*****ROXY E' TORNATA!

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Con grande eccitazione Roxy vi comunica che riparte l'aggiornamento costante del suo blog.Dopo una lunga pausa vi invita tutti a seguire i suoi post dedicati al mondo del sesso e più intrigante erotismo.Buona Lettura

Adult Ego

venerdì 19 giugno 2009

COME ERA BELLA LA MIA CUGINETTA - IL CORAGGIO - UNA ZIETTA PORCELLA


Era una notte buia e tempestosa.
I racconti famosi iniziano sempre così.
Vi volevo raccontare un fatto che ancora ricordo coma la più bella scopata della mia vita.
Ero 18ettenne ed era il mio compleanno l’estate era iniziata e quell’anno mi era andato tutto storto.
La mia dona mi aveva lasciato per un altro e io stavo da solo, e mi organizzavo la festa.
Quando suonò la porta!
Mia cugina veniva sempre per mio fratello maggiore, che stava facendo il militare.
Quando la vidi mi sentii male perché portava i pantaloncini corti quelli che arrivavano sopra il ginocchio ed una maglietta quasi trasparente.
Le dissi che mio fratello non c’era e che quella settimana non veniva per la licenza, ma lei mi disse che cercava me.
Me ma se mi odiava!
Ci siamo mesi a parlare, e mi disse di aver sete.
Gli andai a prendere l’acqua ma nel portaglierla sono inciampato nel tappeto del salotto.
La caraffa è caduta completamente addosso a lei e la bagnata tutta.
Era zuppa come un pulcino, credevo che mi menasse ma lei con un sorriso si e tolta la maglietta rimanendo con le tette completamente al vento, io ho quasi avuto un infarto vedendo tutto quel bendiddio che gli ballonzolava davanti.
Lei con non curanza si avvicinò a me e mi disse:
“Caro Giulio è il tuo compleanno”.
Mi prese le mani e le fece arrivare alle sue tette.
Io ero in trans ma cominciai astringerle e baciarle con foga.
Lei non contenta si sbottonò anche i pantaloncini rimanendo nuda (non portava le mutande).
La fica era depilata, come piaceva a me.
Le mie mani si spostarono allora presso il culo stupendo e presso quella stupenda fica.
La feci sdraiare sul divano e con due dita cominciai a massaggiarla dentro e fuori. lei mugolava e si contorceva.
All’improvviso allargò le gambe e le mie due dita entrarono completamente dentro di lei.
Su e giù la facevano godere come una pazza.
Così non contento gli ho messo ancora un altro dito.
La fica era abituata e si allargo
immediatamente.
Al quarto vidi che stava piangendo e allora mi fermai.
Mi spogliai velocemente e la feci girare a pancia in sotto, il suo culo era bellissimo e volli esplorarlo.
Lei mi disse di prendere l’olio d’oliva e di ungere il suo culo ma non resistendo gli misi anche un dito.
Pensavo che per il dolore si arrabbiava ma niente di tutto ciò, apri le gambe e si fece fare un ditalino nel culo.
Io ero al settimo celo, ma il bello doveva ancora avvenire.
La mia cugina godette come non mai cosi mi disse” ora tocca a tè! ”
Mi prese il pisello in bocca e cominciò a leccare e succhiare.
Io ero molto eccitato così venni quasi subito in modo violento e schizzandogli tutto in gola.
Lei bevve tutto e poi turo fuori dalla borsetta un dildo.
Io esterefatto rimasi a guardare le prodezze del dildo nella sua fica e anche nel culo.
Il mio cazzo così divenne duro e volli aiutarla, tolsi il dildo e cercai di mettergli il cazzo, ma lei si rifiutò; dicendomi che era meglio che la inculassi per primo.
Io estrefatto e non avendo mai provato prima cominciai la penetrazione.
Lei era alla pecorina con le tette che ballonzolavano, mi misi di dietro e cominciai a spingere nel suo adorato culo.
Il culo lentamente si aprì e cominciò ad entrare tutto dentro di lei.
La mia cugina si lamentò ma mi disse di continuare, entrato tutto cominciai a muovermi sempre con più velocità, sentivo il suo culo fare splat a dosso a me.
Intanto lei si sditalinava con il dildo la passera rossa e gonfia.
Dopo un bel po’ venni e gli riversai nell’intestino tutta la mia sborra. Io ero stanco ma felice.
Non ero ancora uscito da lei che mi venne di fare pipi.
Volevo andare al bagno ma lei mi segui.
Venne nel bagno con me e mi disse di pisciargli a dosso. entro nella vasca e mi disse di mettermici sopra,
Cominciai a fare pipi prima piano poi sempre più forte finche la bagnai tutta.
Le così si alzò e me lo prese in bocca succhiandolo e pulendolo tutto.
Non riuscii a goderle in bocca ma fu il bocchino più bello della mia vita.
Mia cugina mi venne a trovare molto spesso e giocammo molto allungo quell’estate indovinate come…. FINE

