*****ROXY E' TORNATA!

La mia foto
Con grande eccitazione Roxy vi comunica che riparte l'aggiornamento costante del suo blog.Dopo una lunga pausa vi invita tutti a seguire i suoi post dedicati al mondo del sesso e più intrigante erotismo.Buona Lettura

Adult Ego

domenica 2 agosto 2009

LA NOTTE CHE NON CE LA FECI PIU'


Certo, non ho mai visto mia madre con occhi “normali”; pur nella sua bontà e gentilezza, molte madri non tengono conto dei piccoli ometti che gli girano attorno. Si spogliano spesso davanti a te (non completamente, certo), hanno atteggiamenti disinibiti, e finiscono per fartelo venire duro quando meno te lo aspetti.

D’altra parte sono le prime donne che riesci a vedere nella tua vita. A vedere da vicino.

Mia madre mi ha sempre fatto impazzire.

Una biondina piccola, riccia e bionda, con mani e piedi curatissimi, molto religiosa ed educata, ma con due mammelle da urlo, un culo fantastico e l’aria da santarellina che mi mandava al manicomio.

All’epoca del fatto aveva 45 anni ed io circa diciannove.

Sin da piccolo fantasticavo sulla misura delle sue tette (sicuramente la quinta) sulle cosce affusolate e sul culo tornito.

Mi faceva impazzire.

L’avevo veduta cambiarsi in più di un’occasione, ma sempre di profilo, per pochi secondi. In casa mia non si parlava mai di sesso e mai direttamente coi genitori; però ero ossessionato dai suoi seni prosperosi e dai suoi modi gentili.

Mi masturbavo spesso sognando di toccarla e di possederla sul suo stesso letto. Mi masturbavo furiosamente. Un’altra delle cose che mi arrapava da morire era il fatto che usasse ancora quella biancheria intima anni 70, il reggicalze, le calze color carne, le mutandine di pizzo e quel reggi seno grande, bianco o dai colori modesti. Vedevo questa roba stesa ad asciugare e toccavo ed annusavo le calze smesse. Quanto avrei volute leccarle i piedi, morderle i polpacci, strizzarla forte.

Era piccola, nelle mia mani avrei potuto “girarla” come mi pareva; e poi quei modi smessi, sommessi, gentili. Argh…andavo ai pazzi.

Sapete quando una donna è una bomba arrapante e non lo sa? Ci si comporta con naturalezza, con modestia. Ecco, mia madre era così.

Mai che facesse gesti arrapanti, mai che si mettesse calze e reggicalze davanti a me, mai che usasse vestaglie aperte o trasparenti, mai un accenno al sesso. Niente di niente.

Certo, le tettone le avevo vedute da sotto il costume al mare, in più di un’occasione, l’avevo veduta in reggiseno nero (semi trasparente), e anche scorgerle i piedini perfetti da sotto un accappatoio erano motivo sempre di grandi masturbazioni.

Solo una volta le vidi il seno di sfuggita, era in piedi, vicino alla porta della camera sua, e si stava slacciando il reggiseno. Io stavo passando di corsa e la vidi dallo spacco della porta accostata. Vidi per una frazione di secondo le mammelle chiare, mature, coi capezzoli rosa e larghi, ma con le puntine ben visibili, da mordere e sbaciucchiare. Rimasi fermo e irrigidito.

“Beh?” disse lei coprendosi il seno con la mano e chiudendo la porta.

Che shock! E che tette stupende, meravigliose. Sembravano impastate col burro, morbide e arrapanti. Arrapanti da morire.

Poi più nulla. Mi accontentavo di vederle il gonfiore da sotto una canottiera o una camicetta, al mare o appena potevo. E la seta delle calze sulla pelle. Immaginavo la mia mano scorrere sulle gambe e massaggiarle, toccarle forte…

Certo, avrei voluto riprenderla o fotografarla in bagno, o in camera sua. Ma il piano, seppur studiato, non era fattibile: non eravamo soli in casa e avevo il terrore tremendo di venir scoperto: mi sarei ucciso dalla vergogna.

Spiarla dal buco della serratura come nei film di Pierino neanche da prendere in considerazione. Non si vedeva un tubo.

Non avevo mai sfiorato nulla di lei, dopo il periodo della pubertà, ma il desiderio di scoparla cresceva giorno dopo giorno.

Piccolina. La mia piccolina.

Una notte, doveva essere l’una passata, torno a casa e scopro le luci accese. Eravamo soli.

Vedo i panni in camera sua poggiati sul letto e intuisco che è in bagno.

Sento l’acqua della doccia che scende e la sento muovere.

Ho il respiro pesante.

Quasi mi appoggio sulla porta del bagno. Vorrei smaterializzarmi e comparire oltre di essa. Vorrei entrare li e aiutarla nella doccia, insaponarla, toccarla dappertutto.

Neanche volendo.

In casa mia si chiudono tutti a chiave, nel cesso, anche alle due di notte.

Me ne vado in camera.

Ho il cazzo duro. Non ce la faccio più. Non credo di averlo mai più avuto tosto come quella notte.

Lo tasto e lo tocco da sopra il pigiama, mi fa male. Pulsa. Vibra.

Penso di andarla a spiare appena esce dal bagno. Voglio vederla che si sfila l’accappatoio e si mette la camicia da notte corta, quella celeste un po’ trasparente. Sento che lo devo fare poiché non reggo più la pressione.

Un’altra sega e via, penso mentre mi avvio.

Ma stanotte la voglio VEDERE. La voglio vedere nuda. Le voglio vedere i seni e il culo. E, magari con un po’ di fortuna, la patatina. Come sarà? Di che forma? E bionda come i capelli? Riccioluta? Oddio, più penso queste cose e più ho voglia di scoparmela a sangue.

Attendo in cucina che esca. Sento chiudere l’acqua e fruscio di asciugamani.

Quando la porta si apre ho un sussulto. Sento il profumo del bagnoschiuma e degli aromi da bagno.

Non mi muovo.

La luce in corridoio si spegne e si accende quella in lontananza della sua camera. Una vecchia camera umile, modesta, col lettone vecchi tempi.

Non penso ad altro. Voglio solo vederla senza niente addosso. Aspetto da anni, da quando ero un bambino.

Aspetto due / tre minuti e mi muovo furtivo. Sono scalzo. In pigiama. Mi avvicino al buio.

La camera è socchiusa, come d’abitudine da noi, e io – preso il coraggio a due mani – poggio la mano sulla porta per aprirla appena un po’. So che devo farlo adesso o mai più.

Mia madre è davanti al grande specchio e si asciuga i capelli. Non ha usato il phon per non svegliarmi, sicuramente.

Indossa l’accappatoio blu e davanti è aperto, ma da qui non vedo niente!

Il sangue mi batte sulle tempie, mai provato nulla di simile. Mi appoggio alla porta.

Ne ho voglia. Ho voglia di averla, di scioccarla facendomi veder nudo.

La porta fa rumore.

Lei mi chiama dolcemente per vedere se sono io.

Respiro forte ma non rispondo.

Lei fa spallucce e riprende a spazzolarsi. E’ proprio piccolina. Ha i piedi nudi sul tappeto e posa ora la spazzola.

Sta per andare a letto.

In teoria era giunto al culmine. Tra un po’ si sarebbe tolta tutto per indossare la camicia da notte. Ma io ero partito per la tangente, non ce la facevo più.

Erano anni e anni.

Così entro.

Di colpo, con naturalezza.

Non so da chi presi il coraggio. Ma non potevo più farne a meno.

Lei si stringe l’accappatoio e mi guarda insospettita dallo specchio.

“Sei tu…? Ti ho chiamato prima!”

Le vado alle spalle.

“Che hai? Ti senti male?”

Il tono di voce gentile, il profumo.

La stringo da dietro. Forte.

Lei rimane paralizzata. Apre la bocca e alza la testa. Posso stringerla tutta, mia madre, da così.

Deve aver sentito il cazzo poggiato sulla schiena, non può non aver capito che non è un abbraccio da “figlio.”

“Ah mà…” rantolo.

Lei, al tono concitato e voglioso, spalanca gli occhi e rimane pietrificata.

La palpo dove posso, confusamente, sulla pancia sulle gambe.

“Ma che stai a fare…?” sembra addolorata.

Ma ormai non posso più fermarmi.

Le bacio il collo, le guance, la testa, come se potesse scapparmi da un momento all’altro, le faccio sentire la cappella ingrossata, come a dirle che è mia, che stanotte è solo mia.

E’ ferma immobile, paralizzata.

Finalmente sporgo un po’ la faccia e le bacio la bocca.

Ahhhhhhhhh, da quanto tempo! Da quanto tempo aspettavo! Ha un buon sapore, sa di frutta e di pulito, ha le labbra fresche e ancora umide dalla doccia. Le stringo le braccia sino a farle male.

“Mà…” mugolo ancora. La bacio sulle labbra e gliele mordo forte. Lei non fa nulla, è pietrificata dalla sorpresa e un po’ dallo spavento. Mi tiro fuori il cazzo. Stava per scoppiare. Lei deve vederlo con la coda nell’occhio. Ha ancora la bocca aperta. Galvanizzato dalla sua reazione, io mi sarei aspettato una furente scenata, la faccio sedere sul letto e butto quel che c’è sopra per terra, ho paura che possa scacciarmi da un momento all’altro.

