*****ROXY E' TORNATA!

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Con grande eccitazione Roxy vi comunica che riparte l'aggiornamento costante del suo blog.Dopo una lunga pausa vi invita tutti a seguire i suoi post dedicati al mondo del sesso e più intrigante erotismo.Buona Lettura

Adult Ego

mercoledì 20 maggio 2009

UN ESTATE IN CAMPAGNA

Erano passati sei anni dall'ultima volta che avevo visto mia cugina Barbara, da quando c'eravamo trasferiti in città.
Adesso, dopo sei anni, io e mia madre siamo tornati dai nostri parenti in campagna
per qualche mese.
Avevamo 12 anni quando ci siamo persi di vista e ricordavo Barbara com'era allora, una ragazzina sveglia e simpatica.
Per 11 anni era stata la mia unica compagna di giochi.
Quando arrivammo ci furono baci e abbracci, Barbara se ne stava in disparte e ci guardava con curiosità.
Era diventata una ragazza, alta e magra con un caschetto di capelli ricci castani e la solita espressione da impunita.
Ci salutammo e dopo un'iniziale titubanza ritrovammo la nostra complicità di quando eravamo bambini.
Nei giorni successivi andammo in giro per il bosco e le poche case che si trovavano nei paraggi, intanto ci raccontavamo le nostre esperienze e, vista la confidenza che c'era fra noi, finimmo ben presto per parlare di sesso.
Barbara non aveva molte esperienze in materia, come me del resto, ma era curiosa e molto decisa, mi confidò che spiava i genitori quando facevano la doccia o facevano l'amore, io le feci vedere alcune riviste porno che mi ero portato da casa, le piacquero molto e mi confessò che la sera a letto si sarebbe toccata in mezzo alle gambe.
Le chiesi se lo faceva spesso, mi rispose che tutte le volte che spiava qualcuno si sentiva tirare e doveva toccarsi per soddisfarsi.
"Lo faccio anch'io, quando sono eccitato l'uccello mi diventa duro e devo menarmelo. Se ti và qualche volta possiamo farlo insieme?"
"Certo che mi và. Se questa sera mi aspetti sveglio vengo in camera tua quando tutti dormono e lo facciamo."
Quella sera andai subito in camera e la aspettai con impazienza.
Giacché era estate e faceva caldo mi misi a letto completamente nudo, l'uccello mi tirava da matti all'idea di poter condividere i miei giochi erotici con lei.
Dopo un tempo che mi sembrò interminabile sentii dei rumori nel corridoio poi la porta della mia camera si aprii lentamente.
"Sei ancora sveglio?"
Era Barbara con indosso solo una maglietta.
"Certo che sono sveglio, ti stavo aspettando con impazienza."
Allontanai il lenzuolo e gli mostrai l'uccello in erezione.
"Dio che roba, fammi vedere!"
Disse avvicinandosi.
"Posso toccarlo... non ti faccio male!"
"Certo che puoi."
Lo toccò delicatamente.
"Mi piace molto quando me lo tocchi; puoi stringerlo anche più forte, non mi fai male
anzi... "
Cominciò a carezzarlo con più vigore poi mi dette un bacio sulla punta.
"Sono contenta che sei tornato... " sorrise " ...finalmente posso giocare con qualcuno."
"Anch'io sono contento di essere tornato. Ma ora spogliati anche tu fammi vedere la tua farfallina."
Si spogliò in fretta, aveva un corpo magro ma muscoloso con due seni appena accennati, un cespuglio nero fra le gambe e un culetto rotondo e sodo.
Le carezzai i capezzoli mentre lei si mordeva il labbro inferiore, poi la girai e le carezzai le natiche, la feci sedere sul letto, lei aprì le gambe e mi avvicinai alla sua figa, era circondata da morbidi riccioli neri e aveva un piacevole odore di selvatico.
Delicatamente le dischiusi la figa e fra gli umori che le colavano tra le gambe apparve una protuberanza grande come il mio mignolo.
Gliela sfiorai con un dito, lei mugolò di piacere.
"È qui che ti tocchi?"
Le chiesi.
"Sì. Fai piano perché è molto sensibile"
Glielo carezzai ancora un po' poi le dissi:
"Toccati tu, fammi vedere come vieni."
Si prese il clitoride fra l'indice e il medio e iniziò a ruotare la mano velocemente mentre io me lo menavo in piedi davanti a lei.
Le venni sulla pancia sentendomi mancare mentre lei s'irrigidiva inarcando le reni per poi abbandonarsi sul letto soddisfatta.
"È questo lo sperma che voi maschi spruzzate quando venite?"
Mi chiese pasticciando con le dita il seme che le avevo sparso sulla pancia.
"Sì"
Le risposi accasciandomi sul letto vicino a lei.
"Ha un buon sapore"
Disse portandosi le dita alla bocca.
Io le sorrisi e le misi una mano fra le gambe.
"Fammi sentire."
Mi portai le dita alla bocca.
"Anche tu hai un buon sapore."
Rimanemmo a chiacchierare e scherzare un po' poi Barbara si rivestì e tornò in camera sua dopo avermi dato un bacio sulle labbra.
Nei giorni successivi ripetemmo più volte il nostro gioco, poi un pomeriggio Barbara mi disse di seguirla in silenzio che doveva farmi vedere una cosa.
Mi portò sul retro del vecchio locale che veniva usato per la doccia, una delle pareti era fatta di assi di legno che avevano parecchie fessure.
Barbara accostò l'occhio a una di queste e m'invitò a fare altrettanto.
Ne scelsi una abbastanza larga e cominciai a sbirciare tutto eccitato.
Vidi mia madre e la madre di Barbara che si stavano spogliando, parlavano fra loro e scherzavano.
"...hai messo su un bel culetto..."
Stava dicendo mia zia a mia madre.
"...e tu un bel paio di tette, chissà tuo marito come sarà contento..."
"Sì, gli piace molto mettercelo in mezzo. Ti ricordi dei pomeriggi passati al fienile a toccarci, che bei tempi?"
"Possiamo sempre rifarlo"
Risero tutt'e due.
Poi mia madre aprì l'acqua e iniziò a lavarsi.
Barbara si era sbottonata i jeans e abbassatasi le mutandine si stava masturbando, io la imitai subito.
Cercavamo di non fare rumore.
Sbirciavo fra le fessure di legno alla ricerca della prospettiva migliore per vedere quei due corpi maturi così diversi dal corpo acerbo di Barbara.
Finito di masturbarci ci allontanammo in silenzio.
"Hai visto che culi che hanno... come mi piacerebbe palparli per bene..."
Disse mia cugina una volta arrivati dietro il fienile.
"Anche a me non dispiacerebbe... e anche le tette non erano male!"
Risposi io ridendo.
"Hai sentito che anche loro si toccavano insieme..."
"Sai qui non è che ci siano molti svaghi e neanche si vede molta gente..."
"Sì hai ragione... però non pensavo che anche mia madre facesse certe cose."
"Tirerà anche lei no?"
M'immaginai mia madre che faceva gli stessi giochi che facevamo io e mia cugina ed ebbi un'altra erezione.
"Ho voglia di menarmelo di nuovo..."
Dissi tirandomi fuori l'uccello.
"Fai pure, tanto qui non ti vede nessuno!"
Mi sfogai pensando a mia madre e mia zia sotto la doccia.
Qualche sera dopo mentre io e Barbara eravamo intenti nei soliti giochi sentimmo un rumore in corridoio, eravamo nudi e stavamo per rivestirci quando la porta si aprì.
Era mia madre che evidentemente insospettita era venuta a vedere cosa succedeva.
"Ma cosa state facendo?"
Mormorò
"Dai zia non ti arrabbiare!"
Barbara aveva riacquistato un po' di sangue freddo
"Stavamo giocando insieme, non facevamo niente di male!"
Mia madre entrò e chiuse la porta
"Lo vedo..."
Era perplessa, cercava di darsi un tono ma non sembrava veramente arrabbiata.
"Del resto..." continuò Barbara "...anche tu e la mamma da ragazze facevate e stesse cose no?"
"E a te chi l'ha detto?"
Adesso le scappava da ridere. Si sedette sul letto in mezzo a noi.
"Non è che per caso oggi pomeriggio ci stavate spiando dietro la doccia?"
Io e Barbara ci guardammo e ridemmo.
"Lo immaginavo... dovreste fare meno rumore, però. E cosa avete fatto poi?"
"Ci siamo toccati."
Risposi io.
Mia madre annuì sempre più divertita.
Vista l'atmosfera che si era creata le chiesi:
"Che facevi tu e la zia quando vi nascondevate nel fienile, ce lo racconti?"
"Si... dai zia, dicci... siamo curiosi!"
Fece eco Barbara.
"Più o meno quello che fate voi, qualche volta veniva qualche ragazzo e ci piaceva vederlo schizzare."
A sentirle raccontare quelle cose il mio uccello riprese la sua erezione, mia madre se ne accorse ma fece finta di niente.
"Sai ci siamo eccitati molto a vedere i vostri culi oggi."
Disse Barbara
"Lui ha dovuto masturbarsi due volte!"
"Davvero? Bisognerà far chiudere quelle fessure allora."
Disse mia madre scherzando
"Se no vi rovinerete la salute!"
Mentre parlava si era accomodata meglio sul letto e la camicia da notte già corta di suo le era risalita fino agli slip, mettendo in risalto le sue cosce bianche.
Sia io che Barbara non riuscivamo toglierle gli occhi di dosso, quando lei se ne accorse cercò di risistemarsi e ridendo ci disse:
"Siete proprio due sporcaccioni, non perdete occasione..."
"Dai zia."
Disse Barbara
"Non ci capita spesso di vedere cosce così belle da vicino. Perché non giochi un po' con noi?"
Mentre parlava le accarezzò l'interno di una coscia. Ero senza fiato.
Temevo una reazione di mia madre che mettesse fine alla complicità che si era creata.
Invece mia madre ci guardò tutti e due sorridendo.
"Visto che vi faccio questo effetto perché no, in fondo è un pezzo che non mi diverto un po'. Qui però non è il caso, siamo in mezzo al corridoio, mettetevi qualcosa addosso e andiamo in camera mia, oltretutto staremo più comodi."
Ci infilammo una maglietta e la seguimmo in silenzio.
Una volta entrati mia madre chiuse la porta a chiave, io e Barbara ci spogliammo, mia madre ci raccomandò di fare piano poi si sfilò la camicia da notte.
Eravamo ipnotizzati dalle sue tette, si avvicinò sorridendo, ci abbracciammo, le nostre bocche si attaccarono ai suoi capezzoli che erano grossi duri, le nostre mani, intanto, percorrevano il suo corpo.
Barbara si spostò dietro di lei e inizio a palparle il culo, poi le sfilò le mutandine. Vidi il suo cespuglio nero, mi inginocchiai e iniziai a leccarla in mezzo alle gambe mentre Barbara le palpava e baciava le natiche.
Mia madre tratteneva a fatica i suoi gemiti, ci scostò e si diresse verso il letto, prese Barbara per mano e la fece distendere, le allargò le gambe e iniziò a leccarle la figa, Barbara si mordeva la mano per non urlare finché non venne in preda agli spasimi.
