*****ROXY E' TORNATA!

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Con grande eccitazione Roxy vi comunica che riparte l'aggiornamento costante del suo blog.Dopo una lunga pausa vi invita tutti a seguire i suoi post dedicati al mondo del sesso e più intrigante erotismo.Buona Lettura

Adult Ego

giovedì 7 maggio 2009

SMOKING

Torvajanica è una brutta cittadina di mare, due file di case ai lati dellalitoranea, a una trentina di km da Roma. Fino a qualche anno fa ciconfinavano i mafiosi. Le palazzine sul lato spiaggia, costruite suterreno demaniale, sono tutte abusive; ma nessuno mai le butterà giù. C'èchi le vende e chi le compra in tutta tranquillità.Torvajanica è brutta di giorno ma di notte è a dir poco squallida.Torvajanica non ha niente di bello se non due cose. La prima - non inordine di importanza - è la trattoria di Rocco. Cioè, a dir meglio, anchela trattoria non ha niente di bello, è un locale insignificante, daevitare nella maniera più assoluta la domenica e per tutto luglio eagosto, quando è invaso da frotte di gitanti sguaiati, per intenderci luiin canotta, braccialetti e oro al collo, lei piuttosto in carne («amo',che se magnamo?»), ma col pareo che fa snob e figli vocianti («aho', senun la pianti de strilla', te do du' pizze `n faccia»). Rocco una cosasola sa fare: la zuppa di pesce come piace a me. Il famoso brodettoabruzzese: code di rospo, rombi, scorfani, gamberi, granchi e polipetti inbrodo di pesce, serviti in scodelle di coccio ornate con paneabbrustolito. Un piatto eccezionale.L'altra cosa bella di Torvajanica è la casa di Alessandra. Si trova quasialla fine del litorale, poco prima di Ardea. Una brutta palazzina, unparallelepipedo in cortina appoggiato sulla sabbia. Ma quando sei dentroti scordi lo squallore. Si tratta di un unico ambiente di circa 8 metri x8, c'è un bagno e un angolo cottura. Dirimpetto alla porta d'ingresso, trefinestre larghe ognuna un paio di metri s'affacciano sulla spiaggia. Inquel tratto ci sono le dune, e qualche agave. La finestra centrale arrivafin quasi al pavimento. Uno spettacolo.Alessandra è la ragazza con la quale stavo diversi anni fa... parecchianni fa. All'epoca ci andavamo spesso. Dopo che ci siamo lasciati... anzi,dico meglio, dopo che mi ha lasciato, siamo rimasti amici... anzi, dicomeglio, dopo che mi ha lasciato ho passato tre o quattro mesi d'inferno,dilaniato nell'anima, una vita senza più importanza. Ecco, dopo questi treo quattro mesi e un paio d'anni senza vederci, posso dire che siamorimasti amici.L'appartamento si trova al piano terreno rispetto alla strada, ma al primoin relazione alla spiaggia. Sotto l'appartamento c'è quella che un tempoera una specie di rimessa per barche. Il costruttore abusivo dellapalazzina decise poi di farci un appartamentino e venderlo. Tolse lavecchia e arrugginita saracinesca e fece un portoncino, perché a questolocale vi si accede direttamente dalla spiaggia. Eravamo ai tempi in cuici andavo spesso con Alessandra e seguii tutta la faccenda. La comprò ungiovane di una trentina d'anni. Il proprietario gli fece trovare unvialetto pavimentato e senza un granello di sabbia. Era entusiasta. Laprima volta che si assentò per un mesetto, al ritorno trovò il portoncinodel tutto ostruito dalla sabbia. Non potete capire quanto possa esserefaticoso spalare la sabbia. Sembra senza consistenza, granelliinfinitesimali, ma quando devi spalarla fai una fatica del diavolo. Lodico con cognizione di causa, perché una volta lo aiutai a spalare. Cioè,a dir meglio. fui costretto ad aiutarlo.Siccome mi parlava spesso di questo problema, gli consigliai di fare unaspecie di barricata con blocchetti di tufo a un metro dal portoncino, inmaniera da fermare la sabbia. La trovò un'idea geniale e mi diede retta.La volta dopo davanti alla porta non trovò soltanto la sabbia ma anche labarricata crollata di blocchetti. Una barriera di tufo e sabbia. Ecco,quella volta lo aiutai perché mi sentivo in parte responsabile. La suacasa, in definitiva, non si poteva usare.Mettete che lui vuole passarci una notte con una ragazza. Arriva,parcheggia la macchina, apre il bagagliaio, prende la pala... e subito laragazza impallidisce. Oddio, sono nelle mani di un serial-killer, questocome minimo prima mi ammazza a badilate e poi mi sotterra sotto la sabbia!Poi, mentre lei è sulle dune, bianca non solo per il chiarore della luna,con la brezza marina che le spettina i capelli, lui dice: «Scusa cara,puoi attendere un'oretta? Devo spalare un paio di metri cubi di sabbia--»Che poi, una volta finito di spalare, stanco morto com'è capace che piombaaddormentato. Insomma, non è una cosa simpatica essere proprietario diquell'ex rimessa per barche.La casa di Alessandra, invece, non ha nessun problema. Alessandra abita aiCastelli, ogni tanto c'incontriamo, ce ne andiamo a cena da qualche parte,chiacchieriamo. Mi racconta dei suoi amori andati a male. Due anni fa,d'estate, mentre eravamo in macchina a guardare il panorama da un piazzaleappartato, mi ha baciato. Poi, più tardi, disse: «Ci siamo ribaciati, cipensi?»«No» commentai. «Tecnicamente, sei tu che mi hai baciato. Io te l'ho sololasciato fare.»Abbiamo avuto una mezza discussione su questo. Ma lei è così. Ancheall'epoca, quando stavamo insieme, disse: «Ci dobbiamo lasciare.»«Come ci? Nel senso che mi lasci ma usi il plurale?»Ecco, Ale usa sempre il plurale. Per spiegare meglio, come dicevo stavamoin macchina a guardare il panorama, ero fermo al mio posto quando lei d'untratto s'è voltata verso di me e poi si è avvicinata. Io non mi sono mossodi un centimetro, e lei ha continuato ad avvicinarsi finché non haappoggiato le labbra sulle mie. Non è che ci siamo baciati, è lei che miha baciato! È vero, poi ho allungato le mani, ma era estate, portava lagonna, era senza calze, era piacevole. Mi piaceva, le piaceva. Il panoramac'era, la situazione romantica pure. Insomma, eccetera eccetera.A parte questa parentesi ai Castelli, da allora non è più successo niente.Ma nel frattempo non ha nessun problema a prestarmi la casa diTorvajanica, di tanto in tanto. Anzi, da qualche tempo ho anche le chiavi.Basta una telefonata. Sono io che ho proposto la cosa, perché era tropposcomodo andare su ai Castelli per prendere le chiavi, che poi al ritornoil traffico eccetera, era scocciante. Ogni tanto, mi dice che la vuolevendere. Subito intervengo e le spiego che è un peccato privarsi di quellacasa, non ne vale la pena, c'è il mare, che poi a uno gli va di passarciqualche giorno durante l'estate.Tanto faccio e dico, che alla fine la convinco a desistere. Non mi piaceTorvajanica, ma mi piace quella casa. E Ale è così gentile che mi permettedi usarla, di tanto in tanto.Adesso... adesso, fate conto che sia un bel sabato sera, con un tepore chepreannuncia l'estate, metteteci Rocco e il suo brodetto di pesce che comelo fa lui nessun altro al mondo, la casa di Alessandra con suggestivavista mare, dune di sabbia e agave compreso nel menù, aggiungete me, unadonna... cosa ne esce fuori?Ne esce fuori che avevo invitato questa nuova amica per una cena da Roccoe poi le avevo proposto di passare la notte in casa di Alessandra. E'stata un paio di giorni a pensarci su. Sono stato sulle spine finché nonmi ha telefonato per dirmi. «Sì, ok.» Non ha detto nient'altro, ma quelledue sillabe erano abbastanza. Appena chiusa la comunicazione, ho lanciatoin aria il cellulare per la contentezza. Che poi, sempre per lacontentezza, non sono riuscito a riprenderlo e sono dovuto andare in tuttafretta a comprarne un altro. La scheda, per fortuna, era intatta.Ci siamo incontrati alle sette e mezzo e siamo partiti per Torvajanica. Altramonto, eravamo sulla litoranea. La litoranea al tramonto non ha nienteda invidiare ai paradisi tropicali, specialmente se hai come sottofondoTow Waits. Quando sento Tom Waits non mi stancherei mai di guidare,guiderei fino alla fine del mondo. Soprattutto se sto con la donna adattae, soprattutto, se si va a sud. A sud, sempre più a sud. Sabato, altramonto, non volevo più fermarmi, sarei sceso verso Terracina e Sperlongae poi il Golfo di Napoli, la costiera Amalfitana, Sorrento e giù per Saprie Maratea, la costa Calabra e quindi il salto in Sicilia, Taormina,Giardini di Naxos e via verso l'interno. Perché quando stai con una donnache ti piace, il piacere vero è che lei ti sia accanto. Alle otto e mezzo,seduti da Rocco, abbiamo ordinato il brodetto abruzzese. Squisito come alsolito. Abbiamo poi preso un sorbetto al limone e nient'altro. Ancheperché, da Rocco non si può prendere nient'altro. Lo dico per chi avessela voglia di farci un salto.Durante la cena, lei mi ha raccontato molto della sua vita. Si vedevabenissimo che aveva una gran voglia di parlarne, e io l'ho lasciata fare.Adoro ascoltare le donne raccontarsi, soprattutto lei con quella voce chemi entra dalle orecchie e poi chissà come arriva direttamente nel bassoventre. Ci dev'essere qualche condotto di cui ancora non se ne è scopertal'esistenza.Ma siccome immagino che ora i cortesi lettori e le gentili lettricisaranno impazienti che arrivi al dunque della faccenda, che sarebbe poi adire cos'è successo a casa di Alessandra, non li tedierò ulteriormente.Magari, la sua vita la racconterò un'altra volta.Alle dieci e mezza, ho parcheggiato davanti al parallelepipedo dov'èl'appartamento di Ale. Ho aperto il bagagliaio e preso la pala...No, scherzo, questo è quello che fa il tizio del piano di sotto. Ho inveceaperto il cancello e quindi il portone di casa. C'era una falce sottile diluna, ma con venere che brillava come se fosse esplosa in quel momento.Non ho acceso la luce, volevo prima che i suoi occhi si abituassero albuio. So bene l'effetto che fa il panorama dalla casa di Ale a chi vientra per la prima volta e non volevo rovinarle la sorpresa. Le ho messouna mano intorno alla vita e l'ho guidata verso la finestra. Quando i suoiocchi si sono abituati, ha detto: «Ohhhh!»Il più era fatto. La notte prometteva il meglio. Lo spicchio di lunailluminava le onde che si infrangevano sulla battigia. Si vedeva l'agave,le dune, quasi fossero miraggi di un sogno orientale. E, a dir la verità,quell'ohhhh uscito dalla sua bocca s'intonava perfettamente con tutto ilresto. Mi sembrava di stare nella sera del giorno dopo della creazione,quando Adamo vide Eva per la prima volta in tutto quel paradiso terrestrein notturna. L'ho voltata verso di me e ci siamo baciati."Ci", ci tengo alla precisione. Ci siamo baciati non nel senso che intendeAlessandra, perché mentre avvicinavo la mia bocca alla sua, lei ha fattolo stesso con me.A quel punto ho pensato che era inutile accendere la luce. Sennonché, misono accorto che il divano letto era chiuso. Ho maledetto Alessandra incuor mio per la sua precisione. Se non ci vai spesso, in quella casa, chemotivo hai di chiudere il divano letto? Che poi uno arriva all'improvviso,gli serve aperto e invece lo trova chiuso. Che fare? Interrompere dibaciarsi, accendere la luce, aprire l'armadio, cercare le lenzuola,cercare una coperta, aprire il divano, «cara mi dai una mano a sistemareil letto», cercare i cuscini, eh, sì, e già che c'ero potevo ancheaccendere la caldaia, nel caso avessimo avuto voglia di farci unadoccia... peggio del tizio di sotto che deve spalare un paio di metri cubidi sabbia ogni volta.Tutta questa riflessione è durata però soltanto un secondo, al massimo unoe mezzo. Senza scollare la mia bocca dalla sua, ho capito che di preparareil letto e tutto il resto non me ne poteva importare di meno. Ci saremmoarrangiati sul divano. Tutto sommato è comodo e capiente. E, comunque, inquel momento niente aveva importanza.Lei indossava una gonna a fiori, una camicetta bianca, una giacca di rennacolor acquamarina, che richiamava alcuni dei fiori della gonna, eballerine ai piedi. Uno spettacolo. Ho scoperto quasi subito che avevacalze con giarrettiera. Le ho sfilato la giacca, mentre con una mossa daprestidigitatore toglievo anche la mia. Tutto questo, senza che le nostrebocche si staccassero un attimo. Poi sono successe altre cose di non moltaimportanza per un lettore, ma assai piacevoli per lei e per me. Quindi,lentamente, molto lentamente, l'ho fatta voltare, finché non si è trovatacon la faccia rivolta verso la finestra. Per intenderci, quella che arrivafin quasi sul pavimento. L'ho abbracciata da dietro e ho incominciato asbottonarle la camicetta.Un bottone alla volta. Lei sospirava. Sospiri del tipo di quell'ohhh dimeraviglia che aveva esclamato appena entrata. Era eccitata, muovevalentamente la testa ora da una parte ora dall'altra. Inutile dire che eroanch'io piuttosto su di giri. Ho sbottonato la mia camicia e l'ho tolta infretta.Il problema, in questi casi, è che si possono creare quelle situazioni cheil lettore trova assai comiche, ma che non sono affatto piacevoli per chile vive. Ossia, io con i pantaloni calati alle caviglie che ci davo dentrotipo film porno di quart'ordine. Sì, ok, non è che in quel momento stessipensando a eventuali lettori di un eventuale racconto, ma ci tengo aqueste cose anche quando nessuno è presente. Quindi ho sfilato le scarpe,piuttosto semplice. Ma ora si trattava di togliere i calzini. Come fare?Semplice, con una mossa degna di quel mago lì... che adesso non mi vieneil nome, che stava con tipo Naomi Campbell o una modella simile, sonoriuscito a togliermi pantaloni e calzini, senza che la situazioneincantata si spezzasse. Una faticata, a dire in verità. Una specie diapnea prolungata senza nemmeno andare sott'acqua.Mentre riprendevo fiato, lei ha detto: «Prendimi!»Mi è uscito una specie di mugolio infarcito di singhiozzi. Tipo:«Uhrmmm... ip... ih... urghmm... ip... ih--» Non proprio così da cavalloimbizzarrito, ma una cosa simile. Poi, lei ha fatto una cosa che non misarei aspettato. Ha appoggiato le mani sul vetro della finestra, si èpiegata leggermente in avanti e ha detto ancora una volta: «Prendimi!»Devo adesso avvertire i gentili lettori e le cortesi lettrici che daquesto momento in poi le cose si faranno decisamente hard, perciò coloroche hanno un età non legalmente adatta alla lettura sono pregati dicambiare blog.Ero pronto a unirmi a lei. Desideravo che il nostro amplesso fosse similea una tempesta che la trascinasse inesorabilmente verso le stelle. Le hoslacciato velocemente la giarrettiera e sfilato le mutandine. Erano diseta. Mi ha accolto con un gemito rauco. Le mie mani sfioravano il suoseno come anguille impazzite. Mi muovevo lentamente, lasciando cheassaporasse il piacere. Lei era schiacciata contro il vetro. Il pensieroche ci fosse qualcuno a passeggio in quel momento sulla spiaggia mi hasfiorato la mente, ma solo per un attimo.«Senta, scusi--?» ha detto a un tratto una voce proveniente dalla spiaggia,proprio sotto la finestra. «Manca molto per arrivare alla gelateria daCorsetti?»No, scherzo, non è successo niente di tutto questo. Lo faccio solo peraccrescere la tensione emotiva.In realtà stavo sbirciando il viso di lei, il sudore le donavabrillantezza, era completamente abbandonato al piacere. Ma non staròesagerando con gli avverbi? Cioè, non è che in quel momento mi stessichiedendo se esageravo con gli avverbi, me lo sto chiedendo adesso, lodico per la precisione. In quel momento, pensavo solo ai suoi gemiti chemi riempivano di un'intensa felicità interiore. A dire il vero, forse eraanche un'intensa felicità esteriore. Ma non sono in grado di spiegare ladifferenza, nel caso qualcuno fosse curioso di saperla. È mai possibileche uno scrittore si faccia domande simili, mentre si sta svolgendo unascena sexy? Sì, è possibile. Questo mica è un racconto porno, che credete?Ma riprendiamo le fila della vicenda. Eravamo al punto in cui una mia manoera andata per suo conto sulle labbra di lei. Mi ha mordicchiato un dito,lo lambiva con la lingua. Stava per succedere. Nei suoi occhiimprovvisamente (è l'ultimo, avverbio, giuro) dilatati era apparsa unalussuria, una carnalità repressa, un'espressione di piacere che mi hacolpito al petto come un maglio. Stava per succedere. Ora! Ora!Cazzo!L'esclamazione non fa parte, per così dire, dell'amplesso in atto, seppureci si addica. No, il fatto è che solo in quel momento presi coscienza cheero senza preservativo. Ma lei aveva ormai gli occhi sbarrati, persa inchissà quali vorticosi meandri del piacere. Era troppo tardi perinterrompere tutto. Anche perché a quel punto le acque del mare siritirarono per un lungo tratto.A molti km dalla costa apparve un vulcano iridescente che eruttava fiumidi lava in uno sfarfallio di zampilli infuocati. All'improvviso, un'ondagigantesca, uno tsunami cancellò la brutta palazzina con la casa diAlessandra, tutta Torvajanica e ogni altra cosa intorno a noi. Rimanemmosoltanto lei e io, uniti in una morsa d'amore infinita come l'Universo. Dicolpo, mi esplose nella mente il ritornello di una canzone degli HunkaMunka, un gruppo italiano misconosciuto degli anni `70. Nel pienodell'orgasmo, iniziai a cantare a squarciagola con una voce potente maleggermente in falsetto.Quiii-i so-olo tuuuuuu...un'a-cqua che bevo e non mi sazia maiiiiiiii-i...maaaaaaaa ti tengo quiiiii-ifiii-no a non poteeer-ne piùùùùùùù.

