*****ROXY E' TORNATA!

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Con grande eccitazione Roxy vi comunica che riparte l'aggiornamento costante del suo blog.Dopo una lunga pausa vi invita tutti a seguire i suoi post dedicati al mondo del sesso e più intrigante erotismo.Buona Lettura

Adult Ego

domenica 7 giugno 2009

LA VICINA VOGLIOSA - IL CAFFE'


Era appena spuntato il sole a Milano e, fortunatamente potevo dormire un po’ di più dato che mia madre doveva andare al lavoro.
Erano da poco passate le 8.30 di mattina quando sento squillare il telefono. Mi precipito al telefono e scopro che era la mia vicina di casa che mi voleva vedere dato che non ci eravamo visti per tutte le vacanze. Mi ripresi un pò dallo shock del brusco risveglio e gli diedi appuntamento 10 minuti dopo. Mi accesi una sigaretta per svegliarmi bene e, per completare l’opera, decisi di farmi un bel caffè. Suonò il campanello. Il tempo era passato velocemente e, non curante del mio abbigliamento mattutino, aprii la porta. Era lei. La mia amica e vicina di casa: Chiara. La feci entrare in casa e gli dissi di chiudere la porta. Chiuse la porta con catenelle e il blocco di ferro dicendomi che non si era mai sicuri. La feci accomodare in salotto e, chiedendo venia, mi diressi velocemente in bagno dato che non avevo ancora svolto le funzioni del mattino abituali. Non chiusi a chiave la porta ma la accostai dolcemente. Stavo quasi per finire quando con la coda dell’occhio vedo Chiara che mi spia dallo spiraglio lasciato dalla porta. Decido di non fare niente e continuo. La vedo sempre più divertita e questo mi eccita molto. La conferma non tarda a venire dato che il mio pene mi stava scoppiando letteralmente tra le mani. Mi ricomposi tirandomi su i boxer e i pantaloni e contemporaneamente mi girai per lavarmi le mani. Diedi un’altra occhiata veloce alla porta ma vidi con mio stupore che Chiara era tornata in salotto temendo di essere scoperta. Tornai in salotto e decisi di togliermi i boxer facendo vedere con evidenza la mia eccitazione e il mio membro. Chiara stava facendo finta di leggere una rivista e non fece caso all’eccitazione che mi aveva procurato la sua curiosità nel bagno. Sapevo bene che lei non era ancora stata sverginata o almeno era stata penetrata da un ragazzo più grande di lei. Dico penetrata perchè Marco non l’aveva sverginata completamente. Sapevo anche che da un po di tempo mi veniva dietro ma, essendo molto timida, non l’aveva mai fatto trasparire. Era davvero assorta in una lettura di un articolo presente sulla rivista. Ora osservavo il suo corpo quasi perfetto e soprattutto i suoi seni sodi e ben fatti che venivano rinchiusi da un top aderente e stretto per la sua quarta. I capezzoli erano duri come il marmo e venivano evidenziati dal top stretto. Smise subito di leggere appena tossii per farmi notare. Rincominciammo il discorso appena interrotto e dopo una mezzoretta si scusò con me e si alzò dirigendosi verso il bagno. Stavo notando il suo bel sedere sculettare con maliziosità ma senza dare troppo nell’occhio. Decisi di seguirla e di farle provare la stessa eccitazione provata da me. Non chiuse la porta. Si abbassò i pantaloncini e subito dopo un paio di slip azzurri di pizzo a quanto potevo vedere. Capii di essere stato visto da lei notando il rossore sul suo viso. Dopo pochi minuti eravamo di nuovo in salotto e gli raccontai di averla vista spiarmi. Diventò subito rossa e non parlò più per un attimo. Subito dopo mi diressi in camera senza dirle niente e lei si avvicinò a me sussurrandomi nell’orecchio di volermi mentre io stavo per togliermi i pantaloni del pigiama. La sua voce dava forti segni di eccitamento. Bloccò le mie mani e si diede da fare per togliermi i pantaloni. Vide così che non portavo più i boxer portati in precedenza. Mi sbattè sul mio letto e piano piano si denudò anche lei. Aveva un fare sensuale il suo spogliarello. Entrai sotto le coperte e dopo poco tempo anche Chiara era lì con me. Non era più la solita ragazza che conoscevo. La passione era così forte che aveva dimenticato tutte le paure e le vergogne che provava prima. Disse che aveva parlato con un sua amica di sesso e gli aveva detto delle cose abbastanza interessanti. Voleva metterle tutte in atto usandomi come cavia. Prese dello spago dall’armadio degli attrezzi e cominciò a legarmi al letto sia le mani che i piedi. La lasciavo fare dato che non avevo mai fatto sesso in questo modo. Dopo avermi accuratamente legato iniziò a strusciarsi sul mio corpo e in particolar modo vicino al mio membro che voleva solo lei. Voleva mettere in pratica la posizione 69 dato che la eccitava molto. Una volta girata e dopo aver raggiunto il mio pene in completa erezione con la bocca mi ordinò di farla godere. Anche lei aveva intenzione di farmi godere dato che mi ordinò esplicitamente di fare come voleva lei visto