lucido, i sanitari puliti di fresco e, nell’aria, un tenue profumo di limone, nulla a che vedere con l’odore pungente ed aggressivo dei detergenti industriali.Siamo rimasti piacevolmente sorpresi da tutto questo.
Il volo da Dublino è arrivato in perfetto orario.I passeggeri sono sbarcati in modo tranquillo e ordinato, e quindi, anche noi dell’equipaggio, terminate le ultime e consuete formalità, ci siamo avviati verso l’uscita a noi riservata.
E lui era lì.Ad aspettarmi.Appena l’ho visto, ho capito che lo avrei avuto.Come, sull’aereo, durante il volo, avevo sperato e avevo desiderato che accadesse.
Lui era seduto in un posto lungo il corridoio, ed ogni volta che io mi trovavo a passare, portando il pranzo o il caffè, mi aveva sorriso, gentile ed educato, facendo perdere colpi al mio cuore.Dire che è bello è dire poco.Vestito blu, camicia azzurra, cravatta rosso mattone, a righine bianche: l’eleganza fatta persona.Sulla quarantina, capelli biondi e un po’ lunghi, con una spruzzata di grigio sulle tempie, un fisico certamente atletico, attorno al metro e novanta, mani larghe e dalle lunghe dita eleganti, unghie corte e curatissime: tutte noi hostess avevamo occhi solo per lui.Ed il suo sguardo ci aveva seguito, mentre eravamo impegnate nei nostri lavori; uno sguardo divertito, ma profondo ed intenso, ironico e sensuale.I suoi occhi, incredibilmente verdi, sembravano sfiorarti ed accarezzarti con un tocco leggero e impalpabile.
E, mentre l’Europa scorreva sotto di noi, avevo notato con estremo piacere che lui guardava soprattutto me.Era evidente, ogni istante di più, che gli piacevo, che ero io l’hostess che più l’intrigava.Forse i miei lunghi capelli neri, o forse le mie gambe slanciate.Qualcosa l’attirava, lo spingeva a seguirmi con occhiate sempre più insistenti ed esplicite.Mi capita spesso di essere oggetto dell’attenzione di qualcuno: sono conscia di essere una splendida ragazza di ventisei anni, e gli occhi degli uomini raramente non si soffermano su di me.Ma, il più delle volte, la cosa quasi mi infastidisce o, nella migliore delle ipotesi, mi lascia totalmente indifferente.Ma oggi no.Mi sono sentita lusingata dalle sue attenzioni, irretita dal suo sguardo, eccitata dal suo manifesto interesse.
Quando è sceso dall’aereo, passandomi accanto, mi ha ringraziato con un sorriso smagliante, dicendomi che se tutti i voli fossero così piacevoli, viaggerebbe in aereo molto più spesso.Poi è sparito nel tunnel che conduce al terminal.
Quando, mezz’ora più tardi, sono uscita dalla porta riservata al personale di volo, lui era lì.Con lo stesso sorriso di poco prima.
Abbiamo preso un caffè al bar dell’aeroporto, parlando poco, ma riempiendoci gli occhi uno dell’altra.Sentivamo di volere entrambi la stessa cosa, e le parole sembravano inutili, superflue, insignificanti.Lo volevo.E lui voleva me.E così…
Mi sono diretta verso i bagni femminili, lui a qualche metro di distanza da me.Ho spinto la porta e, con una rapida occhiata, ho controllato la zona dei lavabi, dove una donna non più giovanissima si stava rifacendo il trucco.Impazienti, abbiamo atteso che finisse e che finalmente uscisse, lasciando il bagno vuoto, deserto e silenzioso..
Rapidamente lui ed io siamo entrati, chiudendoci nell’ultimo stanzino in fondo, sulla destra.Il bagno che, come dicevo, abbiamo trovato sorprendentemente pulito.Nello spazio ristretto, l’ho sentito girare il paletto di chiusura della porta e, un attimo dopo, la mia bocca era incollata alla sua.
Le lingue avviluppate, le labbra strette fra saliva e sospiri, sento le sue mani sbottonarmi la camicetta, spostare il reggiseno, sfiorare le tette, pizzicare i capezzoli fino a farli sporgere per l’eccitazione.Anche le mie mani sono impazienti, vogliose di toccarlo, di stringere la sua carne.Abilmente, gli faccio scivolare i pantaloni e i boxer attorno alle caviglie, liberando la sua erezione.Mi manca il fiato per l’erotismo senza confini di questi attimi.Gli faccio scivolare le mani sul cazzo, carezzandolo, palpandogli i testicoli, accennando solamente i movimenti di una lentissima sega.Lui sussulta al contatto con le mie dita, e mi strizza le tette con maggior vigore.Una scarica di piacere dilaga impetuosa nel mio cervello.
Continuiamo così per qualche minuto, mentre alcune donne entrano ed escono dai bagni accanto a quello in cui ci troviamo, controllando i nostri respiri ed i nostri gemiti, che a stento riusciamo a trattenere, e rilassandoci soltanto quando sentiamo che ai lavabi non c’è più nessuno.
Lui si mette una mano nella tasca interna della giacca (so che anche lui vorrebbe essere nudo, in una posizione più comoda, e avere un contatto totale e straordinario con la mia pelle accaldata) ed estrae un profilattico: me lo porge, l’urgenza nei suoi meravigliosi e profondi occhi.
Con mani malferme apro la confezione, mi inginocchio, appoggio il preservativo sulla cappella scoperta e lo srotolo accuratamente, saggiando di nuovo l’eccezionale turgore di quel membro pulsante.Non resisto alla tentazione e, anche se per pochi secondi, me lo infilo in bocca, succhiandolo con forza, il gusto del lattice sulle labbra.
Ma lui gentilmente mi rialza, mi guarda negli occhi, e mi fa voltare.Le mie mani si appoggiano alle bianche piastrelle del muro: allargo le gambe ed inarco la schiena, esponendo le mie natiche, protendendole verso di lui.Una semplice e veloce scopata sarebbe troppo poco: lui vuole di più, e lo stesso desidero anch’io.
Ora è lui ad inginocchiarsi dietro di me: mi solleva la gonna sui fianchi e mi fa scivolare le mutandine lungo le gambe, sollevandomi un piede alla volta e sfilandomele via.Ho il sedere esposto al suo sguardo e le mie gambe, slanciate dai tacchi alti delle scarpe, sono certa che rappresentino uno spettacolo sublime per i suoi occhi.Mi inarco ancora di più, provocandolo e aspettando le sue mosse.Ho la fica inondata dal piacere, e sento come i fluidi della mia eccitazione mi abbiano inumidito l’interno delle cosce.
Le sue mani sui miei fianchi, la sua bocca sui miei glutei.Sento la sua lingua scendere nell’incavo tra le natiche, alla ricerca dell’orifizio che sarà, a breve, violato.Sono eccitata, mentalmente e fisicamente, come di rado mi accade.Stacco una mano dal muro, spostando tutto il mio peso sull’altra, portandola alla fica, e iniziando a titillarmi il clitoride.Nel frattempo, lui mi ha messo le mani sulle natiche, allargandole il più possibile, e la sua lingua passa, avanti e indietro, sul mio ano impaziente, insalivandolo e umettandolo, facendo rilassare i tessuti e predisponendoli alla penetrazione.Sono momenti unici, in cui il piacere mi si scioglie nell’anima, ed i brividi mi risalgono la schiena, facendomi rizzare i capelli sulla nuca.
Alla lingua si è aggiunto un dito, che si insinua delicato, aprendo e dilatando.I muscoli si rilasciano, il desiderio si acuisce: quel dito magico mi esplora, mentre la mia mano si muove lenta, seguendo il ritmo della penetrazione, sul clitoride sporgente.