TRE DONNE - IL SERVIZIO

Tre donne nella penombra di un bar. Caludia, profumata ed elegante in modo vistoso, a testa alta, l' abitoa grandi pois bianchi che ad ogni movimento le ondeggia intorno al senogonfio e forte, Valeria, vestita di rosa antico, la camicetta tutta unosbuffo e Anna, nel suo abbigliamento da donna troppo disponibile.Tre donne non piu' giovani ma ancora belle. Tre donne che han conosciutouomini in molti modi , ma ne sono sempre rimaste insoddisfatte. Esognano........Le tre donne han davanti ad un aperitivo e si guardano. Negli occhi diValeria c'e' lo stupore di sentirsi completamente presa dalla sottileseduzione di non dover parlare, perche' gli occhi parlano per lei.Alla sua destra siede Claudia, decisa, splendente e alla sua sinistraAnna, morbida come un letto di sensualita' in cui Valeria vorrebbelasciarsi cadere.Claudia e' molto attratta dalle donne. Anna ispira negli uomini un desiderio di sesso puro e semplice, bestiale e diretto. Valeria non sa nulla di se stessa. A volte pensa di essere una donna all'apparenza difficile e lontanache dentro di se invece muore dalla voglia di essere violentata ognigiorno, senza riguardo per i suoi sentimenti. Non ama gli uomini ma a volte ama diventare schiava del loro sesso. Da parecchio sono sedute al tavolino. Claudia le invita ad andare dalei, nel suo appartamento. Quando vi entrano, lo trovano profumato di incensi ancora accesi.L'unica fonte di luce e' una piccola lampada dalla luce liquida e rossastra.La stanza ha un aspetto irreale e caldo, come in un sogno, e le tredonne, belle in un modo diverso, vi esalano un'aura talmente sensualeche qualunque uomo ne sarebbe soggiogato.Valeria sente che e' in un sogno. Ha paura di muoversi. Le sembra tuttocosi' fragile, impalpabile. I suoi occhi brillano febbrili nella semioscurita'. Il suo cuore battegia' molto forte. Guarda le due donne e le sembra che emanino unfascino misterioso, che le da' il senso dell'ignoto......Si siedono tutte e tre su un grande divano, morbido e cedevole. Valeriaguarda il vuoto e non parla. Non sa che dire. Non sa che fare. Non vuol capire. Non vuole essereresponsabile di niente.La prima a muoversi e' Claudia che fa scivolare la mano ingioiellatasotto la gonna di Anna e rimane senza fiato per la sorpresa di toccarela pelle dove si era aspettata di trovare biancheria di seta.Allora Anna si gira verso Valeria, le sue mani forti le circondano ilcollo delicato, le tiene la testa tra le mani come una coppa e bevedalla sua bocca lunghe sorsate con la lingua ondulata.Claudia ha come un moto di gelosia, adesso ogni carezza che fa ad Anna,Anna la trasmette a Valeria.Dopo che Claudia ha baciato la bocca generosa di Anna, lei ha preso lelabbra di Valeria tra le sue.Ora che la mano di Claudia scivola piu' in basso sotto il vestito diAnna, Anna sta infilando la sua mano sotto l'ampia gonna di Valeria.Allora Claudia si alza e le solleva decisa il vestito nero e stretto eAnna la lascia fare, docilmente sottomessa. Chiude gli occhi persentire meglio i movimenti su di lei delle mani calde e decise.Valeria, vedendo Anna che si offre, osa toccarle il corpo voluttuoso eseguire ogni contorno delle curve gonfie di carne profumata di sandalo emuschio.Quando tocca i seni di Anna sente che anche il suo seno e' ritto egonfio di desiderio. Quando accarezza il sedere di Anna incontra la manodi Claudia....Poi Claudia incomincia a spogliarsi anche lei e rimane solo con lapiccola guaina rossa, morbida e setosa che le regge le calze. Le suecosce, grandi e bianche brillano, il pube rimane in ombra.Valeria la guarda con uno sguardo indecifrabile, poi si toglie svelta la camicetta e la gonna e resta solo con la biancheria di pizzo biancoche nasconde le pieghe dei suoi segreti sessuali.Sul pavimento c'e' un grande tappeto di pelliccia, le tre donne vi silasciano andare, i tre corpi vicini che iniziano piano piano a muoversiin accordo, l'uno contro l'altro, per sentire seno contro seno, ventrecontro ventre. Le loro labbra cercano altre labbra, una caviglia, un capezzolo einfine l'umido fiore intimo e svergognato. Le loro mani trovano sempreuna carne arrendevole, un'apertura.La pellicia sembra che emani un odore animale, che si mescola agli odoridel sesso.Si baciano sinche' baciarsi diventa una tortura e il corpo si fa inquieto. Valeria sente dentro di se' un desiderio folle. Il cuore le batte comenon mai. Cerca il corpo pieno di Anna ma Claudia e' piu' aggressiva, lafa sdraiare al suo fianco, con una gamba sulla sua spalla e incomincia abaciarla tra le cosce rotonde. Valeria sospira sempre piu' forte, di tanto in tanto balza indietro,lontano dai baci e dai morsi brucianti, da quella lingua dura come unsesso maschile.Mentre si muove cosi', il suo sedere finisce completamente sul volto diAnna , che lo accarezza amandone la forma. Ma ecco che adesso Anna insinua un dito nella stretta apertura. Li' sente ogni contrazione causata dai baci di Claudia, come se toccassele pareti umide contro cui Claudia muove la lingua E allora Valeria, ritraendosi dalla lingua che la fruga, si muove controil dito che le da' piacere, sospira sempre piu' forte e a tratti, comeuna selvaggia che viene violentata, scopre i denti e cerca di mordere lasua persecutrice.Ma quando sta per venire e non riesce piu' a difendersi dal piacere,Claudia smette di baciarla, lasciandola a meta' strada sull'orlo di unasensazione struggente, quasi impazzita.Ormai incontrollabilmente dominata da quel folle desiderio di venire,Valeria si volta supplichevole verso Anna , che si getta sul suo corpo, le apre con violenza le gambe , le sale sopra , incolla il sesso alsuo e incomincia a muoversi con disperazione.Poi sentendo l'orgasmo arrivare, si interrompe, per prolungare ilpiacere e apre la bocca sui seni di ValeriaValeria e' fuori di se', non e' avvezza ad un sesso cosi' assoluto,muto, indistinto, e' in preda ad una frenesia animale e cieca, sente unamano sotto di se' e vuole gettarsi su di lei perche' la faccia venire,ma la mano viene e si ritrae, continua a spostarsi verso il suo sesso ead allontanarsene.Intanto le unghie appuntite di Claudia affondano nelle sue spalle, trail seno e l'ascella, facendole male, un dolore delizioso, la tigre cheprende la sua preda , lacerandola.....Il corpo di Valeria brucia talmente che un solo tocco sulla vaginascatenerebbe l'esplosione. Ma le altre due non vogliono, vogliono farlamorire di piacere.Valeria e' circondata, abbracciata, coperta, leccata, baciata, morsa,spinta di nuovo sul tappeto, tormentata con un milione di mani e di lingue.Valeria e' senza fiato, implora di essere soddisfatta, spalanca legambe, cerca di darsi pace da sola strusciandosi contro i corpi dellealtre due, ma queste non glielo permettono.L'esplorano selvaggiamente con le lingue e con le dita, davanti e didietro, interrompendosi a volte per baciarsi in modo assai lascivo. In un attimo in cui, dimentiche di lei, stanno concentrando tutte leloro sensazioni nella lingua, leccandosi a vicenda, Valeria , che non cela fa' piu', impaziente, follemente eccitata, incomincia ad accarezzarsida sola, ma le due donne non glielo permettono, le girano le bracciadietro la schiena, la costringono a mettersi bocconi.Poi mentre Anna le prende tra le labbra affamate e rosse un piede einizia a leccarlo e a morderlo con pazienza tra le dita e sotto ilmorbido cuscino della pianta, Claudia le sussurra nell'orecchio paroleoscene e svergognate che accompagna con sberle secche e forti sul sederegrande e bianco.Valeria urla per il doloroso piacere che prova ovunque, ha le lacrimeagli occhi, le manca il respiro.Claudia, sempre tenendola stretta, smette di batterla e insinua sottodi lei una mano ebbra a frugare il suo sesso, penetrandone ogniorifizio piu' intimo e nascosto......finche' Valeria non lancia ungrido, le dita di Claudia finalmente han trovato il suo ritmo e Valeriale si aggrappa, desiderando che il piacere represso finalmente esploda Infine con un sospiro forte e profondo Valeria viene, affogando nel suostesso umido e intimo miele, stordita dalla violenza del suo orgasmo. Claudia le cade affianco, il sesso vicino alla sua bocca e leiteneramente riconoscente le offre la sua lingua, leccandola conimpegno finche' non la sente contrarsi gemendo. Allora, mentre Claudiaviene, Valeria morde la sua carne tenera, ma Claudia, nel parossismofinale del piacere, non sente nemmeno piu' i denti affondati nellavulva........--.poi , a poco a poco, il piacere delle tre donne, che ha riempito dise' la stanza come un profumo pesante, si affievolisce, si allontana, siestingue.........