Le infilo le mani sotto l’accappatoio. Quando sento le mammelle mature strizzarsi sotto le mie strette son sicuro di aver toccato il paradiso all’improvviso. Sono toste ma anche morbide, piene, fresche, grandi. Sono tette fantastiche. Impazzisco.

“Ma che vuoi?” geme lei, “ma che fai…!”

Io, intanto, le ho preso una mano e me la sono messa sul cazzo. Ho la cappella turgida. Lei non riesce a riprendersi.

“Ti voglio scopare, mà!”, riesco a dirle, “ti voglio da quando sono ragazzino!”

Sembra stia per scoppiare a piangere.

“Ma come?! Ma non è possibile!”

Io ho ripreso a strizzarle le mammelle, è una sensazione unica, appagante. Le palpo, le soppeso, le strizzo in ogni modo, passo le dita sui capezzoloni.

La bacio sul collo e le abbasso l’accappatoio. Si fa tirare fuori le braccia da li docilmente. Mentre lo faccio le bacio la schiena e gliela massaggio.

E’ bellissima.

Ha le tette completamente scoperte, ed io farfuglio qualcosa senza senso, accarezzandole la nuca come a convincerla.

Torno a toccarle le zinne, gliele premo sino a farle male, la sento gemere di dolore.

Mi abbasso un po’ con la testa e inizio a baciargliele, a succhiargliele, a leccargli i capezzoli e le auree delle stesse con colpetti di lingua. Sto per venire solo a fare quello.

Le comprimo le mammelle lateralmente, con le due mani, così ho i capezzoli vicini e riesco a baciarli, succhiarli e leccarli insieme.

Lei guarda in avanti, balbetta che non riesce a capire, è ancora seduta sull’accappatoio.

Starei tutta la notte a baciargli le zinne e i capezzoli perfetti, ma ho voglia di farle di tutto.

E la sua reazione “composta” mi invita ad andare avanti.

Non so cosa sta pensando di me, in quel momento, del figlio che la sta leccando e baciando, e neanche me ne importa un cazzo.

Ormai è andata. E abbiamo tutta la notte davanti.

Mi metto in ginocchio, le tengo con una mano dietro la nuca e la guido verso il mio cazzo che ha la presborra. E’ come inebetita.

“Succhia!” le dico, “succhialo forte!”

“matto, maniaco!”, protesta lei, ma è nelle mia mani.

Le infilo il glande in bocca e vedere mia madre che spompina con un filo di presborra che le scende dalle labbra è la cosa più estasiante che abbia mai visto in vita mia.

Mi basta il contatto della lingua sul prepuzio, sul buchino per farmi venire abbondantemente. Lei si scosta, si ripara con la mano, ma fiotti di sperma la raggiungono sulla mano, sulle braccia, sulle tette. Volevo venirle in bocca così la riprendo per la testa e glielo infilo di nuovo.

Mi spompina meglio, stavolta, anche se tiene le mani giù. Non mi tocca.

Vengo un altro po’.

Lei è furente. “vattene in camera tua e finiamola qui!” dice lei, ma la cosa mi arrapa di più.

La stendo sul letto e la bacio dappertutto, lei scosta il viso, ma io la bacio in bocca, sulle guance sul collo, le faccio potenti succhiotti, mi fa impazzire. Faccio scorrere le mani su e giù sulle cosce, mentre la bacio, e alle volte le tocco la patata.

Ha grandi labbra, è bollente, è bellissima. Ha una peluria bionda non invadente, all’insù. Noto che ha pochissima cellulite, è ancora una donna bellissima. Vado giù e la tengo ferma per le spalle. Raggiungo la fica e gliela mordo, le succhio il clitoride (tozzo e visibile) le metto la lingua dentro. Tutto questo velocemente, perché non connetto molto bene. Lei mi tira per la testa, ma chi può fermarmi?

Le mordo e le bacio il polpaccio, la coscia. Ogni tanto, con la mano, torno su a palparle una zinna.

Mi accorgo di essere ancora in pigiama. Quasi me lo strappo via. Questo la preoccupa ulteriormente, preoccupa mia madre. Ora sa che andrò sino in fondo.

Che voglio possederla.

Salgo infatti sul letto e tento di metterla lateralmente, la voglio scopare di lato, sul suo bel lettone morbido. Fa poca resistenza. Non si è mai ripresa del tutto dalle mie avance. E’ docile.

Una volta stesa su un fianco, noto le tettone adagiarsi morbide di lato, ed io inizio a massaggiargli il solco della fica con le mani, come a prepararla. Il cazzo mi butta ancora. Lei dice di no. Io le allargo la fica con le dita. Le sono dietro.

Le alzo una gamba e ho tutto il solco per me. La penetro.

Lei manda un gridolino, io sono in estasi. La scopo così, con una mano che le tiene la gamba in alto e i reni che pompano possenti. E’ fantastica.

Ha la fica abbastanza stretta e bollente, ed inoltre è bagnata. Non so se perché sotto sotto le piace o per altri insondabili meccanismi fisici.

La scopo forte.

Vedo le tette sobbalzare ad ogni colpo di cazzo.

Mi piace chiamarla mamma mentre la fotto, e allungo una mano per strizzarle le tette. Lei mugola, gliele strizzo forte.

“Piano!” fa lei, “almeno fai piano, porca miseria!”

Dopo un po’ sento la contrazione e so che sto per venire. Se ne accorge anche lei (diamine, non è mica una bambina) e mi spinge con la mano sulla pancia. Resta sdraiata ed io le vengo finalmente sulle tette, sulla faccia. Godo moltissimo e di più godo nel vederla così, quasi umiliata dalla mia sborra. Dalla sborra di suo figlio.

Le rientro quasi subito in fica.

Lei è attonita. Stavolta la prendo alla maniera classica, le tiro su una gamba e le lecco la coscia, il polpaccio. Intanto la stantuffo per bene. Sento la sua carne ammortizzare i miei colpi. Le mammelle sono adagiate e cadono un po’ a destra e a sinistra. Ogni tanto gliele tocco.

Non mi sono ancora abituato all’idea che siano mie, finalmente mie!

Ho gli occhi chiusi. Faccio scorrere la lingua sul tallone, sul piede, la lecco tra le dita profumate dei piedi, le succhio l’alluce e le ultime due dita, vedo a sprazzi che lei si copre per la vergogna, esco da lei per succhiarle meglio le estremità. E’ bona. E’ tutta bona. Le lecco le piante dei piedi, intanto cerco di masturbarla con le dita.

“Che fica…”, mi lascio sfuggire, “che fica che sei…”

Non so se piange o ride.

Mi stendo sul letto e la prendo sui fianchi. La faccio mettere sopra di me. Tutti questi movimenti, la preparazione, mi rendono fuori di testa. E’ morbidissima. Ho intenzione di fare tutto quello che sognavo mentre mi masturbavo. Me la metto sopra, a smorza candela, e la scopo. Posso muovere le mani sui fianchi, sulla schiena, sulle tette. Posso strizzarle mentre la scopo su e giù. La tengo stretta e la scopo forte. Lei ha le mani dietro per reggersi, poggiate sul materasso. La sento gridare e gemere, lamentarsi e insultarmi.

Siccome non voglio rivenire subito, e la posizione è scomoda, le do un altro paio di botte e poi mi sfilo da lei.

Ho ancora un’erezione da paura.

E un’idea, poiché stanotte (l’unica, verosimilmente) la voglio tutta e in tutto. Senza starle troppo lontano afferro le calze che sono rotolate più in la, e le ordino di metterle.

Lei è rossa in volto.

“Eh…?” chiede.

“mettile dai, le calze e il reggicalze che metti mi fanno andar fuori di testa, mi ha sempre arrapato saperti e vederti col reggicalze. Voglio scoparti con quello addosso!” e glielo porgo.

Lei scuote il capo, ancora incredula e attonita, io sono li che le lecco il collo, che finalmente riesco a baciarla con la lingua. Gliela faccio arrivare in gola. Lei fa sempre meno resistenza. Ho l’impressione che ricambi il bacio, ma non so dirlo con precisione.

Comunque, vederla tremolante e sconvolta che si infila le calze arrotolandole dalle punte in su, è ancora oggi un ricordo che mi fa masturbare. Anche perché, mentre lo fa, io posso ancora baciarla, stuzzicarla, morderla, palparla. Le strizzo i capezzoli con le mani, sono duri e arrossati, come la mia cappella.

Lei geme. “Mi fai male!” e alza la voce. Allora io li bacio e li succhio senza strizzarli. Il fatto che non possa protestare perché intenta a mettersi le calze e il reggicalze, mi da l’idea che ormai si sia come due amanti. Voglio vedere bene mentre allaccia le pinze del reggicalze, mi metto in ginocchio, dietro di lei, e le palpo da dietro le grosse mammelle. Lei fa tutto con precisione, poi mi guarda. E’ tutto così meraviglioso. E’ nuda, tra le mie mani, con addosso soltanto calze e reggicalze color carne. Come l’ho sempre immaginata, come l’ho sempre sognata.

Mi siedo accanto a lei e la bacio dolcemente sulle guance, sulla bocca, sulle gote, massaggiandola sulle tette e sulla fica. Il fatto che sia un po’ più dolce la rasserena, la sento meno tesa.

Subito dopo, però, mi scappa “troia…sembri proprio la mia troia!” che la fa reagire, e tenta di darmi uno schiaffo. Ripreso vigore la volto e la metto a pecora, lei mi schiaffeggia le mani.