Finalmente lui si rialza.Mi tendo, inarcando la schiena ed esponendo il culo ancora di più, sicuramente per aggiungere provocazione a provocazione, ma anche per pregarlo di porre fine a quel meraviglioso supplizio.Le sue mani mi prendono per i fianchi, con forza, e la punta del suo cazzo, coperta dal liscio e scorrevole preservativo, si appoggia un attimo al mio orifizio.Aumento la pressione sul clitoride e scosse di piacere dilagano per ogni centimetro del mio corpo.La sola idea di essere chiusa in un bagno pubblico con uno sconosciuto che sta per sodomizzarmi potrebbe condurmi ad un orgasmo di intensità sconosciuta.Cerco di calmare i miei sensi, di frenare la libidine che divora la mia pelle e la mia mente.
Spinge.E’ delicato ed attento, ed io intuisco la sua straordinaria capacità nell’inculare una donna.Spinge di nuovo.E la cappella è dentro, dilatando i tessuti, inesorabilmente.Si ferma, e attende.Ha sentito quel mio unico gemito soffocato, un pò di dolore e molto di piacere.Aspetta che il mio corpo accetti l’intrusione: la mia mente l’ha già accettata da tempo, desiderandola spasmodicamente.
Quell’accenno di fastidio svanisce, lasciandomi un languore profondo e indistinto, mentre la mia mano vola dal clitoride alla fica, esplorandola con le dita.Lo voglio.Tutto. In me. Nel mio culo. E voglio godere con lui, senza alcun ritegno.
Ora sono io che spingo all’indietro, nella sua direzione, impalandomi, centimetro dopo centimetro, sul quel meraviglioso cazzo duro che mi sta riempiendo.Un primo orgasmo mi squassa letteralmente, accompagnato da ondate di piacere così intenso che vorrei urlare con tutto il fiato che ho in gola.Mi trattengo, sapendo di non potermelo permettere, visto il luogo in cui ci troviamo.
Anche lui vuole godere, e mi incula poderosamente: sa che non provo più dolore, ed il suo cazzo scorre veloce, dentro e fuori, tutta l’asta nelle mie viscere, le sue palle che urtano ritmicamente le mie natiche.Mentre il secondo orgasmo mi porta in paradiso, lo sento venire, con sospiri soffocati, ed immagino tutto lo sperma che il preservativo trattiene, evitando che mi allaghi il culo ora oscenamente aperto…
Come fossimo due ladri, sgusciamo fuori dai bagni femminili.Sulla porta lui mi sorride, mi bacia delicatamente su una guancia e va via, scomparendo tra la folla dell’aeroporto.
Solo in quel momento mi accorgo di non conoscere nemmeno il suo nome.E che lui ignora il mio.Ma, in definitiva, forse è meglio così.Negli anni tutto questo diventerà solamente un ricordo indistinto.Ma resterà un ricordo meraviglioso, un attimo della mia vita, unico ed irripetibile.


FOTOGRAMMI DI SENSUALITA’


Non vi starò certo qui ad annoiare con la storia della mia vita matrimoniale.Credo non serva, e nel modo più assoluto, per gli avvenimenti che voglio andare a raccontarvi.E’ sufficiente dire che sono sposato con Irene da sei anni, ed il nostro è un rapporto solido e speciale, basato su reali sentimenti d’amore e di pieno rispetto reciproco; ci siamo sposati perchè innamorati uno dell’altra, convinti delle nostre scelte e mai, in questi anni, abbiamo avuto rimpianti o pentimenti di alcun genere.
Fra noi, con il passare del tempo, si è andata sviluppando un’intesa sempre più profonda, una complicità assoluta e totale, che ci ha portato a vivere esperienze indimenticabili e meravigliose.La gelosia non ci appartiene in alcun modo, convinti e sicuri del nostro amore, impermeabile a qualunque distrazione sentimentale e sessuale.E questa complicità ci ha consentito di superare il labile confine tra quello che, all’interno di una coppia, è moralmente accettabile, e quello che, invece, non lo è per la maggior parte delle persone, una linea di separazione sottile e precaria, impalpabile come la polvere sollevata dal vento.
Il sesso, per entrambi, è una delle cose più belle, appaganti e coinvolgenti della vita.Ed è per questa ragione che lo viviamo senza mai porci limitazioni di sorta, senza tabù e condizionamenti d’alcun tipo.Rispettiamo una sola ed irrinunciabile regola: farlo in modo che entrambi ne possiamo trarre piacere, senza imporre mai nulla all’altro, ma condividendo sensazioni ed emozioni, mischiando realtà e fantasia, senza falsi pudori o ipocrite inibizioni.Io sono geloso solamente dell’anima e del cuore di mia moglie, mai del suo splendido corpo: e lo stesso è per lei.Forse è questo il segreto della nostra complicità e della nostra unione:cerchiamo sempre di arrivare al punto di vivere nella realtà tutte le fantasie che ci eccitano, alla ricerca costante del piacere e dell’appagamento sessuale.E nemmeno una volta ci siamo pentiti delle nostre azioni.
Entrambi lavoriamo ad Atene, io come dirigente in una società di navigazione mercantile, Irene come impiegata presso il tribunale.Viviamo in un appartamento al Pireo, in una strada secondaria e relativamente tranquilla, se paragonata al caotico lungomare del porto.Altro, credo, non interessi a nessuno.Mi fermerò qui, perciò: le poche righe che avete letto sono sufficienti a capire che, di fatto, siamo una coppia assolutamente normale.L’unica differenza, rispetto ad altre coppie, è che noi non proviamo alcun imbarazzo a raccontare il nostro modo di vivere l’erotismo.
Stavo provando per l’ennesima volta la videocamera, quando mia moglie si affacciò alla porta della stanza che avevo attrezzato come mio piccolo studio.Era un sabato sera, ed aspettavamo Marika, un’amica d’Irene dei tempi in cui frequentavano l’università.Irene ed io siamo quasi coetanei: ci togliamo un anno esatto, trentasei io, trentacinque mia moglie.E siamo, come si dice, una bella coppia.Irene è scura di capelli, di occhi e di carnagione.Quando la conobbi, fu proprio la sua pelle a colpirmi in modo particolare: abbronzata naturalmente, quasi olivastra, levigata ed elastica.I lunghi capelli, lisci e corvini, le donano un aspetto quasi orientale, come probabilmente i suoi geni potrebbero ampiamente testimoniare.
Alta quasi un metro e settanta, seno abbondante, perfettamente disegnato, gambe lunghe e snelle, natiche formose, ma aggraziate e ben delineate, mia moglie, ai miei occhi, non ha rivali in fatto di bellezza.Guardarla ed eccitarmi è un’unica cosa.Anche il sottoscritto non è proprio da buttare via.Sono alto un metro e ottanta, e la palestra, di cui sono un assiduo frequentatore, mi ha aiutato ad avere un fisico asciutto e muscoloso. Castano, i capelli sempre un pò troppo lunghi, mi considero un bell’uomo, anche se, tra Irene e me, il primo posto, in fatto di bellezza, spetta indiscutibilmente a lei.