che io ero legato al letto. Iniziai a leccargli delicatamente le grandi labbra completamente rasate dai peli e così eccitanti, poi passai al clitoride e dimenai affondando sempre più la mia lingua. Era oramai completamente bagnata e piena dei suoi umori. Dopo pochi minuti smisi di leccarla e lei per farmi ricominciare mi strinse violentemente il mio pene. Ricominciai chiedendole scusa in modo sottomesso ma lei non ci fece caso e cominciò a strofinare il suo petto contro il mio pene facendolo sempre più eccitare. Stringeva forte il suo seno contro il mio pene che quasi si sentiva soffocato da quella stretta micidiale. Smise di scatto e mi rodinò di umidirle con la saliva il suo indice e il suo medio. dopo averli ben umiditi se li portò verso l’ano e lo bagnò. Dopo pochi secondi il mio membro era affondato dentro le sue natiche sode e rotonde. Era una forsennata nei movimenti e io avevo quasi raggiunto l’orgasmo. Credo se ne sia accorta guardando i violenti scossoni che ora mi agitavano. Smise nel bel mezzo dell’apice prima che io venissi. Si girò verso di me e mi disse che anche lei voleva godere come mai aveva fatto. Si girò alzandosi e io non capii cosa voleva fare. Aprì il mobiletto davanti al letto e curiosò tra le mie cose e trovò i preservativi. Si era ricordata dove tenevo i preservativi da quando gli avevo confidato dell’ultima volta con Maria. Aprì un preservativo e me lo mise. Ero sempre io che me lo mettevo e questo mi fece eccitare ancora di più. Mi disse ironicamente di non muovermi perchè doveva telefonare. Andò a prendere il cordless in salotto e fece una telefonata breve. Appena ritornò in camera gli chiesi a chi aveva telefonato e lei mi rispose che doveva sentire la mamma per delle cose che doveva comprare. Subito dopo suonò il campanello. Oddio. Chi poteva essere. Mi agitai molto ma Chiara mi disse di non preoccuparsi perchè se ne sarebbe liberata in un paio di minuti. Prese un accappatoio dal bagno e lo indossò andando ad aprire. Non sentii chi era alla porta e sinceramente poco me ne fregava dato che non potevo fare niente in quelle condizioni. Sentii dei passi e vidi con mio stupore la sua amica che abitava quà vicino. Era imbarazzata di vedermi in quelle condizioni ma si calmò subito quando Chiara incominciò a spogliarla velocemente. Anche Marta era una bella ragazza. Aveva due bei seni prosperosi e un corpo che nulla invidiava alle modelle. Guardai giù e vidi che anche Marta si era depilata nella zona pubica come la sua amica. Lasciando ogni imbarazzo si misero a palparsi dappertutto e con sensualità. Marta diede una rapida occhiata al mio fallo, si staccò da Chiara e si posò delicatamente sopra di me. In un paio di secondi il mio membro era entrato nella passera di Marta. Fece un po di fatica dato che Marta era ancora vergine. Aveva già avuto dei ragazzi ma si era limitata a baciarli. Mi eccitai ancora di più sapendo che avrei fatto entrare Marta nel regno degli sverginati. Mi muovevo quello che potevo con il bacino per farla godere ancora di più. Dopo varie penetrazioni più o meno potenti il preservativo era pieno e il mio pene era voglioso ancora di penetrarle. Si alzò solo quando sentì il mio pene rimpicciolirsi tra la potente stretta di Marta. Facile a dirsi ma difficile a farsi dato che la potente stretta di Marta impressa al mio fallo lo faceva eccitare ancora di più. Dopo una decina di minuti si staccò da me e tutte e due mi slegarono velocemente. Chiara mi sfilava contemporaneamente il preservativo e se lo portava vicino alla bocca. Marta vedendo la scena decise di strapparglielo di mano. Ora c’era una vera e propria lotta per bere il mio succo. Decisi di lasciarle fare per un po’ ma dato che la situazione non volgeva al termine decisi di dare il preservativi a Marta e di farmi fare una pompa da Chiara. La decisione fu accolta da tutte e due con entusiasmo. Chiara era diventata oramai esperta in pompe e, grazie alle sua grandi labbra godetti a più non posso riempiendo la sua bocca in pochi minuti. Stavo quasi per rivestirmi quando vidi che le due si stavano masturbando a vicenda. Vedendo Marta a 90 gli infilai con velocità e non poca fatica il mio palo nel culo. Godeva molto la povera amica timida. Era stata troppo bella quella mattina e stava volgendo per il meglio guardando Chiara che gli leccava avidamente la passera scoperta e i seni di Marta che velocemente si muovevano. Decisi che erano troppo belli per non toccarli dato che per ora non l’avevo ancora fatto. Mentre spingevo a fatica nel suo ano gli stringevo forte i suoi grandi seni facendoli arrossare in poco tempo. Era arrivata l’ora del pranzo e velocemente ci rivestimmo. Andai in bagno, luogo oramai benedetto per aver scatenato tutto, e tornai in poco tempo. Le due amiche si erano già rivestite e uscendo mi consegnarono le loro cose intime dicendomi che no era finita quì…