“Che fai?” grida un po’, “adesso che fai????”

Non glielo dico ma voglio sprofondarglielo nel culo. La tengo stretta sui fianchi e inizio a leccarle il buco del culo, tutto intorno, anche in profondità. Che buono, che meraviglia.

Lei protesta, non vuole, dice che non l’ha mai preso li.

Sentire la dolce mia mamma dire “non l’ho mai preso li” mi arrapa come una bestia.

Salto in ginocchio e glielo pianto nel culo senza troppi complimenti. Ha il buco del culo tenero, non devo spingere troppo per farlo entrare. Lei grida, ma son sicuro che non è indifferente a questa posizione. La tengo un po’ sollevata dal letto perché voglio vederle le tette dondolare sotto le mie inculate, e così faccio. La inculo con energia e vigore, alle volte alterno la stretta classica ai fianchi con tenaci strizzate di tette, e mi piace anche allargarle la fica con le mani mentre la inculo. Poco dopo la rivolto, mi piace poterla strapazzare, ha gli occhi sgranati, la metto pancia in su e glielo rimetto in culo. Sono sudatissimo. Inculandola così posso aprirle la fica e masturbarla. Anche lei ha una mano sopra la mia, il solito tocco gentile di sempre. La sbatto con forza. Dopo un po’ ho voglia di cambiare ancora. Sentirla gemere e lamentare è musica per me. La rimetto di fianco e guido la mia cappella verso il buco del culo, abbastanza aperto. Lei geme, ha appoggiato le mani sul materasso. La sodomizzo di nuovo, gridando dalla goduria, prendendola dal retto così, di lato, posso baciarle il seno e palparle le mammelle. E’ fantastico, delirante.

Le dico che è una “troia, una puttana”, lei geme e grida.

La sua resistenza e il fatto che sono eccitatissimo volgono l’inculata al termine. Dopo un po’ vengo in tutto il mio livore dentro l’ano. Mentre sborro la sento comprimere le chiappe e abbassarsi distrutta sul letto, io le massaggio e le accarezzo la schiena.

Che scopata, che magnifica scopata incestuosa…non avrei mai immaginato di poterla possedere così e per così tanto tempo. Scarico di ogni energia le metto la testa sul seno e restiamo così, in silenzio, resta come ultimo ricordo il respiro pesante della mamma e la sborra che la copre dappertutto.

Da allora il rapporto è rimasto normale, nessun accenno o rivalsa, anche se lei chiude sempre bene la porta di camera sua.

ALLA SCALA-AFRICA


Ebbene si, il grande giorno è arrivato. Per Mascia stasera sarà una serata indimenticabile, la sua prima volta alla Scala di Milano!
Violinista per passione, Mascia ha 35 anni e vive in un appartamentino a Milano.
Per anni ha studiato al conservatorio ed ora ci insegna pure e dopo anni di sacrifici ecco arrivare una grande soddisfazione; suonare il Rigoletto di Verdi.
L’opera inizierà alle 21 e lei dal primo pomeriggio è già a teatro per le prova ufficiali!
Orchestra composta da 30 elementi, tutti professori dei più titolati conservatori nazionali.
E’ molto emozionata e tesa, è normale, ha quel senso di eccitazione mista a paura che la rende un po’ strana.
Le prove vanno bene e tre ore prima del debutto staccano per riposare un po’. Tutti nei camerini, Mascia lo divide con una sua collega, anche lei violinista e durante la pausa si rilassano, chi leggendo un libro chi cercando di appisolarsi un po’ per snervare la tensione.
Mascia è molto agitata e decide per sciogliersi di farsi una bella doccia calda. Nel frattempo era arrivato a teatro anche il protagonista dell’Opera, il tenore Alberto, omone sulla quarantina con una buona esperienza alle spalle.
Era sua consuetudine salutare tutti i suoi compagni di avventura prima di ogni opera, sia gli altri attori che i componenti dell’orchestra per fargli un in bocca al lupo.
E così salutati alcuni colleghi passa nei camerini di quelli che non aveva ancora salutato.
Nel frattempo Mascia era andata a fare la doccia e la sua collega era fuori dalla porta del camerino a fumare nervosamente l’ennesima sigaretta.
Alberto arriva di fronte al camerino di Mascia e con il suo solito fare galante saluta Elena, la collega di Mascia, che continua a fumare nervosamente; scambiate due chiacchere ,Elena fa presente che dentro c’è anche una sua collega, ma un po’ per l’emozione un po’ per dimenticanza, non dice ad Alberto che Mascia è in doccia.
Lui quindi bussa cortesemente per farsi sentire, ma non ricevendo risposta decide comunque di entrare.
Mascia stà per uscire dalla doccia e sentendo comunque la presenza di qualcuno chiede: “Elena, mi passi l’asciugamano per favore?
Alberto sentendo la richiesta non dice nulla e si avvicina alla porta con l’asciugamano.
A quel punto Mascia apre il box doccia e……sorpresa
Rimane un attimo di sasso, poi di gran fretta gli toglie l’asciugamano e si copre immediatamente.
Scusate l’intromissione, sono Alberto il tenore, ero passato solo a fare un in bocca al lupo per stasera, non immaginavo foste in doccia.
Mascia si riprese un attimo e vedendo il fare gentile di Alberto si tranquillizzò e gli perdonò il gesto.
Alberto era anche un bell’uomo e questo lei lo aveva notato, ma non si scompose più di tanto.
Però nella stanza non c’era alta temperatura e sentendo un po’ freddo a Mascia gli si indurirono un po’ i capezzoli.
Lui lo notò subito e il suo sguardo rimase per alcuni secondi fisso sulle grazie di Mascia.
Lei accortasi di quello che stava guardando disse: Fa un po’ freddo qui, è per quello che…….
Lui allora tolse subito lo sguardo e arrosì un po’.
Meglio che mi vesta- disse lei e andò nel bagno a vestirsi.
Lui era sempre lì, imbarazzatissimo, ma allo stesso tempo non aveva nessuna voglia di andarsene.
Lei con malizia lasciò la porta del bagno leggermente aperta e una volta di là si tolse l’asciugamano rimanendo nuda. Alberto vista la porta aperta si mise in una posizione dalla quale poteva vedere tutto e sbirciare quanto più possibile. Lei sapeva di avere i suoi occhi addosso e decise di rimanere lì in bella vista. Prese un barattolo di crema per il corpo ed iniziò a spalmarsela dappertutto con fare sinuoso.
Lui era in visibile erezione vedendo quello che stava succedendo, lei continuava a spalmare la crema ovunque, sui suoi ormai caldi seni, sulle dolci natiche, ovunque…..
Alberto era estremamente eccitato da quello che si stava gustando, il suo membro era durissimo.
Aveva un membra molto grosso era facilmente visibile anche con i pantaloni che aveva indosso.
Mascia a quel punto buttò l’occhio su di lui per vedere cosa stesse facendo e notò immediatamente il livello di eccitazione di Alberto e rimase anche lei alcuni secondi stupita da quel membro così enorme.
Si girò di scatto allora e mise una gamba su di una sedia per potersi spalmare meglio la crema.
Lui sempre lì a guardare, ora la vedeva da dietro, quel culo così ben tornito, due chiappe da favola, era eccitatissimo. Lei continuò a sfiorarsi le gambe, a massaggiarle sensualmente provocando anche su di lei un senso di libidine sapendo in che situazione si stesse trovando.
Alberto non resistì, vedendo quelle scene cosi eccitanti ,si mise una mano sui pantaloni, se li slacciò e tirò fuori il suo enorme uccello cominciando a toccarselo con calma su e giù raggiungendo in pochi istanti la completa erezione.
Lei sentendo rumori si voltò leggermente e con la coda dell’occhio vide quello che Alberto stava facendo!
Rimase scioccata da quel gigante uccello che aveva, si voltò immediatamente, facendo finta di niente. Anche lei era eccitata alla vista di quel sesso e inevitabilmente la sua mano andò giù, sempre più giù a toccare la sua fica.
Cominciò piano piano a penetrarsi con le sue dita, ad occhi chiusi, immaginando quale poteva essere la reazione che stava suscitando in Alberto.
Lui era li a pochi passi, con l’uccello in mano, lo stava menando sempre più, ma appena vide quello che lei stava facendo smise di toccarsi e con fare deciso entrò nel bagno.
Lei era girata di spalle, senti solo i suoi passi avvicinarsi sempre più, non fece in tempo a voltarsi che lui era già dietro lei. Alberto non esitò un solo attimo, la prese quasi con violenza da dietro, la mise con le ginocchia sulla sedia le infilò il suo uccello dentro!
Lei urlò, un po’ per la sorpresa un po’ per le dimensioni dell’uccello; non aveva mai scopato con un uccello di quelle dimensioni, ma dopo pochi secondi sembrava proprio gradire.
Lui era allupato, la sfondava quasi con violenza sbattendo avanti e indietro la sua nerchia esagerata!
Lei godeva visibilmente, sentirsi dentro un tale uccello era libidinoso, aveva voglia di tutto!
Mascia in qualche maniera riuscì a placare la foga di Alberto, voleva sentirlo bene quel cazzo, decise di staccarsi da lui, voleva prenderglielo in bocca.
Si giro, si inchino e provò a succhiare quel cazzone così grosso, era enorme, mentre lo succhiava respirava a fatica, non riusciva prenderlo tutto in bocca, ma sentirlo e gustarlo le dava un piacere immenso.
Lui ormai era al capolinea, gli intimò di non fermarsi, di continuare, di non interrompere assolutamente quello che stava divinamente facendo.
Ma lei non voleva terminare così e staccò la sua bocca con grande sorpresa da parte di Alberto.
No, perché hai smesso!- chiese lui. Lei si giro di nuovo a pecora e disse- non voglio finire così, voglio sentirlo ancora dentro!
Lui un po’ arrabbiato e un po’ caricato dal suo desiderio la prese da dietro, la piegò e con decisione lo infilò nel suo culetto.
L’impatto fu tremendo!
Mascia non aveva mai avuto rapporti anali; quella fu una penetrazione inaspettata.
Lei urlò dal dolore mentre lui continuava con veemenza a scoparla da dietro, voleva quasi punirla per il suo gesto e non si fece impietosire da lei che chiedeva continuamente di smettere.
Lui era allo stremo e dopo poche altre penetrazioni esplose tutta la sua sborra dentro di lei, lasciandosi andare altri colpetti di godimento.
Finalmente per Mascia era finita, quel dolore così insopportabile se lo ricorderà per un pezzo, più del suo debutto a Teatro!