- E’ carica la videocamera ? - mi chiese Irene, agganciando la chiusura di uno dei braccialetti che aveva messo al polso sinistro.- E’ tutto pronto… Sei bellissima, stasera, amore… -.- Grazie. Lo sai quanto mi piace sentirtelo dire… -.E, in effetti, mia moglie, quella sera, era a dir poco strepitosa.Un top azzurro a cingerle il seno, i capezzoli in rilievo a tendere sfrontatamente la stoffa; una minigonna bianca a coprirle il perizoma che sicuramente indossava; una collana di corallo al collo, come i tre braccialetti al polso sinistro, uno d’oro, al contrario, a quello destro; anelli su quasi tutte le dita delle mani, e le lunghe e perfette unghie laccate di rosso.Due orecchini a pendaglio le ornavano i lobi delle orecchie, scendendo quasi fino a sfiorarle la pelle delle spalle. Il trucco, leggero e sapiente, completava il quadro, rendendola sexy e desiderabile, bella come un affresco prezioso.E poi le gambe.Nude e flessuose, di quel colore brunito e sensuale, e i piedi, dalle larghe unghie rosse, calzati da sandali d’argento con il tacco alto, i lacci delle chiusure stretti attorno alle caviglie, come sensuali cavigliere, erotiche e voluttuose.
Molto più tardi, dopo che quello che avevamo organizzato si fosse realizzato e concluso, me la sarei scopata, l’avrei presa in tutti i modi possibili, come piaceva a me e come piaceva a lei.Probabilmente avremmo visto l’alba perdendoci uno nell’altra, ebbri della lunga notte appena trascorsa nell’erotismo più sfrenato.Ma questo sarebbe accaduto dopo.Quando Marika, la nostra ospite di quella sera, fosse andata via.Dopo che lei e mia moglie avessero fatto l’amore, davanti ai miei occhi e a quello della videocamera che stavo preparando.E, sicuramente, Irene ed io avremmo scopato riguardando quelle immagini, eccitandoci nel rivedere lei a letto con la sua amica di un tempo.Guardando mia moglie sentivo l’emozione crescermi dentro, ed ero convinto che la notte che avevo davanti sarebbe risultata indimenticabile per entrambi.
L’idea era nata quasi per caso.Irene ed io eravamo andati al mare, e, mentre passeggiavamo lungo la spiaggia, avevamo incrociato due ragazze, praticamente nude se non per i due ridottissimi tanga che indossavano, che camminavano sul bagnasciuga tenendosi abbracciate.Se fossero lesbiche o solamente amiche, questo certo non so dirvelo.Fatto sta che nella mia testa apparve, come d’incanto, l’immagine di mia moglie a letto con un’altra donna, ed il desiderio impellente, non solo di assistere a quell’incontro, ma di filmarlo.Quello stesso giorno, a pranzo, ne parlai con mia moglie e, conoscendola, mi accorsi che l’idea intrigava decisamente anche lei.Non era certo la prima volta che ospitavamo uomini e donne nel nostro letto, ma l’idea di riprendere con la videocamera quei momenti, e di poterli rivedere in tutte le occasioni che ci avrebbe fatto piacere, non l’avevamo ancora presa in considerazione.La videocamera l’avevamo usata più volte, ma sempre fra di noi, riprendendo nei dettagli i nostri amplessi notturni.Una terza persona, uomo o donna che fosse, però, nei video ancora non c’era.E fu così, parlando di questa idea che così improvvisamente mi era passata per la testa, che ad Irene tornò in mente la sua amica Marika.
Erano state, come già detto, compagne d’università, e Marika, lesbica dichiarata, era diventata in quegli anni una delle migliori amiche d’Irene.Senza alcun imbarazzo, mia moglie mi raccontò che più di una volta erano finite a letto insieme, e che la cosa le era piaciuta moltissimo.Le sue parole non mi sorpresero più di tanto, perché avevo notato più di una volta, quando nel nostro letto avevamo ospitato una seconda donna, come Irene godesse del contatto con un altro corpo femminile.Intendiamoci.Ad Irene gli uomini piacciono, e decisamente molto, ma anche le donne l’attirano da un punto di vista prettamente sessuale, e nella sua vita non ha mai disdegnato di avere occasionali rapporti saffici.Di Marika e dei loro trascorsi rapporti non sapevo nulla, ma che mia moglie fosse tendenzialmente bisessuale mi era chiaro da molto tempo.Marika, dunque, sembrava poter essere la donna ideale per poter tramutare in realtà quella nostra fantasia, nata in quel giorno che stavamo trascorrendo al mare.
Irene non perse tempo e, tramite comuni conoscenze, rintracciò abbastanza facilmente l’amica, ed una sera la invitò ad uscire con lei.Mia moglie avrebbe saggiato il terreno e valutato le possibilità di successo che avremmo potuto avere; se la cosa fosse andata male, ci saremmo dovuti mettere alla ricerca di un’altra donna.Ma il tutto, contrariamente a quanto noi all’inizio avessimo pensato, si rivelò molto più semplice del previsto.Marika raccontò a mia moglie che ricordava ancora le ore di sesso fatte con lei, e che era pronta a riviverle, ed anche con molta impazienza.E l’essere da me filmata non la disturbava affatto.Anzi.Trovava estremamente intrigante la proposta di mia moglie.L’unica condizione che Marika pose fu quella che io, il maschio della situazione e come tale non sessualmente da lei gradito, dal letto dovevo restarne fuori: avrei potuto filmare il loro amplesso a mio piacimento, ma che mi togliessi subito dalla testa di scoparmela o di farmi fare un pompino da lei.Marika era lesbica, e non avrebbe tollerato in nessun modo di avere un rapporto sessuale con un uomo.Quando Irene mi raccontò di questo, lessi nel suo sguardo il timore di un mio diniego, e che il nostro progetto non avesse un seguito a causa del rifiuto della sua amica ad accettarmi tra loro.Ma, a me, andava benissimo anche così.Tante volte mi era accaduto di fare l’amore con mia moglie ed un’altra donna: questa volta ne sarei rimasto fuori, incollato alla videocamera.Un sacrificio ben ripagato, comunque.- Accetta, Irene. Dille che sono prontissimo a non partecipare attivamente. Che resterò dietro la videocamera. E organizziamo il tutto il più presto possibile. -Mia moglie mi aveva baciato, contenta della mia reazione, e, quella sera stessa, aveva telefonato a Marika per fissare l’incontro.
La descrizione che Irene mi aveva fatto di Marika era stata molto minuziosa; mi aspettavo una bella donna, affascinante e sensuale, della stessa età di mia moglie.Ma quando Marika arrivò, suonando il campanello di casa nostra, constatai con estremo piacere che le mie aspettative su di lei si erano rivelate ben inferiori alla realtà.Marika era ancor più affascinante di quanto avessi potuto immaginare.Completamente diversa da mia moglie, in verità, ma era una donna superbamente bella.Qualche centimetro in altezza meno d’Irene, Marika era chiara di carnagione, occhi verdi come il mare, ed i capelli mossi, castani e con riflessi ramati che sembravano essere assolutamente naturali.La bocca, dalle labbra pronunciate e carnose, ed il naso piccolo, alla francese, donavano al suo viso un’espressione giovanile e fresca, quasi sbarazzina, come la frangetta di capelli che le copriva la fronte.La camicetta bianca, la gonna blu poco sopra il ginocchio, i sandali dorati, aperti e con il tacco, due cerchietti d’oro alle orecchie, braccialetti etnici ai polsi, un solo anello al medio della mano destra, unghie più corte di quelle di mia moglie, e laccate di un bianco trasparente, tutto esaltava la sua straordinaria sensualità.Lo smalto sulle unghie dei piedi di Marika, invece, e la cosa mi sorprese alquanto, visto che Irene lo abbinava sempre con quello delle mani, era scuro, quasi nero.Estremamente sexy, mi ritrovai subito a valutare con estremo interesse.Una donna, pensai quella sera vedendola per la prima volta in vita mia, dalla carica erotica eccezionale, e con un corpo che non aveva praticamente nulla da invidiare a quello di mia moglie.