Mi avvicinai a mia madre e le infilai la lingua in bocca, sentivo il sapore di Barbara mentre la esploravo con la lingua.
Quando mi staccai da lei Barbara si era ripresa e si era avvicinata a noi abbracciandoci.
"Adesso..." disse mia madre sottovoce rivolta a me "...inginocchiati dietro di me mentre tu Barbara mi lecchi come ho fatto io poco fa!"
Mi inginocchiai dietro di lei con l'uccello teso come un toro, glielo appoggiai in mezzo alle natiche, sentii il suo sfintere palpitante, iniziai a spingere e scivolai dolcemente dentro di lei.
Cominciammo a muoverci con foga e dopo poco le schizzai un fiotto di sperma nell'intestino mentre il suo buchetto si contraeva spasmodicamente.
Ci accasciammo sul letto esausti.
"Allora porcellini vi siete divertiti?"
Ci disse mia madre.
"Promettimi che lo rifaremmo ancora zia."
"Vedremo."
Sorrise mia madre.
"Per il momento tornate in camera vostra e non dite niente a nessuno, mi raccomando."
Promettemmo e dopo esserci rivestiti ce ne andammo a dormire.
Il giorno dopo io e Barbara eravamo ancora eccitati al ricordo della notte precedente, appena possibile andammo dietro il fienile e iniziammo subito a masturbarci.
Ad un certo punto lei mi chiese se ero capace di leccargliela come aveva fatto mia madre la sera prima io le risposi di sì a patto che lei mi succhiasse l'uccello, ci sdraiammo uno con la testa fra le gambe dell'altro e iniziammo a succhiarci con foga, venimmo tutt'e due in fretta.
"Dobbiamo trovare il modo di farlo più spesso."
Mi disse lei.
"Ieri sera credevo di impazzire!"
"Anche a me è piaciuto molto, vedrai che lo rifaremo presto."
L'aiutai a pulirsi la faccia dal mio sperma e tornai verso casa.
Entrai senza far rumore e passando davanti la porta semiaperta della cucina sentii mia madre e mia zia che ridevano.
"...così li ho dovuti portar sù e calmarli un po'!"
Le stava raccontando della sera precedente.
"Erano così eccitati che c'era il rischio che la mettesse incinta!"
"E m'immagino come hai fatto a calmarli, però potevi chiamare anche me... sei un'egoista"
"Vedrai che non mancherà l'occasione sono due veri porcellini!"
"Sì ormai sono grandi bisogna che imparino a fare le cose per bene."
Non riuscivo a credere alle mie orecchie, avevo sempre pensato di dover fare di nascosto dai grandi certe cose e invece loro erano più assatanati di noi.
Me ne andai in camera mia eccitatissimo dalla prospettiva di un'estate piena di promesse.
Quel pomeriggio decisi di forzare un po' la situazione e quando mia zia si allontanò per andare nell'orto la raggiunsi.
"Non sei con Barbara?"
Mi chiese mia zia
"Doveva aiutare in cucina"
Le risposi.
Lei intanto si era chinata a raccogliere delle verdure e io mi misi alle sue spalle, dalla mia posizione vedevo il suo culo che si protendeva verso di me ogni volta che si chinava, la sua gonna era abbastanza corta da scoprirle le cosce.
Mi stavo eccitando parecchio, sentivo il mio uccello che s'induriva sempre di più.
Sempre chinata a raccogliere le verdure finì per trovarsi a mezzo metro da me ed io mi feci coraggio e le poggiai una mano sul culo.
"Ehi, cosa stai facendo?"
Il suo tono era divertito.
"Non ho resistito alla tentazione, spero non ti dispiaccia"
Le risposi scherzando.
"Sei proprio un porcellino!"
Si alzò e si girò verso di me.
"Ti piace proprio, il mio culo?"
"Sì zia, mi piace da morire, da quanto ti ho visto nella doccia non faccio che pensarci".
"Ma bravo, fai anche il guardone adesso. Scommetto che te lo sei anche menato?"
Scoppiammo da ridere a tutti e due. Le misi una mano sul fianco.
"Fammelo toccare un po', sii buona dai..."
"Che imprudente che sei!"
La mia mano si era infilata sotto la gonna
"Dai non qui... aspettami nel fienle."
Raccolse le sue cose e si allontanò verso casa, io intanto andai ad aspettarla nel fienile come mi aveva detto.
Dopo una buona mezz'ora la sentii entrare nel fienile le andai incontro, quando fummo vicini mi disse:
"Allora porcellino, fammi vedere che effetto ti fa il culo della zia."
Mi appoggiò la mano sulla patta dei pantaloni, il mio uccello ebbe un sussulto, mia zia approvò, poi si sfilò le mutande, io le andai dietro e le tolsi la gonna.
Il suo culo era sodo e bianco, iniziai a baciarlo e ad infilarle la lingua nel solco delle natiche, mia zia mugolando di piacere si chinò mettendo in mostra la sua figa pelosa e piena di umori, ci tuffai la lingua mentre lei allargava sempre più le gambe "Sì... bravo, continua."
Continuai per un po' assaporando quel gusto amarognolo che sapeva di salsedine.
Quando si girò era rossa in viso, senza dire una parola si inginocchiò davanti a me e mi tirò fuori l'uccello poi, dopo averlo leccato per bene, mi disse:
"Ti faccio venire con la bocca? O preferisci mettermelo dentro?"
"Voglio scoparti zia!"
Si sdraiò sul fieno e allargò le gambe, la sua figa era una bocca spalancata.
"Vieni piccolo, mettilo dentro."
Mi sdraiai sopra di lei e sprofondai in quella caverna morbida e pelosa, cominciai a spingere mentre lei mi incitava a continuare.
Le venni dentro quasi senza accorgermene.
"Bravo piccolo, sei stato proprio bravo!"
Mentre parlava mi carezzava la schiena
"Però devi stare più attento, non tutte le donne prendono la pillola."
"Non ci avevo pensato!"
Nella foga della scopata non avevo proprio considerato la cosa.
"Stai attento la prossima volta. Non è che l'hai fatto anche con Barbara?"
"No. Ci tocchiamo, qualche volta lo facciamo con la bocca."
"Bravi, bisogna stare attenti. Lo so che vorreste farlo anche voi ma bisogna prendere delle precauzioni altrimenti sono guai. Ora da bravo vai a casa io vi raggiungerò fra un po'".
Mi risistemai e tornai a casa.
Quella sera a cena notai che mia madre e mia zia si sorridevamo e parlottavano fra loro ma ero stanco e non ci feci molto caso.
La mattina successiva venne a svegliarmi mia madre, si sedette sul letto e sorridendo mi disse:
"E bravo il mio porcellino, ho saputo che ti sei scopato la zia e sei stato anche bravo!"
"Non ti dispiace?"
"Figurati! Sono contenta... adesso sei grande."
"Adesso bisognerà pensare anche a Barbara."
"Lo so che non vedete l'ora voi due, però bisognerà prendere qualche precauzione."
Poi vedendo la mia erezione da sotto il lenzuolo ammiccò divertita.
"Ma ce l'hai sempre sull'attenti?"
Prese a massaggiarlo.
"Non smettere ti prego!"
"Stai diventando un vero vizioso!"
Scostai il lenzuolo e il mio uccello si tese alla ricerca di uno sfogo.
"Ti prego mamma fammi venire."
Lei mi guardò sorridendo poi si chinò e sentii la sua bocca ingoiarmi, iniziò a succhiare finché non le svuotai tutto il mio sperma in bocca.
"Hmm! Posso fare a meno della colazione."
Fece lei dopo aver ingoiato fino all'ultima goccia.
"Potrai venire a fare colazione da me tutte le volte che vorrai!"
Qualche sera dopo mentre mi preparavo per andare a letto sentii bussare alla porta era mia zia che a bassa voce mi invitò a seguirla senza fare rumore.
Incuriosito ed eccitato la segui ma, contrariamente a quanto mi aspettavo, ci dirigemmo verso la camera di mia madre.
Dentro c'erano Barbara e mia madre che ci aspettavano sedute sul letto.
"Come avrai capito..." mi disse mia zia "...è arrivato il momento di fare di Barbara una donna e sarai tu a farlo."
Io e Barbara ci guardammo negli occhi e ci sorridemmo.
"Però" aggiunse mia madre "devi stare molto attento, assolutamente non devi venirle dentro. Possiamo fidarci?"
Le rassicurai.
Ci togliemmo i pochi abiti che avevamo e mentre mia zia mi accarezzava, mia madre faceva
altrettanto con Barbara poi, ci spinsero uno nelle braccia dell'altro.
Abbracciai mia cugina e iniziai a baciarla mentre le nostre mani frugavano dappertutto. Scesi a baciare i suoi seni ed infine tuffai la mia bocca nel suo cespuglio.
Barbara si sdraiò di traverso sul letto e spalancò le gambe ed io, eccitato ed emozionato al tempo stesso, mi avvicinai e diressi l'uccello verso le sua labbra spalancate.
Diversamente da mia zia la figa di Barbara era stretta e anche se bagnata trovavo difficoltà a penetrarla.
Mia madre che era seduta sul letto accanto a noi inizio a massaggiarle il pube mentre mia zia che si era posta dietro di me mi spingeva con il bacino.
Lentamente l'uccello si fece strada procurandomi qualche fitta dolorosa, anche Barbara aveva sul viso una smorfia di dolore.
Una volta infilato tutto mi fermai per riprendere fiato, la smorfia sul viso di Barbara sparì, mia zia mi mise le mani sui fianchi e spingendo col suo bacino iniziò a dare il ritmo alle mie spinte che mano a mano diventarono sempre più veloci, accompagnate dai mugolii di piacere di Barbara che ormai era eccitatissima.
Mia madre mi incitava a bassa voce, ormai arrivato al punto di non ritorno mi spostai indietro e strofinando l'uccello sulla pancia di Barbara schizzai; tutto il mio sperma su di lei.
"Evviva!"
Sussurrarono mia zia e mia madre all'unisono, io abbracciai Barbara e ci scambiammo un
bacio appassionato e dolcissimo mentre le nostre madri ci accarezzavamo e ci sbaciucchiavano.
"Ti ha fatto molto male?"
Chiese mia zia a Barbara.
"Un po' all'inizio, ma poi è stato bellissimo."
"Adesso aspettate qualche giorno poi potrete farlo quando volete."
Aggiunse mia madre.
"Ma fate sempre attenzione, mi raccomando!"
"Certo, state tranquille."
Mia zia e mia madre si guardarono soddisfatte poi mia madre disse:
"E noi? Che facciamo adesso?"
"Dai vieni qui."
rispose mia zia.
"So io cosa ci vuole per te!"
Si abbracciarono ed iniziarono a baciarsi, poi mia zia cominciò a leccarla in mezzo alle gambe, io e Barbara ci guardavamo eccitati.
Mi avvicinai a mia madre e iniziai a succhiarle un capezzolo mentre con la mano le stingevo l'altro, anche Barbara si era avvicinata e aveva iniziato ad accarezzare il culo di sua madre e a frugarla fra le gambe.
Poi mia madre e mia zia si sdraiarono sul letto con le gambe spalancate e io e mia cugina sprofondammo le nostre bocche nelle loro fighe fino farle godere