Il servizio

Aveva la pelle ricamata di pizzo, che si insinuava fra le curve dei glutei, o che inclinava pericolosamente fra i seni sodi, altissimi; piccoli ventaglietti ricamati che in trasparenza mostravano vigorosi peli bruni, contenuti fra il tulle e la pelle, stretti. E la pelle aveva bagliori di ebano, lucida e morbida, mentre sotto le sopracciglia balenavano due occhi assassini, nerissimi. Veniva dall'Eritrea, era una principessa, e stava lì a fare quel servizio per la ditta di lingerie per cui lavoravo, come fotografo. Raramente aveva visto una donna tanto bella, perfetta, direi.E così fiera, con gli occhi che lanciavano raggi infuocati in ogni direzione, belli e profondi come le gole pietrose della terra da cui proveniva, ed altrettanto impervi. Sistemai i paraventi dietro alla sedia dove avrebbe posato, mentre lei disponeva gli accessori occorrenti, flutes di cristallo, boa, scarpe vertiginose e argentate, riviste patinate e poi smalti colorati, e perle - una confusione di oggetti variegati - l'armamentario occorrente per le foto di moda, da gustare poi con gli occhi dentro riviste patinate e costose. Il primo dei piccoli oggetti che avrebbe indossato, per tutto il pomeriggio, davanti ai miei doppi occhi, era bordeaux di tulle, con i ventaglietti color crema: che sulla sua pelle levigata e scura facevano un effetto luminoso, e che insieme alle labbra di lucido rossetto in tinta iniziavano a farmi sentire una certa tensione nelle parti basse del mio corpo. Ma cercavo di compormi e di essere attento alle tecniche ed alle luci, con lei che si muoveva sinuosa ed aromatica, a contrastare i miei moti di volontà.Con le gambe lievemente divaricate - erano foto per riviste di classe- straiata sulla sedia come se aspettasse un languido abbraccio, gli occhi persi nell'immagine - forse - di qualcuno che invidiai profondamente, iniziai a scattare, con il suo corpo docile che si muoveva lievemente, un braccio spostato, lo sguardo più basso o francamente provocante, tutto il repertorio delle sue competenze di modella, con quasi nulla addosso, o peggio che nulla...Già sentivo che arrivava il premere di un'erezione stretta dentro il tessuto ruvido dei jeans, non troppo attillati, per fortuna: e che lei iniziava a percepirne la realtà. Piccoli sguardi, una mano più allungata verso il basso, scatti in quegli sguardi selvaggi: l'annusare di una femmina verso il profumo del maschio in calore. Non era una situazione imbarazzante, anzi: quello studio piccolo e caldo avvolgeva il lavoro, e la fantasia crescente, di un tepore che stava aumentando, di sottintesi sempre più evidenti, pur nelle poche parole che ci si scambiava. Tutta una melodia che si dipanava della pelle e dai sessi, esaltata dalle posture e dagli oggetti. Adesso era in cima a due sandali d'oro, altissimi, con laccetti che salivano dulle gambe; e indossava una culotte nera e oro, alta sui glutei sodissimi, che sembava stampata su di lei, e nel chinarsi lasciava intravedere uno spacco perfetto, dove mi sarei abbandonato senza indugi, subito...e lei lo sapeva e rallentava. Le sfiorai una spalla, per sistemare meglio la sua posa, ed al contatto con la sua pelle calda e liscia dei brividi mi percorsero la schiena, mentre l'eccitazione raggiungeva un livello quasi doloroso; lei si voltò, vicinissima alla mia bocca e la socchiuse, mentre mi allontanavo ancora. Avrei voluto che quella deliziosa sensazione di tormento non finisse, ed ancora avevamo delle ore di lavoro davanti.Facemmo una pausa, e lei si mise la piccola vestaglia che usavano le modelle fra un cambio e l'altro, corta, colorata, di cotone leggero, che su di lei cadeva come un abito di Valentino. Ci bevemmo una birra, e lei si fumò una sigaretta: guardandomi sempre fisso negli occhi, senza lasciare il contatto che - senza una sola parola - si era stabilito fra noi. Sapevo dove saremmo andati a finire, e lo desideravo, dal primo momento, ma non sapevo come. Amzeera, questo il suo nome - dalla pronuncia molto sensuale - sciolse lei il nodo: ad un certo punto si levò con fare naturalissimo la vestaglietta e mi si avvicinò nuda, aderendo al mio corpo stretta, e lasciandosi andare al mio abbraccio; eravamo soli nello studio, e quel senso di intimità si dilatò fino a comprendere il me e la lei della fantasia che aumentava, le sue labbra, la sua pelle fantastica, i nostri sessi turgidi, i pensieri su di noi affastellati come pieghe nell'inguine scuro.Improvvisamente si sciolse dall'abbraccio ed andò a prendere un pugno di lingerie: scelse una coulotte verde salvia di raso e mi chiese di indossarla, mi slacciò i calzoni, e malgrado le mie flebili proteste, dopo avermi levato i calzini, mi infilò su per le cosce quel nulla di raso, che solleticava la mia pelle e faceva ancora più intenso il mio desiderio, adesso svelato e presente. La coulotte premeva il mio membro eretto contro il mio ventre, e lei si appoggiava sopra, a gambe lievemente aperte, per meglio avvertirne la durezza e la forma, mentre le sue mani mi stringevano il culo coperto di seta, e si insinuavano nel solco, umido: la stavo adorando, e mi sorprendeva, e tutto in me era rivolto al suo corpo e al mio; non è che fossi molto padrone di me, e per fortuna. E lei giocava sempre più audacemente con le sue mani e la lingua, adesso sul mio busto, , che percorreva con perizia, fermendosi a fulminarmi di sguardi con le labbra socchiuse; poi si allontanò, e si lasciò guardare tutta mentre si chinava a cercare qualcosa, facendomi vedere i suoi orifizi lucidi e rosei, mentre io fremevo dentro quelle mutande eleganti e strette. Indossò con calma una sottoveste nera, una damasco di ricami e tessiture che circondavano i suoi seni e li alzavano,la sistemò con cura, e con quella sollevata mi fece mettere seduto sulla poltrona, mi denudò il membro e lo accarezzo guardandolo con desiderio, poi lo fece sparire dentro di sè, con un gesto che aveva dell'eroico. In quell'attimo si fuse il sole nella mia testa ed un solo grande sentore di umori e di pulsazioni mi appartenava, mi possedeva, mentre mi infilavo, - furente - in lei, e la penetravo intensamente, ansimando sempre più a fondo. La sua bocca mordicchiava le mie labbra, le succhiava, i suoi capezzoli in trasparenza - grossi, neri, piccole montagne di fuoco, danzavano sul mio petto, lo sfioravano, aderivano, e la sua natura calda s'inondava sulla mia asta, che premeva in lei, un delirio di piacere estremo, fino a che non potei più trattenere l'orgasmo, che lei accolse ospitandomi ancora più profondamente nel suo ventre. Piccoli baci adesso circuivano le mie labbra, colpetti di lingua che si abbassavano sul petto e poi andavano a gustare il viscore chiaro del mio seme, che leccò con avidità, sporcandosi fra i seni... mentre io rallentavo il respiro e mi riprendevo dal terremoto che mi aveva scosso. E poi continuammo, fra foto e dita che si infilavano - con reciproco gusto - in ogni posto possibile, fra slip indossati e spostati, fra sottovesti alzate sui glutei, fra lingue sempre più ingorde di verificare ogni sapore, fra luci abbassate e boa arrotolati alle caviglie, con il mio sesso che più volte la prese e si fece prendere, a produrre il più strepitoso servizio di moda che sarebbe comparso su Vogue nei mesi a venire.