IL CAFFE'

Spesso il caffè è solo un pretesto per un incontro, per uno scambio, per rimanere un po’ assieme senza altre presenze.
A volte è proprio solo questo.
Quel giorno le telefonai, chiedendole: “Mi offri un caffè? “.
Alla risposta positiva, prendemo accordi per il momento in cui sarei andato a casa sua.
Quando arrivai, parcheggiai con cura in posizione tale da non lasciar presagire che la mia auto potesse indurre chiunque che lei avesse delle visite e mi diressi verso l’ingresso.
Il cuore mi pulsava oltre misura, un fremito acuto mi percorreva le nervature dei polsi, la saliva mi veniva meno: cercavo di darmi il massimo di contegno, di esternare la massima indifferenza, come se questa visita avesse una qualche seria motivazione, magari professionale.
Suonai il campanello, subito il comando di apertura lo apri, sorpassai il cancello rinchiudendolo alle mie spalle.
Salii le scale fino al pianerottolo.
Il portoncino si aprì, anzi si socchiuse con complicità ed entrai.
Lei aveva la mano sulla maniglia e mi sorrise.
La salutai, chiedendole come stesse.
Era banale, perfino scontato, ma non mi è riuscito di meglio.
Cominciò subito a preparare il caffè; nell’attesa, prese le tazzine, la zuccheriera, i cucchiaini e li dispose in un angolo del tavolo, così che avremmo potuto prendere il caffè abbastanza vicino, senza che lo fosse troppo.
Nel frattempo, parlavamo.
Del più e del meno, con la sensazione, apparentemente condivisa, che entrambi cercassimo pretesti in questo.
Quando il caffè fu pronto, lo versò con cura e lo prendemmo, continuando a parlare.
Mi alzai, presi le tazzine e le portai nel lavello.
Mi avvicinai, quasi alle spalle e appoggiai le mie labbra sulla sua spalla, per un bacio amichevole.
La sentii reagire, ma non disse nulla.
Le presi la mano e mi guardò, senza dire una parola.
Il suo sguardo sembrava coperto da una nebbia.
Allora, la portai verso di me e si lasciò condurre.
Sempre tenendola per la mano, la condussi verso il divano, dove ci sedemmo.
Non parlavamo più: mi avvicinai e la baciai sulla bocca, tra le labbra.
La mia lingua scivolava tra le sue labbra, i suoi denti si aprivano per lasciare che la mia lingua toccasse la sua.
Il bacio durò per un tempo non misurabile.
Intanto, lentamente, l’abbracciavo, ma, dopo poco, la mia mano cominciò a muoversi, cercando il suo seno, fino a che non lo sentii.
La baciavo e le toccavo il seno, sopra la maglietta.
Poi, quasi furtivamente, la mano scese, verso il basso, fino alla fine della maglietta, così da risalire fino al seno.
Al contatto della pelle, la sentii reagire, rilassarsi e rendersi disponibile.
Salendo con la mano, giunsi al seno, rilevando che aveva tralasciato di indossare un qualche reggiseno: il suo capezzolo era già ritto e turgido, così da riempire le due dita che lo circondavano.
Più che lo toccavo, più si induriva.
Lentamente, le mie dita si spostarono all’altro capezzolo, anch’esso già pronto a ricerverne il tocco.
Dopo pochissimo, cercai di sollevarle la maglietta, in modo da scoprirne il petto, ma senza toglierla del tutto, solo alzandola all’altezza delle ascelle.
Il mio viso abbandonò le labbra e si spostò lentamente a baciarle l’interno di un orecchio, sentendola reagire, agitarsi, aderire e partecipare a questa nuova intrusione.
Quindi, mi abbassai verso il seno e cominciai a baciarla su un capezzolo.
Poi, la mia lingua corse attorno, attorno al capezzolo formando dei cerchi e delle spirali umidi, con una lentezza che voleva essere senza limite.
Sempre con la lingua mi spostai lentamente nel solco tra i seni e poi risalii verso l’altro capezzolo.
Nel frattempo, una delle mie mani scorreva lungo la sua schiena, contando con l’unghia le vertebre, ad una ad una, mentre l’altra scendeva verso le sue gambe.
Anzi, partiva dalle sue gambe e risaliva con molta calma verso l’alto, passando sul dietro delle ginocchia ed indugiando con piccoli giri dietro ad essa.
La sua gomma era abbastanza ampia da non consentire difficoltà, i nostri corpi erano appoggiati sullo schienale del divano ed eravamo vicini come non mai, uno all’altra uniti.
Anche lei mi stava abbracciando, le sue dita tentavano di entrare tra l’abbottonatura della camicia per raggiungere il mio petto.
Poi rincorrevano i miei capelli, infilando un dito tra di essi fino all’orecchio,
attardandosi dietro.
Quando mi sembrò di avere leccato i suoi capezzoli abbastanza, per il momento (ma contavo di ribaciarla ancora lì), la mia lingua cominciò a scendere, fino a raggiungere l’ombelico, dove mi attardai a leccare, incuneandovi la lingua umida.
Una delle sue mani mi accarezzava tra i capelli, di tanto in tanto raggiungendo il lobo delle mie orecchie; con un’unghia le aggirava e, dietro, faceva sentire la sua presenza.
La mano, intanto, era ormai risalita lungo le gambe, aveva raggiunto le cosce, era vicina, vicina agli slip.
Le dita si incunearono sotto gli slip, sentendo la sua peluria riccia e morbida.
Ora, dovevano cercare quelle labbra e le trovarono subito.
Aperse le gambe per favorire la ricerca ed il ritrovamento, così che fu facile toccare, sentire la morbidezza della sua fica, avvicinarsi al clitoride, farlo crescere, ancora di più con movimenti regolari e senza fretta.
In quel momento, mi sembrava importante che provasse il massimo di quanto, in quella posa, potesse avere, che sentisse che ero li per lei, non per me.
La mia mano si muoveva sulla sua fica, dal clitoride alle labbra, avanti ed indietro, ripetendo il movimento, per quanta libertà me ne consentisse la presenza degli slip.
Un suo dito cercò un passaggio per entrarmi nell’orecchio, quel tanto che bastava per una leggera rotazione e uno stimolo sottile.
Allora, con un movimento quasi non percettibile, lasciò i miei capelli e si sollevò la maglietta fino alle ascelle.
Ne approfittai per risalire a baciarla sui capezzoli, prima l’uno poi l’altro.
A quel punto si scostò e si piegò verso di me: dapprima con una mano corse sopra i miei pantaloni, massaggiando con forza, poi cercando di abbassare la zip.
Ma, subito, lasciò perdere.
Erse il busto, mi fece appoggiare allo schienale del divano e con entrambe le mani slacciò prima la cintura dei pantaloni, poi i bottoni superiori, poi abbassò del tutto la zip.
A quel punto poteva raggiungere gli slip, cosa che fece con una mano, tastando il mio cazzo attraverso la stoffa, in parte già umida, ma per poco.
Subito, si spostò così da potere sganciare la gonna e la zip, perchè potesse