ORGIA


Sapete,

restare senza poter fare l’amore per più di nove mesi mi ha un tantino destabilizzato. Avere al proprio fianco una donna, aver voluto questa relazione per provare a mettere la testa a posto e rimanere con poco e niente in mano mi ha cambiato.

Ma con l’aiuto del tempo cercherò di guarire questa ferita, cercherò di leccarmela da grintoso leone che sono.


Sono successe tante cose in questi mesi che sinceramente non saprei da dove iniziare. So però che desidero tornare a vivere, desidero tornare ad essere quello di prima, desidero non perdere nessuna delle occasioni che mi capiteranno.



Telefono al mio carissimo Amico di Milano, Marco, facciamo mezz’ora di chiacchiere, gli spiego le ultime cose accadute nella mia vita, dato che era quasi l’unico a conoscere i miei problemi.

Organizziamo poi una serata, una Bella serata, ovviamente a Milano, con una buona pizza e tanto casino intorno.



Marco è un bel ragazzo, lo è sempre stato, ha un fisico eccezionale ed è un piacere sentirlo parlare.


Ci assomigliamo.

Marco guadagna bene col suo lavoro, io idem. Entrambi amiamo goderci i soldi.

Ci assomigliamo.

Non ha una relazione fissa, l’unica che ha avuto è andata a puttane come la mia...

Ci assomigliamo.

La sua ex lavora nel suo studio e sono a contatto tutto il giorno tra alti e bassi, io idem.

Ci assomigliamo.




Il tavolo al quale siamo seduti è da 4, chiedo a Marco perchè, lui mi sorride, devono arrivare Francesca e Barbara al momento bloccate nel traffico ma comunque abbastanza vicine.

Sono emozionato, anche se avevamo molte cose da raccontarci, sicuramente delle presenze femminili sono molto meglio di chiacchiere malinconiche.



Le conosco tutte e due, soprattutto Francesca quando anni fa m’imboccava fragola dopo fragola al ristorante, mettendomi anche le sue dita in bocca.

Non lo dimenticherò mai.




Mentre Barbara che è di Bergamo me la ricordo quando Marco l’accompagnava a casa.. eravamo in 5 in auto e io e lei eravamo vicini seduti dietro ovviamente. Ad ogni curva, era estate, mi si strusciava addosso con le sue bellissime gambe avvolte nelle calze a rete.

Non lo dimenticherò mai.



Finalmente entrano, io e Marco ci alziamo, le baciamo, sorridiamo e ordiniamo le pizze. Una fame.

Barbara è seduta al mio fianco, la simpatia non le manca, ridiamo tutti delle sue battute. Parliamo di tutto un po’, meno che di lavoro, dev’essere per forza una serata rilassante, è obbligatorio!


Un po’ brilli per colpa delle birre doppio malto usciamo e cambiamo locale. Andiamo a spararci in vena un paio di bottiglie di Morellino di Scansano in un localino vicino, mi sembra un pub.

Marco sceglie i posti dove andare, anche perchè è lui che gioca in casa.

L’euforia aumenta, Marco parla con gli occhi lucidi a Francesca, mentre io a Barbara.

Le coppie, ipotizzo, si sono formate.



Francesca è una spilungona di un metro e ottantacinque, se poi si mette i tacchi come stasera, dal mio metro e ottanta devo guardare all’insù. Diciamo che è abbastanza coperta questa sera, lei soffre molto il freddo, ma ha un modo di coprirsi che acchiappa lo sguardo ugualmente. Poi con quegli occhialini da universitaria mi fa tanto sesso, non so. E’ castana, occhi marroni, un trucco ineccepibile e dei capelli molto lunghi, bah, non so se sono suoi o se ha usato dei barbatrucchi.


Comunque sta di fatto che è molto bella, quella bellezza semplice ma curata.



Barbara invece è bionda e se è vero che gli uomini le preferiscono, io sono tra quelli. Ha gli occhi verdi, fisico snello e atletico, abbigliamento provocante giusto per farmi agitare, e un carattere, da quello che ricordo, dolcissimo, infatti ho bisogno di serenità in questo periodo.



Sono entrambe vestite griffate da quello che riesco a scorgere, gli accessori poi urlano.




Mentre tengo abbracciata a me Barbara, le osservo il seno, mi pervade un senso di leggerezza, finalmente un contatto con una donna, un brivido ed un’emozione continua ormai quasi dimenticati. Ho un po’ di torpore addosso causato dall’alcool, mi sento bene, i problemi non esistono e ho gli occhi lucidi.





Barbara mi appoggia una gamba sulla coscia, dalla sua minigonna spunta l’autoreggente a rete.

Santa Madonna!

Quando vedo calze a rete, il mio cervello va in tilt e non capisce più nulla. Mi parla all’orecchio, si ricorda di quando mi si strusciava in auto.


Parliamo allora di quell’episodio, mentre la mia mano sfiora i forellini delle sue calze a rete. Le aveva fatto uno strano effetto, ad ogni curva, strusciarsi contro di me. Voleva quasi allungare una mano nel buio, mi guarda negli occhi confidandosi. Il potere dell’alcool che toglie i freni inibitori.

Mi toglie un attimo la parola, mi dò una scantata e le propongo di recuperare il tempo perduto, il tutto mentre un’ottima musica di sottofondo fa da contorno. Non perde tempo e mi appoggia una mano sull’interno coscia mentre Marco vede tutto, mi sorride, come per dire: “Oh, ci siamo”.

Siamo comunque tutti e 4 seduti vicini, il clima si è scaldato, la prima bottiglia se ne è andata tutta e la seconda è già a metà. Le ragazze bevono, io e Marco pure, ricordiamo l’ultimo nostro incontro di un paio di anni fa circa, suggerisco a Marco di chiedere a Francesca riguardo le fragole, non appena fatto lei mi guarda ed inizia a ricordarsi. Mi racconta la situazione nella sua pur poca lucidità causata dal Morellino che va alla grande.


La cosa che mi aveva eccitato di quel giorno era stato l’aver sentito le sue dita nella mia bocca, un gesto così generoso da un lato ma così sensuale se visto con altri occhi.



Per fortuna che non guidiamo, altrimenti ad un controllo, la nostra patente verrebbe stracciata davanti ai nostri occhi. Usciamo quindi dal locale e c’indirizziamo verso casa di Marco.

Mentre Barbara si veste le guardo il seno, eh si cazzo, non resisto, ha sicuramente un’ottima terza e io per il seno prosperoso ho un debole. Lei intravede il mio sguardo porco sulle sue tette, mi viene vicino e mi chiede di abbottonarle il cappottino. Cristo Santo!

Però a casa te lo tolgo io, ok? Le chiedo.


Lei sorride e mi chiede, cosa?.

Francesca sta ascoltando e s’incuriosisce, chiede cos’è che le voglio togliere poi. Marco sorride e la rassicura che a casa vedrà. E tu Marco cosa mi toglierai a casa? Chiede Francesca.

Piccantine le ragazze, mi sto divertendo un mondo, devo recuperare.



Le due ragazze camminano abbracciate, si guardano indietro e ci sorridono, poi mentre siamo nell’androne di casa di Marco, Francesca tocca il sedere a Barbara, osservando la nostra reazione.

Sorridiamo e saliamo in ascensore che è strettissimo guardacaso. Io e Marco entriamo per ultimi e per farci spazio le spingiamo contro la parete opposta, ridono come delle matte, intanto palpiamo il culo a tutte e due.


Mi diverto sempre di più.

Barbara spinge indietro verso di me, mentre l’ascensore tra sobbalzi vari arriva al piano.

Esplodiamo fuori non appena si aprono le porte al piano e tra palpatine e strusciate varie c’infiliamo in casa di Marco.

Tengo Barbara per mano, la guardo negli occhi, penso che non ci sia bisogno di parole e come promesso le sfilo il cappotto standole dietro mentre lei mi guarda con la testa girata all’indietro. Mi avvicino al suo collo e sottovoce le sussurro che ha un bel fisico, lei poi si gira e sfila il mio piumino non prima, anche lei da dietro, di avermi accarezzato il petto e gli addominali.



Sentire mani di donna addosso dopo tanto tempo mi fa agitare, la prendo per mano e ci avviciniamo a Francesca alla quale togliamo insieme il cappotto. Ci osserva in maniera felina e accarezza in viso Barbara.

Sono di una dolcezza disarmante due donne che si scambiano effusioni.


Guardo Marco rapito dal loro comportamento, mi avvicino a lui e ci godiamo lo spettacolo.

Francesca mette le mani sotto al maglione di Barbara e osservando me e Marco, le palpa il seno.

Vedo la Madonna scendere con tutta la sua luce.



Prendo l’iniziativa, mi avvicino a loro, mentre Marco fa girare della musica rock. Francesca mi osserva incuriosita, le sfilo la pashmina di seta nera e bendo Barbara. Nell’orecchio le sussurro che senza la vista, gli altri sensi saranno amplificati, soprattutto quello del tatto. Le tocco il seno anch’io, chiedendole se ha capito di chi erano le mani. Sorride, mi chiede di riprovare perchè non è sicura. Uno sguardo a Francesca d’intesa ed è il suo turno. Come lo palpa bene, lo prende in mano, dleicatamente, per poi schiacciarlo contro di lei. Nei miei pantaloni succede di tutto e penso bene di mettermi dietro Barbara bendata per renderla partecipe strusciandomi contro al suo sedere. Lei sorride e allunga una mano. Mi tocca, ri-vedo la Madonna.


Faccio un cenno a Marco e sorridendo si avvicina per partecipare al tocco libero.

Le palpa il sedere, Francesca le chiede se ha capito di chi sono le mani, lei non risponde, non ci sta capendo più nulla, sa solo che 6 mani la toccano. 2 uomini e una donna.

Francesca le toglie il maglione, la temperatura interna lo consente, rimane in reggiseno, un bellissimo balconcino che offre una scollatura più che sensuale, direi da tuffarsi dentro subito.

Mi metto dietro di lei e le palpo il seno ancora prendendole tra le dita i capezzoli, apre la bocca per lasciare uscire un sospiro.

Barbara è agitata, si gira verso di me e alla cieca mi bacia, così di getto, appoggiandosi poi al mio pacco duro sorride, mi slaccia la cinta, apre i bottoni e inizia a cercare. Trova subito l’oggetto della sua ricerca. Non provo vergogna, il mio esibizionismo è marcato e abbondante.


Francesca le toglie il reggiseno, le attenzioni di tutti sono verso di lei. Marco le toglie il resto, partendo dalle scarpe, rimanendo in slip di pizzo. Le infila una mano dentro, da dietro, e inizia a masturbarla, mentre fa lo stesso con me.

Marco si dedica allora a Francesca e da dietro la spoglia lentamente, lasciandola nelle stesse condizioni di Barbara, in slip. Ci mettiamo allora, noi uomini, tra loro due da dietro, invertendo la mano che masturba negli slip. Mi sento Francesca che spinta da Marco mi viene addosso, sento il suo seno che mi tocca la schiena, il suo bacino contro i miei lombari. L’altra mano la usiamo per palpare sempre da dietro loro il seno.

L’eccitamento è altissimo, io e Marco ci spogliamo e lasciamo liberi i nostri arnesi di ergersi.

Le mettiamo spalle contro spalle, le sfiliamo gli slip e iniziamo a leccare loro gli umori, rispettiamo le coppie da poco formate e cerchiamo d’infilare la lingua più in profondità possibile per sentirle mugolare. Non parlano perchè mentre le lecchiamo si stanno baciando. Io e Marco ci godiamo lo spettacolo ai loro piedi, intenti a bere il più possibile tutto quello che l’eccitazione produce loro.


Barbara ha un sussulto, ha raggiunto l’ogasmo, mi prende la testa tra le mani e mi ferma, ha bisogno di una pausa. Marco è ancora intento a leccare Francesca. La mia intenzione sarebbe di andare a baciarla mentre Marco la lecca, ma vengo fermato da Barbara che mi chiede di scoparla, me lo chiede in un modo sornione, sottovoce, ma deciso, non posso dirle di no. Mi corica sul divano, non c’è bisogno di aspettare che io sia pronto, ho un’erezione poderosa, me lo succhia per qualche secondo e poi salendomi come su un cavallo, mi comincia a cavalcare.