Cenammo tranquillamente, chiacchierando e scherzando del più e del meno.Irene e Marika si lanciarono sulla strada dei ricordi, di quando frequentavano l’università, dei professori e degli esami, degli amici di allora.Vedevo con piacere che fra loro si andava ben presto consolidando quell’intesa di un tempo, sicuramente appannata dagli anni trascorsi da quando erano state così intime.Me ne accorgevo dagli sguardi, dai sorrisi, da quello sfiorarsi delle mani quando si passavano un piatto o una posata, quel toccarsi fuggevolmente che, ad un osservatore ignaro del loro passato, poteva sembrare del tutto casuale.Fu un crescendo di familiarità tra loro inarrestabile, fino al punto di farmi sentire escluso da quella sfera di totale complicità, da quel mondo di sensualità e di tensione erotica che erano state capaci di ricreare nel breve arco di tempo di una cena.La cosa, comunque, non mi turbava assolutamente.Al contrario.Il mio ruolo, per quella notte, sarebbe stato solamente passivo: Marika era stata categorica su questo, e non avevo certo intenzione di rovinare il tutto per la voglia di scoparmela.L’occhio della videocamera avrebbe simboleggiato lo scorrere delle mie mani e della mia lingua sui loro corpi; le avrei penetrate, carezzate e leccate con il solo ausilio dell’obiettivo, esplorandole minuziosamente nei più intimi dettagli.Avrei scopato Marika, ma solamente con lo zoom.E questo, lei, non poteva di certo impedirmelo.
Finita la cena, l’eccitazione sessuale delle due donne, ormai a stento repressa, era talmente evidente che qualunque discorso s’intavolasse perdeva d’interesse con poche e veloci battute.E quando, sedutesi sul divano, la mano di Marika si appoggiò finalmente sul ginocchio di mia moglie, per poi risalire con estrema lentezza lungo la coscia lasciata scoperta dalla minigonna, le parole divennero inutili, ed il fiume impetuoso del desiderio ruppe infine gli argini.Irene voltò il viso, avvicinando le labbra alla bocca dell’amica, e sfiorandola con un bacio carico d’aspettative; quindi, senza una sola parola, prese per mano Marika e la condusse verso la nostra camera da letto.Afferrando la videocamera dal mobile del salone, le seguii per filmare ogni più infinitesimale dettaglio del loro imminente rapporto saffico.
La camera da letto era illuminata con estrema discrezione.Con Irene avevamo studiato la disposizione della luce in modo molto accurato, da non risultare troppo scarsa per le riprese, ma neanche troppo vivida e fastidiosa, in modo che l’atmosfera risultasse comunque avvolgente ed intrigante, e non assomigliasse, neanche lontanamente, ad un freddo set cinematografico.Il risultato era stato quello di una luce soffusa, che proveniva da due lampade alogene poste negli angoli della stanza.Lo stereo diffondeva, ad un volume molto basso, un sottofondo di musica classica.Era un’ambientazione perfetta.Le riprese sarebbero risultate di qualità eccellente.
Irene e Marika, in piedi accanto al letto, ebbero un attimo d’esitazione, restando a guardarsi indecise, forse chiedendosi se io fossi pronto con la videocamera.Feci un cenno impercettibile con gli occhi ad Irene, comunicandole che tutto era a posto.La mia splendida moglie non aspettava altro: prese l’amica per i fianchi, l’attirò a sè e incollò le sue labbra a quelle di Marika.Puntai la videocamera e, ancora una volta, restai colpito della bellezza d’Irene: le sue lunghe gambe, dalla pelle così ambrata, ancora più slanciate con l’aiuto dei tacchi alti, erano uno spettacolo unico e meraviglioso.Le due ragazze si baciavano languidamente, intrecciando le lingue guizzanti e carezzandosi delicatamente i fianchi.Premetti il tasto ON e iniziai a riprendere la scena che stavo inquadrando.
ON
Le mani di Marika s’infilano esperte sotto il top azzurro di mia moglie e prendono a carezzarle i seni, con esasperante indolenza, mentre le bocche rimangono incollate, labbra su labbra, lingua su lingua, respiro su respiro.E’ un attimo, ed il top viene via, scompigliando i neri e lucenti capelli d’Irene e scorrendo lungo le sue braccia tese sopra la testa, e quindi le lingue delle due donne tornano a cercarsi nuovamente, mentre le mani di Marika scorrono libere sulla lunga ed erotica schiena nuda di mia moglie.Immobile, riprendo la scena.Passano pochi istanti, ed anche la minigonna viene via, scoprendo l’esile filo del perizoma rosso di mia moglie.Ora Irene è quasi completamente nuda: solo i sandali d’argento ed il perizoma le restano indosso, accentuando magicamente il suo magico fascino e la sua straordinaria sensualità.
ZOOM AVANTI
Inquadro, in primo piano, le natiche di mia moglie.Le mani di Marika se ne sono impossessate, quasi con bramosia, palpandole ed esplorandole, lentamente, mentre le dita s’infilano sempre più spesso sotto il filo di tessuto che passa invitante nel loro mezzo.La videocamera ronza debolmente, immortalando quello spettacolo mozzafiato.
ZOOM INDIETRO
Ora è Marika che, aiutata da Irene, si sta spogliando, mostrandosi a me per la prima volta.Anche il suo corpo si rivela a dir poco incantevole.Resta pure lei in sandali e perizoma, nero, ma quasi inesistente.Le due donne si abbracciano nuovamente, come seducenti ed eccitanti dee dell’amore, e quindi, senza fretta, scivolano sul letto, i corpi nudi uniti e frementi.
OFF
Con la videocamera spenta mi sposto di lato, per riprendere ogni più piccolo ed eccitante particolare degli erotici corpi delle due donne. Devo riuscire ad inquadrare tutti quei particolari che, quando più tardi li rivedremo con Irene, ci proietteranno verso lontane ed inesplorate vette d’eccitazione.Ecco.Da questo punto l’inquadratura è assolutamente perfetta.
ON
Distese sulle candide lenzuola, le due amiche hanno già dimenticato la mia presenza.Marika scende con la bocca sul collo di mia moglie, e poi sul seno sinistro, leccando il capezzolo eretto, le dita di una mano a torturare deliziosamente l’altro; e sento Irene che sta già ansimando, il piacere ed il desiderio che le montano dentro, irrefrenabili ed incontenibili.
ZOOM AVANTI
In primo piano, la lingua titilla il capezzolo, le labbra lo abbracciano con cura, i denti lo mordono gentilmente, stuzzicandolo ed inumidendolo. L’immagine è a dir poco fantastica.