scivolare giù, pur restando ancora seduta sul divano.
La sua mano tornò a me, ma si intrufolò attraverso l’elastico degli zip fino a
raggiungere direttamente il mio cazzo: corse un po’ avanti ed indietro, fino a
raggiungere i peli del pube, afferrando i testicoli per massaggiarli.
Si alzò così da fare cadere sul pavimento la gonna e si passò una mano tra i capelli: il suo visto era illuminato di una luce strana, bella, piena di pace e di
disponibilità.
I suoi occhi sembravano appena velati guardandomi.
Completò l’opera sfilandosi gli slip e lasciandoli cadere a terra: la sua fica era
nascosta tra i peli, che disegnavano un triangolo molto regolare tra le sue cosce e il basso ventre: era semplicemente bellissima.
Si risedette sul divano, spostandosi all’indietro in modo da potere sfilarmi i
pantaloni.
Subito completò l’opera, sfilandomi gli slip e la sua testa si chinò verso di me, prendendo nella bocca il mio cazzo.
Sentivo la sua lingua che girava attorno al cazzo, mentre le labbra lo succhiavano con un lento movimento in avanti ed indietro, così che esso veniva prima a sparire nella sua bocca, poi usciva per una parte, poi rientrava profondamente, per un tempo senza misura.
Dopo un po’ smise, alzò la testa verso di me, sorridendo: i suoi occhi erano ancora più velati e dolci.
Si rialzò, mettendosi di fronte a me, aprì le gambe e si sedette a cavalcioni delle mie.
Con la mano destra afferrò il mio cazzo, fece alcuni movimenti dall’alto al basso, dal basso all’alto, poi lo diresse verso la sua fica e lo guidò ad entrare.
Entrò senza alcuna difficoltà, trovando un ambiente umido e caldo, preparato ad accoglierlo, forse anche desideroso di accoglierlo.
Si mosse, un po’ verso l’alto, un po’ verso il basso, poi cominciò a muoversi facendo un cerchio, con tutto il mio cazzo dentro.
Assecondavo i suoi movimenti, cercando di far pulsare il più possibile il mio cazzo,
in modo che sentisse queste pulsioni, questo gonfiarsi ritmico che imprimevo alla mia cappella e a ciò che la seguiva.
Si fermò, così con il cazzo dentro e mi guardò, con uno sguardo sorridente, quasi pago.
Disse, anzi sussurrò imprecettibilmente: “è bello sentirti”.
Erano le prime parole che diceva da quando eravamo sul divano.
Rimase così ancora un po’, quindi riprese lenti movimenti verso l’alto e verso il basso, alternandoli con movimenti circolari, nei quali sentivo le sua chiappe toccare le mie cosce.
Intanto, mi davo da fare con la lingua sui suoi capezzoli e sul suo torace, senza fermarmi molto nello stesso punto.
Dopo un po’ si alzo da questa posizione e si risedette sul divano appoggiandosi sullo schienale.
Scivolai sul tappeto e mi diressi verso la sua fica, che cominciai a leccare, passando dal clitoride alle grandi labbra, cercando qui di entrare con la lingua più profondamente che fosse possibile, tornando sul clitoride, muovendola qui con lenti movimenti circolari, lenti, ma progressivamente più veloci.
La sentivo ansare, le sue mani nervosamente mi scompigliavano i capelli, scendevano a cercare, sotto la camicia, i miei capezzoli.
La sentii fremere, agitarsi.
Si stava comportando in modo da non lasciare perdere nulla, ma contemporaneamente sembrava ritrarsi, rendendo ancora più bello il nostro gioco.
All’improvviso, mi scostò e disse: “Siediti”.
La sua mano corse ad afferrare il mio cazzo, prima stringendolo, poi accarezzandolo,
poi ancora gradualmente, con un crescendo regolare e deciso, facendomi una sega studiata e gonfia di partecipazione e sensazioni.
Sembrava godesse più di quanto non provassi piacere io, sembrava che le mie sensazioni si moltiplicassero in lei.
Continuò fino a farmi sborrare, dirigendo il liquido sul mio ventre, avendo cura che non andasse sui vestiti o altro, ma solo ed esclusivamente sulla pelle del mio ventre.
Quando sborrai, il mio corpo vibrò tutto, profondamente, e, dopo il primo schizzo, sussultai.
Lei continuò rallentando il ritmo, ma continuò in modo da portarmi ancora ad una maggiore sensazione di benessere.
Notando le mie convulsioni, il digrignare dei denti dal piacere, mi chiese: “Ti faccio male? “, cosa a cui risposi negativamente con un cenno del capo, invitandola a continuare.
Sborrai ancora, un po’, meno sperma del primo schizzo, ma ancora un po’.
Non lasciò il mio cazzo, finchè non lo sentì ammorbidire.
Mi guardò, guardò le sue mani bagnate un po’ del mio sperma, mi guardò di nuovo.
Sorrise, debolmente.
Non so come, nè da dove l’avesse preso, ma mi porse un fazzoletto di carta, poi si appoggiò allo schienale del divano e respirò a fondo.
Una frazione di secondo, si alzò così, nuda, con la maglietta arrotolata alla ascelle e si allontanò: la guardai camminare, ammirando le sue chiappe, segnate dall’abbronzatura leggera, in cui non si notava traccia di slip o simili.
Aveva un culo meraviglioso e, forse, se ne accorse, o semplicemente lo sapeva, che poneva in evidenza in tutta la sua bellezza camminando, quasi esibendolo, quasi per dire
“è per te”.
Si era allontanata solo per prendere della carta da cucina, perchè potessi meglio accogliere il mio sperma e pulire il mio ventre.
Finchè mi pulivo, indossò gli slip e la gonna, risistemò la maglietta e si passò una mano tra i capelli, non la mano ancora umida del mio sperma, l’altra.
Mi fece cenno di rivestirmi e mi guardò intensamente mentre lo facevo.
Mi guardò ancora, sorrise quasi timidamente e disse: “Siamo stati dei matti .. . Fumiamo una sigaretta? “.
L’accendemmo entrambi, in silenzio, la fumammo così, vicini l’una all’altro, senza parole.
Finita la sigaretta, mi chiese se volessi andare in bagno per sistemarmi, cosa che feci velocemente.
Mi chiese se volessi altro e le risposi negativamente, ma dicendole come oramai fosse il caso che la lasciassi.
Annuì e si offerse di accompagnarmi alla porta.
Premette il pulsante per il cancello esterno, al piano terra, prima di aprire la porta.
Mi guardò, l’abbracciai e la baciai nella bocca.
Le nostre lingue si ritrovarono, giocarono tra loro in un bacio infinito, erotico,
partecipato, senza fine.
Aprì la porta quel tanto che fosse necessario per uscire, assicurandosi che non vi fosse alcuno sulle scale, poi disse: “Ciao”.
“Ciao, .. . e a domani”, risposi.
“Si, e .. . grazie”, disse sottovoce.
Scesi, presi la macchina e ritornai.
Pensavo tra me quanto fosse stato bello, libero, spontaneo e mi chiedevo se fosse stato un episodio o un inizio.
Era presto per qualsiasi risposta.