COLPI DI SOLE


ORE11:31


Vanni e Doriano attraversarono il reparto alimentari dell'autogrill"La Tappa Del Viandante": prosciutti, formaggi e barattoli di sottolioingombravano il passaggio. I due ragazzi si arrestarono un momento,cercando con lo sguardo il settore edicola. Non lo avevano ancoraindividuato."Gisella ha espresso qualche preferenza?""Ho provato a domandarle qualcosa, ma non è stata capace dirispondermi. Ha borbottato soltanto qualcosa del tipo `voi maschisiete sempre i soliti, pensate solo a quella cosa lì'. Ma lei è unadonna: non riesce a capire certe cose."Doriano accondiscese con un movimento del capo, poi aggiunse: "Ma nonaveva detto che voleva dare uno sguardo anche lei? Sembrava quasiinteressata..."Vanni guardò l'amico come se fosse la cosa più scontata del mondo."Certo, vuoi non la conosca? E' o non è la mia ragazza? Alla finevorrà sfogliarlo anche lei, ci puoi scommettere..."I due scivolarono oltre il reparto di cosmetici e si destreggiaronoattraverso un labirinto d'utensili da officina meccanica. Senzafermarsi un istante, procedettero oltre, concentratissimi.Le riviste erano al termine del serpentone, l'ultimo reparto primadella cassa.Vanni e Doriano andarono dritti verso quelle per adulti, che sitrovavano sul ripiano più in alto.Le riviste, belle ed impacchettate nel loro cellophane, costavanotutte dai quindici euro in su.Vanni e Doriano adocchiarono l'unica che costava nove euro e novanta.Sulla copertina c'era una sfilza di nomi (Tera Patrick, JeanniePepper, Silvia Saint, Helga Sven, Tracy Lords), una tipa in mezzobustocon le tette al vento, e una scritta sotto che recitava: "Speciale -cinque foto-racconti completi con le pornostar più belle e glistalloni più dotati!"La tipa sulla copertina non era male.I due non ci pensarono un attimo: Vanni afferrò il pornazzo, Dorianol'ultimo numero di Dylan Dog e si fiondarono a pagare.Il cassiere, un ragazzo col naso pronunciato, esaminò i due articolima non fece una piega, battendo con velocità i prezzi. I due giovanipagarono e filarono via speditamente, infilando tutto nello zaino aspalla.Ore 12:02Pianamarina distava appena quaranta chilometri, ma ci avrebbero messoun secolo, a giudicare dalla coda di automobili in cui erano piombati.La fila era inchiodata già da un po', in mezzo al nulla."Qui non ci muoviamo" sbuffò Gisella, affacciandosi al finestrino."Ed io sto squagliandomi dal caldo.""Dove siamo?" chiese Vanni, con voce impastata.Doriano si guardò attorno. Era un tratto assolutamente anonimo dicampagna: cespugli rinsecchiti dal sole, muri a secco, qualchealberello contorto. E per sottofondo il frinire incessante dellecicale, come se migliaia di insetti si fossero dati appuntamento nellasterpaglia attorno alla provinciale."Non ci muoveremo più" sentenziò pessimisticamente Gisella. Inlontananza, dietro una macchia verde, c'era il mare, una strisciaazzurra velata dal muro opaco di calore che saliva dalla terra. "E quadentro si soffoca. Che dite, scendiamo in spiaggia qui?"Vanni balzò entusiasta, mentre Doriano la fissò sorpreso. "E se lacoda riparte? Che faccio? Lascio l'auto in mezzo alla strada?"Vanni si guardò attorno: "ce la fai a parcheggiarla lì?" propose,indicando una piazzola di sosta pochi metri più avanti.Doriano non se lo fece ripetere. Operò uno slalom tra le auto ferme,superandole sulla destra ed entrò nella piazzola.Non aveva ancora fermato l'automobile di fianco alla staccionata, cheVanni già era smontato, sfilandosi la maglietta e gettandola sulsedile, scrutando la spiaggia oltre la radura in cerca del posto doveci si sarebbe potuti sistemare.Con flemma Doriano scese a sua volta. Sul sedile posteriore ancheGisella si accingeva a scendere.Gli occhi ansiosi di Vanni, come quelli di un tiratore scelto,percorrevano la distesa di sabbia da una parte all'altra per poifissarsi in un punto preciso."Ecco, ci mettiamo lì!" esclamò, indicando uno spicchio di spiaggialibera, sufficientemente lontana dagli ombrelloni del lido eabbastanza isolata anche dagli altri gruppi di bagnanti. "L'ultimo chearriva è una schiappa!""Vanni..." lo chiamò Doriano, asciugandosi il sudore sulla fronte, manon riuscì a finire la frase perché l'amico stava già scavalcando lastaccionata e correndo nella campagna arida, senza voltarsi a guardarené l'amico, né la fidanzata. Tutta la sua attenzione sembravaconcentrata sul pezzo di spiaggia che aveva adocchiato e che volevaoccupare quanto prima possibile.Doriano si voltò verso Gisella, la quale con calma esasperanteprendeva lo zaino con i teli da mare, controllando che non mancassenulla. La ragazza era piegata a novanta gradi sul sedile dell'auto ela sua tuta Adidas, paurosamente aderente, rivelava un perfettofondoschiena a mandolino, rotondo e pienotto, con il perizoma che sidisegnava alla perfezione e che scompariva tra le natiche brasilianedella ragazza.Doriano si spogliò: si sfilò la maglietta, gettandola in auto accantoa quella di Vanni, svelando un petto villoso come non ci siaspetterebbe da un ventenne. Prese la voluminosa borsa scura eoltrepassò la staccionata, con la panciotta prominente cheballonzolava.Fece qualche metro quando sentì la ragazza urlare qualcosa."Ragazzi, mi aspettate?" strepitò Gisella, ma Vanni si limitò asventolare un braccio, mentre Doriano le fece segno di raggiungerlo,proseguendo sicuro verso lo spicchio di spiaggia scelta.Gisella, guardando in direzione di Vanni e Doriano e riparandosi conla mano gli occhi dal sole, si incamminò verso di loro, prendendosicomunque tutto il tempo del mondo.Ore 12:57"...vore, me la prendi?" chiese Gisella a Vanni.Il giovane distolse un attimo lo sguardo dal Dylan Dog e fissò laragazza con aria inquisitoria."La crema abbronzante, tigrotto. Nella borsa." incalzò Gisella."Devo prenderti la crema abbronzante?" insisté stralunato Vanni, chenon aveva capito quasi nulla della domanda, fissando la sua ragazzache toglieva una piega dal telo da mare sul quale era distesa."Certo, Vanni. Scendi dalle nuvole?"La giovane era sdraiata a pancia in giù.Accanto a Gisella, immobile come una lucertola, Doriano scrutava laspiaggia, per la verità semideserta a quell'ora del giorno. Tuttistavano ritirandosi per pranzare e faceva davvero troppo caldo: nonsoffiava un filo di vento e il mare era una tavola piatta."Uffà, Vanni, ma quando parlo non mi ascolti mai?" brontolò Gisella,mentre il fidanzato faceva per passarle il tubetto. Gisella si rigirò,mettendosi supina."Tigrotto, mi spalmi la crema?" chiese candidamente.Il ragazzo sembrò pensarci un po' su, ponderando bene la risposta. Poirichiuse il fumetto che stava leggendo, senza dimenticare di piegarel'angolo della pagina alla quale era arrivato, e, quasi stufato, siaccostò alla sua fidanzata. Quindi si riempì il palmo della mano dicrema rosea e iniziò ad ungerla all'inverosimile: le braccia, lespalle, il collo.Un'operazione lenta e scrupolosa che lo impegnò per diversi minuti."Anche più giù" ordinò la ragazza.Vanni gliela spruzzò sulle cosce, massaggiandole bene, poi salì su,fino a sfiorare lo slip.Gisella sorrise maliziosa e divaricò le gambe con un movimento alrallentatore, inarcando lievemente il bacino e fermandosi in unaposizione quasi indecente."Spalma ovunque" bisbigliò.Il tessuto colorato e leggero del perizoma era gonfio come di unarruffio di lana nera."Tigrotto, che ne dici di andare a fare una passeggiata sullaspiaggia?" domandò ammiccante la ragazza, sentendosi addosso losguardo infuocato del fidanzato."Ma... fa un caldo che non si riesce a sopportare..." risposetitubante Vanni, in un moto quasi di meraviglia."Certo, ma... che so... potremmo andare a rinfrescarci a mare...."incalzò lei."Non so, in realtà non mi va molto...""Doriano, a te va?"Vanni sparò un'occhiataccia all'amico."Ehm-- veramente neanche a me va tanto--" farfugliò malamente Doriano inpreda all'esitazione.Gisella si strinse nelle spalle. "Mamma mia, che mortorio. Se venivo amare con mia nonna, è capace che mi divertivo di più. Io ho voglia dirinfrescarmi un po'. Significa che andrò da sola..." concluse lagiovane senza perdersi d'animo. Si alzò con calma, aggiustandosi ilfilo interdentale che la segava tra le chiappe, e si allontanò,procedendo a stento sulla sabbia rovente. Senza aspettare che laragazza si fosse allontanata abbastanza, Doriano iniziò a rovistarenello zaino alla ricerca della rivista acquistata all'autogrill.Ore 13:24"Ti piacerebbe, eh?" Vanni interpellò sfottente Doriano."Mi piacerebbe si! Eccome se mi piacerebbe! Con quel viso da troiona equelle tette da sballo!"Doriano e Vanni stavano sfogliando la rivista porno, immersi in unservizio fotografico nel quale una procace donzella dai trattiasiatici trastullava un nero provvisto di attributi fuori norma."Cacchio, che femmina! Dovrebbero essere tutte così!" sbottò Vanni,che non si perdeva nemmeno un particolare di quelle foto ad altadefinizione.I due ragazzi erano stesi sui teli da mare, a pancia sotto, esfogliavano la rivista con occhi dilatati e mani sudate."Una così me la farei in tutte le posizioni!" continuò Doriano,eccitatissimo, che si asciugava ripetutamente il sudore dalla fronte,"e poi guarda questo negrone: ce l'ha talmente lungo che non riescenemmeno ad infilarglielo tutto. Resta fuori per metà!""Stai calmo, non emozionarti troppo!" lo prese in giro Vanni.Doriano non lo ascoltò proprio e continuò: "Chissà come si è divertitoa farsela!""Chissà come ha goduto mentre glielo infilava dentro, quel negrone. Sela sarà scopata per almeno un'ora. Questa troia lo avrà preso talmentetanto che neanche ce l'immaginiamo!" Vanni si spostò, sdraiandosi sudi un lato: la punta dell'uccello gli spuntava dal misero slip Armani.Doriano la notò prontamente: "Attento che ti esce fuori--" gli fecesegno."Hai ragione! Il fatto è che ce l'ho troppo duro e mi fa quasi male,così compresso nello slip" si lamentò l'amico. Quindi tirò giùl'elastico e liberò l'asta di carne. "Guarda qua! Dovrei misurarmeloin questo momento. Scommetto che stabilirei il mio record personale inlunghezza!" proseguì, librandoselo all'aria aperta per mostrarlocompletamente all'amico in tutta la sua rigidità.Doriano lo ispezionò divertito: "bel randello" si lasciò scappare. Poiscrutò tutt'attorno. "Ma forse dovresti coprirti. Potrebbe vedertiqualcuno--""Chi vuoi che mi veda? Guardati attorno. La spiaggia è deserta e ilposto che ci siamo scelti è isolato. Volendo, potrei tirarmi una segasenza che nessuno mi veda--" e cominciò a massaggiarselo lievemente conla punta delle dita."Già" accondiscese convinto Doriano, senza proferire altra parola.Qualche secondo di riflessione e l'attenzione tornò sulla rivista:"Vediamo cosa viene ora" propose Vanni, voltando pagina."Guarda qui: questa mulatta se la fa con due uomini!"Doriano strabuzzò gli occhi, divorando letteralmente le immagini diquel trio in azione."Questo sì che è un vero puttanone navigato!" esclamò Vanni, che nonpareva intenzionato a coprirsi."Eggià! Non gliene basta