Africa

RACCONTO VERO VISSUTO DALLA MIA AMICA GIULIA

Un giorno mentre con il mio cagnolino stavo passeggiando nei giardini pubblici incontro una mia amica di nome Giulia, ci salutiamo, dato che eravamo da parecchio tempo che non ci vedevamo ci sediamo in una panchina e ci mettiamo a chiacchierare, le chiedo dove era in tutto questo tempo e mi dice che era andata insieme al fratello Luca entrambi medici in Africa, poiché facevano parte di un’associazione umanitaria erano stati assegnati per un periodo di alcuni mesi in un villaggio all’interno del continente, incomincia a raccontarmi della permanenza sul posto degli usi e dei costumi, inoltre descrive lo stato di povertà in cui riversa la popolazione, mi dice che se sono fortunati mangiano una volta al giorno, in caso contrario rimangono a digiuno anche per più giorni, ma quello che più l’aveva impressionata della popolazione era l’altissimo numero di bambini, quindi mi viene spontanea una battuta è cioè che nonostante non abbiano molto cibo la voglia di scopare non manca, conoscendola avevo toccato il tasto giusto, infatti mi dice che aveva assistito a delle scene di sesso senza tabù, per gli abitanti di quel villaggio è normale farlo in mezzo agli altri, sicuramente noi con i nostri usi e costumi ci saremmo sognati farlo in quella maniera, mi dice inoltre che in questo senso lei e suo fratello si erano adattati molto bene, incuriosita le chiedo a che cosa si stava riferendo e stuzzicata incomincia il racconto.

Arriviamo al villaggio dopo alcuni giorni di viaggio, il gruppo era formato da me come detto da mio fratello e altri sei persone equamente divisi in uomini e donne, il primo impatto anche se ci aspettavamo il peggio non era dei più belli, infatti nel villaggio vi era un solo ambulatorio, a turno dovevamo accudire visitare e curare gli abitanti, nel villaggio vi erano circa trecento persone, ma ne arrivavano anche da quelli vicini, vivevano con quello che passavano le varie associazioni, la maggior parte delle cibarie veniva rubato dai governativi e rivenduto al mercato nero, anche i medicinali subivano la stessa sorte.

Con i nostri predecessori siamo rimasti il tempo necessario per fare il passaggio di consegna e per una breve descrizione del posto e della situazione del villaggio.

Passavano i giorni, nonostante fossimo tutti volontari, quasi rimpiangevamo aver aderito, si prospettavano tempi molto duri, meno male che c’era mio fratello Luca, mi confidavo spesso con lui di tutto quello che succedeva.

Una sera non avevamo nulla da fare e decidiamo di fare una passeggiata, ci incamminiamo e arriviamo in una radura, c’erano delle luci e si sentivano delle voci, ci avviciniamo e vediamo qualcosa che sul momento ci sbalordì, sul terreno vi erano si e no dieci/dodici persone completamente nudi, gli uomini avevano un pene enorme e facevano l’amore con delle ragazze che avranno avuto non più di quindici o sedici anni, i giovani avevano a metà del pene un anello e non arrivavano a inserirlo tutto nella vagina delle ragazze per paura di far loro del male, sicuramente nonostante fossimo dietro dei cespugli si erano accorti della nostra presenza, ma incuranti continuavano a fottere, devo dire che la situazione mi aveva messo un certo appetito, anche perché ero già da diversi giorni che non scopavo, cosa inusuale per me in quanto ho un bisogno di fare l’amore almeno una volta al giorno, notavo che anche Luca non era insensibile alla scena, infatti si intravedeva il bozzo nella patta, avendo come già detto, molta confidenza, gli faccio notare le sue condizioni prima di rispondere apre la zip e tira fuori il cazzo, non è enorme come quello dei giovani neri, ma non è neanche piccolissimo, incomincia a menarselo senza problemi (quando frequentavamo l’'università occupavamo la stessa casa e spesso dopo i primi imbarazzi avevamo preso l’abitudine di girare nudi per casa, avevo sempre desiderato essere scopata da lui ma non glielo feci mai capire), ero talmente presa da quelle scene che inconsapevolmente prendo in mano il cazzo di Luca, il quale non si fa pregare, la mano che prima occupava il cazzo scivola dentro i miei pantaloni e mi titilla il clitoride, si accorge che sono completamente bagnata non ha bisogno di lavorarmi molto, infatti dopo alcuni minuti raggiungo l’orgasmo, cosi come fa mio fratello bagnandomi la mano, ci ricomponiamo e senza parlarci rientriamo nel villaggio, la capanna dove dormivo aveva due stanze, uno era a mia disposizione, mentre l’altra era occupato da Rita un’infermiera Milanese molto bella, entro in casa e noto che la sua stanza è nonostante la tarda ora illuminata, busso e dopo avermi detto avanti entro, era sdraiata nel lettino, indossava un intimo di colore nero, il colore faceva risaltare la sua carnagione bianca, aveva un seno ben fatto e abbastanza grande, stava leggendo un libro, però noto che era messo alla rovescia, spudoratamente glielo faccio notare e lei diventa tutta rossa, a questo punto mi dice che si stava rilassando con un vibratore che si era portata da casa sua, le chiedo come aveva fatto a farlo passare in aeroporto, e mi risponde lo aveva messo dentro la vagina per non essere visto in caso di controllo dei bagaglio, alza il lenzuolo e me lo mostra, ha ancora l’odore della figa, gli dico che non ha nulla di cui vergognarsi, che anch’io a volte quando non ho a disposizione un uomo spesso faccio uso di questi sistemi, rincuorata dalla mia affermazione si avvicina e mi da un bacio sulla guancia e senza capire il perché mi dice grazie, quindi la saluto e vado a dormire.

Devo dire che gli ultimi avvenimenti mi avevano assai turbata, vado a letto ma non posso non pensare prima a quello che era successo nella radura con mio fratello poi in camera di Rita passo praticamente il tempo che mi occorre per dormire a masturbarmi.