L'ANNIVERSARIO



E mentre ero in ferie arrivò il giorno del mio anniversario di nozze.
Avevo deciso di festeggiarlo degnamente ed allora mi procurai una bottiglia di spumante all’insaputa di mia moglie e la nascosi nel frigo che avevamo in camera. Nel pomeriggio convinsi mia moglie ad andare a riposare da sola mentre io rimanevo in spiaggia con mia figlia, il mio scopo era chiaramente quello di non far riposare la bambina in maniera che la sera fosse così stanca da non disturbarci con la sua presenza.
La sera poi ero terribilmente eccitato, anche perché era dall’inizio della vacanza che non facevo nulla ad eccezione del frettoloso pompino della tipa della 49 e della sega del giorno prima sbirciando tra gli scogli (vedi i due precedenti racconti della stessa serie).
Licia, così si chiama mia moglie, probabilmente aveva intuito le mie intenzioni e ci mise del suo. Quella sera indossò un vestito di lino bianco che le stava benissimo indosso e le risaltava il colorito abbronzato della pelle. In più il vestito non era foderato per cui era molto trasparente e lei sotto indosso un tanga di quelli che a me fanno impazzire (ho un debole per il culo femminile).
Già durante la cena ero invaso da mille pensieri, stavo pensando come avrei dovuto agire perché scopare nella stessa camera dove c’è tua figlia, pur sapendo che dorme, crea sempre un certo imbarazzo. Licia che doveva aver intuito tutto mi stuzzicava con aria maliziosa …
Il dopocena passo con il classico spettacolo dell’animazione al quale io non feci molto caso, altri e ben più interessanti pensieri erano nella mia mente. Dopo lo spettacolo venne il momento della discoteca e lì favorita dai ritmi latino-americani tanto in voga in questo periodo Licia approfittò per farmi arrapare ancora di più, ballando mi guardava maliziosa, ammiccava, si muoveva sinuosa simulando un amplesso, si strofinava sul mio pube dove senza alcun dubbio sentiva il mio cazzo crescere ed indurirsi sempre più. Era passata da un poco la mezzanotte quando la bambina (come speravo) iniziò a lamentarsi per il sonno. Io colsi la palla al balzo e dissi di rientrare in camera e quella sera invece di sentirmi dire di rimanere ancora un po’ vidi accettata subito la mia proposta.
Nei 5 minuti di tragitto che servirono per arrivare in camera la mia mente fu invasa da mille idee ma una soluzione ottimale non mi sembrava esserci, l’unica idea che mi sembrava reggere era quella di chiudersi in bagno e farci la doccia insieme, ma quella sera non volevo un rapporto scomodo e frettoloso …
Arrivammo davanti alla porta della camera quando Licia mi guardò e mi sorrise dicendomi:
“Ma che pensi per tutta la serata ??? Non essere agitato che ti ho preparato una sorpresa stasera !!”.
A quel punto rimasi stupito. Ricordai che al momento di andare a cena lei con una scusa era tornata in camera e ci era rimasta da sola per circa 10 minuti, che aveva combinato ???
La risposta la ebbi appena entrai in stanza ed accesi la luce !!
Con mia grande sorpresa (e piacere) vidi che aveva spostato il letto della bambina nel corridoio di fronte al bagno in una posizione dalla quale non poteva vedere il nostro letto.
Guardai mia moglie, le sorrisi e le diedi un bacio pieno di gratitudine.
Mettemmo a letto la bimba e, come al solito, andammo a sederci sul patio della stanza a parlare un pochino. Però più che alle parole la mia attenzione era rivolta all’interno della camera, non vedevo l’ora che la bimba si addormentasse. Passarono così una ventina di minuti quando proposi di rientrare adducendo come scusa che iniziava a rinfrescare (mai bugia fu più grossa, avevo il sangue che scorreva così freneticamente nelle vene che sarei riuscito a sudare anche al polo). Una volta dentro mi assicurai che la bimba dormisse dopodiché mi avvicinai a Licia e le chiesi di chiudere gli occhi. Lei si sedette sul letto ed ubbidì. Io tirai fuori dal frigo la bottiglia di spumate mi avvicinai a lei e le diedi un bacio appassionato e dissi:
“Auguri amore” e gli mostrai la bottiglia.
Lei fu contenta anche se non del tutto sorpresa (che non abbia scorto la bottiglia a mia insaputa e non mi abbia detto nulla per rovinarmi la sorpresa?). Aprimmo la bottiglia ed iniziammo a bere senza usare i bicchieri …. E l’alcol dopo qualche minuto ci diede una strana euforia, soprattutto a Licia che non è abituata a bere.
All’improvviso ci trovammo da bere a baciarci come forsennati, e mentre le nostre lingue si cercavano per intrecciarsi voluttuosamente le nostre mani scorrevano libere sui nostri corpi, lei ebbe vita facile per liberarmi dai miei calzoncini (unico capo di abbigliamento che indossavo), mentre io misi un po’ più di tempo per sfilarle la vestaglia che indossava e toglierli il reggiseno … Dopo aver compiuto questa operazione interruppi il mio bacio per morderle e leccarle il seno …
Il contatto dei suoi capezzoli duri contro le mie labbra mi eccita tantissimo … e mentre le mangiavo un seno l’altro subiva un vigoroso massaggio dalle mie mani.
Dopo qualche minuto decisi di scendere ancora più giù mordicchiandole il ventre e soffermandomi un istante di più a giocare, con la punta della mia lingua, attorno al suo ombelico, e mentre lo facevo inizia a sfilarle gli slip, operazione che lei agevolò inarcandosi leggermente. Quando anche la sua magnifica fica fu libera da indumenti mi sollevai un attimo ad ammirarla … era bellissima, tutta abbronzata ma con le parti intime ancora bianche, sembravano evidenziate appositamente per creare eccitazione in me …
Presi ad accarezzarle le cosce e poi iniziai a baciarla di nuovo, questa volta però iniziai dal basso. Le leccai il piede e pian piano risalii al tallone ed al polpaccio, poi facendomi precedere da una lieve carezza passai alla parte interna delle cosce, lì dove la pelle è vellutata come pesca, per poi tuffarmi tra i suoi peli neri.
Inizia a leccarle le labbra con foga, poi mi calmai ed inizia a stuzzicarla con la
punta della lingua allargandole ogni volta un pochino di più le sue labbra fino ad assaporare i suoi umori che già la lubrificavano bene.