Il Coraggio

Era una domenica sera di inizio settembre, la mia cuginetta era venuta a stare da me per alcuni giorni perché doveva fare dei giri per il suo nuovo lavoro.
Dopo aver cenato, ci siamo messi a vedere la tv in salotto, cercavo di sbirciare il più possibile dalla sua minigonna ma senza farmi vedere.
La passione verso la cuginetta (più piccola di me di soli tre anni) ce l’ho sempre avuta, ma da quando la vedo così spesso è diventata una vera fissazione.
Angela, così si chiama, ha 24 anni piuttosto bassina dai capelli nerissimi abbastanza corti, un seno da premio Oscar (una quarta abbondante) e un culo da premio Nobel, molto simpatica e da quello che si dice in giro anche una gran maiala.
Il desiderio di fotterla l’ho sempre avuto, ma per paura di problemi in famiglia non mi sono sbilanciato mai oltre la battutina o lo scherzo.
Verso le 22 Angela si dirige verso la cucina per cercare una aspirina per il suo mal di testa, non trovandola mi reco da lei e le indico lo sportello in alto; con l’aiuto di una sedia sale e cerca tra le scatolette, mi avvicino e da dietro con il mio viso che sfiora il suo culo le do delle indicazioni piuttosto vaghe sul dove trovare la medicina.
Il gioco continua per poco fino a quando non mi accorgo che lei con delicatezza sta strusciando il suo culo sul mio viso, a quel punto prendo coraggio, o forse perdo il controllo, e con le mani comincio a salire sulle sue cosce tornite e sode come una statua.
Lei sta al gioco e girandosi alza la minigonna e mi incappuccia spingendomi la faccia contro le sue mutandine. sento un odore fantastico, allora la prendo e la sdraio sul tavolo, le sfilo le mutande e mi tuffo su quella foresta di peli tanto fitta che non riuscivo a vedere lo spacco della fica.
La lecco e la succhio fino a farla venire, intanto lei si era tolta la maglia e con le tette fuori dal reggiseno si stava massaggiando i capezzoli, quando vidi quelle tettone enormi la sdraiai a terra e cominciai a succhiare e palpare quei globi enormi e sodi; lei mi aprii i pantaloni e con maestria mi prese il cazzo già duro tra le mani, ero combattuto tra le sue tettone e il fatto che lei voleva prendere in bocca il mio cazzone, decisi per un pompino da urlo che ricorderò a lungo per la quantità di sborra che Angela era riuscita a ingoiare.
Le stantuffate che le davo mentre le venivo in bocca gli hanno fatto cadere delle gocce di sperma sul seno ma le da grande ingorda le ha prese con due dita e se le è piazzate in fica, così mentre lei a pecorina si sditalinava alla grande io capii che alle precauzioni per non rimanere incinta ci aveva pensato lei e alla visione di quella pecorina ci volle veramente poco prima che il mio cannone si armasse di nuovo.
La vedevo infilarsi due dita alla volta nella fica e di tanto in tanto con il medio che grondava di umori cercava spazio nel buchetto del culo, questo mi fece impazzire, mi accovacciai dietro di lei senza farle togliere la mano dalla fica cercai di entrarci anche io con il cazzo, subito tolse la mano e con la faccia poggiata sul tappeto già ansimava dal piacere, con le mani si allargò le chiappe mi incitò a sbatterla con violenza, aumentai il ritmo e con un dito, bagnato da suo clitoride, cominciai a penetrala anche nel culo.
Appena lo sfintere si allargò a sufficienza, tolsi il cazzo dalla figa ormai arroventata e lo spinsi dentro quel culo che avevo sempre desiderato, Angela fece un urletto soffocato ma già sapeva la goduria che le si prospettava e dopo i primi colpi delicati fu lei ad aumentare il ritmo mentre io con la mano finivo il lavoro sulla ficona che ormai ospitava quasi tutta la mano.
Venne diverse volte poi mentre stavo per venire la girai, le misi il mio cazzo in procinto di esplodere tra le giunoniche tette e ricominciai un lento movimento.
Mentre Angela si pressava le tette sul mio cazzo, io riuscivo a vedere solamente la cappella che sempre più gonfia le scaricò una copiosa dose di sborra calda sulle tette, sul viso e sui capelli.
Angela si alzò, andò in bagno e dopo poco ancora nuda mi porse una sigaretta e ci sdraiammo di nuovo a fissare il vuoto. FINE