Il mattino successivo esco dalla mia stanza e incontro Rita, la quale forse pensando che andassi a dire agli altri quello che avevo visto si avvicina e i dice se era possibile che quello che aveva visto la sera prima rimanesse un segreto tra di noi, le dico che non doveva neanche pensarlo, in quanto capisco benissimo le esigenze che può avere una donna, quindi andiamo in camera sua per bere un caffè, mentre mi porge la tazza sfiora la mia mano con delicatezza, quel contatto mi mette i brividi seguito dallo uno sguardo pieno di desiderio, chiudo la porta la prendo tra le mie braccia e la bacio in bocca con passione, Rita contraccambia il bacio, sembrava non aspettasse altro, dopo un po’ di limonare ci stacchiamo e mi dice che aveva bisogno di un’amica in tutti i sensi, mi chiede di non far capire agli altri del gruppo la loro intesa, per me non c’erano problemi, usciamo e ci rechiamo nell’ambulatorio, qui troviamo come al solito lo stuolo di ragazzini da medicare o vaccinare, gli abitanti del villaggio sono quasi tutti nudi non perché non hanno di che vestirsi ma perché sicuramente si sentono a loro agio svestiti, in fila c’è un ragazzo che ad occhio e croce avrà circa sedici/diciassette anni, la prima cosa che noto è l’enorme pene, a riposo è lungo almeno trenta centimetri, non riesco ad immaginare quale lunghezza possa raggiungere una volta duro, manco a farlo apposta mi dice che è proprio il pene la parte da medicare, mi mostra la ferità e noto che ha un profondo graffio tra i testicoli e l’attaccatura del cazzo, mi metto i guanti e prendo in mano il pene, devo dire che mi fa uno strano effetto averlo in mano per medicarlo e non per farlo mio, prendo del disinfettante e lo passo nella ferita, sicuramente gli brucia in quanto sento che ha un sussulto sento il sangue raggiungere la cappella e ingrossarsi pian piano, finisco di medicarlo e lo mando via, al momento di uscire si gira e mi fa un sorriso e mi dice grazie, in quelle condizioni il cazzo gli arriva leggermente sopra il ginocchio, verso l’ora di pranzo stacco e vado in sala mensa, qui c’è Luca intento a consumare il pasto, mi chiede come è stata la mattina, gli dico che era stata abbastanza faticosa e gli racconto l’episodio del ragazzo, mi dice che a lui è capitata una ragazza pressappoco della stessa età, lei aveva una lacerazione tra la coscia e le labbra della fica, devo riconoscere che questi erano due casi abbastanza singolari, specialmente perché capitati a noi due, comunque dopo pranzo vado in camera per cercare di riposare, dopo un po’ che sto sdraiata sento bussare, apro e nell’uscio c’è Rita le dico di entrare, si accomoda nell’unica sedia della stanza mentre io mi siedo nel letto, mi chiede come sto e rispondo di stare abbastanza bene, quindi si alza si avvicina mi fa sdraiare e mi bacia dappertutto, sembra assatanata, mi scosta le mutandine e mi tocca la vagina gia bagnata, dalla tasca prende il vibratore e me lo mette dentro, nonostante tutto è abbastanza piacevole fare l’amore con una donna, è bravissima mi spoglia completamente mi bacia e mi lecca sul tutto il corpo, raggiungo l’orgasmo in un battibaleno, ora viene il suo turno, ricambio la cortesia completamente nuda noto che fa un bellissimo corpo, sodo come quello di una ragazzina le tette sembrano di marmo, è un piacere succhiarle i capezzoli, è bagnata come una fontana, la scopo con il vibratore ma non sembra bastarle, lo tolgo e le metto tre dita dentro, li risucchia come una ventosa, entra praticamente tutta la mano dentro, la guardo e vedo che la mano è dentro fino al polso, non le basta mai, gode come una pazza alla fine ci corichiamo abbracciate fino alla sera. Verso le venti ci rechiamo in mensa, mio fratello come ci vede mi fa un sorrisino di complicità, mi siedo vicino a lui e all’orecchio mi chiede se me la sono fatta, con la testa faccio segno di si, contento mi da un bacio, al termine della cena usciamo io e lui, mi chiede se facciamo la solita passeggiata, ormai era diventata un consuetudine, ci allontaniamo di circa un chilometro, ad un certo punto mi prende per mano e mi conduce sotto alcuni alberi, mi dice che ha una voglia pazza di scoparmi lo guardo arrabbiata, in quanto non c’è mai stato nulla che potesse pensare ad autorizzarlo a farmi una proposta del genere, forse si era sentito autorizzato per l’episodio successo l’altra sera, infatti rimane un po’ spiazzato, ma non mi va di deluderlo gli do un bacio sulle labbra e lui si appiccica come una ventosa il bastardo tira fuori l’uccello e me lo mette in mano, mi alza la gonna e mi sfila la mutandina, mi ficca il dito medio dentro, a questo punto sono troppo eccitata, salto su e mentre lui è in piedi mi infilo il cazzo dentro, mi appoggia ad un albero e mi scopa come un forsennato, raggiungiamo entrambi contemporaneamente l’orgasmo, si sfila e si siede per terra vedo che è ancora duro, quindi mi siedo sopra, e bello averlo dentro mi da una sensazione di potere e nello stesso tempo di benessere, stiamo in quella posizione per un paio di minuti finchè luca si accorge che abbiamo un guardone a pochi passi, si alza e va incontro si tratta di un gorilla maschio il quale aveva il proprio pene in mano, lo prende per mano e lo fa avvicinare dove ero io, ho ancora la figa nuda si avvicina e mi passa la rugosa mano nelle grandi labbra, ho un sussulto di eccitazione, quel bastardo di Luca lo fa sedere e lo aiuta a introdurmi il cazzo dentro, entra un po’ a fatica in quanto e molto grosso comunque sono molto elastica e spingendo un po’ riesco a farlo entrare, mi scopa come un forsennato, dopo volevo provare alla pecorina perché volevo sentirlo anche in culo, guidato da mio fratello mi punto il cazzo nel culo e spinge come un forsennato, riesce a farne entrare la meta, devo dire che sulle prime e assai doloroso, dopo incomincia a piacermi, mentre il gorilla è intento a scoparmi Luca piazza il cazzo nel culo dell’'animale, questi emette un urlo pazzesco, la reazione è che si stacca e scappa urlando, mio fratello rimane con un palmo di naso, ci guardiamo in faccia e scopiamo a ridere come scemi, comunque paga della scopata mi rivesto e rientriamo nel villaggio, ogni tanto mi ricordavo della scena del il gorilla che con la mano in culo scappa mi viene da ridere, entro dentro la mia stanza e vedo Rita mi guarda e mi chiede che cosa mi faceva ridere cosi tanto e gli racconto la scena, all'inizio noto la sua espressione di gelosia, poi come finisco di raccontare la scena della scimmia che scappa con il culo in fiamme si mette a ridere. Il primo mese passa abbastanza velocemente anche perchè allietata da tutti questi episodi che assolutamente non erano stati messi in previsione, i giorni passavano tra il lavoro nell'ambulatorio e le passeggiate con Luca, quasi sempre culminanti con una scopata, all'ultima aveva partecipato anche Rita, ma avevo notato che non era proprio a suo agio tra le mani di un uomo, infatti appena poteva si buttava tra le mie braccia, sapeva baciare in un modo angelico, forse i baci che dava lei non li avevo ricevuto nemmeno da un uomo, però non me ne fregava niente a me piaceva il cazzo vero e non quello in gomma questo lo riservavo solo in momenti di assoluta solitudine, a proposito di cazzi oramai io Luca e Rita all'insaputa di tutti gli altri componenti la missione formavamo un trio fatto sopratutto di sesso, avevo imposto a Rita che quando dovevamo scopare doveva esserci sempre anche Luca, una sera con Luca avevo progettato di fare uno scherzo a Rita, usciamo e ci rechiamo nel posto in cui avevamo visto la prima volta gli indigeni scopare in gruppo, arriviamo e troviamo il ragazzo al quale avevo curaro il pene, con quel poco che sapeva di italiano gli facciamo capire che lo invitavamo in casa per mangiare qualcosa, questi si dimostra subito entusiasta, concordiamo per la sera successiva, Rita finiva il turno verso le dieci di sera, il ragazzo arriva verso le otto, lo facciamo accomodare e gli diamo da mangiare, dopo gli spiego che gli avremmo bendato gli occhi e che avremmo usato il cazzo per fare una sorpresa a una persona, senza chiedere nulla accetta, prima dell'arrivo di Rita lo nascondo nell'armadietto, appena entra in camera mi butto subito addosso, dimostra subito di gradire l'accoglienza, in un batter d'occhio si spoglia e la stessa cosa faccio anch’io, dopo alcuni secondi arriva Luca, a sua volta si spoglia e incomincia a scoparmi, ci mette sempre tanto impegno, infatti mi fa raggiungere l'orgasmo in un attimo, stranamente anche Rita reclama la sua parte di cazzo, si mette alla pecorina e Luca la pompa mentre lei mi lecca la figa, faccio un cenno a Luca, si stacca e fa uscire il ragazzo dall'armadio, gli prende il cazzo in mano e lo fa diventare duro come il marmo, è grandissimo lo punta verso la figa di Rita e accorgendosi che la mazza era di dimensioni diverse si gira e fa per scostarlo, la tengo ferma per le braccia mentre il ragazzo aiutato da Luca la scopa come un forsennato, quel bastardo mi Luca allarga il culo del ragazzo e lo incula, entra subito sicuramente non era vergine, il trenino funzione anche Rita riprende a godere e a leccarmi la figa come un matta, manco fossimo sincronizzati arriviamo a godere tutti insieme, il ragazzo si stacca e prende in bocca l'uccello di Luca lo ripulisce per bene poi va via.

Dal giorno Rita preferisce il cazzo alla figa, infatti oramai fa copia fissa con Luca.

Al nostro rientro in Italia oramai stanno sempre insieme, spesso mi trattengo con loro per un simpatica rimpatriata.

Il racconto fatto da Giulia mi aveva fatto eccitare come un pazzo, le chiedo se aveva del tempo a disposizione e immaginando cosa volessi mi dice di si, ci avviamo verso casa mia e passiamo tutta la notte a scopare.


IN QUEL DI NAPOLI


In quel di Napoli



Avevamo fatto questo viaggio a Napoli, io e mia madre.

Nel 1992, all’epoca dei fatti, avevo 18 anni e mia madre 44.

Il viaggio consisteva in una breve vacanza (una settimana) in questo lussuoso albergo che mio padre aveva vinto al lavoro ma non era poi potuto venire per lo stesso motivo; visto che era una bella occasione e che il biglietto era per due, decidemmo di andarci con mamma. Era pieno inverno, e il viaggio consisteva anche in una serie di eventi tipo concerti, saggi di danza e tornei di calciotto. Tutto veramente molto noioso.

Ma già la prima sera di quella vacanza io (che ovviamente alloggiavo in camera con lei) cominciai a guardarla con occhi diversi da quelli di un tradizionale figlio. Mamma è una donna piccolina, sotto il metro e settanta, ma è proporzionatissima tra sedere e cosce.