Ad un certo punto non so come ma mi tornò in mente la bottiglia di spumante, mi sollevai e la presi, ne bevvi un sorso e ne feci bere a Licia ce per fare ciò dovette sollevarsi con la schiena.
In quel momento approfittai per muoverle la bottiglia ed un po’ di spumante le si versò addosso, colando lungo il collo e raggiungendo il solco dei suoi seni. Prima ancora che lei potesse avere una qualsiasi reazione ero lì a “pulirla” io. Dopo aver provveduto le tolsi la bottiglia dalle mani ed iniziai a farle colare lo spumante sui capezzoli che al contatto col liquido freddo si inturgidirono ancora di più, ed io che approfittavo a succhiarli con gusto. Dopo aver riservato lo stesso trattamento più volte ad entrambi i seni le versai un po’ di spumante nell’ombelico, ed anche quello dopo poco fu bevuto con avidità. Da lì a scendere ancora più giù il passo fu breve. Mi posizionai con la bocca aperta tra le sue cosce, in basso tra la fine delle labbra ed il buchetto posteriore, pian piano iniziai a far cadere dello spumante sul suo pube.
L’effetto per lei doveva essere piacevole visto i gemiti che lasciava andare ogni qual volta facevo cadere un po’ di spumante che le colava tra i peli formando un fiume spumeggiante che si divideva quando incontrava il suo clitoride ben teso e si riuniva tra le sue labbra, che forse per effetto del contatto col freddo liquido erano diventate ancora più rosse e gonfie, prima di finire nella mia bocca. Dopo un po’ non mi limitai ad aspettare che lo spumante mi finisse in bocca ed iniziai a leccarlo nella sua fica misto al suo miele denso e dolciastro, credo che la miglior definizione di quel cocktail così ottenuto sia “il nettare degli dei”. Man mano salivo sempre più su ed arrivai a succhiarle con avidità il clitoride e li lei perse ogni inibizione ed iniziò a gemere sempre più forte.
A quel punto presi la bottiglia e la portai sotto di me e mentre mi dedicavo ancora con molta passione al clitoride le imboccai la canna tra le labbra. Le massaggiai per un po’ la fica e poi pian piano iniziai ad infilarla con decisione.
“Ma che cazzo stai facendo ?!?” gridò Licia con aria imbronciata, ma giunta al termine della frase inserii ancora per qualche centimetro il collo della bottiglia e l’espressione imbronciata fu immediatamente sostituita da una di godimento.
Ormai l’avevo penetrata con almeno 15 cm di bottiglia che in quel punto iniziava anche ad allargarsi ed allora smisi di spingere ed iniziai un lento avanti ed indietro unito alla rotazione della bottiglia. Che le piacesse non c’erano dubbi, la sua fica era un lago che grondava miele e spumante a volontà che io bevevo tra una leccata di clitoride e l’altra.
E man mano che aumentavo il ritmo anche il suo ansimare aumentava fino al punto che fu costretta a coprirsi il volto con un cuscino perché ormai i gemiti avevano lasciato il posto a delle vere e proprie urla. Era uno spettacolo stupendo che di sottofondo aveva il rumore di fica piena di umori unito al suono provocato dal gas dello spumante.
Dopo qualche minuti smisi di leccarla, ma non di scoparla con la bottiglia, e mi avvicinai a lei perché volevo mettere in atto un mio grande desiderio, avevo voglia di incularla mentre era piena anche davanti grazie alla bottiglia ma mentre stavo per fargli la mia richiesta lei sbarrò gli occhi, mi mise le mani sulle spalle (dove affondò parecchio con le unghie a giudicare dai segni che mi ha lasciato) e mi attirò a se per cacciarmi la lingua in gola per non urlare e venne.
Forse è stato uno degli orgasmi più travolgenti che le abbia mai visto avere.
Solo che poi era così sfinita che non ho potuto andare oltre nei miei propositi e la cosa mi è dispiaciuta un pochino e poi io in fondo ero arrapatissimo ma non avevo ancora potuto sfogarmi.
Le ho sfilato la bottiglia dalla fica e le ho proposto di bere un altro sorso, cosa che lei ha rifiutato ed io ho approfittato per leccarmi il suo nettare rimasto attorno al vetro. La cosa bella è che ora che era libera dalla sua fica continuavano ad uscire degli strani rumori provocati dal gas dello spumante, un suono simile a quello che si ha quando si apre una bottiglia di un una bibita gassata.
Dopo qualche minuto lei si è ripresa e mi ha chiesto la bottiglia, ne ha bevuto un sorso e poi bruscamente mi ha spinto sul letto a pancia in su gettandosi con la sua calda bocca sul mio cazzo. Rimasi un po’ sorpreso ma fui contento, finalmente sembrava arrivare il mio turno per godere.
Dopo un po’ che pompava ero quasi pronto a scoppiare nella sua gola ma lei si ferma e mi dice con aria molto seria: “ti sei divertito parecchio con questa bottiglia, bravo, ora però tocca a me giocarci !!” e così dicendo la avvicinò al mio buco del culo.
Vi giurò che per un attimo temetti che avesse intenzione di sodomizzarmi per davvero (so che qualcuno potrebbe pensare che mi sono perso qualcosa, ma non mi sento ancora pronto a provare una simile esperienza).
Per fortuna poi mi sorrise e tolse la bottiglia da quella posizione e fu lei ora a
versare un po’ di spumante sul mio cazzo che subito mi ripulì con cura leccandomi ogni centimetro dalla cappella alle palle che mi dolevano per lo sperma di cui dovevano essere stracolme. Lei lo capì e si avvicinò per ingoiare tutto il mio bastone ma prima di farlo si riempì la bocca di spumante che non mandò giù. Mi ritrovai così il cazzo nella sua gola massaggiato dallo spumante frizzante, vi assicurò che è una sensazione fantastica. Peccato sia durata poco perché preso dall’eccitazione iniziai a fare su e giù col bacino provocando la fuoriuscita dello spumante dalla bocca di Licia che una volta libera iniziò a succhiarmi la cappella dalla quale dopo pochi secondi uscirono
litri di sperma che in parte le finirono in gola ed in faccia, ed in parte sul letto che tra schizzi di sperma, liquidi femminili e spumante era ridotto proprio male.
Chissà che avranno pensato gli addetti alla pulizia che il mattino dopo sono venuti a cambiare la biancheria !!!