uno, ne vuole due tutti assieme" fece ecoDoriano, con un occhio sul giornale e un altro sull'uccellodell'amico. La mano scese sul proprio boxer, a frizionarsi il gonfioreormai più che evidente."Sì, guarda qui: uno in bocca e l'altro nella figa!" La mano di Vanniviaggiava su e giù lungo l'asta."E' vero. Se la stanno proprio spassando, quei due, a farsela insieme"asserì Doriano, manipolandosi all'altezza della patta. La sua bananadi carne, bella grossa, si disegnava nettamente attraverso la stoffadel boxer."Già, e quello che la cavalca da dietro la tira per i capelli, mancofossero le briglie..."Doriano infilò una mano nel costume ad impugnarsi l'uccello. L'orlodei boxer si era spostato di quel tanto che Vanni riusciva adintravedere la cappella, ampia e lucida, che gli spuntava tra le dita."Già, e proprio vero, gode come una maiala a prenderne due!"Vanni minacciò di esplodere. Se continuava a smanazzarsi in quel modo,se ne sarebbe venuto in pochi secondi. "Dorià, sto resistendo astento. Guarda qua che roba!" La mano cessò di andare giusto in tempo."Ti immagini a farci una puttana come questa tutti e due assieme?"Vanni calò il colpo di grazia.Doriano non riuscì a resistere e partì anche lui con la mano. Da sottoal costume, però. Anche se quando andava giù col pugno, la cappellabalzava fuori in tutto il suo splendore."Ti immagini a toccare quelle tette da puttana... a farcelo succhiareun po' per uno... a scoparcela a turno... uno nella figa e l'altro inbocca..."Incitava più per convincere l'amico a scoprirsi del tutto, che peraltro."E viceversa...""Un po' per uno..."Doriano accelerò: "chissà quanti è capace di reggerne, di seguito, dimaschi infoiati come noi!""Maschi a vagonate: secondo me, potrebbe farsi un pullman intero, acominciare dall'autista!"Vanni rallentò fino a fermarsi."Mamma mia. Stavo per venire. Non posso stare con questa mazza tostaancora per molto...""E allora finisci" suggerì spontaneo Doriano, "l'hai detto tu: qui nonti vede nessuno! Ti copro io, se viene qualcuno. E poi magari me lotiro anch'io un bel segone! E' venuta una voglia pure a me...""Aspetta!" Sibilò, sistemandosi a stento l'erezione all'interno delloslip. Il ragazzo scrutava verso il mare. "Sta tornando Gisella!"In lontananza la ragazza stava dirigendosi verso di loro, saltellandoper la sabbia ardente."Nascondi la rivista." bisbigliò Vanni.Doriano obbedì, infilandola di tutta fretta nello zaino e tentando diaggiustarsi il boxer in modo che la protuberanza si vedesse il menopossibile. "Maledizione. Non poteva starsene in acqua altri cinqueminuti?", mormorò tra sé e sé.Ore 13:29"Com'è andata, la nuotata?" chiese Vanni, facendo l'indifferente, conun tono che si capiva lontano un miglio che era artificioso.Gisella rispose con uno slancio euforico, felice della domanda: "Nonsai cosa ti sei perso! Sono arrivata fino agli scogli e poi sonotornata indietro! Si stava proprio una meraviglia! Perché non andiamoa farci una nuotata tutti assieme, più tardi?" proseguì rivolgendosianche a Doriano."Certo. Si può fare. Com'era l'acqua?" chiese Doriano, anch'eglidistrattamente, giusto per intervenire."Spettacolare. Limpidissima. Uno specchio tiepido e verde."Gisella si accosciò accanto al fidanzato, schizzando ovunque l'acquasalata, e gli occhi le caddero inevitabilmente sull'arco turgido chepremeva da sotto lo slip."Hey, tigrotto, ma guardati! Ti sta letteralmente esplodendo dalcostume! Mai vista una tale... ehm... come dire... esuberanza!" Laragazza si girò verso Doriano, con sguardo serio e fare intimidatorio."Confessate! Cosa avete fatto durante la mia assenza?" domandò. "Micaavrete sbirciato quella zozzeria comprata all'Autogrill, per caso?"Doriano sembrò spiazzato, il boxer teso che lo tradiva.La ragazza, non riuscendo a reggere la parte del severo inquisitore,scoppiò a ridere."Be', giusto un'occhiatina, così, tanto per gradire--" si intromiseVanni, per nulla imbarazzato."Si, giusto un'occhiatina--" gli fece eco Doriano, stringendosi laprotuberanza che appariva davvero rigida."Lo sapevo che non potevo lasciarvi soli. Siete stati tutto il tempoad ammirare quelle porcherie. Mi gioco quello che volete--""Perché, conosci un modo migliore di passare piacevolmente il tempo?"ribatté sfottente Vanni, cingendole la vita con un braccio. "Giusto,Doriano?"L'amico non sapeva cosa rispondere. "Giusto" si limitò a ripetere,timidamente.Gisella frustò l'aria con i capelli bagnati, schizzando ancoratutt'attorno. "Contenti voi. A me vengono in mente tanti altri modiper passare piacevolmente del tempo, caro il mio tigrotto."Prese una spazzola dalla sacca e iniziò a pettinarsi i capelli, conlenta e laboriosa operazione. "Ma una cosa è certa: una premurosafidanzatina quale io sono non può mica lasciare il suo tigrotto inquelle condizioni... giusto?", asserì, sbattendo gli occhioni dacerbiatta, rivolta a Doriano.L'amico rimase imbambolato, mentre Vanni sorrideva di soddisfazione."E come pensi di potermi aiutare, amoruccio mio?""Be', potrei darti una... mano..." il pugno chiuso della ragazzainiziò un eloquente movimento in su e in giù attorno al manico dellaspazzola, accompagnato dalla linguetta passata sulle labbra in unasimpatica caricatura di bomba sexy "se solo riuscissimo a trovare unposto un po' isolato...""Secondo me qui va benissimo" propose Vanni, completamente su di giri,"e Doriano può farci tranquillamente da palo..."La proposta non scandalizzò nessuno."Ma può passare qualcuno...""Forse, ma Doriano ci avvertirà in tempo..."Gisella non sembrò sorpresa di quella risposta: ci pensò su,mordicchiandosi il labbro con aria interrogatoria. Fissò prima Vannipoi Doriano. Quindi gli si aprì un incontenibile ed accondiscendentesorriso, biascicando un "maialoni che non siete altro...".Ore 13:47"Sei sicuro che non passa nessuno?" chiese Gisella a Doriano, perl'ennesima volta.La ragazza scrutava l'orizzonte come la sentinella di un carcere,passando in rassegna da un capo all'altro la spiaggia deserta,riparandosi gli occhi dal sole con una mano."Non c'è nessuno per miglia" esagerò l'amico, che era giusto un paiodi metri più in là, anch'egli in posizione da vigilante."Dai, sarà questione di un attimo, considerando lo stato in cuisono..."Vanni era impaziente, evidentemente.Gisella sembrò persuasa. Dopotutto era solo la quarta volta che ponevala stessa domanda. Ora, forse, sembrava che fosse giunto il momento."Ok, tiralo fuori" sussurrò all'orecchio del fidanzato, tantosoavemente che a stento si riuscirono a percepire le parole. E poi,rivolto all'amico: "E tu, avvisami appena vedi arrivare qualcuno..."Doriano si limitò ad annuire col capo, mentre Vanni si abbassava ilcostume.La verga vibrò all'aria in tutta la sua tensione.Gisella rise. "Ma guardati: ce l'hai durissimo!" esclamò evidentementeingolosita. Quindi avvicinò la bocca a quella del fidanzato,cingendogli la nuca con le dita. I due iniziarono a baciarsi conimpeto, avidamente, le lingue in bocca che si attorcigliavano l'unaall'altra.La ragazza mugolò di piacere, estasiata da quel bacio così profondo,mente le sue dita scesero ad avvolgere la verga del fidanzato.Vanni gemette, a quel contatto."Wow, tigrotto, è proprio di marmo..." belò Gisella, con occhiamorevoli e bocca insalivata.La mano incominciò una lenta frizione, in su e in giù.Doriano cercò di non guardare, fissando l'orizzonte come una cane daguardia.Le persone più vicine era un'allegra famigliola all'altro capo dellaspiaggia, soldatini in lontananza arroccati sotto un ombrelloneportatile per ripararsi dal sole cocente. Il mare era piatto come unatavola e a largo una barca a vela si spostava pigramente."Mmmhhh... che dolce manina di fata..." si compiacque Vanni, godendosiil massaggio."Oohhh, tigrotto, è un vero piacere toccare il tuo bel bastone duro...ma potresti darti da fare un po' anche tu, tesorucciomiobello..."replicò a tono la fidanzata, ormai anch'ella su di giri.Era avvinghiata al fidanzato, immersa in un infinito bacio di lingue,sempre più spinto e osceno, mentre la mano di Vanni, che prima lecingeva docilmente la vita, adesso si spingeva sotto il costume,iniziando ad agitarsi dolcemente.Doriano cercò di distrarsi. Guardò ancora l'allegra famigliola inlontananza, guardò ancora la pigra barca a vela. Questa volta guardòanche il cielo terso ed il sole che continuava a picchiare.Ma era difficile pensare ad altro.Volse lo sguardo di nuovo verso i suoi amici che si slinguazzavano conabbondanza di saliva. Ispezionò la mano premurosa di Gisella chesaliva e scendeva ritmicamente, avvolta amorevolmente attorno alrandello del fidanzato. Indagò la mano di Vanni, immersa negli slip,tra le cosce ormai spalancate oscenamente dalla fidanzata, il perizomafuori posto, le dita nervose che si destreggiavano in una foresta diriccioli neri.Doriano si infilò una mano nei boxer e iniziò a toccarsi condiscrezione."Si, tigrotto, continua così... non ti fermare... sfregami lì dovesai..."Il medio e l'anulare, lucidi di umori, insistevano in quel bocciolo dicarne rosea tra i peli inzuppati."Ancora, accelera un po'... veloce, muovi veloce... oh... siiiiiiiii,eccolooo... sta arrivandoooo! Non-ti-fermare-non-ti-fermare-non-ti-fermare-non-ti-fermareeeeee, muovilo, muovi tigrotto, muovi-muovi-muoviiiiiii... arrivoooooooo" urlò Gisella, colta dagli spasimi,mentre Doriano si gorgogliava in mano nel costume.Ore 19:21"Niente. Non ha avuto il coraggio di tirarlo fuori. Non c'è statoniente da fare.""E' molto timido. Te l'avevo detto."Vanni e Gisella stavano bisbigliando. Doriano li aveva appenascaricati sotto casa di Gisella e Vanni stava andando a recuperare loscooter incatenato ad un lampione."Dopo lo show che abbiamo dato, chiunque non si sarebbe fatto scrupolia tirarlo fuori... e magari anche ad avvicinarsi per provare aricavarne qualcosa...""Lo so, ma Doriano è fatto così. Si vergogna, probabilmente. Mentresfogliavamo la rivista, un po' si è lasciato andare: gli ho intravistola cappella tra le dita. Era grossa come un enorme fungo di carne. ""Ma comunque non l'ha tirato fuori del tutto. Giusto? Io non sonoriuscito a vederglielo..."Gisella era un po' delusa."Forse se avesse indossato uno slip al posto del boxer... avremmopotuto vedere qualcosa in più...""Dovremmo metterlo maggiormente a suo agio... farlo sciogliere unpo'...""Oppure inventarci qualcosa di più provocante...""In un modo che gli deve venir duro e non può nascondersi..."Vanni sembrava concentrato."Stavo pensando alle docce... dopo una partita a tennis..."Gisella lo ascoltava con interesse."Certo, può essere un'idea. Tipo al circolo. L'ultimo orario primadella chiusura... ci facciamo lasciare le chiavi dal custode...""Amore, tu potresti raggiungerci nelle docce, dopo la partita, echiuderti dentro con noi...""Potremmo iniziare a fare l'amore sotto lo scroscio dell'acqua...""E magari coinvolgerlo in qualche modo...""Come potrebbe rifiutare? Tigrotto, ma ce l'ha così grosso come me lohai descritto?""Di più, amore, di più!"