ZOOM INDIETRO
La testa di Marika è scesa sul ventre d’Irene, le mani a sfilarle il perizoma.Mia moglie è ora nuda, le dita ad accarezzarsi e a dar sollievo ai seni, la lingua dell’amica a scorrerle sul corpo, ad esplorarla su ogni centimetro di pelle.Mia moglie ha allargato le gambe, e…
ZOOM AVANTI
… la sua fica, depilata ed aperta, e che io conosco così bene, riempie l’intero obiettivo.E’ umida, bagnata della sua incredibile e incontrollabile eccitazione.Ora i capelli di Marika me la nascondono alla vista, ma solo per pochi attimi: poi la sua lingua passa sulle grandi labbra, dal basso verso l’alto, si ritrae, e ricomincia, dall’alto verso il basso, in un movimento quasi ipnotico.Sta facendo godere mia moglie, che geme, sospira, mugola eccitata, le mani affondate nei capelli dell’amica, a spingere quella lingua infernale sul suo sesso.Nel primissimo piano che sto inquadrando, d’improvviso entra anche un dito della mano d’Irene, la lunga unghia smaltata di rosso: si appoggia sul clitoride, ad accrescere ancor di più il piacere, spingendo e muovendosi in circolo, mentre la lingua di Marika continua a lambire instancabile la fica inondata di dolci umori…
ZOOM INDIETRO
Mia moglie gode, rabbrividendo, e gridando tutto il proprio piacere, guardando per un attimo, e con occhi torbidi e ambigui, verso la videocamera.Marika si rialza dal suo corpo, lo sguardo fisso in quello di mia moglie, si porta le mani al seno, carezzandoli ed offrendoli alla bocca dell’amica, in un muto invito.Entrambe, ora, in ginocchio sul letto, si passano vicendevolmente le mani sulle tette, e quindi mia moglie inizia a succhiare, alternativamente, i capezzoli di Marika, facendole scendere lungo le cosce di velluto il perizoma nero.Sono splendide, nude ed erotiche, come due gemme preziose e sfavillanti.
OFF
Mi sposto nuovamente.Più per ritrovare un attimo d’autocontrollo, che per effettive necessità di ripresa.Sono incredibilmente eccitato, e solo il divieto impostomi da Marika mi trattiene dal gettarmi fra loro, dal perdermi tra le loro braccia, dal godere dei loro corpi accaldati dalla passione.
ON
E’ Marika, ora, ad essersi sdraiata sul letto, preda delle mani e della bocca d’Irene.Mia moglie le tortura deliziosamente i seni, il ventre, l’ombelico.Scende fino all’interno delle cosce, con lunghe leccate bollenti, sempre, però, fermandosi ad un millimetro dalla fica aperta ed invitante di Marika…
ZOOM AVANTI
… fica che ora inquadro in primo piano.Come poco prima avevo fatto con quella di mia moglie.Marika non è depilata completamente: una chiara peluria racchiude il suo sesso, come una cornice attorno ad un quadro di gran valore.Si offre ai miei occhi così aperta, così palpitante, così ardente da strapparmi un ansito di desiderio quasi animale…
ZOOM INDIETRO
So quello che piace maggiormente a mia moglie.L’ho imparato negli anni e nelle esperienze che abbiamo vissuto.So quello che vuol fare prima di far godere l’amica.E i battiti del mio cuore accelerano improvvisi.Inquadro Irene che percorre con le labbra dischiuse la morbida pelle delle gambe dell’amica, fino ad incontrare i lacci dorati dei sandali.Poi, con le sue splendide mani, li allenta, fino a sfilare dai piedi di Marika le due calzature.La donna, le gambe spalancate, si accarezza languidamente la fica, osservando mia moglie denudarle i piedi.Ed io ho un nuovo ed intenso fremito di desiderio: per un attimo provo l’impulso febbrile di unirmi a lei, a mia moglie, di gettarmi sull’altro piede di quella splendida ospite del nostro letto, e di passarle la lingua sulla caviglia, sul dorso, sulle dita, sulle unghie; ma, ancora una volta, mi debbo trattenere, per non rovinare in modo irreparabile quei magici momenti di sfrenata lussuria.Irene accarezza il piede dell’amica, partendo dal polpaccio, passando per la caviglia, sfiorando il dorso, la pianta e le dita.
OFF
Mi sposto rapidamente, per avere il viso di mia moglie davanti all’obiettivo.
ON
Irene mi guarda.Il suo sguardo indefinibile mi preannuncia quello che lei desidera fare, che è esattamente quello che io desidero vederle fare; mia moglie sembra quasi volermi ricordare di non smettere di filmarle.
ZOOM AVANTI
Inquadro il piede di Marika, le sue dita mi riempiono gli occhi, le sue unghie laccate così scure, di un color prugna, quasi nero, e quelle della mano d’Irene, smaltate di questo rosso vivido e luminoso.Le sta masturbando senza fretta l’alluce, le dita che scorrono lievi come su un piccolo cazzo eretto: e Marika, una mano su un seno e l’altra affondata nella fica, sospira e geme di piacere a quel contatto e a quella vista.E, finalmente, nell’immagine entra la lingua di mia moglie.Passa sulle dita del piede di Marika, tra una e l’altra, guizza maliziosa sulla larga unghia dell’alluce.Il respiro sempre più affannoso di Marika mi dice che la donna sta per venire, e con la coda dell’occhio vedo la sua mano che si muove veloce, ancora più rapida, sul così sensibile clitoride.Con un’ultima e sensuale leccata, Irene ritrae la lingua, socchiude la bocca e fa sparire il dito del piede dell’amica tra le labbra, iniziando a succhiarlo, fuori di sè per l’eccitazione.L’alluce scompare tra le sue labbra, per poi riapparire, bagnato e lucente per la saliva.E l’unghia smaltata di quel colore così scuro riflette in modo fantastico la luce delle lampade.
ZOOM INDIETRO
Mia moglie risolleva la testa dal piede di Marika, che nel frattempo si è data con la mano un orgasmo travolgente.Le due amiche si fissano per qualche secondo, immobili ed ansanti, certamente ancora vogliose una dell’altra.Fra loro sembra passare un contatto telepatico.Quindi Irene s’inginocchia sul letto, le mani aperte a far da appoggio alle braccia tese, il culo esposto in tutta la sua erotica ed oscena bellezza.Marika, anch’essa in ginocchio, le si affianca, carezzandole la pelle tesa delle natiche.
OFF
Mi posiziono ai piedi del letto.L’eccitazione mi fa tremare lievemente le mani, rendendo mosse le immagini che vado riprendendo, ma devo continuare a filmare, devo immortalare ancora quello che hanno in mente di fare.Il cazzo mi scoppia nei leggeri pantaloni che indosso: ma devo resistere, tenere a freno la mia libidine.Solo più tardi mi prenderò quello che adesso non posso prendermi.
ON
Le mani di Marika sfiorano la schiena d’Irene, scendono sui glutei, esplorano l’interno delle cosce.L’obiettivo mi riporta l’immagine della fica di mia moglie, le grandi labbra, depilate completamente, che pendono come frutti maturi e deliziosi, frutti da cogliere ed assaporare.Un dito della destra di Marika vi s’immerge, lubrificandosi degli umori che ne fuoriescono abbondanti, a tal punto da inumidire anche l’attaccatura delle cosce; poi il dito risale, solleticando la pelle che divide il sesso d’Irene dal suo ano appena dischiuso.
ZOOM AVANTI
Il dito, dalla corta unghia laccata di bianco trasparente, indugia sull’orifizio, con lenti movimenti circolari, suadenti ed erotici.Irene espone ancor di più il culo, che ora riempie l’obiettivo della videocamera, incitando, con voce bassa e roca, quasi in un sussurro di gola, l’amica a penetrarla.Ma Marika, non ancora soddisfatta, sostituisce il dito con la lingua, bagnando ancor di più la parte, con pigre e lunghe leccate, e divaricandole le natiche con le mani.Il respiro affannoso di mia moglie riecheggia nella stanza.Freme nell’attesa di sentire le dita dell’amica insinuarsi in lei.Marika è conscia dell’urgenza d’Irene: ritrae la lingua, si succhia l’indice per bagnarlo, e lo appoggia all’ano di mia moglie; poi spinge delicatamente, ed il dito affonda completamente nella carne di mia moglie che, con movimenti ritmici del bacino, asseconda la tanto desiderata penetrazione anale.Il dito scorre sempre più velocemente, infilandosi a fondo in quel culo meraviglioso.Quando le grida di mia moglie si fanno sempre più intense, Marika, con rapido ed esperto movimento, le introduce nel culo anche il medio, dilatando ulteriormente le pareti dell’ano di mia moglie, e guidandola verso uno sconvolgente e squassante orgasmo…
OFF
La videocamera era spenta, posata sulla poltrona che stava nell’angolo.Le avevo filmate fino al momento in cui, esauste, si erano abbandonate sul letto, abbracciate e soddisfatte.Avevo le gambe che mi tremavano, ed ero divorato da una tensione erotica quasi insopportabile.Mi guardarono entrambe, e nei loro occhi lessi tutto il languore del sesso appena consumato.