Non so se sono in paradiso o cosa, ma sentirmi amato o cosa realmente sia, mi fa stare bene. Mi abbandono al suo ritmo, mentre vedo Francesca venire verso di me e con le ginocchia sul divano le vedo luccicare quello che Marco ha gustato sino ad ora. Con le dita si apre le labbra, me la fa vedere bene da vicino senza permettermi di avvicinare la bocca o la lingua, quasi sgocciola.

Barbara poi si ferma un attimo di cavalcarmi e la bacia, tutto questo con me sotto.

Prendo io il ritmo e la frugo con tutta l’asta, dentro e fuori. Non mi ricordavo fosse così bello.


Francesca poi si abbassa e mi regala il suo frutto bagnato dove infilo la lingua facendola sussultare.

Barbara poi riprende ad andare su e giù lungo la mia asta dura mentre mi gusto Francesca.

Ma Marco? Dove sarà? Ho una frazione di tempo per chiedermelo. Forse ho capito, ecco cosa sono quei bip e rumori metallici vari. Si, ho inteso bene, ci sta filmando.

Mi sento quasi un attore porno, mentre Marco cambia inquadratura e c’indica le posizioni migliori da tenere in modo che la luce possa impressionare la cassetta minidv.

Francesca poi chiede il cambio a Barbara, lo ottiene a fatica, non vorrebbe abbandonare la mia asta, ma è decisa e riesce a mettersi sopra di me. Se lo fa entrare poco alla volta, vuole godersi il momento, ma non riesco a vedere molto di tutto ciò, perchè Barbara mi si siede praticamente sulla bocca. Bello il face-sitting, mi è sempre piaciuto. La mia lingua è stanca, mi fa male, sono giù d’allenamento, ma cerco di resistere mentre mi prende i capezzoli in mano e io le abbraccio il bacino. Francesca è più stretta di Barbara, sento la differenza. Infatti ha fatto fatica ad infilarselo. Ha continui gemiti di piacere che Marco non perde di filmare.


Ci chiede di cambiare posizione, s’informa se resisto un altro po’ e mi sorride. Fa coricare Barbara sotto e sopra le fa accomodare Francesca, tutte e due con le gambe aperte. Non gli chiedo cosa vuole che le faccia, ci arrivo da solo, mi dice solo di dare 10 colpi loro a vicenda e di farglieli contare a voce alta. Sono brave, si fanno filmare mentre contano i colpi che dò loro mentre tengo a vicenda le caviglie prima di una e poi dell’altra. Questo per circa 100 colpi. Poi mi faccio notare dicendo che sto per venire, mi fa mettere in piedi, mentre loro le mette in ginocchio davanti a me con la bocca aperta. Mi toccano dappertutto mentre i miei schizzi volano qua e là per la stanza, un po’ in bocca a Francesca e un po’ a Barbara. E’ un orgasmo che non dimenticherò mai, ma anche un orgasmo che non ricordavo.

PRIMA VOLTA


La ragazza è già tutta eccitata.
Con fare indifferente ha iniziato a sfiorarsi il collo prima e il seno poi, come se sentisse caldo.
Alzandosi i capelli dietro la nuca per cercare un po' di refrigerio, prova un brivido caldo per l'improvviso sbalzo di temperatura che le fa salire la pressione al massimo.
"Non hai caldo?" - chiede la ragazza.
"No, pucci! Perché?"
"Che stronzo" - pensa - "lo fai apposta a tenermi sulle spine".
Poi i pensieri si rivolgono al suo corpo e si dimenticano del compagno di viaggio. Con una mano inclina un po' il sedile per trovare una posizione più comoda ed allungare le gambe.
Il vestito di seta che la ricopre mettendole in risalto le forme inizia lentamente a scivolare sul lato di una gamba e lo spacco mostra una coscia bianca e dura come l'avorio.
Il respiro sempre più veloce diventa affannoso fino quasi ad ansimare.
È tutta sudata, umida, bagnata. Le sue dita si spostano dal collo al seno, sfiorando i capezzoli turgidi sotto il vestito; dal ventre caldo, al pube. Con le unghie inizia a toccarsi i peli già fradici dei suoi umori. Appoggia un piede sul cruscotto per aprire meglio le gambe e, con indice e anulare, inizia a sditalinarsi come una troia in astinenza di cazzo. Le due dita umide le sembrano un cazzetto che la penetra ritmicamente, che sa dove stimolare, che la fa venire.
L'auto è ormai pregna dei suoi odori. Guardando il ragazzo che con aria indifferente continua a guidare, inizia a fantasticare con la mente: vorrebbe che la prendesse là in quel momento, che le desse il cazzo, che mischiasse sudori e umori con i suoi, che le venisse dentro.
Infoiata come una cagna gli allunga una mano sulla patta e gli tira fuori il cazzo ancora moscio. Lo scappella e se lo sbatte in bocca succhiandolo a più non posso.
"Ma che cazzo fai! Aspetta un po', fra un quarto d'ora siamo arrivati!"
"Non ce la faccio più" - ribatte lei - "ho voglia di sborra"
E continua a spompinare il cazzo che, ormai duro, le preme sul palato.
La sua lingua sa dove stimolarlo: gira attorno alla cappella, scivola sul filetto giù per tutta l'asta fino ai coglioni, sbavando abbondantemente sul membro e sulle palle del ragazzo.
Ritornata a leccare la punta del cazzo, inizia a massaggiare i coglioni e con le dita bagnate scende verso il culo.
Quando gli infila un dito nell'ano il ragazzo raggiunge l'orgasmo e un getto di sperma caldo le riempie la bocca fino a farla quasi vomitare, poi un altro, altri due, e un altro ancora.
La ragazza si alza soddisfatta con le bave di sperma che ancora le colano dalla bocca, si sistema, pulisce il suo compagno ancora ansimante e si siede come se nulla fosse.
"T-t-ti avevo d-detto di aspettare un pò" - disse con difficoltà l'autista - "Eccoci arrivati".
"Dai, cazzo!" - disse lei - "lo sai che l'idea di andare al night mi eccitava da impazzire".
I due scendono dalla macchina ed entrano nel locale.
La ragazza sente l'aria umida e pesante, riconosce quell'odore, si sente ogni volta che lo fanno in macchina: è un miscuglio di sudore, sperma e secrezioni di figa. Le sue narici le mandano tanti stimoli olfattivi che il suo cervello impazzisce.
Il ragazzo quasi la trascina su un divanetto in prima fila da dove la ragazza, ambientatasi un po', inizia a guardarsi attorno. Ci sono quattro uomini seduti qua e là che la stanno in sostanza mangiando con gli occhi.
"Hanno proprio lo sguardo da segaioli allupati" - pensa.
Le luci si abbassano e un ritmo di musica latino-americana invade la sala. Dal palco, ballando, esce una bionda in costume che, ancheggiando, si sposta tra i divanetti. La ragazza sente l'odore d'olio che cosparge il corpo della troia e che la fa bagnare all'impazzata.
La troia si muove a quattro zampe sul pavimento toccandosi la passera con una mano, sditalinandosi con maestria, finché si mette seduta a gambe aperte e preso un vibratore chiede al ragazzo di aiutarla.
La ragazza non riesce a crederci: vede il suo compagno alzarsi e, preso il vibratore, sbatterlo nella figa della troia muovendolo lentamente avanti e indietro. Invece di urlare, ormai eccitata, si sposta la gonna e si masturba sul divanetto con le gambe in alto e bene in vista.
I quattro uomini, che intanto stanno seguendo ogni attimo della scena, non si lasciano sfuggire l'occasione.
Tre di loro si dirigono verso la ragazza, mentre il quarto va dalla troia che ormai sta mugolando di piacere, imbrattando dei suoi umori il vibratore che ha tra le gambe.
In men che non si dica i sette si ritrovano nudi ad assaporare i piaceri dei loro corpi.
La ragazza, ancora a gambe aperte, ha smesso di sditalinarsi e mentre uno degli uomini le sta leccando la passera e il buco del culo, lei, prima a destra e poi a sinistra, sbocchina i cazzi che si ritrova tra le mani. Sente la lingua che passa tra i peli, che le tocca il grilletto scendendo tra le labbra cercando di penetrarla per poi passare al culo e solleticarle il buco, inumettandolo a fondo.
Quasi impazzita molla improvvisamente i due cazzi che aveva contemporaneamente in bocca e con una spinta distende a terra l'uomo che la stava leccando.
Messasi a cavalcioni sopra il suo cazzo dritto, se lo spinge su per la figa, lentamente ma con sicurezza, per poi iniziare a muoversi ritmicamente affondando colpi di reni sempre più forti per cercare di sentire la cappella fino all'utero.
Uno dei due uomini rimasti con il cazzo in mano, le si avvicina da dietro e le blocca i fianchi.
La ragazza, capendo le sue intenzioni, smette di muoversi ed inarca il culo in fuori per facilitargli il compito.
Con il cazzo stretto in mano, l'uomo si abbassa e lentamente inizia a forzare il culo della ragazza finché non c'infila la cappella.
Intanto ad un metro di distanza il ragazzo e il quarto uomo si stanno fottendo di gusto la troia che, gemendo come una cagna in calore, si trova un cazzo in bocca ed uno in figa.
Il ragazzo prendendola per i fianchi, con colpi sicuri e decisi, le sbatte il cazzo tra le cosce facendola muovere avanti e indietro, facilitando la pompa che la troia sta facendo al cazzo che ha in bocca.
La ragazza ormai si sente una trave andare avanti e indietro nel culo, con un movimento opposto a quello che ha in figa. Non capisce più niente, è accecata dal piacere, si morde le labbra, sbava, sente il ventre rovistato a fondo dai due maschi che la fottono come vogliono.
Inarcando la testa sente qualcosa di caldo e morbido che si appoggia sulla sua bocca e aprendola inizia a succhiare.
D'un tratto la cappella che sta pompando si fa più grossa e dura, già pregustando la sborra, con un colpo di lingua sulla punta del cazzo fa partire una serie di getti che le arrivano dritti in gola riempiendole la bocca di una crema dolce e salata che fuoriesce sulle guance, sul collo, sulle enormi tette dure, soffermandosi sui capezzoli ritti in piedi, per poi gocciolare sul corpo dell'uomo che ha sotto di lei.
Subito dopo, forse per l'eccitante visione, sente che anche l'uomo che la sta inculando è al limite.
Sente la sua verga dura come il marmo che la penetra con movimenti sempre meno sincronizzati, sente il maschio ansimare, grugnire, finché all'improvviso si toglie e menandoselo le viene abbondantemente sulla schiena fredda e sudata.
Ora la ragazza è rimasta solo con un cazzo in figa, il buco del culo le brucia, ma l'odore di sperma che la cosparge tutta la fa impazzire. Con le mani si appoggia sul petto dell'uomo che si sta scopando e, reggendosi sui suoi pettorali, inizia a muoversi su e giù, interrompendo ogni tanto il ritmo con dei movimenti del bacino in avanti e indietro.
L'uomo, arrivato al limite, inizia a mugolare e le sfionda in figa un getto di sborra. La ragazza provvede a far penetrare ancora di più il cazzo nel suo ventre per meglio sentire la grossa cappella calda appoggiarsi all'utero.
Muovendosi ancora sente lo sperma scendere dalla figa e colare sulle cosce.
Rapida scivola via dal ventre dell'uomo disteso per terra e, arrivata a gambe aperte con la figa sopra la sua faccia, gli ordina di leccare e di succhiare gli umori e lo sperma che ha nella topa.
L'orgasmo è talmente intenso che le sembra di pisciare da quanto cola intensamente, si sente le tette scoppiare e il corpo vibrare finché, esausta, si accascia su un fianco.
Quasi non riesce a crederci: la troia e gli altri due stanno ancora scopando, e non sembra abbiano intenzione di fermarsi presto. La troia dando le spalle all'uomo steso per terra, ne prende il cazzo e se lo infila nel culo, stendendosi sopra l'uomo, allarga le gambe per permettere al ragazzo di fotterla come se fosse la più classica delle posizioni.
La ragazza quasi li invidia: a lei non è venuta in mente una posizione del genere.
Risvegliata dallo spettacolo si avvicina al triangolo e mettendosi gattoni inizia a leccare i coglioni dell'uomo che sta inculando la troia. La sua lingua sente le palle morbide che si lasciano solleticare e bagnare; risale verso l'asta sbavando sul culo e sulla figa della troia che inizia a gemere dal piacere di avere due cazzi in corpo e una lingua di contorno.
Il ragazzo, che si sta fottendo la troia con colpi decisi fino quasi a far entrare i coglioni nel suo corpo, si ferma, prende con due mani i capelli della ragazza e le schiaffa in bocca il cazzo ancora fradicio degli abbondanti umori della troia iniziando a muoverle la testa come se se la stesse scopando.
La troia, allora, togliendosi il cazzo dal culo, scivola sotto la ragazza per fare un 69, le tocca le tette ed i capezzoli cominciando a leccarle la figa come solo una donna sa fare.
L'uomo, rimasto a menarselo per terra, si alza, prende un tubetto d'olio e inizia ad ungersi l'uccello e l'enorme cappella, si avvicina alla ragazza da dietro e con un colpo deciso le affonda il cazzo nel culo.
La ragazza tenta di urlare ma il cazzo che ha in bocca le fa uscire solo una specie di grugnito.
I colpi assestati dall'uomo le fanno arrivare il cazzo del ragazzo fino in gola.
Sembra quasi che i due cazzi vogliano toccarsi dentro di lei.
Intanto, la troia, vedendo che la ragazza sta per venire, prende il vibratore usato per iniziare lo show e glielo infila nella sorca continuando a stimolarle il grilletto con la lingua. Il corpo delle ragazza è tutto preso da un fremito che preannuncia l'imminente orgasmo.
Il culo è rovistato a fondo da un cazzo enorme, la figa è piena del vibratore che la troia le spinge fino all'utero e la bocca è tappata dall'asta del ragazzo che quasi la soffoca.
L'orgasmo è inevitabile.
Il cazzo che ha nel culo, irrigiditosi all'inverosimile, le riempie le budella con mezzo litro di sperma colando subito tra le cosce che la troia provvede a succhiare.
L'asta marmorea in bocca le schizza sulla lingua il succo dei suoi coglioni duri fino a farlo uscire dalla bocca.
La ragazza ha un orgasmo talmente intenso che il vibratore le scivola dalla figa costringendo la troia a stimolarla con le dita e con la lingua. Il gruppo esausto si accascia per terra ansimando.
Il ragazzo e la ragazza con uno sguardo d'intesa si alzano, si dirigono in bagno per ripulirsi e, una volta rivestiti, escono dal locale congedandosi con un freddo
"Buonasera" - dai loro esterrefatti compagni di sesso.
In auto: - "Mon Amour, sai che io avrei ancora un po' di voglia!".
Il ragazzo la guarda allibito mentre a gambe aperte si sta trastullando la figa con il vibratore che aveva evidentemente rubato alla troia.
"Che ne dici di fermarci da quella puttana e vedere se ci può aiutare?" - propone con fare innocente continuando a masturbarsi.
La stangona, che si avvicina al finestrino mettendo in risalto le tette siliconate, chiede quarantamila per un rapporto a tre. Caricata a bordo indica poco distante un luogo appartato dove stare tranquilli.
Abbassati i sedili, la ragazza si siede a gambe aperte appoggiandosi sullo schienale posteriore e, facendo avvicinare la puttana, inizia a massaggiarle le tette succhiandole i capezzoli e ricevendo in cambio due dita in figa.
Scendendo con la mano verso il pube della puttana per ricambiare il gesto, si blocca di colpo e con un sorriso rivolta al ragazzo;
"Cicci, c'è una sorpresa!" - estraendo un cazzo floscio tra le gambe della puttana.
"Un travestito?!?! Assolutamente, NO! Fallo scendere e andiamo via."
"Aspetta un attimo, ho un'idea." - dice la ragazza cominciando a massaggiare il membro che già s'ingrossa.
E prendendolo in bocca lo fa diventare duro al punto giusto. Allargandosi la figa con due dita, se lo spinge dentro facendosi penetrare dal viados tutt'altro che dispiaciuto.
"Ora mentre lui mi scopa, tu inculalo!" - dice rivolta al ragazzo che aveva già iniziato a lubrificarsi il cazzo duro con la saliva. Senza difficoltà penetra il culo del travestito e, una volta dentro, i due maschi si muovo in sincronia come per raddoppiare la forza con cui fottere le ragazza.
Iniziando a gemere le pare che il cazzo del travestito raddoppi e le apra la figa all'inverosimile.
"Ora venite tutti e due insieme!" - ordina ormai infoiata.
E aumentando il ritmo il travestito prima e il ragazzo poi, sborrano in figa e nel culo di chi hanno davanti.
Tornati a casa, la ragazza, distesa a letto, con occhio furbo guarda il ragazzo e invitandolo a coricarsi con lei, lo abbraccia e lo bacia ovunque, sempre più intensamente, finché si ritrovano a fare l'amore come se fosse la prima volta.