lunedì 4 maggio 2009

LA VICINA VOGLIOSA - MIA MADRE CHE DONNA ECCITANTE


Era appena spuntato il sole a Milano e, fortunatamente potevo dormire un po’ di più dato che mia madre doveva andare al lavoro.Erano da poco passate le 8.30 di mattina quando sento squillare il telefono. Mi precipito al telefono e scopro che era la mia vicina di casa che mi voleva vedere dato che non ci eravamo visti per tutte le vacanze. Mi ripresi un pò dallo shock del brusco risveglio e gli diedi appuntamento 10 minuti dopo. Mi accesi una sigaretta per svegliarmi bene e, per completare l’opera, decisi di farmi un bel caffè. Suonò il campanello. Il tempo era passato velocemente e, non curante del mio abbigliamento mattutino, aprii la porta. Era lei. La mia amica e vicina di casa: Chiara. La feci entrare in casa e gli dissi di chiudere la porta. Chiuse la porta con catenelle e il blocco di ferro dicendomi che non si era mai sicuri. La feci accomodare in salotto e, chiedendo venia, mi diressi velocemente in bagno dato che non avevo ancora svolto le funzioni del mattino abituali. Non chiusi a chiave la porta ma la accostai dolcemente. Stavo quasi per finire quando con la coda dell’occhio vedo Chiara che mi spia dallo spiraglio lasciato dalla porta. Decido di non fare niente e continuo. La vedo sempre più divertita e questo mi eccita molto. La conferma non tarda a venire dato che il mio pene mi stava scoppiando letteralmente tra le mani. Mi ricomposi tirandomi su i boxer e i pantaloni e contemporaneamente mi girai per lavarmi le mani. Diedi un’altra occhiata veloce alla porta ma vidi con mio stupore che Chiara era tornata in salotto temendo di essere scoperta. Tornai in salotto e decisi di togliermi i boxer facendo vedere con evidenza la mia eccitazione e il mio membro. Chiara stava facendo finta di leggere una rivista e non fece caso all’eccitazione che mi aveva procurato la sua curiosità nel bagno. Sapevo bene che lei non era ancora stata sverginata o almeno era stata penetrata da un ragazzo più grande di lei. Dico penetrata perchè Marco non l’aveva sverginata completamente. Sapevo anche che da un po di tempo mi veniva dietro ma, essendo molto timida, non l’aveva mai fatto trasparire. Era davvero assorta in una lettura di un articolo presente sulla rivista. Ora osservavo il suo corpo quasi perfetto e soprattutto i suoi seni sodi e ben fatti che venivano rinchiusi da un top aderente e stretto per la sua quarta. I capezzoli erano duri come il marmo e venivano evidenziati dal top stretto. Smise subito di leggere appena tossii per farmi notare. Rincominciammo il discorso appena interrotto e dopo una mezzoretta si scusò con me e si alzò dirigendosi verso il bagno. Stavo notando il suo bel sedere sculettare con maliziosità ma senza dare troppo nell’occhio. Decisi di seguirla e di farle provare la stessa eccitazione provata da me. Non chiuse la porta. Si abbassò i pantaloncini e subito dopo un paio di slip azzurri di pizzo a quanto potevo vedere. Capii di essere stato visto da lei notando il rossore sul suo viso. Dopo pochi minuti eravamo di nuovo in salotto e gli raccontai di averla vista spiarmi. Diventò subito rossa e non parlò più per un attimo. Subito dopo mi diressi in camera senza dirle niente e lei si avvicinò a me sussurrandomi nell’orecchio di volermi mentre io stavo per togliermi i pantaloni del pigiama. La sua voce dava forti segni di eccitamento. Bloccò le mie mani e si diede da fare per togliermi i pantaloni. Vide così che non portavo più i boxer portati in precedenza. Mi sbattè sul mio letto e piano piano si denudò anche lei. Aveva un fare sensuale il suo spogliarello. Entrai sotto le coperte e dopo poco tempo anche Chiara era lì con me. Non era più la solita ragazza che conoscevo. La passione era così forte che aveva dimenticato tutte le paure e le vergogne che provava prima. Disse che aveva parlato con un sua amica di sesso e gli aveva detto delle cose abbastanza interessanti. Voleva metterle tutte in atto usandomi come cavia. Prese dello spago dall’armadio degli attrezzi e cominciò a legarmi al letto sia le mani che i piedi. La lasciavo fare dato che non avevo mai fatto sesso in questo modo. Dopo avermi accuratamente legato iniziò a strusciarsi sul mio corpo e in particolar modo vicino al mio membro che voleva solo lei. Voleva mettere in pratica la posizione 69 dato che la eccitava molto. Una volta girata e dopo aver raggiunto il mio pene in completa erezione con la bocca mi ordinò di farla godere. Anche lei aveva intenzione di farmi godere dato che mi ordinò esplicitamente di fare come voleva lei visto che io ero legato al letto. Iniziai a leccargli delicatamente le grandi labbra completamente rasate dai peli e così eccitanti, poi passai al clitoride e dimenai affondando sempre più la mia lingua. Era oramai completamente bagnata e piena dei suoi umori. Dopo pochi minuti smisi di leccarla e lei per farmi ricominciare mi strinse violentemente il mio pene. Ricominciai chiedendole scusa in modo sottomesso ma lei non ci fece caso e cominciò a strofinare il suo petto contro il mio pene facendolo sempre più eccitare. Stringeva forte il suo seno contro il mio pene che quasi si sentiva soffocato da quella stretta micidiale. Smise di scatto e mi rodinò di umidirle con la saliva il suo indice e il suo medio. dopo averli ben umiditi se li portò verso l’ano e lo bagnò. Dopo pochi secondi il mio membro era affondato dentro le sue natiche sode e rotonde. Era una forsennata nei movimenti e io avevo quasi raggiunto l’orgasmo. Credo se ne sia accorta guardando i violenti scossoni che ora mi agitavano. Smise nel bel mezzo dell’apice prima che io venissi. Si girò verso di me e mi disse che anche lei voleva godere come mai aveva fatto. Si girò alzandosi e io non capii cosa voleva fare. Aprì il mobiletto davanti al letto e curiosò tra le mie cose e trovò i preservativi. Si era ricordata dove tenevo i preservativi da quando gli avevo confidato dell’ultima volta con Maria. Aprì un preservativo e me lo mise. Ero sempre io che me lo mettevo e questo mi fece eccitare ancora di più. Mi disse ironicamente di non muovermi perchè doveva telefonare. Andò a prendere il cordless in salotto e fece una telefonata breve. Appena ritornò in camera gli chiesi a chi aveva telefonato e lei mi rispose che doveva sentire la mamma per delle cose che doveva comprare. Subito dopo suonò il campanello. Oddio. Chi poteva essere. Mi agitai molto ma Chiara mi disse di non preoccuparsi perchè se ne sarebbe liberata in un paio di minuti. Prese un accappatoio dal bagno e lo indossò andando ad aprire. Non sentii chi era alla porta e sinceramente poco me ne fregava dato che non potevo fare niente in quelle condizioni. Sentii dei passi e vidi con mio stupore la sua amica che abitava quà vicino. Era imbarazzata di vedermi in quelle condizioni ma si calmò subito quando Chiara incominciò a spogliarla velocemente. Anche Marta era una bella ragazza. Aveva due bei seni prosperosi e un corpo che nulla invidiava alle modelle. Guardai giù e vidi che anche Marta si era depilata nella zona pubica come la sua amica. Lasciando ogni imbarazzo si misero a palparsi dappertutto e con sensualità. Marta diede una rapida occhiata al mio fallo, si staccò da Chiara e si posò delicatamente sopra di me. In un paio di secondi il mio membro era entrato nella passera di Marta. Fece un po di fatica dato che Marta era ancora vergine. Aveva già avuto dei ragazzi ma si era limitata a baciarli. Mi eccitai ancora di più sapendo che avrei fatto entrare Marta nel regno degli sverginati. Mi muovevo quello che potevo con il bacino per farla godere ancora di più. Dopo varie penetrazioni più o meno potenti il preservativo era pieno e il mio pene era voglioso ancora di penetrarle. Si alzò solo quando sentì il mio pene rimpicciolirsi tra la potente stretta di Marta. Facile a dirsi ma difficile a farsi dato che la potente stretta di Marta impressa al mio fallo lo faceva eccitare ancora di più. Dopo una decina di minuti si staccò da me e tutte e due mi slegarono velocemente. Chiara mi sfilava contemporaneamente il preservativo e se lo portava vicino alla bocca. Marta vedendo la scena decise di strapparglielo di mano. Ora c’era una vera e propria lotta per bere il mio succo. Decisi di lasciarle fare per un po’ ma dato che la situazione non volgeva al termine decisi di dare il preservativi a Marta e di farmi fare una pompa da Chiara. La decisione fu accolta da tutte e due con entusiasmo. Chiara era diventata oramai esperta in pompe e, grazie alle sua grandi labbra godetti a più non posso riempiendo la sua bocca in pochi minuti. Stavo quasi per rivestirmi quando vidi che le due si stavano masturbando a vicenda. Vedendo Marta a 90 gli infilai con velocità e non poca fatica il mio palo nel culo. Godeva molto la povera amica timida. Era stata troppo bella quella mattina e stava volgendo per il meglio guardando Chiara che gli leccava avidamente la passera scoperta e i seni di Marta che velocemente si muovevano. Decisi che erano troppo belli per non toccarli dato che per ora non l’avevo ancora fatto. Mentre spingevo a fatica nel suo ano gli stringevo forte i suoi grandi seni facendoli arrossare in poco tempo. Era arrivata l’ora del pranzo e velocemente ci rivestimmo. Andai in bagno, luogo oramai benedetto per aver scatenato tutto, e tornai in poco tempo. Le due amiche si erano già rivestite e uscendo mi consegnarono le loro cose intime dicendomi che no era finita quì…
MIA MADRE CHE DONNA ECCITANTE
“Tesoro, non ti ho mai visto con un affare così!!!” E’ iniziata così, con questa frase la mia prima esperienza sessuale. Frequentavo ancora le scuole superiori e, come tutti i giovani di quell’età, la tempesta ormonale attraverso la quale stavo passando mi stava facendo letteralmente ‘vedere nudo’ dappertutto. Frequentavo assiduamente una compagnia di amici, molto legati fra di loro, ma la presenza di ragazze era piuttosto rara. Nessuno di noi aveva tendenze omosessuali ma, quando passavamo il pomeriggio o la serata insieme, quelli che erano più in confidenza tra loro, spesso si masturbavano in compagnia mentre guardavano un film pornografico preso a noleggio. Era un po’ di tempo che, vuoi per motivi di studio che per mancanza di tempo e di privacy in casa, non mi ero dedicato alla mia attività di segaiolo e quel giorno, sapendo che di lì a poco sarei dovuto uscire con gli amici, decisi di farmi un bel bagno. Era estate, ero solo in casa, mia madre era al lavoro, mio padre era all’estero – sempre per lavoro come spesso accadeva – e mia sorella era in campeggio con gli scout. Avevo tutto il tempo e ci tenevo ad impegnarlo bene. Stavo riempiendo la vasca con acqua caldissima e mi stavo spogliando nudo, guardandomi allo specchio per godere la vista del mio corpo nudo e lievemente eccitato. Si può dire senza falsa modestia che ero un bel ragazzo, ben piantato e muscoloso, e il mio membro, in quel momento lievemente ingrossato per l’eccitazione ed orizzontale, era di dimensioni ragguardevoli. Non era di dimensioni esagerate ma ne andavo comunque fiero perché, rispetto a quello dei miei amici, era il più grosso. Ero ormai nudo e mi stavo per girare per entrare in vasca quando si è aperta improvvisamente la porta del bagno. Probabilmente a causa del rumore provocato dall’acqua non mi ero accorto che mia madre era appena tornata in casa e mi cercava. Sono rimasto di stucco, un pò per la sorpresa e un pò per una sorta di vergogna perché, anche se avevamo molta confidenza e spesso entrava in bagno quando mi stavo lavando o facevo la doccia, in quel momento avevo il cazzo quasi duro e completamente esposto alla sua vista. Ecco il perché di quella frase: “Tesoro, non ti ho mai visto con un affare così!!!” Io ero imbarazzato ma mi seccava coprirmi, anche perché non ci sarei riuscito sicuramente con buoni risultati, ma si vedeva che lei si divertiva e approfittava di questo mio imbarazzo. Mi guardava in continuazione e senza vergogna il cazzo semi eretto e questo non aveva fatto altro che far crescere la mia eccitazione. Era ormai completamente eretto e la cappella turgida sporgeva, fiera, fuori dalla pelle del prepuzio. Dopo qualche secondo lei mi s’è avvicinata e, guardandomi negli occhi, mi ha afferrato il tronco del pene con una mano dicendomi: “Sei fortunato che sei mio figlio perché altrimenti non so che pasticcio avrei combinato! Hai un pene bellissimo e grosso e sarà fortunata la donna che ne potrà godere. Sai, tuo padre è sempre via e io mi definisco una donna ancora vogliosa.” Io ero completamente sbigottito! Non avrei mai pensato che mia madre si potesse prendere una tale confidenza con me ma al contempo ne ero lusingato, oltre che tremendamente eccitato. Tutto s’è svolto nell’arco di qualche secondo, era solo da qualche attimo che mia madre teneva il mio pene stretto nella mano ma la mia eccitazione era insopportabile; lo sentivo fremere con forza sinchè, al primo inavvertito movimento della sua mano non ho potuto trattenere un grosso sospiro e ho cominciato a venire. Abbiamo chinato ambedue la testa ed abbiamo guardato affascinati lo sperma che usciva lento dalla cappella e le colava lungo la mano chiusa a pugno. Era un quantità enorme, visto il lungo tempo che non mi masturbavo, e mi vergognavo tremendamente di essere venuto così in mano a mia madre. Quando ho aperto gli occhi e l’ho guardata mi sono reso conto che lei non era per nulla seccata ma continuava a fissarlo e mentre con la mano faceva un delicato “su e giù” per spremere fuori tutto il succo. Mi chiedeva scusa per avermi fatto eccitare in quella maniera e mi diceva che non pensava che mi sarebbe bastato uno sguardo o una lieve carezza per schizzare fuori tutto il piacere. Mentre il mio pene stava diventando piccolo nella sua mano, lei ridendo mi ha detto di non preoccuparmi o vergognarmi, questo sarebbe stato il nostro piccolo segreto e lei non era per niente dispiaciuta che fosse accaduto. Con noncuranza è andata a prendersi un pò di carta igienica e s’è pulita la mano mentre io entravo in vasca per fare il bagno. Dopo quel giorno ho visto mia madre con occhi completamente diversi. Si pensa ai propri genitori come due individui completamente asessuati ma mia madre non era per nulla così. Avevo visto negli occhi la sua grande eccitazione quando guardava lo sperma che usciva dal mio membro così ho deciso di non farmi più alcun problema con lei e cercavo tutte le maniere per farmi vedere nudo, senza farle capire che lo facevo apposta.