La Nonna

Trovata una ciotola versai la colazione e mi sedetti. Mi guardò e disse “Hai fatto così presto? ”

Non seppi cosa rispondere. Abbassai la testa vicino alla tazza e farfugliai “Sono spiacente. ”

“Spiacente? ” Mi rispose. ” Di cosa devi rammaricarti? Lì, oltre a noi, non c’era nessuno e poi non hai fatto niente di male. Il nonno è morto circa otto anni fa e pensi che sia stata a digiuno per tutto questo tempo? Per nulla al mondo! Non tutti gli anziani sono così pudibondi come pensano i giovani. Chiedimelo nella maniera giusta ed è probabile che la prossima volta ti permetterò di prendere in prestito il mio vibratore. Ora fa la colazione, su! ”

Rimasi del tutto shockata. La nonna non solo stava dicendo che era tutto OK, ma che lo faceva anche lei. Questa stava per essere un’estate piena di sorprese……..

Si allontanò dalla tavola ed io rimasi seduta. L’accaduto mi rendeva straordinariamente perplessa. Aveva un vibratore? Io non ne avevo mai provato uno. Avrei potuto chiederglielo? Che c’era di strano, perché no? La trovai nella sua camera. Era coricata e stava leggendo il giornale. Quando entrai alzò gli occhi e sogghignò di nuovo. “Cosa ti serve, cara? ”

“Ummh! ” Esitai. ” Stavo facendo un’ipotesi, desideravo parlarti. Veramente approvi chi si masturba? Tu lo fai davvero? Sul serio possiedi un vibratore? ”

“Sì! ” Rispose. “Tutto vero. Posso essere più vecchia di te, ma sono ancora una donna. Iniziai a soddisfarmi dopo la morte di tuo nonno e decisi di trascorrere una parte del mio tempo ad imparare qualcosa di nuovo sul sesso e me. Mi auguravo che tua madre ti avesse educato in un altro modo, ma sono comunque contenta di aver trovato un’opportunità per aiutarti. Non vergognarti del tuo corpo, non devi aver paura di godere! Sei mai stata con un uomo? ”

Divampai a quella domanda, ma la nonna mi era sempre piaciuta e stavo scoprendo che era molto più facile parlare con lei che con mamma. Mi feci coraggio e risposi. “Con Franco pomiciamo un po’, ma non andiamo oltre. ”

“Bene! ” Rispose. “Penso proprio che hai un sacco di cose da imparare. Prima: i nostri corpi sono belli da guardare e non dobbiamo vergognarci di loro. Per me è stato uno strazio tutto questo tempo passato con i vestiti sempre indosso. Ora diamo un bel taglio a questo. Se eravamo due coetanee sarebbe stato naturale che parlassimo di queste cose. Sei capace, cara, di adoperare questo dildo? Sto correndo troppo? ”

“Be… bene. ” Balbettai. “Sono disposta a provare…. , ma sono nervosa. ”

“Essere nervosa non ti ucciderà. Se ti aiuterà comincerò io. ”

Si alzò in piedi e rapidamente tolse il vestito.