ESPLORANDO LA PASSIONE


paroleros021
Un'altra
serata con Luca, il solito rapporto privo di tutti quei corollari atti a
renderlo unico e appagante. Milù si era lasciata prendere da lui sul divano
della sala, unica concessione trasgressiva alla norma del letto. Lei aveva
proposto di spegnere la luce e aprire le tende in modo da avere l’impressione di
farlo di fronte a tutta la città: un innocente espediente per donare un po’ di
sapore piccante al loro accoppiamento. Com’era prevedibile Luca si era rifiutato
adducendo banali e futili scuse.


Milù aveva in mente l’avventura vissuta pochi giorni prima con l’amico di chat e
ricordava ogni minimo dettaglio del loro incontro. Inevitabilmente paragonò le
mani del suo ragazzo con quelle dell’uomo, il sui baci con quelli di lui e la
violenta passione con la quale l’aveva presa con il dolce distacco di Luca. Era
giunta all’orgasmo più per merito di queste memorie che per l’abilità del suo
amore.

Come il solito lui si accomiatò verso le classiche undici di sera e Milù rimase

da sola a meditare sul loro rapporto. Accaldata decise di rinfrescarsi prima di
andare a dormire.

Durante la doccia iniziò a sentirsi meglio, il delicato massaggio dell’acqua

tiepida rinnovava in lei il ricordo di quelle mani stupende che aveva provato
sulla propria pelle. Stava godendosi questa nuova sensazione quando squillò il
telefono.
-

Ciao, Luca è già andato via … immagino! – disse la voce dall’altro capo
appena lei rispose.
-

Ciao, Chiara! Si, lo sai che lui va sempre a dormire presto … gli esami!-

Ok, meglio. Senti, sarò brevissima, sto per uscire. Preparati che tra
meno di un quarto d’ora ti passo a prendere.
-

Ma … ma sono sotto la doccia!-

Hai scopato, vero?-

Lasciamo stare … ok?!-

Anche tu … tra quindici minuti siamo da te!

-

Ma ….


Non riuscì a protestare ulteriormente poiché Chiara aveva già messo giù la linea; guardò la sveglia che teneva sul mobile del bagno, segnava pochi minuti prima della mezzanotte. Era indecisa sul da farsi, normalmente avrebbe declinato l’invito dell’amica adducendo come scusa la stanchezza, ma la realtà era che non

voleva uscire da sola, senza Luca. Questa volta, però, sentì come una pressione
allo stomaco che la spingeva ad agire. Si preparò in fretta ma con cura, scelse
l’abbigliamento che meglio le si confaceva evidenziando i lati positivi del suo
fisico come le lunghe gambe e i bei fianchi valorizzati dalla vita sottile. Il
seno non era il massimo ma sapeva che l’attenzione dei ragazzi si sarebbe
fermata sulle gambe e il sedere, se esposti nel modo giusto.

Quando Chiara la chiamò nuovamente era sotto casa sua in attesa. Milù si

precipitò in strada e la trovò in macchina da sola. Aveva sperato che arrivasse
in compagnia di qualche amico; non che avesse delle idee particolari in mente,
ma la compagnia maschile l’avrebbe aiutata a verificare se veramente iniziava a
staccarsi da Luca.

Mascherò la delusione e salì in macchina al fianco dell’amica. Dopo i

convenevoli di rito Chiara l’aggiornò sul programma: avevano appuntamento in un
locale dove si sarebbe esibita una band di suoi conoscenti. Milù si dichiarò ben
disposta e incitò l’amica ad avviarsi. Nel tragitto Chiara, che la conosceva
ormai da anni, intuì qualcosa di diverso in Milù. Delicatamente indagò sul suo
stato d’animo finché lei si aprì e scarico sull’amica tutto ciò che aveva fatto
e pensato quella sera. Chiara l’ascoltò senza interrompere fin quando disse,
lapidaria com’era suo stile:

-

C’è poco da fare. O sconvolgi lui, se ancora ci tieni, o sconvolgi te!-

Che vuoi dire. – domandò Milù.

-

Dico che la situazione è in stallo. Lui ha trovato in te una ragazza
bella e brava, disposta ad aspettarlo mentre si crea la sua vita e il suo
futuro. Però non è disposto a ripagarti per questo … o non n’è capace, questa è
una cosa che devi dirmi tu.
-

Cosa?

-

Se è capace di ripagarti del tempo e dell’amore che gli dedichi e … dei
tuoi anni migliori passati ad aspettarlo.

-

Non lo so … certo, lui mi ama; ma non … non c’è! Insomma, non mi da tutto
quello che desidero, soprattutto nello specifico del sesso.

-

Appunto! Quindi puoi provare a dargli una bella botta per vedere se
cambia in meglio. Se non cambia in meglio la botta la dai a te!

-

La botta me la faccio dare … intendi!

-

Però! Vedi che quando vuoi sei sveglia! – disse con un gran sorriso
Chiara.

-

Sei sempre la solita! – incalzò Milù – Ma allora … che faccio?

-

Devi decidere tu, l’ami … ancora?

-

Forse!

- Ma, bene! Sino ad ieri avresti risposto: “ Sì, certo che lo amo”; ed ora

che fai? Mi rispondi: ”Forse!”

-

Hai ragione, ma sono confusa. Non so più cosa provo per lui, questa sera
mi ha delusa troppo.

-

Separerai la Terra dal Fuoco, il sottile dallo spesso … ma dolcemente e
con grande industria. Perché sale dalla Terra al Cielo e nuovamente discende in
Terra ricevendo forza dalle cose superiori e inferiori. – disse ermeticamente
Chiara.

-

Cosa? – domandò Milù stupita e ancor più confusa – Ti sei bevuta il
cervello o hai nuovamente testato uno dei tuoi infusi omeopatici?

-

Scusa, mi lascio sempre coinvolgere da ciò che sto leggendo! Intendevo
dire che dovresti estraniarti dal tuo corpo e osservare te stessa dal di fuori.
Riuscire, quindi, a non coinvolgere i sentimenti, piacevoli o spiacevoli che
siano, nella tua analisi. Quando avrai ottenuto dei risultati da quest’esame,
ricollega i sensi e lascia proporre anche a loro una soluzione, quindi valutale
tutte e due, quella razionale e quella irrazionale; non devi farne una media ma
unirle in modo che una tragga forza dall’altra … – stava spiegando Chiara.