MAJORET

Finalmente ero riuscita ad ottenere quello per cui mi ero tanto battuta e per cui avevo impegnato buona parte delle mie energie; il grado di leader nella banda di majoret della mia cittadina. Ero in definitiva la ragazza che apriva la sfilata roteando con maestria il bastone sopra la testa della folla che si accalcava al nostro passaggio. Ero stata scelta per il mio fisico pressoché perfetto, nonostante avessi compiuto da pochi mesi i 18 anni. Facevo una magnifica figura con l’uniforme rossa e blu; la gonna a portafoglio che si apriva a ventaglio ogni qualvolta eseguivo una rotazione, ed era con questi movimenti che riuscivo a mettere in mostra tutte le mie cosce tornite e, a volte, la parte iniziale delle mutandine, il corpetto attillato metteva in risalto il mio seno, una seconda misura, perfetto nella forma e nella consistenza. Vedevo durante queste manifestazioni gli sguardi ammirati degli uomini che cercavano l’attimo fuggente per ammirare le mie grazie. Fu proprio durante la festa del patrono del paese di *****, che si festeggia i primi giorni di settembre, dove ci recammo per sfilare nella manifestazione per la scelta del miglior gruppo musicale che fui iniziata alle gioie del sesso con patner maschili, perché finora avevo avuto solo delle esperienze con alcune mie amiche del cuore. Arrivati nel luogo a noi assegnato con l’autobus che utilizzavamo per i nostri spostamenti ci preparammo a sfilare e nello spazioso parcheggio iniziammo a riscaldarci eseguendo gli esercizi preparatori specifici per ognuna di noi; io iniziai a marciare al suono di una musica immaginaria e roteavo, lanciavo ed agitavo il bastone come se stessi effettivamente sfilando. All’ora prestabilita prendemmo posizione nella formazione di marcia e ci avviammo nel punto di raccolta per l’inizio della manifestazione. Poco prima di arrivare a destinazione non vedendo la pavimentazione stradale sconnessa mi ritrovai inaspettatamente a terra con un dolore lancinante alla caviglia; vidi che tutte le altre ragazze e i musicisti avevano formato un cerchio intorno mentre Marco, un giovane della banda musicale si apprestava a sollevarmi da terra. Poggiando il piede venni assalita da un dolore che quasi mi fece perdere i sensi, così su una sola gamba e sorretta dal giovane mi avviai dal responsabile del gruppo, il signor Anselmo, per dirgli che tornavo verso il nostro bus in quanto non potevo partecipare alla sfilata causa il dolore alla caviglia. Sempre aiutata da Marco mi recai in un bar che era di strada e mi feci dare del ghiaccio da applicare alla caviglia. Giunti sul bus chiesi a Marco se gentilmente mi aiutava nelle prime medicazioni, mi distesi sulla poltrona di fondo in modo da poter distendere le gambe e mi feci togliere la scarpa. Volendo controllare l’entità del danno Marco disse che dovevo sfilare anche la calza, vista la posizione fui costretta a sollevare la gonna per afferrare il bordo delle autoreggenti, che avevo indossato per l’occasione, offrendo a Marco uno splendido panorama. Marco con tocco gentile prese il mio piede e sollevandolo leggermente ispezionò la caviglia che ora stava assumendo un color prugna e iniziava a gonfiarsi; sollecitamente prese il ghiaccio e avvoltolo nel suo candido fazzoletto di cotone lo depose sul gonfiore. Iniziò nel contempo un leggero massaggio per alleviarmi il dolore, io contenta di tutte queste attenzioni mi distesi completamente e chiusi gli occhi presa da una sensazione indefinibile; Marco sedendosi nella parte terminale del sedile con ancora in mano il mio piede mi costrinse, data la posizione, a schiudere le gambe mostrando in questo modo la mia topina coperta dalle graziose mutandine rosa ed i ribelli ciuffetti di pelo che le stesse non riuscivano a contenere. La sensazione di benessere stava accendendomi un fuoco per me sconosciuto, convergeva verso il basso e presto sentii che la mia topina iniziava ad inumidirsi per il piacere; non mi resi conto che Marco poteva ora vedere una macchiolina che si allargava sulle mie mutandine; sentii le sue mani che iniziarono a massaggiarmi con movimenti sempre più ampi, poco dopo abbandonata la caviglia Marco prese a far correre le sue mani sulle mie gambe toccando a volte la mia topina. Incoraggiato dal mio silenzio mi ritrovai, in un attimo, le sue mani sulla topina, le mutandine spostate di lato e le dita che scorrevano tra le labbra; si impadronì della clitoride stingendolo. Le sensazioni che provavo mi stavano travolgendo, delle ondate di piacere presero a pulsare nel mio ventre, intanto Marco si era chinato sulla mia topina ed aveva incollato le sue labbra alle mie. Sollevando la testa vidi un evidente gonfiore sull’inguine di Marco che con una mano stava carezzando, quando con rapidità lo estrasse dai pantaloni mostrandomi la sua verga nel pieno del fulgore. Il lucido e paonazzo bastone di carne sembrava muoversi come di vita propria, ed io come ipnotizzata mossi la mia mano per poterlo toccare, raggiuntolo ne sentii la sericità della pelle nonché la consistenza, passai più volte il pollice sulla testa spandendo le lattee goccioline di umori che sgorgavano dall’interno. Il lavoro di lingua sulla mia topina e la consapevolezza di stringere tra le mani quella mazza mi portarono verso un orgasmo travolgente accompagnato da frasi incoerenti che uscivano dalla mia bocca. Spossata mi distesi nuovamente sempre stringendo quel magnifico membro costringendo Marco a seguirmi nel movimento; ora anche lui anelava il suo piacere pertanto si slaccio i pantaloni e si calò le mutande fino alle ginocchia per permettermi di ammirare i suoi gioielli. Con una mano stavo masturbando Marco e con l’altra presi a tastare i suoi testicoli facendoli scivolare tra le dita; improvvisamente sentii il membro pulsare e fui investita da diversi schizzi di densa crema che si depositarono sulla mia divisa imbrattandola. Contrariata, dissi in malo modo a Marco di andare via per permettermi di rassettarmi; Marco silenzioso e rosso di vergogna scese dal bus e si allontanò. Mentre ero intenta a pulire il corpetto arrivò il signor Anselmo per sincerasi delle mie condizioni di salute, sfortunatamente per me era arrivato proprio mentre Marco mi stava leccando la topina ed aveva assistito alla mia performance. Con fare untuoso mi si avvicinò e mi disse di aver visto tutto e che aveva il dovere di informare i miei genitori del mio comportamento e che sarei dovuta andare via dalla banda in quanto indegna di occupare il mio posto. Le lacrime sgorgarono copiose nel sentire quelle parole, tutti i miei sacrifici ed i miei sforzi erano stati inutili; sommessamente tra i singhiozzi pregai il signor Anselmo di essere buono, che non poteva farmi una cosa simile, che era stato solo un momento di debolezza che non si sarebbe ripetuto. Irremovibile rifiutava tutte le mie argomentazioni, dicendo che gli errori devono essere giustamente puniti; allora implorandolo dissi