Irene mormorò un qualcosa all’orecchio dell’amica.Ero talmente stordito dall’esperienza vissuta che non afferrai nemmeno una parola di quello che lei le disse.Vidi solo Marika prima sorridere, fissare il suo sguardo su di me, e poi annuire a mia moglie.
- Ci piacerebbe che ora tu ti masturbassi… qui… davanti a noi… -Le parole di mia moglie mi esplosero nella testa, così fragorosamente da lasciarmi, per qualche istante, nel dubbio di non aver capito bene.Ma le loro espressioni mi confermarono in modo inequivocabile quale fosse la loro volontà.Marika aveva escluso qualunque mia partecipazione ai loro giochi erotici, che dovevano essere tutti al femminile: ma ora, complice l’eccitazione, aveva accettato, e di buon grado, che io mi masturbassi di fronte a loro.
Mentre mi stavo spogliando, Irene si alzò dal letto e andò a prendere la videocamera.Ora ero nudo completamente anch’io, il pene eretto e pulsante.
Mia moglie tornò accanto a Marika, sul letto, accese la videocamera e iniziò a riprendermi.
ON
Mi faccio scivolare la destra sul cazzo, sfiorandolo appena: sono talmente vicino all’eiaculazione che in pochi secondi potrei esplodere.Il ronzio dello zoom che avvicina l’inquadratura: Irene inquadra il mio cazzo in primo piano.Mia moglie, splendida e nuda, dietro l’obiettivo.Marika, accanto ad Irene, gli occhi fissi sulla mia erezione, che le accarezza un seno e le sfiora un orecchio con la lingua.
Ritraggo la pelle con lentezza, esponendo completamente la cappella violacea e fremente.Rimango immobile per alcuni secondi, mentre ascolto il respiro delle due donne accelerare di colpo, in un muto invito a lasciarmi andare.Anche se volessi, non potrei trattenermi oltre.E quindi lascio che la mano vada, che mi conduca verso l’orgasmo impellente.In un attimo, con gli occhi della mente, rivedo Irene e Marika amarsi, carezzarsi, leccarsi, penetrarsi.Ed il piacere dilaga impetuoso.Mentre Irene continua a filmare i miei schizzi di sperma, che caldo e bianco bagna il pavimento…
OFF
- Ti è piaciuto, Irene ? -- Da impazzire. Il corpo di Marika mi fa morire di desiderio e vederti lì… a filmarci… è stato bellissimo… mi ha eccitata in modo incredibile… -.Eravamo sdraiati sul letto, nudi, la videocamera collegata al televisore nell’angolo, le immagini di Marika ed Irene che riempivano lo schermo, mentre la mano di mia moglie, le sue lunghe dita ad impugnare il mio cazzo, le sue erotiche unghie rosse a torturarmi la cappella, mi accarezzavano meravigliosamente.- Sai… Marika, andando via, mi ha detto che vorrebbe rifarlo… è piaciuto molto anche a lei… e che vorrebbe farlo anche con oggetti, penetrarmi e farsi penetrare con… -Il fiato mozzo al solo pensiero, sentivo che stavo per perdere il controllo sotto le carezze di mia moglie, e l’idea che Marika sarebbe tornata da noi fu, per me, la spinta finale.Immaginai Marika infilare un vibratore nella fica d’Irene e…- Prendilo in bocca… sto per venire… - le dissi, ansimando per la tensione.E le sue labbra furono sul mio cazzo, la sua lingua ad accarezzarmi la cappella, la sua mano a stringermi i testicoli.Ed il mio sperma, ben presto, inondò quella bocca fatata, colando, bianco ed erotico, dalle labbra dischiuse di mia moglie.

LA ROSA DI CRETA


I giardini di Piazza Omonia sono diventati la mia seconda casa.Quando il tempo lo permette, e ad Atene questo succede molto di frequente, quei giardini sono la meta delle mie lente passeggiate.
Attraverso Viale 28 Octovriou, entro tra il verde del piccolo parco, e mi dirigo sempre verso la stessa panchina, la più ombreggiata fra le tante, quasi sempre miracolosamente libera, come se aspettasse il mio arrivo.E, seduto su quella panchina, guardo i bambini giocare con la palla e sfrecciare con le loro biciclette multicolori, guardo le giovani mamme controllare i bambini che giocano, osservo i ragazzi più audaci sbirciare le mamme che vigilano sui piccoli felici e chiassosi.E’ questo il mio mondo ormai, il mondo di una persona anziana che alla vita ha dato tanto, e che dalla vita tanto ha ricevuto.E anche oggi sono qui.Come ieri e come, forse, anche domani.Alla mia età è meglio non fare troppi progetti.
Questa panchina, dalla vernice scrostata e dai sostegni arrugginiti, ha su di me un effetto del tutto particolare: rappresenta un pò il lettino dello psicanalista e un pò la macchina dei sogni, una via di mezzo fra uno strumento di tortura e una giostra incantata, quel confine così sottile e labile fra passato e presente.I giardini di Piazza Omonia sono il luogo dove la mia mente può viaggiare libera e leggera nei ricordi, volare senza peso e senza fatica sull’orizzonte del mio passato, per poi posarsi delicatamente dove maggiormente preferisce.E anche oggi, come sempre più spesso mi accade, dopo qualche minuto trascorso ad osservare la vita che pulsa attorno a me, finisco per assopirmi. E la mia mente va, tra il sonno e la veglia, al passato, a quel passato che più è lontano nel tempo e più mi appare attuale, reale, vivido, intenso.Ma è cosa risaputa.I vecchi dimenticano le cose di pochi minuti prima, ma ricordano sempre tutto di quello successo tanti anni fa, probabilmente in un’altra vita.Ed io non ho mai capito, e credo che mai capirò, se questa condizione sia una dolce assoluzione o una terribile condanna.Perché il ricordo è un’arma a doppio taglio: in alcuni casi gradevole e commovente, ma più spesso amaro e doloroso.Con gli occhi chiusi, in un ultimo barlume di coscienza, mi rassegno a rivivere in sogno quei periodi della mia vita che tanto ho amato, e che ora tanto mi devastano l’anima.Assoluzione o condanna.Difficile a dirsi.
Era il nostro primo anniversario di nozze.L’anno precedente, tra le spese per il matrimonio, l’affitto della nuova casa e quel minimo d’arredo necessario a viverla, mia moglie ed io eravamo rimasti senza una dracma.Le nostre famiglie ci avevano aiutato quel tanto che era nelle loro possibilità, e cioè molto poco.A quei tempi la vita era dura per tutti, nessuno escluso.Dopo il matrimonio c’eravamo concessi solo pochi giorni di vacanza a Corinto, rinviando a tempi migliori il viaggio di nozze.Avevamo preso, perciò, una vecchia corriera scassata e ansimante, felici ed eccitati come solo due sposi di ventiquattro anni potevano esserlo: ed erano stati giorni meravigliosi, di sesso e d’amore, di risate e di bagni in mare, di progetti e di promesse, di desideri e povertà.Erano state ore di inebriante passione, in cui sentivamo che il centro del mondo eravamo noi, e che era il resto del creato a girarci attorno.Ci sentivamo come sospesi nel vuoto: i nostri passati che si erano uniti in quel presente che sarebbe divenuto un unico futuro.E mai, nel resto della mia vita, ho toccato con mano la felicità come allora.