-

Scusa, ma un sistema più veloce non c’è? – intervenne Milù.

-

A me piaceva la spiegazione che ti stavo dando, ma questa sera non sei in
vena per queste cose, scusa! Hai ragione!

Decidi solo se vuoi dargli un'altra possibilità

o meno, il resto verrà da se.

-

Si, questo è il punto cruciale.

-

Tutto gira intorno a questo: vuoi dargli un'altra possibilità? – domandò
Chiara

-

Glielo devo!

-

Allora dovrai trovare un modo di smuoverlo

-

Si, ma non è facile!

A proposito … la botta a me l’ho già data! –

confessò con un sorriso Milù.-

Cosa ?!-

Si, ti avevo parlato di quell’uomo conosciuto in chat, ecco … l’ho fatto
con lui!

-

Ma tu guarda questa …!

Racconta ..dai!


Milù riferì gli avvenimenti di quel magico pomeriggio all’amica, senza omettere alcun particolare. Notò con piacere che Chiara si stava eccitando mentre

procedeva con il racconto, lo capiva dalla luce che vedeva nei suoi occhi e da
come muoveva le gambe azionando la pedaliera dell’auto. Stimolata da ciò si
ritrovò a descrivere con voce sempre più calda le emozioni che aveva provato, le
attenzioni che aveva ricevuto; ogni particolare insomma, anche quelli finali.





-
Lo hai fatto venire dentro?!



Ma tu sei pazza!



-
Dai, non correvo alcun rischio in quel periodo e … non potevo rinunciare
provare anche quello.

-

Ti ha proprio sconvolta quell’esperienza … un po’ t’invidio!

Ok, siamo quasi arrivate. Scollega il cervello e

divertiti, ti serve un po’ di sana distrazione.

-

Grazie … cosa farei senza di te?-

Ti faresti tutti i tuoi amici di Chat! – terminò Chiara ridendo.


Entrarono nel locale che il concerto era già iniziato e faticarono a trovare gli amici nella calca. Soliti saluti, classici convenevoli e si ritrovarono a ballare al ritmo vagamente afro suonato dai loro amici.


Milù si allontanò da Chiara vedendola preda o predatrice in un duplice
corteggiamento, pensò che in quel momento non aveva certo bisogno di lei. Si
ritrovò quindi a danzare da sola a lato della improvvisata pista. Con gli occhi
chiusi andava dietro la cadenza delle percussioni, amava quel genere musicale,
sentiva i colpi decisi dei bassi entrare nel suo corpo e guidarlo nei movimenti.
Tempo prima aveva anche frequentato un corso di danza afro e lì aveva imparato a
seguire la musica non con le gambe ma con il bacino. Fu come un’illuminazione
per lei scoprire che il suo istinto la portava a muoversi in quel modo.


Ballando non si accorgeva di quanto potessero apparire eccitanti agli occhi di

un uomo le lente evoluzioni delle anche e del bacino. Il ventre si muoveva
sensuale richiamando l’attenzione di coloro che le stavano intorno. Di lì a poco
la sua concentrazione fu bruscamente interrotta da Chiara la quale stava
tentando di disfarsi di uno dei due corteggiatori offrendolo a lei. Il ragazzo
fissò per un lungo istante Milù intenta a seguire la musica, poi si presentò con
le solite banali parole. Subito lei lo valutò come una seccatura ma doveva
occuparsene per dare il tempo all’amica di sedurre l’altro. Notò che, nonostante
l’apparente insipienza, si muoveva bene, come lei seguiva naturalmente quel
ritmo ancestrale. Lo rivalutò, almeno dal punto di vista istintivo.



Tra una sezione e l’altra dello spettacolo si riposarono ad un tavolo e qui
scoprì che l’apparente mancanza di attrattive era, in realtà, solo una grande
timidezza. Decise di metterlo a suo agio in modo da sbloccarlo, anche perché
iniziava a vedere in lui delle potenzialità nascoste. Il modo in cui muoveva le
mani le ricordava in maniera impressionante l’uomo della chat, il suo
occasionale amante. Si accorse che avevano molto in comune: lo sguardo, ad
esempio, che spaziava dai suoi occhi alle gambe senza imbarazzo. Le piaceva il
contrasto tra la notevole timidezza nel parlare e la sfrontatezza dello sguardo.
Era chiaro che in lui convivevano due nature in perenne conflitto, la sensualità
e il desiderio si scontravano con la timidezza, vincendola quando si trovava di
fronte ad una ragazza attraente. Milù si stava interessando pericolosamente a
lui e lo sapeva, ma non fece nulla per impedire agli eventi di evolversi.



Quando ripresero a suonare e gli amici tornarono a ballare loro rimasero lì,
l’uno a fronte dell’altra impossibilitati a comunicare dalla musica. Iniziò
quindi un lungo dialogo tra i loro corpi fatto di gesti e di mosse. Lei
controllava dove gli occhi di lui si posavano e si divertiva ad attirarli verso
le varie zone del suo corpo spostandosi, inspirando, accavallando le gambe,
chinandosi verso di lui, sistemando i capelli, scostando una spallina del
vestito o sistemando l’orlo del vestito. Le piaceva essere sottoposta a quella
silente esplorazione. Lui la seguiva fedelmente, reagendo esattamente come lei
si aspettava.



Senza averlo previsto o cercato razionalmente, Milù si eccitò. Gli occhi del
ragazzo premevano sul suo corpo e lei ne percepiva psicologicamente il tocco. Ad
un tratto ebbe una visione: l’immagine di Luca sulla porta di casa sua mentre
usciva quella stessa sera, ma la ricacciò prontamente da dove era venuta. Libera
da ogni condizionamento avvicinò il viso a quello del ragazzo canticchiando le
parole della canzone che era diffusa nella sala e fissandolo negli occhi. Arrivò
a pochissimi centimetri da lui solleticandogli il naso con i capelli, si sentiva
in preda ad un’euforica eccitazione, vedeva quel ragazzo bloccato dalla sua
sensualità e se ne compiaceva. Stava per ritrarsi da lui, sfuggendo
all’inevitabile tentativo di bacio per tenerlo ancora un po’ sulle spine, quando
percepì la sua lingua sulle labbra. Istintivamente aprì la bocca e si fece
ancora più incontro a lui. Si unirono in un bacio carico di così tanta passione
che Milù ne fu sconvolta, non si aspettava che sapesse muovere la lingua con
tanta abilità.



In quell’istante sparì tutto: la musica, gli amici e la gente che avevano
intorno. Esistevano solo loro due e il desiderio che stava crescendo. Milù si
avvicinò ancora di più a lui scivolando sul divanetto senza staccare le labbra
dalle sue. Finalmente avvertì una mano che si appoggiava sulla vita e subito
dopo un'altra sulla nuca. Mugolò la sua approvazione mentre sperava che le
carezze si facessero presto più intime e particolari. Pensò di stimolare la
fantasia del ragazzo aprendo leggermente le gambe, in modo da sfiorare le sue:
un invito difficile da ignorare. Infatti, subito la sua mano iniziò a scivolare
dalla vita verso le cosce e da qui sulle gambe alla ricerca dell’orlo del
vestito. Lei sussultò, rinnovando la frenesia del bacio, quando lui passò
dall’esterno all’interno delle cosce e aprì sempre di più le gambe mentre la sua
mano saliva lentamente verso il pube. Poiché indugiava a pochi centimetri da
dove lei ormai lo voleva, Milù lo sbloccò appoggiando con forza la mano sulla
patta dei suoi pantaloni. Lui si staccò dal bacio per fissarla negli occhi,
forse per ricevere un silente invito a procedere. Milù strinse, per risposta,
tra dita il tessuto dei pantaloni ripieno del membro turgido del ragazzo e
attese che lui ricambiasse l’attenzione. La timidezza svanì del tutto, lui la
fissò mentre raggiungeva il pube e allargava come poteva la mano su di esso,
restò ad osservare le variazioni delle pupille di lei, sintomo di piacere e
desiderio, poi intrufolò due dita sotto gli slip e s’insinuò tra le grandi
labbra.



Milù emise un forte sospiro a labbra dischiuse e spalancò le gambe tendendo allo
spasmo il tessuto della gonna. Silenziosamente implorava con gli occhi una
penetrazione anche simbolica a mezzo delle dita. Fu soddisfatta immediatamente,
lui aveva la capacità d’indovinare i suoi pensieri. Milù sentì la sua mano farsi
spazio in lei e spingere sempre di più, pareva volesse aprirla lì in mezzo alla
sala. Dopo un gemito più intenso degli altri tornò a baciarlo mentre strofinava
forte la mano sul suo pene. La voglia di unirsi stava divenendo insopportabile,
la testa le girava rendendole impossibile ogni pensiero più razionale di quello
della ricerca di un angolo tranquillo per loro due. Il silenzio subito rotto da
un forte applauso che segnava la fine di un brano li distrasse riportandoli alla
realtà. Lui ritrasse la mano da sotto la gonna e se la portò nei pressi del naso
per inalarne il profumo quindi, del tutto incurante di lei, allungò la lingua
per analizzarne anche il sapore. Milù pensò d’impazzire alla vista di quella
scena, ora era lei a restare imbambolata di fronte a lui. Dovevano donarsi a
vicenda quella stessa sera, non potevano rischiare di lasciar calare la tensione
erotica che si era creata tra di loro. Il giorno seguente la razionalità
derivata dal raffreddamento degli animi li avrebbe allontanati, e per sempre.


Milù prese l’iniziativa alzandosi in piedi ed invitandolo
a seguirla. Dopo averlo preso per mano fendette con lui la folla che ballava
senza degnare di risposta lo sguardo interrogativo della sua amica. Raggiunse il
retro del palco, conosceva bene il locale e sapeva dell’esistenza della saletta
dove i membri delle band si potevano riposare tra una sezione e l’altra. La
raggiunse con lui sussurrandogli, prima di entrare, che lo voleva in quel
momento e in quel posto.



Tentò di chiudere la porta ma constatò che mancava la chiave, per nulla
preoccupata da ciò prese un tovagliolo e lo legò sulla maniglia esterna. Quello
era il segnale che, per tradizione di quel locale, indicava lo stato di occupato
di una saletta. Terminato il suo lavoro, Milù richiuse la porta e si girò verso
l’interno della stanza alla ricerca del ragazzo. Lo trovò in piedi nei pressi
del divano che la fissava incredulo. Tutta la sua sicurezza di poco prima
sembrava sparita, ma ormai lei sapeva che bastava poco per trasformarlo.



Si avvicinò a lui mentre con le mani dietro la schiena slacciava il vestito.
Questa semplice mossa risveglio l’istinto del giovane il quale iniziò a
spogliarsi della camicia. Lei lo raggiunse e solo quando gli fu innanzi osservò
che arrivava a mala pena al suo petto. Ballando non aveva notato la sua altezza,
forse a causa del primo impatto negativo che le aveva dato. Ora che l’aveva
meglio valutata, capì il motivo delle sue grandi mani e si ritrovò a sperare che
la natura avesse seguito lo stesso principio rispettoso delle proporzioni nella
costruzione del resto del corpo.