Rimasi stupita vedendo come fosse in forma nonostante i suoi 65 anni. Aveva molte rughe, ma le gambe erano abbastanza sode e la pancia piatta. Allungò le mani dietro la schiena e sganciò il reggipetto. Le grandi mammelle balzarono fuori ed i capezzoli erano scuri ed attraenti. Tentai di non fissarla quando si tolse le mutandine. In verità non avevo mai visto bene la fica di un’altra. La sua era completamente depilata! Le labbra sporgevano lunghe e lussuriose. Si poteva vedere anche la punta del clitoride che faceva capolino da esse. Rimasi a bocca aperta. Lei era sì vecchia, ma ancora piacente e non mi sarei mai immaginata che potessi provare desiderio. Non avevo mai pensato a fare l’amore con un’altra donna e tanto meno con lei. In quel momento volevo solo toccarle la fica. La guardai negli occhi e mi accorsi che stava sorridendo. Mi baciò. Non un bacetto sulla guancia, ma un completo, lungo labbra-labbra e mi frugò la bocca con la lingua. Mi disse “Perché non ti spogli, amore? ” Come facevo a rifiutarmi? Sbottonai la camicia e tolsi i jeans. Mi sganciò il reggipetto e mi sfilò gli slip. Rimase, per lunghi momenti, a fissarmi la pussy. Passò amorosamente la mano lungo tutta la mia pancia e poi si alzò. Il mio cuore stava martellando. Allungai le mani e toccai le sue tette. Per un attimo chiuse gli occhi, quindi mi guardò profondamente e disse “Dolcezza, è la prima volta che facciamo questa cosa, impariamola insieme. ” La guardai e le afferrai con tutte e due le mani le mammelle. Erano soffici e pesanti. Le portai all’altezza della faccia e le baciai. I capezzoli erano proprio deliziosi. Fece un passo indietro e si distese sul letto. Mi misi su di lei e cominciai a divorare le tette. A sua volta toccò le mie più giovani e sode. Fui assalita dai brividi e risposi accarezzandola in tutte le parti. Si sposto più giù e trovò il mio cespuglio. Quando mi toccò il clitoride esplosi. Ebbi il miglior orgasmo della mia vita. Conosceva esattamente i movimenti che mi mandavano in estasi. Dopo essere venuta, sapevo come volevo continuare. Le accarezzai tutto il corpo, arrivai alla fica e con delicatezza separai le labbra. Era tutta bagnata ed il clitoride dritto e duro. Lo baciai dolcemente. Si lamentò e allora tracciai con la lingua piccoli cerchi tutto intorno. Nonna alzò il bacino e si pigiò più profondamente la mia faccia in lei. Non mi sarei mai immaginata che una donna potesse avere un sapore tanto buono. Affondai la lingua nella vagina e non trovai nessuna resistenza. Era proprio favoloso! Mi allontanò la testa e disse ” Per favore fammi godere con le dita. ” Ne infilai prima una poi due, tre e alla fine quattro prima che mostrasse di essere soddisfatta. Mentre la scopavo con la mano continuavo a succhiare il clitoride. Si agitò, gridò e poi giunse all’orgasmo. Dolcemente continuai a leccarla e venne per la seconda volta. Meno violentemente, ma più a lungo di prima. Rimanemmo abbracciate per un tempo infinito. Poi aprì gli occhi e respirando affannosamente disse ” Cara, puoi prendere il vibratore nel cassetto