La cosa di lei che colpisce subito è il seno: ha infatti due grosse tette mature della qual misura non vi saprei dire (quinta o sesta) ma che è impossibile non notare, anche col cappotto. Poi si tratta di una donna mite, sommessa, impossibile da abbinare col suo corpo da favola. Come dicevo, già la prima sera quando venne a spogliarsi con la luce soffusa degli abat jour, mi venne duro guardandola da dietro il giornale che stavo leggendo, sfilarsi le calze seduta sul bordo del letto. La vidi farlo svogliatamente e con le tette che dondolavano da sotto la sottoveste. Si sfilava poi il reggiseno enorme da sotto la stessa e lo posava sulla sedia accanto alle calze. Lo faceva in maniera naturale e annoiata, senza badare a me, che invece, dovetti correre in bagno la notte fonda per masturbarmi. Le mutandine le teneva.

Vederla dormire li, accanto a me sotto le coperte, sentire il suo tepore era allucinante. Credevo di impazzire. Non era raro che mi svegliassi all’alba per uscire dal letto e non torturarmi. Mamma aveva i capelli biondi e tagliati corti, in maniera molto giovanile, con la pelle chiara e rosea.

Da impazzire.

Io, poi, amo molto le estremità femminili, i piedi e le mani, e mamma curava moltissimo entrambi: erano piedini piccoli ma perfetti, vederli infilarsi nelle calze era per me una terribile tortura.

La settimana volse al termine tutto sommato velocemente, e alla sera c’era come d’abitudine in quell’albergo, la serata di gala conclusiva, nella quale occorreva andare a cena vestiti molto eleganti.

Per questo, poco prima di recarci al gala, vidi mamma in bagno che aveva indossato un reggiseno nero di pizzo, con il nero trasparente sui capezzoli e ai lati, terribilmente sexy e seducente. Ringraziai Dio che quella tortura stesse per finire.

Poi mamma indossò un vestito azzurro che la fasciava e vidi le calze autoreggenti sopra le scarpe col tacco eleganti. Era pronta, con un po’ di trucco sugli occhi e sulle guance.

Andammo.

Ci fecero sedere con altri quattro / cinque ospiti ad un tavolo circolare, ed io mi accorsi subito che non pensavo ad altro che non a mia madre in bagno col reggiseno nero.

“Puttana” pensai, immotivatamente, e da sotto il tavolo mi toccavo la patta gonfia.

Ovviamente mamma mai e poi mai avrebbe potuto anche solo lontanamente pensare al fatto che mi arrapasse vederla mezza spogliata, troppo ingenua, troppo pura, troppo educata.

Più pensavo e queste cose e più avevo il sangue al cervello. Così pura e ingenua, la mia mamma, che immaginarla fottere sul letto come una troia mi dava sensazioni mai provate.

Dovevo andare in bagno con una scusa e farmi una sega, non c’erano alternative.

O forse si.

Avvertii il sangue andarmi al cervello.

E se l’avessi toccata?

Si, se le infilassi le mano sotto la gonna, li sotto al tavolo, chi mi avrebbe visto? E, soprattutto, mamma avrebbe dovuto abbozzare poiché non poteva certo mettersi a strillare che suo figlio le faceva la mano morta!

Incredibile. Che idea, che idea geniale! Sudavo freddo.

E non mi importava nulla di quel che sarebbe successo dopo, li per li non me ne poteva importare di meno.

Feci subito scendere la mano sotto il tavole e le sfiorai le ginocchia.

Mamma era seduta compostamente e neanche si accorse del mio debutto.

Poi le misi una mano sulle ginocchia e la accarezzai flebile sino alle cosce, sotto la gonna. Che fantastico momento! Le cosce erano tornite e calde, e la seta delle calze mi mandava al manicomio. Avrei anche potuto sborrarmi nei calzoni.

Lei continuò a guardare il tipo davanti a lei che le stava raccontando di un suo precedente viaggio, ma non sorrideva più. Io, intanto, le palpavo le cosce e tentavo di andare più a fondo. Era fantastico, il gioco mi piaceva da impazzire. Quando tentai di raggiungere le mutandine, lei mi guardò con un misto di imbarazzo, stupore e supplica. Io ricambiai lo sguardo con fare ingenuo e strafottente.

La volevo.

Non c’erano sguardi che mi potessero far desistere.

Allora, visto che io non mollavo, lei fu costretta ad alzarsi con una scusa e ad avvicinarsi al bancone del buffet.

Io finsi indifferenza.

Tornò dopo una mezz’ora evidentemente pensando che quel lasso di tempo mi avrebbe fatto calmare i bollenti spiriti.

Macché!

Appena fu di nuovo seduta le rimisi la mano tra le gambe palpandola in quella zona dove l’autoreggente finisce ed inizia la carne. L’autoreggente era di color fumo.

Un po’ più adirata (mamma non è capace di arrabbiarsi sul serio!) si alzò di nuovo e andò nei bagni.

Immediatamente capii che quella era la mia occasione. L’occasione di una vita.

Mi alzai con una scusa e la seguii al bagno.

Stessa tattica, non avrebbe potuto mettersi a gridare contro il figlio scatenando un casino.

E il saperla che da li a poco si sarebbe abbassata le mutandine per pisciare mi toglievano ogni freno inibitorio. La vidi controllarsi adirata il trucco allo specchio ed entrare in uno dei cessi per donne.

Siccome non c’era nessuno, appena chiuse la porta mi ci fiondai anch’io, per non rischiare che mettesse il catenaccio.

Appena mi vide le prese un colpo.

Si voltò per raggiungere il fondo de piccolo cesso, ma io le stavo già sollevando la gonna.

“N-no!” gemette lei, ma io le avevo già abbassato gli slip.

Mi tirai fuori il cazzo in un minuto e glielo misi da dietro nella vagina. Aveva la vagina paffuta e bionda, bellissima. La sua espressione sgomenta mi faceva diventar matto.

Iniziai a scoparla mentre lei si teneva con le mani sulle mattonelle del cesso. La scopavo forte ansimando, era caldissima, bella come avevo immaginato.

Dopo un po’ di stantuffare le abbassai il vestito a fatica, perché si difendeva e le abbassai anche il reggiseno.

Le enormi, stupende mammelle schizzarono fuori dal vestito e iniziarono a pendolare su e giù sotto i miei colpi di reni.

La scopavo così forte che la cappella mi faceva male. Le palpai e strizzai le mammelle da dietro, palpandole i capezzoli rosa e larghi e mordendola sul collo e sulla schiena come un animale.

Le venni dentro, dopo un po’.

Lei era sconvolta.

Si rimise il vestito a posto e uscì dopo avermi dato una spallata.

Io ero li che ancora me lo menavo.

La serata finì con noi due che non ci guardavamo neppure.

Ma a notte fonda dovemmo rifare la strada a ritroso verso lo chalet.

Mamma guardava in basso e non diceva una parola. Io non ero pentito, anzi, la guardavo e scoprivo di desiderarla ancora.

Entrammo nello chalet e mamma andò a fare un telefonata. A chi non lo so, visto che era notte fonda, forse alla hall dell’albergo o alla compagnia aerea…non lo so.

Quello che so è che appena prese la cornetta le fui nuovamente addosso. Le misi una mano sul culo, da sotto la gonna e inizia a baciarla sul collo, sulla bocca sulle guance. Lei resistette facendo cadere la cornetta, ed io, dopo averla presa in braccio, la portai in camera da letto.

Spogliarla completamente non fu un’impresa, viste le diverse proporzioni fra me e lei, le tolsi tutto, ogni indumento e la misi a pecora sul letto. Volevo mi facesse di tutto. Lei non disse una parola.

Le misi il cazzo in bocca.

Me lo succhiò e ciucciò tutto, aveva la bocca piena di umori e sentivo forte il rumore della ciucciata, allungai una mano e le toccai e sfregai il culo e la vagina, mentre con l’altra le strizzavo forte una mammella. Nuda era bellissima, provocante, mozzafiato.

“Le tette…le tet- te…” mugolai, e lei si mise la cappella tra le tette ed iniziò una spagnola da panico. Doveva averlo fatto altre volte, perché era brava, con quei meloni, poi! Godevo come un matto. La misi in piedi sul letto, l’abbassai con una pressione della mano sulla schiena, e la inculai all’istante.

Che bello, che meraviglia. Sentire i gemiti strozzati di lei, vedere i piedini puntati sulle coperte e scorgere le tette penzolanti all’ingiù mi fecero godere come un matto. La inculavo forte, senza esitazioni, la chiamavo mamma o per nome, la stringevo per i fianchi o le mettevo due dita in bocca. Era fantastica.

Poco dopo, però, dovetti venire: le sborrai addosso, le feci un bagno di sborra. Lei si coprii con la mano. Venni in abbondanza.

Poi la sdraiai sul letto ed iniziai a baciarla ed accarezzarla dappertutto, dolcemente, teneramente, era piccolissima. Le baciavo i capezzoli e le accarezzavo la pancia, le massaggiavo i piedi e le mordevo il clitoride.

Fu una notte indimenticabile, la mia ultima a Napoli…

IO E IL MIO PAPA'- AMICI DI LETTO


Io e il mio papà..