Lo abbracciò alzando il viso verso la sua bocca alla ricerca di un nuovo bacio
che non dovette sospirare a lungo. Le mani, scivolando sulla pelle nuda della
schiena generavano degli splendidi brividi che si allargavano per tutto il
corpo, non indossava il reggiseno e loro potevano scorrere libere da ogni
ostacolo scendendo sempre di più verso i glutei. Senza che se ne rendesse conto
si ritrovò con il vestito calato in vita e il seno scoperto. Le mani di lui
indugiavano aperte a pochi centimetri dai capezzoli, come se aspettassero
l’autorizzazione a calare su di loro. Milù percepiva chiaramente il calore dei
palmi, abbassò lo sguardo e spinse in avanti il busto premendo le mammelle su di
loro. Il contatto e la forte presa le strapparono un gemito di soddisfazione che
si trasformò in un forte trasporto verso di lui; lo baciò con maggiore passione
facendo aderire ogni centimetro del suo corpo a quello del ragazzo. Premendo con
forza il bacino contro la zona genitale, constatò un rigonfiamento
inequivocabile. Lo sentiva premere attraverso i pantaloni sulla sua pelle,
questa sensazione spinse ancora più in alto l’eccitazione, ma quello che rischiò
di farle perdere ogni forma di controllo furono le sue mani che lente le
sfilavano gli slip dal sedere.



Di lì a poco si ritrovò completamente nuda al centro della stanza, in piedi di
fronte a lui ancora vestito dei calzoni e con la camicia aperta sul petto.
Infilò la mano sotto la cintola e, dopo averla tirata verso di se, la slacciò;
passò quindi a liberare i bottoni e calare la zip con dei movimenti decisi ed
apparentemente esperti. Il lavoro diede i suoi frutti, presto si ritrovò a
brandire soddisfatta il membro del ragazzo. Non aveva ancora abbassato gli occhi
sul fallo in quanto aveva eseguito tutte le operazioni precedenti fissandolo
degli occhi, ma come si accorse che faticava a cingerlo con le dita decise di
verificare visualmente ciò che intuiva.



La sua preghiera iniziale sul rispetto delle proporzioni da parte della natura
era stata soddisfatta, Milù guardò incredula, misurando con gli occhi, il pene
che teneva in mano: era sicuramente in proporzione al resto del corpo. Aveva
sempre pensato che le dimensioni non fossero determinanti, ma l’esperienza con
il suo fidato surrogato fallico che teneva nascosto nel cassetto e l’uomo della
chat, avevano seriamente intaccato questa sua convinzione. Si ritrovava ora tra
le mani un pene del tutto simile nelle dimensioni a quello sintetico che lei
reputava enorme. Non del tutto convinta e temendo un abbaglio si mise in
ginocchio davanti al ragazzo per poterlo meglio osservare. Cambiò posizione
della mano sul membro più volte, lo scappellò, lo spostò da un lato all’altro,
poi ammise con se stessa che l’unico modo di verificare con certezza le reali
dimensioni di quella meraviglia era cingerlo con le labbra. Lei ricordava bene
lo sforzo necessario ad ingoiare il suo amico nel cassetto.



Aprì la bocca avvicinandola al membro e percepì un leggero fremito con la mano,
appoggiò le labbra sul glande e sentì un gemito, quindi a fatica lo ingoiò e non
sentì più nulla. Lui era rimasto impietrito temendo di fare qualsiasi mossa,
resto a godersi la bocca della ragazza che ormai scivolava sicura sul suo
membro. Lei pareva non capire il forte piacere che gli stava dando e continuava
a scorrere il pene in lunghezza, succhiandolo e stimolandone il glande con la
lingua quando ne aveva la possibilità. Si fermò solo quando lui sfuggi da lei
ritraendosi con uno scatto di reni e la sollevò prendendola per le ascelle.



Milù venne guidata verso il divano e ivi fatta accomodare, lui terminò di
spogliarsi poi fu il suo turno di inginocchiarsi di fronte a lei. Le aprì le
gambe con dolcezza, stimolandone il movimento con delle delicate carezze
nell’interno coscia, quindi passò le mani sulla vita e la trascinò verso il
bordo del sedile. L’accarezzò sul ventre, sul bacino e poi sul seno, baciò i
capezzoli alternando le labbra ai denti per mordicchiarli sempre più forte. Milù
si stava lasciando andare abbandonando ogni forma di volontà, le tenere ma
sensuali carezze, i dolci baci e i morsi decisi le facevano ben sperare nella
completa abilità del ragazzo di portarla verso le più alte vette
dell’eccitazione. In quella occasione desiderava essere presa, non aveva alcuna
intenzione di dettare regole o limiti al loro incontro, voleva sentirsi ancora
una volta preda, vittima, oggetto di un uomo. Si concedeva questo intuendo, dai
preliminari, che lui avrebbe saputo interpretare la parte del maschio senza
dimenticare il suo piacere.



Ebbe un sussulto quando riconobbe il tocco umido e morbido della lingua tra le
grandi labbra, tentò per un istante di capire il tipo di movimento impresso e
riversato sulla sua femminilità, ma il gioco era troppo complesso e vi rinunciò
sospirando. Milù sentiva il piacere crescere con un forte impulso, quando lui
stimolava il clitoride, per cedere il passo all’eccitazione quando la lingua
passava sull’ingresso del suo ventre. Nell’attimo che sperò d’essere penetrata
da quella massa di carne a volte morbida altre turgida venne esaudita, quasi che
lui riuscisse a leggerle il pensiero. Sperò con tutte le sue forze che non fosse
così, i suoi pensieri in quel momento non erano affatto adatti ad una ragazza
seria e educata quale voleva apparire.



Stentava nuovamente a trattenere l’orgasmo che percepiva latente e pronto ad
esplodere. Prese i capelli del ragazzo e lo allontanò da se, senza parlare lo
invitò con lo sguardo a riempirle il ventre con quel suo considerevole pezzo di
carne che teneva inutilizzato in mezzo alle gambe, era giunto il suo momento ed
era scortese farlo attendere.


Seguendo quello che oramai era un rito per lei fissò i
suoi occhi mentre lui si preparava a penetrarla e non li staccò da lì anche
quando lo colse entrare. Milù si sentì riempire sempre di più, attendeva da un
momento all’altro l’impatto con il bacino del ragazzo ma questo non arrivava. Il
membro la stava invadendo sempre più in profondità generando un lieve dolore in
quando stuzzicava delle zone mai sfiorate da nessuno. Era decisamente eccitata,
ma la lubrificazione e la dilatazione interna non aveva ancora raggiunto quel
livello tipico della fase avanzata del rapporto. Sapeva quindi che presto il
dolore avrebbe ceduto il passo al piacere e la sua sensibilità nel rilevare le
dimensioni sarebbe diminuita. Sperò che lui la prendesse ora con tutta la foga
possibile, incurante delle sue smorfie di dolore, in modo da darle sin che era
ancora leggermente chiusa la chiara percezione dell’enormità del suo pene. Anche
in questo caso parve che lui leggesse il suo pensiero, spinse nell’ultimo tratto
con forza, poi dopo essersi assestato bene sulle ginocchia iniziò a muoversi
avanti e indietro. Usciva da lei lento, quasi a dimostrare il dispiacere che
provava ad abbandonare il calore e l’umidità di quella caverna accogliente, poi
vi rientrava deciso, spingendosi sino in fondo, impalando la ragazza che gli si
offriva aprendo sempre di più le gambe. Milù assorbiva quei colpi con tutto il
corpo inspirando nell’attimo che lui era dentro e contraendo l’interno della
vagina. Seguiva la corsa con i movimenti del pube, inclinandolo secondo il tipo
di corsa e la direzione da cui lo sentiva arrivare. Lui la tratteneva ferma per
la vita e la sollevava leggermente costringendola ad inarcare la schiena. Sapeva
che in quel modo lei lo avrebbe sentito di più.



Il viso di Milù dimostrava tutto il suo coinvolgimento e il piacere che stava
provando, con la bocca socchiusa ansimava e gemeva seguendo la cadenza dettata
dal ragazzo. Un pensiero razionale in quel momento di passione si formò nella
sua mente, si ricordò del fatto che la porta non era chiusa a chiave. Il
fazzoletto o tovagliolo, un comune pezzo di stoffa, legato sulla maniglia doveva
comunicare a tutti il desiderio di non essere disturbati degli occupanti la
stanza, così le avevano detto; ma poteva giungere qualcuno che non conosceva
quel codice ed entrare all’improvviso. La possibilità d’essere sorpresa mentre
faceva l’amore in quel modo diede un travolgente impulso alla sua eccitazione.
S’immaginò la scena di loro due visti dalla porta: lei semisdraiata sul divano
con il corpo teso e leggermente inarcato, le gambe aperte, spalancate al ragazzo
che spingeva con forza il suo membro dentro di lei. Vide i loro corpi lucidi di
sudore, sentì i suoni prodotti dall’accoppiamento in atto e prese coscienza del
profumo di sesso che ormai permeava la stanza. Si rese conto che la scena era
estremamente eccitante, d’un tratto iniziò a sentirsi ancora più partecipe, più
coinvolta in quel amplesso; come se sino a quel momento avessero compiuto solo
una lunga serie di preliminari. Iniziò a muoversi meglio e più provocante, stava
chiaramente tentando d’intensificare al massimo gli stimoli della penetrazione,
la quale da subita era divenuta condivisa. Lui intese il suo cambiamento e
ritenne che fosse finalmente giunto il momento di farla venire, spostò le mani
dai fianchi al bacino, quindi le allargò e con i pollici raggiunse il pube.
Litigando con il suo stesso membro trovò il clitoride e lo stimolò ferocemente.
Milù non resse a lungo quel duplice stimolo, puntò la testa contro il divano e
spingendo sui piedi sollevò tutto il corpo lanciando delle brevi e ritmiche urla
di piacere. Lui non smise di muoversi in lei, sapeva che continuando a
penetrarla le avrebbe amplificato l’orgasmo.



Milù crollò esausta, con il respiro affannato, restando inerme ad accogliere gli
ultimi colpi di lui. Era disposta a farlo godere come meglio preferiva, dopo il
piacere che le aveva donato sentiva di non potergli negare nulla. Visto che lui
non accennava a fermarsi pensò che intendesse raggiungere l’apice dentro di lei.
Da qualche giorno prendeva delle precauzioni tali da garantirle il controllo
della sua fecondità, l’esperienza con l’uomo della chat le aveva fatto conoscere
il piacere di un eiaculazione all’interno del ventre ed intendeva riprovarla
ogni volta che ne aveva l’occasione



Spinse forte i muscoli del ventre in modo da apparire più chiusa e stimolante
per lui, immediatamente prima e subito dopo l’orgasmo l’eccitazione, la dilatava
troppo anche per un membro notevole come quello. Lui gradì questa mossa e lo
dimostrò rallentando vistosamente il ritmo, in modo da far crescere il proprio
piacere il più lento possibile.



Milù stava pensando che il ragazzo oltre a saper far godere una donna sapeva
anche godere di lei. Improvvisamente, lui uscì velocemente per alzarsi in piedi
mentre stringeva forte il membro con la mano. Lei raddrizzò la schiena portando
il viso in linea con il pene e aprì la bocca. Il ragazzo non attendeva altro,
spinse il pene nella gola di Milù la quale non riuscì ad impostare alcun
movimento che il seme uscì. Lui fremeva in silenzio emettendo solo dei
leggerissimi gemiti, ma il liquido seminale che usciva pareva non avere fine.
Milù, poco abituata a quel genere di rapporto non riuscì ad ingoiarlo tutto e
dei rigagnoli le scendevano dai lati della bocca.