Quella misera parvenza di viaggio di nozze, così povero di mezzi ma così ricco d’amore, passò troppo rapidamente, riportandoci ben presto ad Atene e ai nostri rispettivi lavori.Ma l’anno successivo, per il nostro primo anniversario di matrimonio, essendo riusciti a risparmiare qualcosa, a prezzo di lunghe ore di straordinario nell’ufficio contabile dove ero impiegato, e di turni aggiuntivi come cameriera nel ristorante dove Marika lavorava, decidemmo di regalarci cinque giorni di vacanza a Creta: sarebbe stato il nostro vero viaggio di nozze, quello al quale dodici mesi prima avevamo dovuto rinunciare.
Arrivammo ad Iraklio nel tardo pomeriggio, a bordo di un decrepito traghetto partito dal Pireo quasi venti ore prima.Avevamo prenotato una camera in una modesta pensione di Pelaghia, un piccolo borgo sul mare ad una decina di chilometri da Iraklio.Un antiquato autobus, malandato e affollato, ci condusse dal porto alla nostra meta.Pelaghia era un villaggio di casette bianche, dalle imposte e dalle porte dipinte di celeste, stretto tra il mare e le colline, dalle stradine anguste e tortuose; la nostra pensione si affacciava sul mare, e dalla finestra della nostra camera lo sguardo spaziava verso l’infinito azzurro dell’acqua e del cielo.Dopo esserci rinfrescati e cambiati d’abito, Marika ed io uscimmo per le strade a passeggiare, felici ed innamorati come non mai.Camminammo a lungo per strade e stradine, vicoli e piazzette, fermandoci spesso ad ammirare i luoghi più suggestivi, i panorami più incantevoli, gli angoli più nascosti e caratteristici del villaggio, le piccole e buie chiese ortodosse, avvolte perennemente in un mistico e pungente profumo d’incenso.Il vento scompigliava allegramente i lunghi capelli neri di Marika, facendola apparire ai miei occhi ancora più bella di come era, accentuandole lo splendore del viso, la luminosità dei suoi occhi e l’intensità del suo sorriso.E camminando abbracciati, i miei sensi pieni di lei, ancora non mi capacitavo come fosse potuto accadere che Marika diventasse mia moglie.
I piccoli negozi stretti gli uni agli altri, e le semplici botteghe poco illuminate e decisamente caotiche, vendevano artigianato locale e cartoline, ruvidi teli di spugna e sandali da mare, spezie dagli intensi profumi e pesce dal pungente odore: l’intero villaggio era un vero e proprio bazar, senza pretese e senza lussi, fatto di povere cose e di tanti colori e altrettanti odori, ma dove potevi trovare letteralmente di tutto.Ad un angolo di strada una donna anziana e senza denti, avvolta nel classico nero dei vestiti popolari greci, vendeva fiori e frutta, in un incredibile e profumatissimo miscuglio cromatico.Comprai a Marika una rosa rossa, bella e profumata, dal gambo lungo e liscio, le spine accuratamente rimosse: avrei voluto comprarle il mondo intero quel giorno, regalarle le cose più preziose che ci fossero sulla terra, ricoprirla di tutto quello che il mio cuore innamorato mi spingeva a donarle.Ma il mondo non era alla mia portata.Potevo solo amarla e stringerla a me.Una rosa rossa e mille abbracci.Solo questo potevo allora regalare a mia moglie.E Marika sapendo che, se solo avessi potuto, io avrei fatto pazzie per lei, accettò quella semplice rosa rossa come fosse un gioiello dal valore inestimabile.
Cenammo in una taverna del piccolo porto del villaggio, su tavoli scheggiati e consunti, e sedie antiche e traballanti, e con il profumo di pesce arrostito nell’aria.Ci tenemmo per mano quasi tutta la serata, gustando dolmades e moussaka, gamberetti di Symi e polipo alla brace, vino bianco di Creta e ouzo.Ballammo il sirtaki nella piccola piazzetta antistante la taverna, con i pescatori del villaggio che celebravano, suonando il bouzuki, la fine di un altro giorno e l’inizio della battuta di pesca notturna.Ci si divertiva con nulla, a quei tempi.Di tanto in tanto Marika, portandosi la rosa al naso, ne annusava il profumo, ed i suoi occhi s’illuminavano ogni volta di felicità e contentezza.Fu una serata lunga e meravigliosa, che ci riportò alla nostra pensione solo a notte fonda.
La sua lingua scorreva lungo l’asta del mio pene, soffermandosi sulla punta con abili movimenti, come lei sapeva a me piacere particolarmente.In piedi, la vedevo in ginocchio davanti a me: con una mano mi stringeva delicatamente i testicoli, mentre con l’altra si pizzicava voluttuosamente i capezzoli eretti.Vista la serata molto calda, avevamo lasciato i vetri della finestra aperti, e la luce della luna rischiarava debolmente la camera, consentendoci, però, di vedere i nostri corpi, giovani, nudi ed eccitati, ed anzi esaltando magicamente lo splendore e la lucentezza dell’ambrata pelle di Marika.Nella modesta stanza della pensione di Pelaghia, forse a causa del troppo vino bevuto durante la cena, o forse per la convinzione che quello fosse il nostro vero viaggio di nozze, si era andata creando un’incantata atmosfera di erotismo e di sensualità, come mai era accaduto in quel nostro primo anno di matrimonio.
Alternando la lingua e la bocca, Marika mi portò più volte vicino all’orgasmo, fermandosi però sempre in tempo, in una tortura implacabile e sconvolgente, ma deliziosa e sublime.Poi, con sguardo malizioso, mia moglie mi fece sdraiare sul letto e mi montò sopra e, afferrandomi il pene con la mano, lo guidò dentro di lei; restammo un attimo immobili, uniti nel corpo e nell’anima, fusi uno nell’altra, con il rumore delle onde del mare ad avvolgerci in un delicato abbraccio.
Marika si sollevava quasi fino a sfilarsi il pene dal sesso, e poi, dopo un istante in cui restava perfettamente immobile, ridiscendeva con rapidità, impalandosi completamente: erano movimenti così erotici e suadenti, quasi ipnotici, e che mi arrivavano dritti al cervello come fossero un’improvvisa scarica elettrica.La testa rovesciata all’indietro, mia moglie si accarezzava i seni con le mani e, mentre io la tenevo per le natiche, guidando il ritmo della penetrazione, lei ansimava e gemeva come poche volte l’avevo sentita fare in passato.Ero ormai prossimo a venire quando Marika accelerò il movimento di colpo, e, mettendosi un dito in bocca, eccitata al massimo, iniziò a godere. Mi fu sufficiente vederla in quello stato, letteralmente impazzita per il piacere che dilagava in lei, per schizzare tutto il mio seme nel suo corpo, in un orgasmo travolgente e liberatorio.
Facemmo l’amore teneramente per ore, non saziandoci mai l’uno dell’altra.Esplorai lo splendido corpo di mia moglie come fosse la prima volta, carezzandola e baciandola con estrema delicatezza, ma spinto da una passione irrefrenabile.Ci amammo con i corpi e con le menti, in quella piccola stanza di Pelaghia, stanza che ci sembrava però essere un castello incantato, il castello di una favola scritta quella sera e solo per noi due.