Sono Chiara una ragazza di 19 anni, sono una ragazza che si può definire carina... alta 1.65, occhi verdi, capelli castini un bel fisico con una quarta di reggiseno....amo divertirmi....uscire con gli amici....e amo il sesso.....
Un pomeriggio mi trovavo in casa da sola....cercavo tra gli scafali un libro che mi serviva urgentemente per un compito in classe e trovai una cassetta nascosta dietro uno scafale....la curiosità era molto forte...cosi mi diressi verso la tv...accesi il video registratore e feci partire la cassetta....rimasi scossa da quello che vidi...i miei genitori che facevano sesso....mia madre sopra mio padre che lo cavalcava e ansimava come una troia ....cambiarono molte posizioni....sentirli ansimare mi eccitava....e vedere il membro di mio padre cosi eretto, cosi grosso....iniziò a farmi fare strani pensieri....quel pomeriggio mi masturbai....ma non mi bastava ....io volevo mio padre!!!!
Da quel pomeriggio tutto cambiò...non vedevo più mio papà come la classica figura che tutte le brave ragazze ...riconoscono....ma volevo solo scoparlo....volevo sentire il suo membro nella mia fighetta...
Inizia a girare per casa in perizoma e reggiseno....cercavo di mettere in mostra a mio padre le mie forme....ma da parte sua riscontravo solo che dei rimproveri...:
Chiara copriti!Ti sembra il modo di andare in giro per casa?v e io cercavo sempre di rispondere in modo malizioso...ma papà non sembrava accorgersene.
Una sera mia mamma dovette andare a un convegno e quella notte non rientrò a casa....dopo mille raccomandazioni parti.... e io rimasi da sola a casa....papà non era ancora rietrato dal lavoro.... cosi andai in bagno mi feci una doccia....mi dedicai alla mia fighetta, la rasai per bene... volevo proprio avere mio padre....
Al ritorno di mio padre a casa mi feci trovare in vestaglia con solo un perizoma sotto....la vestaglietta lasciava intravedere i miei capezzoli e le le mie forme....vidi che mio padre si incantò appena mi vide..... v cenammo e guardammo un film inisieme....verso la mezzanotte mi diede il bacio della buona notte e si diresse in camera ....
poco dopo lo raggiunsi e gli chiesi se potevo dormire quella notte con lui ....dato che non mi sentivo molto bene....mio padre senza dire una parola mi alzo le coperte e mi fece sdraiare accanto a lui....
la tv era accesa ...io ero appoggiata alla sua spalla....il desiderio di accarezzarlo era forte ma non riuscivo....decisi di rinunciare ....mi misi una t-shirt e gli diedi la buona notte....mio padre era immobile... pensavo dormisse.....e cercai di abbandonare i pensieri su mio padre al sonno.....
a d'un tratto sentiti mio padre muoversi....appoggio la sua mano sulla mia schiena...e si diressse piano piano verso il mio seno....v aprii gli occhi di colpo...era un sogno o era la realta??? ero paralizzata ma allo stesso tempo stra eccitata ....il cuore mi batteva a mille...mio padre mi alzò la maglietta e diresse la sua mano verso il mo capezzolo....lo iniziò a stuzzicare...
mi girai e aprii gli occhi mio padre si paralizzò....riuscì a dire solo : scusa piccola mia! io lo guardai e gli dissi: papà io ti desidero....!fammi tua...v mio padre mi disse: chiara non dire cosi...non posso...sei la mia bambina...ho sbagliato ...ma sentire il tuo corpo vicino al mio non mi ha fatto resistere....ho sbagliato per donami.....v lo guardai....gli presi la sua mano e la portai sulla mia fighetta...v da quel momento diventammo una cosa sola....le sue dita scoprivano la mia fighetta....entravano e uscivano e i miei sospiri aumentavano sempre di piu....i suoi baci sul mio collo ....sul mio seno....sentire la sua lingua sui miei capezzoli....sentirla scendere e arrivare alle mie grandi labbra...leccava...lo sentivo affamato di me....sentirlo sussurare ceh la mia fighetta lo eccitava e non vedeva l'ora di sentire il suo membro dentro di me mi eccitava....sempre di più......ebbi un orgasmo...!
lo guardai....mi misi sopra di lui...feci entrare il suo grosso membro dentro di me...e lo inizia a cavalcare...e arrivammo all'orgasmo insieme...!!!
Da quella sera tutto cambio!


Amici di letto



Una cosa di cui i miei genitori possono andar fieri, è di aver creato due capolavori come me e mio fratello. Fin da piccoli venivamo chiamati per partecipare a sfilate per bambini, pubblicità, e a volte a qualche trasmissione televisiva su Tv per ragazzi. Mio fratello Manuel è il più bello tra noi due. E' alto, ha un fisico scolpito da anni di incessanti allenamenti in palestra, taglio di capelli alla moda, castano, sempre abbronzato con gli occhi verdissimi incorniciati da ciglia che sembrano disegnate. E' veramente fantastico. Devo dire che anche io sinceramente non mi dispiaccio. Anche io sono abbastanza alta, castana pure io ma con gli occhi celesti, una terza abbondante e una quarantaquattro di fianchi. I miei punti forti però sono sempre stati il culo tondo e sodo, e il viso che sembra dipinto da un artista molto bravo. Modestamente ho una pelle perfetta ed un viso che fa invidia a molte. Queste molte però mi invidiano soprattutto per il mio fratellone, che ha cinque anni più di me e quindi qualche volta si è frequentato con delle mie compagne di classe.

Verso i 15 anni cominciai a vedere Manuel come un bel ragazzo più che come il mio fratello. A 16 ero ancora vergine, avevo avuto molte proposte, ma mia madre e mio padre mi avevano messo nella testa che dovevo concedermi soltanto a quello che sarebbe stato il ragazzo che amavo, mentre lui girava per i locali di tutta la Toscana sbattendosi ogni fighetta che gli capitava tra le mani e a portata di uccello.

Una volta successe l'imprevisto. Ero appena tornata da scuola dopo il rientro pomeridiano; di solito in casa a quell'ora non c'era nessuno a parte me. Entrai in casa e vidi che la porta di camera mia era chiusa. "Strano" pensai "stamani l'ho lasciata aperta". Mi avvicinai alla porta, ma prima che la mia mano toccasse la maniglia, sentii dei gemiti provenire dalla stanza. Rimasi pietrificata. Mio fratello si stava scopando una sconosciuta in camera mia!! Mi abbassai all'altezza del buco della serratura e vi guardai attraverso. Manuel era seduto davanti al pc e si stava menando il cazzo mentre sullo schermo scorrevano le immagini di un film porno. Per un attimo tirai un sospiro di sollievo, poi il mio sguardo si posò sulla verga che aveva tra le mani. "Cazzo! Che cazzo!" sorrisi mentre questo pensiero mi attraversava la mente. Anche se non avevo ancora fatto sesso, avevo avuto altre esperienze, ma non aveva mai visto un uccello come quello di mio fratello. Rimasi a g uardarlo mentre si masturbava finchè non venne. A quel punto andai in cucina e facendo finta di essere arrivata in quel momento, lo chiamai.

-C'è qualcuno?-. Manuel uscì dalla mia camera.
-Ti ho rifatto il letto- disse

-Si? E come mai?- -Così, per farti un favore-
-Si, dite tutti così..Ammetti che invece volevi sbirciare le mie e-mail e i miei file e ti ho sgamato!-
Manuel arrossì.

-Ma che dici? Ho fatto una partita a solitario al computer- -Ah, se è per quello un "solitario" te lo sei fatto di sicuro- dissi ridendo. Capì perfettamente che lo avevo beccato a farsi una sega.
-Mi hai visto mentre mi facevo..insomma hai capito-
-Si, ti ho visto, ma...pensavo che uno che scopa tanto come te, non avesse bisogno di ricorrere al "fai da te"- dissi ridacchiando.
-Ti stupiresti nel sapere da quanto non scopo. Non è che ogni settimana mi va bene-
-A quando l'ultima scopata decente?-
-Due mesi-
-Cosa??-
-Già-
-Pensavo ti andasse meglio- risi ancora.
-E tu?- mi chiese
-Io cosa?-
-Quando l'ultima decente?-
-Manueeeel...sono veeergineee...- dissi con le mani a mo di megafini davanti alla bocca.
-Dai Ka, puoi raccontarlo a mamma e papà, ma non al tuo fratellone. Con chi l'hai fatto la prima volta?-
-Con nessuno! Giuro!-
-Davvero?-
-Certo!-
-Non ci credo-
-Vuoi provare a vedere se è vero?- dissi in preda alla furia. Non mi resi bene conto di quello che avevo detto, ma ormai l'avevo fatto.
-La cosa non mi dispiacerebbe a dire il vero. Sai che qualche volta mi son fatto una sega pensando al tuo sedere?!- disse ghignando. Aveva dei denti bianchissimi e stupendi.
-Tu si pazz!- dissi. Andai in camera mia e sbattei la porta dietro di me.
Mezz'ora dopo ero sempre stesa sul letto a pensare, quando ad un certo punto il mio telefono squillò.
-Pronto?-
-Sono mamma. Siamo bloccati col treno a Roma, non ce la facciamo a tornare per stanotte. Manuel è in casa?-
-Si-
-Allora per stasera digli di non uscire e state in casa. Non mi va che tu esca quando non ci siamo-
-Va bene, glielo dico. A domani. Bacio-
-Ciao cucciola.Bacio a tutti e due- disse riattaccando.
Stetti ancora a fissare il soffitto e pensai alla serata che mi aspettava in compagnia di mio fratello. Cominciai a fantasticare. Le immagini di sesso sfrenato con lui mi vorticavano nella testa; mi infilai una mano nelle mutandine e mi accarezzai pensando a lui.
Più tardi entrò in camera.
-Ma mamma è papà non arrivano?- chiese
-No, hanno chiamato. Tornano domattina- Hanno detto che stasera dobbiamo stare a casa-
-Ah!- Quella fu l'unica cosa che disse.
Lo sentii andare in bagno e aprire l'acqua della doccia. Erano le nove di sera. Mezz'ora dopo, il mio bisogno di andare in bagno si fece sentire e decisi che dovevo far finta di niente e di andare bagno come tutte le altre volte, tanto se era sotto la doccia non avrei visto niente. Entrai.
-Faccio pipì ed esco-. Non rispose. Vidi solo che aveva chiuso l'acqua e si stava asciugando dentro alla cabina doccia. Normale. Andai allo specchia a sistemarmi i capelli e il quel momento lo sentii uscire dalla doccia. Mi voltai. Era completamente nudo, bello come la mia mamma lo aveva fatto. E brava mammina!