Sfiniti e soddisfatti impiegarono parecchio tempo a rivestirsi, per tutto il
rapporto quasi non avevano parlato tra di loro e neppure ora il dialogo era al
centro delle loro attenzioni. Il giovane si dimostrò, oltre che un abile amante,
carico di attenzioni verso di lei, non le permise di chinarsi per raccogliere i
pochi indumenti che giacevano in terra, le offrì una bottiglia d’acqua per
dissetarsi, si sincerò del suo aspetto controllandone le sbavature del trucco.
Tutta una lunga serie d’attenzioni alla quali Milù non era abituata, mentre
usciva dalla porta non capiva se ad averla colpita di più fosse stato il suo
magnifico membro o quelle premure.



Raggiunse l’amica, la quale non le fece alcuna domanda, si limitò a lanciarle
uno sguardo enigmatico e curioso. Chiara sapeva che Milù non avrebbe resistito a
lungo prima di raccontarle tutto, le comunicò di aver rinunciato alle sue idee
su quel ragazzo e d’essere intenzionata ad uscire per tornare a casa. Come
previsto nel tragitto Milù iniziò a raccontarle tutto ciò che era successo nello
stanzino dietro al palco. Non dimenticò alcun particolare, descrivendo nei
dettagli il suo stupore alla scoperta delle qualità di quel ragazzo
apparentemente senza alcun attributo interessante. Quando giunse a descrivere il
membro e come l’aveva usato, Chiara ebbe un moto di stizza seguito da una vago
senso di depressione.

-

Ma cosa hai? – le domandò Milù.-

E me lo chiedi pure?! – rispose Chiara ancora più stizzita, poi
pentendosi di aver risposto bruscamente all’amica disse – Te l’ho scaricato
perché pensavo che potesse interferire con i miei tentativi di sedurre l’amico.
Solo che l’amico si è dimostrato un fallimento totale mentre lui, a quanto pare,
è un mago del sesso!

-

Mi spiace … davvero! – disse Milù mentre appoggiava teneramente una mano
sulla coscia dell’amica. – Cosa posso fare per ringraziarti? – terminò con un
sorriso beffardo.

-

Innanzi tutto togliere la mano da lì! Questa sera sono così carica che
potrei anche decidere che la tua mano è meglio della mia e desiderare di
ricavare il piacere agognato da essa.

-

Non stai dicendo sul serio! Dai ! – disse Milù mentre stringeva ancora di
più la presa.

-

Non ci contare, cara. Potrei violentarti! – rispose Chiara con un sorriso
per nulla rassicurante.

-

Mi piace come si muovono i tuoi muscoli mentre guidi. – la stuzzicò Milù.

- Stringi più forte allora … e più in alto! – la incitò Chiara con un

sussurro.

- Si, ma non sulla gonna. Il tessuto disturba il tatto. – chiarì Milù

mentre scivolava con la mano verso il ginocchio per poi risalire da sotto la
gonna verso la coscia dell’amica.

-

Fermati! Un centimetro di più e non rispondo più delle mie azioni. – la
pregò Chiara.


Milù non si curò di quell’avvertimento. La pelle liscia e vellutata dell’amica la stava attraendo in un modo incredibile, non riusciva a staccare la mano da lei.


Chiara, a dispetto delle sue stesse parole, aveva aperto un po’ di più le gambe
tendendo il tessuto della corta gonna. Era troppo invitante e il calore che
saliva dal pube attirava la mano dell’amica.


-

Hai un bell’intimo, senti che pizzo … morbido! – disse Milù mentre
esplorava il pube con un dito.

-

Lo so! Era tutto programmato per una bella serata!

-

Sei calda!

-

Sono bagnata! Se non la pianti … ti …! – disse Chiara terminando con un
gemito.

-

Mi?

-

Siamo arrivate, fammi salire date e te lo dimostro.

-

Tra un attimo! – disse maliziosa Milù.


Terminata la frase attese che l’amica posteggiasse con comodo, senza mai
togliere la mano però. Una volta spento il motore, Milù cercò gli occhi
dell’amica, voleva vedere se era disposta ad andare avanti. Trovò due occhi
carichi di speranza e desiderio, allora intrufolò un dito sotto i suoi slip e
accarezzo la pelle morbida del pube.


-

Ti sei depilata per bene, sento!

-

Continua, ti prego!


Milù tentò allora di separare i lembi delle labbra per raggiungere la fonte del

calore che percepiva, ma era troppo scomoda. Seduta a lato dell’amica riusciva
unicamente a sfiorarne la superficie del pube. Allora la invitò a salire da lei.


Mentre apriva la porta dello stabile iniziò a rendersi conto di quello che aveva
appena fatto di ciò che stava per fare con Chiara. Lei da sempre etero convinta
tanto da non avere mai avuto delle fantasie saffiche, aveva appena fiorato con
intenzione il pube dell’amica. Un pube magnificamente depilato, il ricordo della
morbidezza di quelle labbra la eccitò nuovamente, aiutandola a scacciare ogni
dubbio dalla testa. Si disse che in quel momento non poteva tirarsi indietro, al
limite si sarebbe pentita il mattino seguente, ma ora doveva e voleva andare
avanti.



Entrarono in casa senza aver detto una parola, Milù chiuse la porta e si diresse
decisa in camera, sull’uscio si voltò verso Chiara che era rimasta in anticamera
e le disse:


Vieni!

Sei sicura?



-
Di cosa?

-

Di quello che vuoi fare! Per me … ecco, è la prima volta che … lo faccio
con una donna! – disse Chiara.

-

Anche per me è la prima volta, ma ti voglio! Ora!

-

Anche io. Saremo pazze o perverse ma ti voglio! – confermò Chiara.

-

Non siamo perverse, siamo solo due amiche affamate di piacere che stanno
per darselo. – la confortò Milù. – Vieni! – aggiunse.

- Sì! – disse Chiara avviandosi verso di lei – ma non ridere, non ho la

minima idea di cosa fare.



-
Ci verrà tutto naturale, credo! – terminò Milù.


Chiara la raggiunse sul ciglio della camera, si lasciò prendere per mano dall’amica e condurre vicino al letto. Qui si fermò innanzi a lei; guardandola negli occhi alzò tentennante la mano verso il suo seno. Vincendo le ultime incertezze vi appoggiò il palmo aperto e lo richiuse dolcemente sulla mammella. Milù chiuse gli occhi sollevando il viso verso il soffitto, godendosi quel tocco.



-
È la prima volta che tocco un seno … che non sia il mio! È strano, è …
bello! – disse chiara con la voce rotta dall’emozione.


-
Continua! Ti prego! – la incitò Milù,
incapace di formulare altro.


Chiara, allora premette più forte spingendo la mammella verso l’alto, poi con il
pollice e l’indice cercò il capezzolo. Aveva gli occhi puntati sul punto di
contatto e osservava ancora incredula le sue dita che giocavano con il seno
dell’amica. Milù si avvicinò ancora di più abbracciando in vita Chiara, quindi
portò la bocca vicinissima a quella di lei e, schiudendola, disse:


Baciami, facciamo anche questo e vinciamo le ultime remore … dai!


Chiara accettò l’invito e appoggiò le labbra su quelle dell’amica. Il contato
scatenò come una scossa elettrica che a Milù ricordò il primo bacio dato ad un
ragazzo tanto tempo prima. Presto le loro lingue s’incontrarono lottando tra di
loro per la conquista della cavità dell’altra. Nel bacio i loro corpi aderirono
sempre di più sino a copiare uno le curve dell’altro, quello che sconvolgeva i
sensi di tutte e due era il fatto di trovare un rigonfiamento all’altezza del
seno, un ostacolo mai trovato prima con i ragazzi e che quasi impediva alle loro
labbra di unirsi nel bacio. Era proprio il seno a comunicare a loro le più forti
sensazioni in questo momento.

Hai un sapore … strano! – disse Chiara.


È il sapore di uomo, quello di prima!-

Lo hai fatto venire in bocca?-

Si e non riuscivo a berlo tutto! – disse Milù.

-

Vorrei fosse qua, ci pensi … io, te e un bel
ragazzo! – sognò Chiara.

-

Si, ma ora ci sei solo tu per me!


Milù intrufolò una mano sotto
la maglietta aderente dell’amica, cercando il seno che sapeva nudo, lo raggiunse
con sommo piacere di Chiara e lentamente iniziò a spogliarla. Era combattuta tra
l’eccitazione e la sensazione strana di denudare un corpo femminile che non
fosse il suo. Aveva sempre ammirato il seno dell’amica così pieno e ben
disegnato, ora poteva finalmente toccarlo. Si ritrovò studiarne freddamente la
consistenza e la forma, per un attimo la sua vanità aveva preso il controllo.
Chiara reagiva in maniera stupenda ai suoi palpeggiamenti: i lunghi capelli neri
le cadevano sugli occhi velati dal piacere e spingeva il seno verso le sue mani.
Quando le venne sfilata la maglietta si dedicò al vestito di Milù, aprì il
bottone e tirò giù la zip sino alle natiche, quindi si allontanò da lei per
lasciarlo cadere ai suoi piedi. Milù sentiva gli occhi dell’amica che
esploravano il suo corpo con intenzioni ludiche, non era certo la prima volta
che si trovavano l’una di fronte all’altra nude o semi nude. Quell’occasione
però era diversa, Milù sentiva gli occhi di Chiara così come percepiva quelli
dei suoi amanti. All’inizio questa sensazione la sconvolse, ancora una volta
tornò lucida a pensare che stava per avere un rapporto saffico con la sua amica
d’infanzia; poi realizzò che quel rapporto era già iniziato e tanto valeva
andare avanti sino in fondo.

- Togliti

la gonna! – ordinò a Chiara.


Lei eseguì, slacciandola sul
fianco per farla cadere in terra come avrebbe fatto di fronte ad un uomo che
voleva far impazzire dal desiderio, poi fissando Milù negli occhi iniziò a
sfilare gli slip. Anche l’amica la imitò seguendo fedelmente le sue mosse.


Finalmente nude si
abbracciarono di nuovo scoprendo il piacere di mettere le loro pelli a contatto,
una sensazione anche questa nuova, l’assoluta mancanza di peli, la morbidezza
vellutata, l’elasticità del tessuto, il calore delle mammelle schiacciate tra di
loro, i giochi dei capezzoli usati per stuzzicare quelli dell’amica. C’era da
perdersi solo in queste sensazioni.


Milù, più per istinto che per
volontà, portò la mano verso l’inguine dell’amica. Sfiorò il pube aspettandosi
un rigonfiamento, un qualcosa di pendulo che non c’era. Incredula aprì la mano
appoggiandola di piatto sulla vagina di Chiara, la quale aveva aperto le gambe
per facilitarla. Restò lì ferma a godersi il solletico della pelle morbida e
glabra. Chiara voleva ricambiarla ma in quella posizione erano scomode, d’intesa
di accomodarono sul bordo del letto. Sedute l’una al fianco dell’altra si
scambiarono delle tenerissime effusioni, le loro mani appoggiate sul pube a
vicenda non cercavano il clitoride o la penetrazione, come sarebbe abitualmente
avvenuto con un maschio, ma si limitavano ad accarezzare le grandi labbra
stuzzicandole. Scambiandosi un lungo bacio si lasciarono cadere sdraiate con le
gambe avvinghiate in modo che la coscia di una premeva sul pube dell’altra a
vicenda. Abbracciate con le lingue a contatto si strofinavano il pube
eccitandosi ancora di più.

Fu Chiara a non resistere più
a lungo nei preliminari, lei era quella più desiderosa di godere, alzandosi
sulle ginocchia e cosi cominciarono a leccarsi le fighe fino allosfinimento......