Questa vacanza si stava mettendo proprio bene……….. FINE


Una zietta Porcella

Lei si solleva con fatica sulle ginocchia; si passa una mano fra le natiche e la ritira coperta di sperma.
“Cazzo quanta ne hai fatta! ” esclama.
“Hahufff” e tutto quello che, almeno per il momento, riesco a dire. Adriana mi guarda e sorride.
Sento Elisa che si muove accanto a me, avanza lentamente al mio fianco e si appropria del mio cazzo che, lentamente ma inesorabilmente, si sta ammosciando.
“Posso? ” chiede.
è certamente una domanda retorica perché senza aspettare risposta lo prende in bocca ripulendolo per bene.
Io chiudo gli occhi e prendo un attimo di pausa.
Quando li riapro nipote e zia sono impegnate in un 69 con urlo.
C’è un sordo ronzio che invade la camera: sono i vibratori che vanno a tutto spiano.
Adriana ne ha infilato uno nella fica di Elisa e la ragazza a ricambiato e raddoppiato, infilandone uno per buco della zietta.
Si leccano con trasporto ed io decido di approfittare per godermi lo spettacolo e riposarmi un po’.
Almeno per il momento dimentiche di me, si trastullano tra di loro; dall’affiatamento è evidente che non si tratta della prima volta che si dedicano a questi passatempi. Hai capito Adriana?
Le piace, e non poco, il cazzo, rimorchia uno sconosciuto e se lo fotte, si fa la nipotina, ha una collezione di vibratori: davvero un bel tipetto.
Mentre penso a queste cose le due porcelle hanno deciso che è il momento di riprendere in mano un attrezzo di carne, si sciolgono dall’abbraccio e si buttano sul mio uccello che, dato lo spettacolo, aveva già iniziato a dare segni di ripresa.
Con due bocche e due lingue che gli si dedicano per bene la ripresa diventa quella di una Ferrari da Formula Uno ed in men che non si dica è pronto a dare nuovamente battaglia.
“Stavolta tocca ad Elisa. ” dichiara Adriana tirando nuovamente su di se la ragazza e riprendendo a leccarla.
La nipotina sembra decisamente gradire sia la leccata sia la prospettiva di godersi il mio cazzo.
La posizione è ottimale: è praticamente alla pecorina con la zia sotto la pancia.
Mi metto dietro di lei e saggio con un dito l’accoglienza della fichetta: è fradicia di umori. Intanto Adriana da un’altra succhiata al mio cazzo tanto per sicurezza.
Io mi godrei anche il pompino ma Adriana la pensa diversamente: si sfila l’uccello di bocca e lo punta alla fichetta della nipote.
Una bella spinta e le sono dentro.
La prendo per i fianchi e inizio a sbatterla per bene mentre lei si dedica a leccare la zia, ricambiata per benino (con qualche interruzione per darmi una salpata alle palle.
Ditemi che sono monomaniacale, ma il buchino posteriore di Elisa mi alletta parecchio.
Tanto per esperimento lo stuzzico con un dito.
La ragazza solleva la testa.
“li no, non l’ho mai preso! ” mi avverte.
Avete presente che effetto fa sventolare un drappo rosso davanti al naso di un toro? SI? U – GUA – LE !!
Adriana lo capisce al volo ed interviene.
“è una buona occasione per provare, Elisa. ”
La ragazza tenta di divincolarsi ma Adriana le blocca il sedere abbracciandola, mentre io mi sfilo dalla fichetta.
“Mi farà male! ” protesta la ragazza, anche se con non troppa convinzione. “Solo al momento. ” ribatte Adriana convinta.
“Poi vedrai che gusto! Non hai visto me prima? ”
“Si, ma tu ci sei abituata! ”
“E lo sarai anche tu! ”
Mentre si scambiano queste battute mi sono dedicato al buchino di Elisa, giocandoci con le dita.
Passo alla lingua e si nota subito la differenza: la ragazza rabbrividisce ma sembra gradire quel tipo di leccata.
Spingo la punta della lingua nel forellino e sento che si contrae, stringendomela.
La muovo un po’ e lo sfintere reagisce allargandosi e contraendosi.
Spingo ancora e si serra, muovo la lingua e palpita.
Nel frattempo approfitto per insalivare per bene il tutto.
Quando penso di averla fatta rilassare a sufficienza mi rimetto dietro a lei bagno l’uccello sulle labbra della sua fichetta e glielo punto sul culetto.
“Adesso rilassati, prendi un bel respiro e spingi come se dovessi andare al gabinetto. ” la istruisce Adriana.
La ragazza esegue.
Quando sento il suo sfintere aprirsi leggermente sotto la sua spinta addominale, spingo delicatamente.
“Soprattutto non stringere il culetto, bambina. ”
La redarguisce la zia.
E decisamente stretta ma lentamente la cappella si fa strada.
Elisa respira rapidamente ma fa come le da istruzioni.
Finalmente la punta del cazzo passa l’anello di muscoli: mi blocco immediatamente per darle il tempo di riprendere fiato ed abituarsi.
“MI sembra di tronco dentro. ”
Magari si potesse definire così il mio cazzo.
“Resta rilassata più che puoi. ” le risponde Adriana.
Fino a quel momento ha seguito estasiata la penetrazione, ora invece incolla la bocca al clitoride della nipote e prende a succhiare come un vitello.
La ragazza reagisce nel modo migliore ed inarca la schiena rinculando leggermente.
Senza rendersene conto si sta affondando il cazzo nel culo da sola.
Io l’aiuto un po’ ed in men che non si dica sono completamente dentro di lei.
“Oh Dio! ” Geme. ”
Non posso, solo la puntami sfonda, non riuscirò mai a prenderne di più. ” dice.
Non si è nemmeno accorta che più di così non ce n’è.
“Guarda che ormai è fatta. ” le dico.
Lei si volta di scatto.
“Come? ” allunga una mano e mi sfiora il basso ventre: di cazzo ne resta fuori giusto un mezzo centimetro.
Tira due rapidi respiri: prima che possa dire qualcos’altro mi ritiro leggermente.
Lei spalanca la bocca e guaisce.
Mi ritiro quasi del tutto poi inverto il movimento.
Lei lascia uscire un Haaaa smorzato ma non protesta.
Il movimento che le impongo è lento e costante affinché il suo sfintere si abitui alla mia presenza.
Dopo una decina di pompate sento che si sta veramente allargando ed aumento il ritmo.
Adriana continua a leccarle la fighetta e le due cose messe assieme iniziano a piacerle.
Mi muovo più veloce ed inizio a sbatterla nel vero senso della parola mentre lei comincia apertamente a mugolare di piacere. …