Dopo l’amore restammo sdraiati a lungo a parlare, carezzandoci vicendevolmente.E quando le carezze iniziarono di nuovo a farsi più intime e piene di desiderio, senza una ragione precisa, ma spinto da un desiderio improvviso, dal comodino presi la rosa rossa che avevo regalato a Marika quella sera stessa, e iniziai a farla scorrere delicatamente sul suo seno, indugiando sui capezzoli, nuovamente duri ed eretti.Lei rimase sorpresa solo per un attimo di quella mia insolita iniziativa, ma poi chiuse gli occhi e si abbandonò al gioco.Lentamente le feci scivolare il fiore fra i seni e sul ventre piatto, poi risalii fino al collo e alle orecchie, sentendola rabbrividire di piacere; quindi la rosa scese nuovamente lungo il suo corpo, teso ed eccitato da erotiche e sconosciute percezioni, ed iniziò a carezzarle le gambe e l’interno delle cosce.Riuscivo solo ad immaginare le sensazioni incredibili che Marika doveva provare in quei momenti, travolta da quel lieve tocco di petali che nessuna mano e nessuna bocca potevano eguagliare.Sospirando estasiata per quel morbido ed erotico massaggio, mia moglie aprì completamente le gambe.Mi mostrò il suo sesso totalmente aperto e incredibilmente bagnato e la rosa risalì lungo le sue gambe fino ad iniziare un’impalpabile danza sulle labbra del suo sesso invitante.Ora Marika aveva aperto gli occhi e guardava come ipnotizzata il movimento del fiore: i suoi sospiri si stavano trasformando in ansiti, i suoi mugolii in gemiti di piacere sempre più carichi di aspettative.Quando con il gambo presi a tormentarle il clitoride, Marika mi guardò e, in un sussurro, mi disse: - Ti prego amore, masturbati… -In quella situazione così coinvolgente ed erotica, la sua richiesta mi apparve del tutto naturaleE mentre i suoi occhi erano fissi sulla mia mano che con sapienza portava il pene verso l’orgasmo, e mentre i petali della rosa rossa le sfioravano il ventre, e mentre il gambo volteggiava in una danza sempre più sfrenata sul suo clitoride, venimmo in un orgasmo, fisico e mentale, mai provato fino ad allora…
La panchina ora è al sole.Fa molto caldo adesso.Mi scuoto dal mio torpore e per qualche secondo non realizzo dove io sia.Per un attimo quasi mi convinco di essere ancora a Pelaghia, in quella camera dove ho amato mia moglie con una rosa rossa.Poi rivedo i bambini che giocano, e le mamme che chiacchierano tra loro e sorvegliano i loro piccoli, e anche con la mente torno a sedermi ai giardini di Piazza Omonia, alla mia panchina, al presente.
Sono quattro anni, ormai, che Marika non c’è più.Il tempo e la malattia se la sono portata via.Mi ha lasciato qui, con i miei ricordi.
Fino all’anno passato andavo a trovarla anche due volte alla settimana: arrivavo con l’autobus di fronte al cimitero, compravo una rosa rossa dal banchetto vicino all’ingresso e, camminando per i viali curati e silenziosi, giungevo alla sua tomba.Di fronte a lei, di fronte all’amore di una vita, controllavo sempre scrupolosamente che il gambo del fiore non avesse mai spine, che fosse liscio come il gambo di quella rosa rossa di sessanta anni prima.La rosa di Creta.La rosa del nostro amore.Quindi appoggiavo il fiore sulla lapide e restavo lì, avvolto dal suo ricordo.
Adesso la vado a trovare più raramente: non ho più le forze necessarie per arrivare da solo fino al cimitero.Qualche volta uno dei nostri tre figli mi ci accompagna, ed allora il rito della rosa si ripete.
So per certo che Marika non è arrabbiata con me per le poche rose che da un pò di tempo riceve; dovunque mia moglie ora si trovi, sa che mi sto avvicinando sempre più a lei, giorno dopo giorno, lentamente, a piccoli ma inesorabili passi.E sono sicuro che anche per lei la vera ed unica rosa rossa resti quella di Creta, la rosa di quella notte del nostro primo anniversario.E sono anche convinto che Marika sappia che le spine di tutte le rose che le ho portato in questi anni sono qui, conficcate dolorosamente nel mio vecchio e traballante cuore.
Un bambino sfreccia davanti a me in bicicletta, quasi sfiorandomi e facendomi trasalire.Lo osservo pedalare, felice e gioioso, un piccolo missile che corre lungo il vialetto.Se questa panchina mezza sverniciata è il mio presente, io, con i miei ricordi, sono il passato.E questi bambini che giocano spensierati sono il nostro futuro.Ed è meraviglioso che sia così.
Appoggiandomi al bastone mi alzo dalla panchina e, dopo un attimo di incertezza, non appena le gambe malferme me lo permettono, mi avvio lentamente verso casa.
FINE
P.S.
Un giorno di alcuni anni fa, mentre passeggiavo al Pireo, ingannando l’attesa che giungesse l’ora della partenza del traghetto serale per Rodi, incontrai un uomo molto anziano, seduto su una panchina, all’ombra di un alberello stentato e rachitico.Non essendoci altri posti liberi dove riposare un attimo, mi sedetti accanto a lui.Non so come, ma attaccammo a chiacchierare.E, come tutte le persone di una certa età, lui prese a raccontarmi della sua vita, delle difficoltà degli anni giovanili, e di sua moglie, morta qualche anno prima.Quello che mi colpì in modo particolare di quel vecchio fu il continuo parlare della moglie, come se lei fosse ancora viva, parte imprescindibile della sua lunga esistenza; arrivò anche a mostrarmi una sua foto, che teneva gelosamente conservata nel consunto portafoglio.Vidi così una signora esile, piccolina, già avanti negli anni, fotografata in un giardino pieno di rose rosse: le rose, mi spiegò il vecchio, erano state da sempre la grande passione della sua defunta moglie.
Ad un tratto, un uomo, all’incirca della mia età, si materializzò davanti a noi: era uno dei figli del vecchio che, sapendo dove il padre si trovasse, era passato a prenderlo per riportarlo a casa.Parlai qualche minuto anche con lui, poi strinsi la mano ad entrambi, li salutai e mi avviai verso il mio traghetto.
Due anni dopo, a Rodi, mentre prendevo un caffè in un bar della città vecchia, notai un uomo che mi fissava con insistenza.A dire il vero anche la sua fisionomia non mi giungeva nuova, ma non riuscivo assolutamente a collocarlo in alcun contesto.Fu lui, invece, a ricordare dove ci fossimo già incontrati.Si avvicinò e mi disse di essere il figlio di quell’uomo che, un paio d’anni prima, al Pireo…Una lampadina mi si accese nella mente, e ricordai immediatamente quel pomeriggio sulla panchina del porto.
Il figlio era in vacanza a Rodi per una settimana, con la famiglia, ed era chiaramente sorpreso per la casualità di quel nostro secondo incontro.Gli chiesi subito del padre, pentendomene un attimo dopo averlo fatto.Lui, con occhi colmi di tristezza, mi disse che il padre era morto otto mesi prima: si era spento di notte, nel suo letto, e che purtroppo lui e le sue due sorelle si aspettavano da tempo che questo accadesse, perché il vecchio genitore, una volta rimasto vedovo, non si era più ripreso, e la mancanza della moglie gli aveva tolto la voglia di continuare a vivere.Gli feci le mie condoglianze, sinceramente dispiaciuto della notizia,
Questo racconto, in larghissima parte opera di fantasia, ma comunque ispirato all’episodio di cui sopra, vuole essere un indegno omaggio a due persone che non ci sono più, e ad un amore lungo sessant’anni e che neppure la morte è riuscito a scalfire.