IO/LAURA..MIO FRATELLO, CUGINO - ESIBIZIONISMO MATRIMONIALE - CHI L'AVREBBE MAI DETTO

Ciao,Mi chiamo Carla ho 20 anni e abito in Basilicata , sono chiaramente bsx e pur uscendo regolarmente con un ragazzo da 2 anni, frequento spesso la mia migliore amica e amante Laura.Lo scorso agosto come sempre e' venuto mio cugino di Torino ,Mauro, lui e' un bel ragazzo moro di 26 anni che riempie i miei sogni erotici da anni ormai.mauro e giuseppe(mio fratello) sono molto legati e passano molto tempo a giocare insieme alla play o ad uscire .Un sabato andai in mansarda a guardare la tv ma la mia stanchezza ebbe il sopravvento, quindi mi addormentai di sasso ...dopo circa un'oretta uno stridulo rumore di sedia strisciata sul pavimento mi sveglio' .Non ero molto lucida ma sentii degli strani rumori al piano inferiore,cosi' mossa dalla mia curiosita' senza fine scesi a passi felpati le scale e mi diressi dalle parti della camera di mio fratello...la porta era semiaperta e probabilmente non si aspettavano che ero in casa...perche' ai miei okki si presento' questo spettacolo: mio cugino era nudo seduto sulla sedia e mio fratello stava facendo cio' che ho sognato di fare da anni .....un maxipompino a mio cugino....le gambe mi cedettero e l'addome mi si induri' ...mentre l'inconfondibile sensazione umida in mezzo alle mie gambe mi fece capire che l'eccitazione mi stava colpendo.Feci attenzione a non farmi vedere ,ma li osservai per diversi minuti, sognando ad okki aperti di esser li' in mezzo con laura. Mauro venne in bocca a giuseppe e li fu troppo per i miei ormoni...tornai in mansarda mi chiusi a chiave e presi la prima cosa utile per masturbarmi, uno shampo a forma di cono che tenevo nel bagnetto della mansarda. Mi spogliai e mi misi l'indice sulla bocca della mia vagina....ma subito mi resi conto che non avevo bisogno di preliminari ...qualsiasi cosa mi sarebbe entrata in quel lago di umori.Presi lo shampo e lo infilai dentro pensando a mio cugino...d'istino reclinai la testa all'indietro e con un gemito tirai fuori la lingua dalla mia bocca immaginando di leccare La figa di Laura. Ci volle poco affinche' il mio respiro si blocco' per qualche istante per poi lasciarsi ad un lungo e profondo orgasmo.Il giorno dopo raccontai la storia a Laura, cosi' presa dalla stessa eccitazione mia , organizzammo una trappola ai 2 maskietti....per qualche giorno li spiammo per beccarli in fragrante ma non ci riuscimmo ,cosi' un giorno facemmo finta di uscire di casa lasciandoli soli...chiudemmo la porta a chiave ma realmente restammo in casa...aspettammo un'ora circa fino a che sentimmo i tanto sospirati mugulii di piacere venire da sopra....salimmo le scale e ci accostammo alla porta aperta ...i 2 maialini erano impegnati in un fantastico 69 cosi' decidemmo di entrare in camera....urlarono dallo spavento cosi' con tono autoritario dissi:"ora se non vuolete che parliamo dovete fare cio' che vogliamo noi:"mi e' sempre piaciuto comandare ..soprattutto gli uomini e ora avevo il Potere.gli ordinai che dovevano sentire me e Laura..senza far nulla...e ovvviamente bendati...ci spogliammo e iniziammo a far l'amore mugulando violentemente...i loro cazzi erano duri come pezzi di marmo e il grosso uccello di Mauro mi stava per sfinire dalla voglia di lui...allora decidemmo di agire....io mi buttai su mio cugino...e laura su mio fratello....finalmente il mio sogno si realizzo' la mia bocca era piena di lui....sentii solo un forte urlo e il suo seme mi riempi' la bocca...ingoiai tutto , non volevo lasciarlo cosi' presto...lo sentii ankora duro in bocca....e non mi accorsi neanche che mio fratello mi inizio' a penetrare da dietro..mentre Laura limonava con Mauro sopra di me....successe di tutto...Laura era eccitatissima..mi sposto' e inizio' a cavalcare il cazzo ormai pulitissimo dalla mia lingua ....gli umori gli scendevano sull'asta che la penetrava....e venne piu' volte.Mi tolsi mio fratello da dietro e gli ordinai di venire in bocca di Mauro.....mi eccitava quella scena...gli avvicino' la cappella alla bocca..ma mauro rifiuto' cosi' intervenni con un secco: comando io, apri la bocca...ubbidi' a malincuore ...e dopo qualche istante giuseppe venne----mi colpi' quasi l'orgasmo...ma lo trattenni per venire come sognavo io....mi sedetti sul cazzo di Mauro...e iniziai a limonare con lui al gusto di sperma.......URLAI E VENNI.