STEFANIA - COME E' BELLA LA MIA CUGINETTA - IL CORAGGIO


Era una calda mattina di giugno ed io stavo solo a casa mia facendo un po’ di ordine sui mobili in camera mia.
Essendo dei mobili abbastanza alti ero in piedi sulla scala, ed essendo solo avevo solamente una maglietta e dei pantaloncini corti abbastanza comodi.
Ero già da un po’ di tempo in quella posizione ed avevo infatti quasi finito quando bussò la porta.
Scesi dalla scala ed andai ad aprire la porta.
Era mia cugina Stefania (quasi mia coetanea, 27 lei-26 io) che era venuta per portare delle cose a mia madre.
Essendo in buoni rapporti con lei ed essendo lei veramente molto carina (anzi devo dire molto bella: è alta 1, 75m capelli ed occhi scuri, carnagione scura, fisico atletico con due gambe ed un sederino che ho sempre ammirato per la loro bellezza) la invitai ad entrare dicendole che mia madre non c’era, ma che se voleva poteva farmi un po’ di compagnia mentre finivo di rimettere a posto.
Fortunatamente accettò di buon grado ed andammo in camera mia. Incominciammo così a! parlare del più e del meno mentre io risalivo sulla scala a riprendere i miei servizi.
Mentre parlavamo vidi che mia cugina si era sistemata sotto la scala e notai che ogni tanto era come dire un po’ distratta.
La ragione era che avendo io i pantaloncini abbastanza larghi alle gambe, lei poteva vedere tutto il mio sesso ed infatti all’improvviso me lo sentii afferrare dal basso.
Stefania incominciò dapprima ad accarezzarlo e poi sentendolo sempre più duro lo prese tra le dita con una mano e con l’altra incominciò a toccarmi le palle.
Io oramai mi stavo eccitando anche perché una cosa del genere avevo sempre sperato che accadesse .. . ma erano solo fantasticherie. Invece.. .
Scesi lentamente dalla scala sempre con il mio membro nella sua mano ed appena fui di fronte a lei mi disse “non dirmi niente” e si inginocchiò, mi abbassò il pantaloncino e lo prese in bocca leccandolo e succhiandolo. Io le presi la testa fra le mie mani e ritmicamente gliela muovevo avanti e dietro.
Stavo godendo come un pazzo e di lì a poco le sborrai tutto in bocca, cosa che non le dispiacque, tanto che la bevve tutta fino all’ultima goccia.
Rialzandosi si leccava le labbra per assaporare ancora il gusto e questo mi rifece eccitare e le incomincia a palpare i suoi morbidi seni per poi far scendere le mani sul suo stupendo sedere.
Con un’abile mossa le abbassai i suoi pantaloni e la sua mutandina dicendole “ora tocca a te”.
Stavolta mi abbassai io fra le sue gambe ed incominciai dapprima a leccarle la sua già bagnatissima fichetta e poi passai direttamente a leccarle il clitoride.
Con una mano le toccavo le grandi lebbra e con l’altra le percorrevo tutto il solco del suo sedere.
Ad un tratto le infilai due dita nella fichetta ed incominciò a gemere, ma fu niente in confronto a come gemette quando le infilai anche il medio della mia sinistra nel suo culetto.
Stefania oramai gemeva ed era anche prossima all’orgasmo quando mi rialzai e stesso lì all’impiedi, appoggiati al mobile la penetrai con il mio cazzo che aveva raggiunto dimensioni spropositate.
Stefania venne dopo poco, eccitata come era in un doppio orgasmo consecutivo ed estratto il mio cazzo ancora bagnato dai suoi abbondanti umori se lo ricacciò in bocca succhiandolo se possibile ancora meglio di prima.
Anche questa volta le venni in bocca e lei inghiottì tutto il mio sperma in due sorsi e poi prese a leccarmi il mio cazzo per non lasciarsi sfuggire nemmeno una goccia.
Esausti ma contenti ci rivestimmo lentamente, anche perché potevano tornare i miei.
La accompagnai alla porta e le dissi
“mi hai detto prima di non dirti niente, ma mi dispiace qualcosa devo dirtela: domani rivienimi a trovare che i miei non ci sono per tutto il pomeriggio e ci potremmo fare un bel bagno insieme nella mia vasca da bagno”.
La proposta fu pienamente accettata.
A presto.