“Farò tutto quello che vuole ma non mi rovini”. Il signor Anselmo sentendo queste parole cambiò subito atteggiamento, diventando più possibilista e chiedendomi più volte

“Ma proprio tutto quello che voglio?” ed io ogni volta scuotevo la testa in segno affermativo. Intanto il signor Anselmo prese posto sul sedile e mi cominciò a carezzare le cosce con movimenti sempre più ampi fino ad infilare le mani sotto la gonna e toccarmi la topina proprio come prima aveva fatto Marco ripetendo “ ma proprio tutto?”. Realizzai a cosa stesse mirando il signor Anselmo quando con un dito iniziò a penetrarmi la fessurina; serrando le gambe dissi

“La topina no!! Voglio arrivare vergine al matrimonio” Il signor Anselmo contrariato mi disse se non sarà la fica deve essere il culetto. Spaventata da questa nuova proposta gli dissi che ero vergine anche lì, che avevo paura delle conseguenze e del dolore. Carezzandomi la testa e le guance disse che non dovevo avere paura in quanto sarebbe stato dolce e gentile e non mi avrebbe fatto soffrire; oramai rassegnata mi calmai ed attesi l’evolversi degli eventi. Il Signor Anselmo mi aiutò a mettermi in piedi e con mosse veloci mi tolse l’altra scarpa e mi sfilò la seconda calza perché a suo dire doveva ammirare il mio meraviglioso culo; mettendomi prona con le braccia appoggiate sui braccioli di un sedile si posizionò dietro di me e sollevò con fare cerimonioso il gonnellino poggiandomelo sulla schiena, ammirò lo slip rosa che era finito nel solco delle natiche e tra le labbra del sesso, infradiciato dagli umori, prese a carezzare i globi di carne soda massaggiandoli, divaricandoli, mettendo in luce il grinzoso buchetto. Dopo alcuni minuti di muta venerazione mi disse che mi avrebbe tolto le mutandine trattenendole in seguito come trofeo di caccia. Sollevai quindi i piedi alternativamente per liberarmi dall’intimo indumento lasciando esposta la topina ed il resto alle vogliose mani del signor Anselmo. Sentii il rumore della zip dei pantaloni che veniva aperta e volgendo lo sguardo dietro riuscii a vedere il cazzo del signor Anselmo che usciva dalla patta, turgido e dritto sembrava ancora più grosso di quello di Marco, spaventata mi dimenai per cercare di scappare ma le forti mani di Anselmo mi bloccarono e presero a schiaffeggiarmi le teneri carni facendo imporporare il mio culetto; calmata, sentii Anselmo che si piegava su di me arrivando a bisbigliarmi nelle orecchie parole dolci mordicchiandomi il lobo ed infilando la lingua nel padiglione. Intanto il suo bastone nodoso si sera alloggiato all’esterno della topina, poggiatosi tra le labbra prese a frizionarsi con lenti movimenti. Il signor Anselmo sollevatosi prese in mano il suo cazzo e lo poggio sul mio fiorellino iniziando a spingere; senza alcun tipo di lubrificante la penetrazione strava diventando molto dolorosa per entrambi, lo supplicai di smettere perché non sopportavo il dolore. Il signor Anselmo smise di spingere il suo bastone nel mio culetto e riprese a farlo scivolare tra le labbra del mio sesso con la speranza che i miei umori contribuissero a renderlo lubrificato a sufficienza per portare a termine il lavoro iniziato. Con una mano iniziò a stuzzicare il mio bottoncino e l’altra la infilò sotto il mio corpetto palpandomi il seno e serrando il capezzolo tra le dita; ma nonostante tutte queste manovre non riuscivo a sbloccare la libido ed arrivare al godimento. Sempre più frustrato il signor Anselmo mi sollevò e mi si piazzò davanti, con il volto contratto mi disse

“Devi essere mia, se non ci riesci con la figa allora lo farai con la bocca”; con una mano mi prese i capelli sulla nuca e con l’altra mi spingeva sulla spalla per farmi inginocchiare; ora con il membro a pochi centimetri dal mio viso avevo una visione perfetta di un sesso maschile, potevo ammirare la larga cappella che aveva provato a violarmi, il tronco nodoso, i movimenti involontari del cazzo come se annusasse l’aria. Tirandomi i capelli mi costrinse ad aprire la bocca e in un attimo me la trovai piena di carne; potevo ora assaporare per la prima volta il gusto del cazzo; il signor Anselmo cominciò ad istruirmi su come dovevo muovere la lingua, come dovevo usare i denti, quando dovevo respirare, velocemente stavo facendo dei progressi e stavo anche prendendoci gusto. Il membro ora era coperta da una spessa patina di saliva e pertanto il signor Anselmo mi posizionò nuovamente prona sul sedile facendomi poggiare solo con il petto sui braccioli, mi sollevò nuovamente la gonna e mi disse di rilassare i muscoli del culetto e di allargarlo con le mie stesse mani; puntò la cappella sul foro e con una spinta decisa riuscì ad entrarmi nel culo. Gridai dal dolore pregandolo di uscire e lasciarmi in pace ma il signor Anselmo rimase saldamente dentro di me anche se immobile; si chinò su di me e prese a sussurrarmi nelle orecchie parole dolci; quando ebbe la certezza che mi fossi calmata iniziò a far entrare altre porzioni della sua mazza intervallando ogni spinta da lunghe pause per farmi abituare a quell’intruso. Finalmente sentii il contatto con le sue palle, dopo poco iniziò a scoparmi il culo con movimenti dolci ma decisi; presto sentii pulsare il cazzo nel mio intestino e ricevetti un abbondante clistere di sborra. Quel giorno di festa lo ricordo in quanto non fu solo la festa del patrono di ***** ma fu anche il giorno in cui mi fecero la festa.