-Scusa, ma ci tenevo a fartelo vedere bene. Non so quanto hai potuto ammirarlo da un misero buco della serratura-
-Ma allora...!-
-Già, sapevo che eri dietro la porta oggi-

-Perchè hai continuato allora?-
-Perchè io voglio scopare-
-Hai tante ragazze...chiama una di loro-
-Io voglio scopare te- disse avvicinandosi. I miei occhi caddero in basso, sul suo uccello. Dio se era grosso! E non era ancora del tutto sull'attenti!

Manuel mi baciò sulle labbra mordicchiandole; con la lingua di intrufolò tra i miei denti facendomi il solletico al palato. Ci baciammo a lungo, lingua contro lingua; la situazione stava diventando incandescente. Sentivo il suo cazzo che si gonfiava contro la mia pancia, grosso e drammaticamente duro. Che fifa che avevo.

Mi passò le mani sulla schiena e sul culo spremendolo; con la bocca scese dal mio collo sul seno. Mi tolse tutti i vestiti in un secondo. Caddero gli shorts e le mutandine, la canottiera e il reggiseno. Ero nuda anche io.

-Madò...ho sempre sognato di fotterti Ka. Mi attizzi da sempre-
-Davvero?- chiesi stupita. Lui continuava ad accarezzarmi ovunque con le mani.
-Ti prego. Se è vero che non l'hai mai fatto con nessuno, fallo con me. Voglio essere il tuo primo...Facciamo che siamo amici di letto-
Risi forte.
-Ma in bagno amici di letto? Non torna!-
-Già, è vero!- disse ridendo anche lui -Rimediamo subito allora-
Mi prese per mano e mi portò in camera dei nostri genitori. Mi baciò di nuovo e poi mi buttò sul letto.
-Va bene ora?-
-Molto meglio- dissi sorridendo.

Mi venne sopra, infilandosi tra le mie gambe; la sua verga, in erezione formidabile, mi premeva fra le cosce facendomi rabbrividire ogni volta che si strusciava tra le labbra della vagina. Mi baciò su tutto il corpo, mordicchiandomi i seni grandi e tonici, leccando e succhiando i capezzoli con dedizione; lo vedevo piuttosto preso e impegnato. Percorse tutto il mio ventre con la lingua, tagliandomi a metà con la scia della sua saliva. Mi spalancò le gambe tenendomi per le caviglie; con le dita si aprì la strada allargando le labbra della mia fica e con la lingua cominciò a lavorarmi a fondo. Mi tintillava e succhiava il clitoride con fare esperto, poi leccava tutto il solco della fica penetrandomi con la lingua il più possibile; stavo godendo tantissimo, ero un lago. Si portò un dito alla bocca e se lo leccò lasciando su di esso uno strato di saliva, poi lo puntò verso la mia vagina e lo fece entrare piano fino in fondo. Lo mosse facendo piccoli cerchi, poi cominciò a fottermi col dito, mentre con la bocca continuava a succhiarmi il clitoride come se volesse prosciugarmi tutti i liquidi del corpo facendoli passare da li. Godevo ogni secondo di più, ci sapeva fare sul serio. Sentii che non avrei resistito molto, perciò gli dissi che stavo per venire. Lui si staccò dalla mi fichetta che intanto grondava di umori.

-Fortuna che il copriletto si può mettere il lavatrice, sono quasi venuta!- dissi ridacchiando tra i sospiri. Ancora non mi ero ripresa dal momento di piacere.
-Mi hai fermato. Perchè?- Non gli risposi. Mi limitai a farlo stendere accanto a me e mi misi cavalcioni su lui facendo si che il suo uccello mi si sfregasse completamente sulla fica. Si indurì ulteriormente.
-Tocca a me fratellone- gli sussurrai all'orecchio.
Mi accovacciai tra le sue gambe e pensai che dovevo fare del mio meglio. Ma cazzo! Non mi sarebbe mai entrato tutto in bocca quell'affare! Decisi di tentare un approccio diverso. Leccai l'asta partendo dalla base e arrivando lentamente fino alla punta; passai la lingua sul prepuzio, mentre con le mani facevo scorrere la pelle su e giù. Inumidii la punta del cazzo con lingua, dopo di chè feci scivolare l'uccello nella bocca più che potevo. Devo ammettere che ne entrò un bel pezzo. Cominciai a succhiare piano, usando solo la bocca, ma poi mi aiutai con le mani, facendole scorrere su e giù per tutta l'asta, soffermandomi ogni tanto sui testicoli gonfi e toccandoli piano, e a quel punto mi resi conto che mio fratello non ci stava più dentro. Eccitato al massimo, cominciò a spingere col bacino verso il mio viso; il cazzo mi arrivava quasi in gola e Manuel ansimava fortissimo. Mi tirò per i capelli, ma delicatamente, in modo da farmi capire che dovevo smettere. Mi alzai e mi sd raiai accanto a lui. Mi guardò con uno sguardo beato.

-Sei brava sul serio!- disse. Arrossii e sorrisi. -Voglio che tu sia sicura di quello che facciamo- disse
-Manuel, fallo e basta, non ne posso più. Anche io voglio scoparti-
Rincuorato dal mio consenso, mi fece passare un cuscino sotto il sedere e mi divaricò le gambe il più possibile. Avvicinò la punta dell'uccello alla mia vagina e spinse la cappella tra labbra.
-Ti farà male all'inizio, ma poi vedrai che ti piacerà- disse. Appoggiai le mani sulle sue braccia muscolose, come a dirgli che ero pronta.
Aiutandosi con una mano fece entrare tutta la cappella; sentivo un bruciore fortissimo, dato che mi stava dilatando la vagina dismisura. Piano piano fece entrare un altro pezzetto, poi incontrò la mia verginità. Spinse piano ma con decisione. Dopo un minuto, forse due, era completamente dentro. Aspettò un po' di tempo per farmi abituare, poi si mosse piano. faceva uscire ed entrare la sua verga dentro di me cercando di non farmi male. Poi i colpi aumentarono. Il piacere aveva sostituito il dolore, mi sentivo completamente riempita dalle a mazza di mio fratello, era una sensazione favolosa. Era riuscito a far entrare l'uccello fino in fondo, mi stava scopando forte e bene, di questo ero certa. Probabilmente anche lui non era più abituato alle vergini; aveva il volto imperlato di sudore che gli colava dalle tempie.

-Ka, hai la fica stretta e perfetta, non ce la faccio così, ho paura di venirti dentro-. Si sfilò da me e prese un preservati in camera sua. Se lo srotolò sul membro eretto allo spasimo e si sdraiò pregandomi di mettermi sopra di lui. Aveva la vagina impiastricciata di sangue per via dell'imene rotto. Mi asciugai col primo fazzoletto trovato li per caso, poi salii su di lui con fica bene aperta e con un colpo secco mi impalai su quel palo che aveva tra le gambe. Presa dall'eccitazione, lo scopai con foga; lo sentivo quasi nella pancia. Con le mani mi reggevo affondando le dita nelle sue spalle. I bacini erano uniti, e il suo cazzo era completamente sparito dentro di me. Sentii le contrazioni. Anche lui le avvertì. Cominciò a fottermi anche lui muovendo il bacino e allargandomi e stringendomi le natiche con mani. Uno, due e tre. Diedi tre colpi ben assestati e venni con un gemito. Lui invece continuava ad ansimare e sospirare. Mi scopò per un altro minuto, poi venne gemendo forte.

Erano quasi le undici. Mi aiutò a ripulirmi e mettemmo il copriletto a lavare dato che era sporco di sangue e liquidi. Poi mi sdraiai sul letto pulito.

-Ka- disse mio fratello guardandomi -sei una favola! E scopi pure da favola-
-Grazie tato- lo baciai sulla bocca.
-Mi piacerebbe scoparti ogni volta ce ne ho l'occasione-
-Tanto ora siamo amici di letto. Quando ne avrai voglia, basta dirlo. Per te ci sono sempre. Tu ci sei per me?-
-Certo-
Silenzio.
-Ka?-
-Dimmi-
-Vorrei anche il tuo culo però-
-Non oggi. Ora sono un po' stanca-
-Si certo, ti capisco-
-Ma poi lo avrai, è una promessa-
-Ti voglio bene piccina- disse abbracciandomi.
Da quel giorno abbiamo fatto l'amore ogni volta che ne avevamo l'occasione. In campeggio, in vacanza, sotto la doccia, in mare... E alla fine, dopo qualche tempo, gli ho dato pure il culo...
Ma questo lo racconterò un'altra volta...