ESIBIZIONISMO MATRIMONIALE

Io mi definisco un esibizionista e con mia gradita sorpresa riuscii ad coinvolgere lory in questa mia mania, notando ben presto che anche a lei questi giochi col tempo incominciarono a piacergli. Lory non è quella che si definisce una figona da fare girare la testa ma ciò nonostante è una ragazza che non passa inosservata, è alta 1,68 capelli castani occhi castani un po a mandorla viso gradevole una terza piena di seno con forma a punta molto alto e sodo gambe non eccessivamente slanciate ma dalle forme gradevoli, sode e arrotondate d’avvero molto belle, adesso vi racconto quello che abbiamo combinato in quel periodo.Un sabato sera come tutti i sabati decidemmo di uscire un po presto come tutte le volte che avevamo intenzione di fare qualcosa di eccitante. Quello che ha noi piace fare e provocare gli uomini, amici, o estranei fino a fargli venire un erezione completa e farli bramare dalla voglia di scoparsi la mia ragazza senza poterlo fare molte volte perché spesso il luogo dove avvengono queste situazioni non lo permettono come ad es “ristoranti, pub, cinema, ecc…”Una sera decidemmo di andare in un locale vicini alla nostra città dove viviamo un locale molto carino e soprattutto tranquillo non molto affollato e frequentata da gente per bene e tranquilla. Lori quella sera era vestita con un completo grigio a maglia lungo fino alle caviglie tutto abbottonato d’avanti sapete di quelli che sta a te decidere quanti bottoni sbottonare e quanto fare vedere, questo tipo di abbigliamento io lo adoro .Naturalmente quella sera il vestito era molto sbottonato quanto bastava a coprire gli slip , sotto portava gli autoreggenti molto velati un paio di slip neri di pizzo classico un reggiseno a balconcino di quelle che tengono le tette cosi strette da scoppiare, anche con il vestito un po aperto in modo da intravedere qualcosa nella scollatura non troppo vistosa all’inizio devo dire.Subito venne un cameriere sui 20 anni carino un po impacciato e molto timido si vedeva subito sul viso la classica vittima come la chiamiamo noi che fa al caso nostro, ci fece accomodare poi lory si tolse il soprabito e inizio la nostra strategia di provocazione.Dopo un po il cameriere torno al nostro tavolo per le ordinazioni già lory aveva sbottonato quel bottone in più da permettere di intravedere il reggiseno cosi quel ragazzo incominciò a scrivere la mia ordinazione quando fu il turno di lory lo fece avvicinare verso il menù per chiedere delle informazioni su una pietanza appena il ragazzo si abbassò verso lory per leggere nel menù non po tè non vedere il bel panorama che quella porca della mia ragazza aveva preparato per lui cosi notai subito che i suoi occhi sprofondarono nella scollatura, d’improvviso arrossì di vergogna poteva vedere bene le forme delle tette di lory tranne i capezzoli cosi mi accorsi che lui dava una occhiata alle sue tette e una a me per vedere se io mi ero accorto di quello che stava accadendo quando in questo imbarazzo lui capii che io non mi ero accorto in realtà facevo finta si rianimò lory ordino la sua pietanza lo guardò con il suo sguardo da porca e gli disse che per il secondo avremmo ordinato dopo.Tutto questo ci aveva fatto eccitare molto e io non vedevo l’ora di scoparmela. Dopo il primo mettemo in atto la seconda fase del nostro gioco chiamammo il cameriere per il secondo e facemmo una delle scene più classiche della storia dell’erotismo la classica posata che cade attera.Cosi chiamammo quel ragazzo per ordinare ma prima lory aveva fatto cadere la posata vicino il suo piede quando fu da noi lory disse subito al ragazzo se poteva cambiarle la posata che era caduta atterra e con il piede la spostò leggermente per indicargli dove si trovava la posata il ragazzo arrossi di nuovo e quasi di istinto si piegò per raccoglierla ma tardo a risalire perché quella troia di lory aveva messo l’atro piede sopra la posata quindi il ragazzo non poteva raccoglierla allora alzo la testa guardò lory e gli chiese “signora dovrebbe spostare il piede lory lo guardò e gli rispose si certo solo che non si limitò ad alzare il piede ma quando il ragazzo piegò di nuovo il capo lei che aveva le gambe accavallate li mise in posizione eretta divaricandole abbastanza da fargli vedere oltre gli autoreggenti anche gli slip , al quel punto l’eccitazione fu tale che quel povero ragazzo stava per svenire e dai pantaloni si vedeva un grande bozzo, si rialzo prese l’ordinazione e andò via.Quando finimmo lory andò in bagno si tolse gli slip li mise nella sua borsetta chiamammo di niovo il ragazzo per il conto, quando si presento con lo scontrino io misi i soldi nel piatto ci alzammo lory fece cenno a quel ragazzo di avvicinarsi e di aprire bene la mano lui cosi fece e lei presi gli slip in un attimo dalla borsa e li poggiò nella mano del ragazzo che impallidito mi guardò vide che io non dissi nulla e mise subito gli slip in tasca lory lo guardò e gli disse guando li annuserai e sentirai il mio odore cosi ti masturberai pensando a me a quello che hai visto ma non hai potuto avere.Quel ragazzo stava per impazzire cosi anche io andammo via e giunto in auto ci metto in autostrada dove lei non fece altro che succhiamelo ingoiando poi tutto avidamente.Mi ritengo un uomo fortunato ad avere una ragazza cosi porca che asseconda tutti i miei desideri che sono anche i suoi in seguito vi racconteremo altre cose che abbiamo fatto anche con amici.
CHI L'AVREBBE MAI DETTO
Era un caldo pomeriggio di inizio estate e Sergio era a casa solo con la sua matrigna. I genitori si erano separati molti anni prima ed i rapporti fra i suoi erano rimasti ottimi. Il padre si era risposato ma anche questo non aveva creato grossi problemi se non fosse stato per i rapporti non proprio idilliaci tra lui e Mara, la matrigna appunto. Tuttavia il passare degli anni sembrava portare dei miglioramenti tra loro e quanto stava per succedere in quel pomeriggio di mezza estate avrebbe definitivamente cambiato le cose…Sergio era disteso sul letto a leggere un buon libro godendo della frescura che proveniva dalla finestra spalancata; mentre era assorto nella lettura sentì Mara che apriva il rubinetto della doccia. Ora per un ragazzo single di 20 anni l’idea di trovarsi solo in casa con una donna, non bellissima ma ancora molto sexy e con una fama niente male, era sicuramente molto eccitante e sentì un brivido lungo la schiena; poi però si rese conto di quanto assurdo fosse il suo pensiero e sprofondò nuovamente nella lettura. Si era giusto da poco appisolato quando venne svegliato dall’apertura della porta del bagno; Sergio non ci fece più di tanto caso e si girò dall’altra parte con il fermo intento di riprendere il pisolino interrotto poco prima. Dopo qualche istante, però, Mara entrò nella sua stanza vestita del solo accappatoio, sorpreso da questa intrusione Sergio chiese:· Che succede? Serve qualcosa o hai dimenticato come tuo solito qualcosa? -Per tutta risposta Mara si sfilò l’accappatoio e iniziò a baciare il ragazzo sul collo mormorando:· Era tanto che volevo farlo… Ora rilassati e lasciami fare! -Lentamente Mara sfilò la maglietta di Sergio e iniziò a baciargli il torace e con la lingua iniziò a dare delle lunghe leccata ai capezzoli alternandole anche a piccoli morsi anche decisi. Iniziò a scendere e sfilò i boxer di Sergio: il suo pene, le cui dimensioni erano decisamente notevoli, sia in larghezza che in lunghezza, era durissimo e teso nell’aria. Con la delicatezza dell’esperienza Mara cominciò prima a massaggiare il pene e poi i testicoli, dopo qualche minuto di questa estenuante “tortura” finalmente la donna abbassò la bocca sul sesso e delicatamente iniziò a farlo scivolare nella bocca. Fece fatica a prenderlo tutto e quando arrivò in fondo il cazzo le sbatté contro la gola procurandole un lieve conato che però controllò abilmente. Rimase ferma per abituarsi alle dimensioni del giovane e quindi iniziò lentamente a succhiarlo; ai movimenti col capo accompagnava dei sapienti movimenti con la lingua che fecero trasalire Sergio. Mara era eccezionale e continuò a leccare il grosso pene senza sosta finché il ragazzo venne esplodendo il suo sperma nella bocca della donna. Sergio rimase per un attimo immobile sul letto, inebetito! Gli sembrava tutto così incredibile e meraviglioso che quasi non riusciva a crederci: ma non era finita… Mara non era affatto soddisfatta ed iniziò a fare dei massaggi ai testicoli del giovane riaccendendo subito l’eccitazione di Sergio: quando il pene fu nuovamente duro la donna si mise a cavalcioni del giovane dopo essersi aperta le labbra della vagina con due dita vi fece scivolare dentro il pene in un sol colpo. Lo sentì sbattere contro il collo dell’utero e sentiva le labbra della vagina stirate dal grosso sesso: emise un sospiro che era un misto di godimento e sofferenza per la lieve fitta di dolore: ben presto il suo sesso si adattò alle dimensioni di Sergio e iniziò a godere come una forsennata. Iniziò un movimento lento, ampio, e continuo con il bacino. Rapidamente Mara venne ed ebbe un orgasmo violento che la fece urlare a pieni polmoni il suo piacere e poi cadde sfinita sul torace di Sergio, che non essendo venuto la seconda volta era quasi “deluso”!!! Dopo qualche istante Mara si alzò senza dir nulla e se ne andò in bagno, cosa che fece anche Sergio che approfittò per darsi una rinfrescata. Tornò, quindi, in camera sua frastornato e decise di attendere gli eventi.Dopo circa 5 minuti Mara tornò con un cofanetto in mano e disse a Sergio:· Il nostro pomeriggio è ancora lungo…! Ora, però, dobbiamo uscire a fare spesa se no stasera… la vedo dura cenare! Prima di uscire però voglio mettermi alcune cose e lo voglio fare davanti a te! -Detto questo tirò fuori dalla scatola una coppia di spilline a forma di fiore: sganciò la sicura della prima e chiudendo gli occhi e serrando i denti si infilò l’ago della spilla nel capezzolo destro. Il dolore era forte e una lacrima le scese sulla guancia: la fitta la passò da parte a parte, ma resistette e con manto più tremolante si appuntò l’altra spilla al capezzolo sinistro. La nuova fitta quasi la piegò in due ma anche stavolta non cedette. Mentre Mara cercava di riprendersi, Sergio rimase a bocca aperta sconcertato! A questo punto la donna con il viso ancora segnato indossò un reggiseno molto stretto ed aderente: dapprima lo agganciò al di sopra del seno e poi dopo averlo allungato sistemo le coppe sulle mammelle. Lo stretto indumento, quasi di scatto, schiacciò le spille contro i seni martoriando ancora i capezzoli: stavolta Mara urlò.· Cavolo ma che fai, toglile! - disse Sergio con un tono misto tra l’eccitato, lo sconvolto ed il preoccupato.· No disse lei convinta, ancora no! -A questo punto prese un grosso cetriolo che aveva ancora la buccia con qualche spina sulla superficie. Sospirò a lungo e se lo infilò in un colpo nella vagina! Una nuova smorfia segnò il suo viso: stavolta il dolore era misto al piacere. A questo punto si mise le mutandine e si vestì· Andiamo a fare la spesa? - disse Mara· Ssssii…. Ssi…andiamo -Durante la strada e al supermercato Sergio continuava a pensare a quanto fosse successo e a cosa avesse sotto la biancheria Mara in quel momento e si sorprendeva di come riuscisse a muoversi con naturalezza nonostante quelle spille nel seno e quel grosso affare la sotto. Mara dal canto suo faceva il possibile per non dare a vedere le sue sensazioni che erano terribilmente in contrasto tra il piacere del cetriolo e le fitte terribili di quelle spille ad ogni minimo movimento del tronco.Finita la spesa i due tornarono a casa praticamente senza scambiare una parola. Quando entrarono Mara si liberò dei vestiti, della biancheria e di quei terribili oggetti che si era conficcata: quando li sfilò emise un sospiro e si distese sul letto.Dopo 5 minuti circa chiamò Sergio e gli disse:· Mi faresti un massaggio? Ho bisogno di rilassarmi! -Sergio non se lo fece pregare, prese un olio balsamico che trovò in bagno e andò in camera. Mara era distesa sul letto a pancia sotto, la testa piegata verso destra mentre con le mani avvolgeva a coppa i seni e massaggiava i grossi capezzoli dolenti. Sergio si mise a cavalcioni della donna e dopo averle cosparso l’olio sulla schiena iniziò un lento massaggio che Mara dimostrò subito di apprezzare. Seduto sulle cosce della donna, mentre ne massaggiava la schiena abbronzata, ripensò al mancato secondo orgasmo e contemporaneamente iniziò a fissare il sedere della donna che stava proprio sopra di lui e si trovò a fare strani pensieri. Dopo un po’ perse la testa e decise che avrebbe fatto un’azione decisa: o la va o la spacca! Continuò a massaggiare la schiena, guardandosi bene dal scendere troppo per non insospettire la donna; il suo pene intanto era duro e teso come non mai! Improvvisamente si allontanò e prima che Mara potesse reagire si gettò su di lei e la blocco con tutto il peso del corpo mettendo le sue gambe tra quelle di lei.· Ma che fai?!!! disse Mara impaurita, tentando di divincolarsi· Vedo che ti piace soffrire, vero? Ebbene adesso soffrirai per farmi godere! -Dopo aver detto queste parole si sollevò sulle ginocchia immobilizzando la donna con una mano puntata sul collo, con l’altra mano estrasse l’enorme sesso e dopo averlo puntato all’ano della donna ce lo spinse dentro brutalmente in un colpo solo. Mara emise un urlo di dolore terribile, per un attimo Sergio si fermò impaurito ma decise di continuare ed iniziò a muoversi avanti e indietro. Ad ogni spinta Mara urlava disperatamente e chiedeva di smettere me Sergio sembrava sordo e spingeva sempre più forte: dopo circa una decina di minuti finalmente per Mara, Sergio esplose con un’ultima vigorosa spinta che le sembrò averle strappato l’ano con un dolore atroce. Il ragazzo uscì ed andò a lavarsi, Mara non ne aveva la forza: le faceva troppo male.Il ragazzo tornò dopo un po’ e le disse:· Beh non ti alzi? -· Cavolo, secondo te è così facile??? Mi hai spaccato in due: mi brucia mi fa male e come tento di muovermi ho delle fitte che mi arrivano al cervello!! Anzi dai un occhio se ci sono lacerazioni o sangue -· No stai tranquilla è solo molto largo! -· Quello lo sento da me, grazie! Il problema è che non riesco a stringerlo, cacchio! Mamma che male! Quando si sodomizza una donna lo si fa un po’ più delicatamente…! -· Io non l’avevo mai fatto prima e pensavo che ti piacesse così -· Che fosse la prima volta l’ho visto e così è difficile che piaccia a chiunque! Mi sa che ti dovrò insegnare ad inculare come si deve! -· Tu l’avevi già fatto? -· Accidenti, in gioventù l’ho dato via parecchie volte, anche se era tanto che non lo facevo! Ricordo la mia prima volta: è stato strano ma bello! -· E ti ha mai fatto male? -· Questa volta!!!!!!!!!!!! Scherzo altre volte ho avuto qualche problema, ma li ho sempre superati! Solo una volta, quando ero all’università, ho litigato con il ragazzo che avevo allora mentre facevamo l’amore! Io l’ho insultato pesantemente così lui mi ha rovesciata sul letto e mi me l’ha ficcato dentro di botto, senza lubrificazione, preparazione, niente! “Urla adesso” mi diceva, “insultami adesso, avanti grida” mi ripeteva mentre mi sodomizzava e io per non dargli soddisfazione mordevo il cuscino ma non ho fiatato. E più mi ostinavo più forte lui mi sbatteva: non ne potevo più ma non glielo data vinta. Quando è venuto mi sono rivestita e me ne sono andata che non riuscivo a camminare e sono rimasta a casa il giorno dopo: eh avevo proprio il culo in fiamme ma che soddisfazione togliere all’uomo il senso di dominio! -· Accidenti sei tosta però!! -· Beh beccandomi il tuo affare nel culo credo di avertelo dimostrato, ti pare??? Senti ma quanto è dilatato che sento tutto aperto… -Sergio prese due dita e dopo averle inumidite le infilò senza alcun problema e senza che Mara se ne accorgesse· Due dita!!! -· Accidenti! Ben messa sono; va beh prima o poi si passerà! -Da allora appena vi era occasione i due rimasero spesso soli e Mara insegnò a Sergio tutte le arti del sesso.