Come e' bella la mia cuginetta

Era una notte buia e tempestosa.
I racconti famosi iniziano sempre così.
Vi volevo raccontare un fatto che ancora ricordo coma la più bella scopata della mia vita.
Ero 18ettenne ed era il mio compleanno l’estate era iniziata e quell’anno mi era andato tutto storto.
La mia dona mi aveva lasciato per un altro e io stavo da solo, e mi organizzavo la festa.
Quando suonò la porta!
Mia cugina veniva sempre per mio fratello maggiore, che stava facendo il militare.
Quando la vidi mi sentii male perché portava i pantaloncini corti quelli che arrivavano sopra il ginocchio ed una maglietta quasi trasparente.
Le dissi che mio fratello non c’era e che quella settimana non veniva per la licenza, ma lei mi disse che cercava me.
Me ma se mi odiava!
Ci siamo mesi a parlare, e mi disse di aver sete.
Gli andai a prendere l’acqua ma nel portaglierla sono inciampato nel tappeto del salotto.
La caraffa è caduta completamente addosso a lei e la bagnata tutta.
Era zuppa come un pulcino, credevo che mi menasse ma lei con un sorriso si e tolta la maglietta rimanendo con le tette completamente al vento, io ho quasi avuto un infarto vedendo tutto quel bendiddio che gli ballonzolava davanti.
Lei con non curanza si avvicinò a me e mi disse:
“Caro Giulio è il tuo compleanno”.
Mi prese le mani e le fece arrivare alle sue tette.
Io ero in trans ma cominciai astringerle e baciarle con foga.
Lei non contenta si sbottonò anche i pantaloncini rimanendo nuda (non portava le mutande).
La fica era depilata, come piaceva a me.
Le mie mani si spostarono allora presso il culo stupendo e presso quella stupenda fica.
La feci sdraiare sul divano e con due dita cominciai a massaggiarla dentro e fuori. lei mugolava e si contorceva.
All’improvviso allargò le gambe e le mie due dita entrarono completamente dentro di lei.
Su e giù la facevano godere come una pazza.
Così non contento gli ho messo ancora un altro dito.
La fica era abituata e si allargo
immediatamente.
Al quarto vidi che stava piangendo e allora mi fermai.
Mi spogliai velocemente e la feci girare a pancia in sotto, il suo culo era bellissimo e volli esplorarlo.
Lei mi disse di prendere l’olio d’oliva e di ungere il suo culo ma non resistendo gli misi anche un dito.
Pensavo che per il dolore si arrabbiava ma niente di tutto ciò, apri le gambe e si fece fare un ditalino nel culo.
Io ero al settimo celo, ma il bello doveva ancora avvenire.
La mia cugina godette come non mai cosi mi disse” ora tocca a tè! ”
Mi prese il pisello in bocca e cominciò a leccare e succhiare.
Io ero molto eccitato così venni quasi subito in modo violento e schizzandogli tutto in gola.
Lei bevve tutto e poi turo fuori dalla borsetta un dildo.
Io esterefatto rimasi a guardare le prodezze del dildo nella sua fica e anche nel culo.
Il mio cazzo così divenne duro e volli aiutarla, tolsi il dildo e cercai di mettergli il cazzo, ma lei si rifiutò; dicendomi che era meglio che la inculassi per primo.
Io estrefatto e non avendo mai provato prima cominciai la penetrazione.
Lei era alla pecorina con le tette che ballonzolavano, mi misi di dietro e cominciai a spingere nel suo adorato culo.
Il culo lentamente si aprì e cominciò ad entrare tutto dentro di lei.
La mia cugina si lamentò ma mi disse di continuare, entrato tutto cominciai a muovermi sempre con più velocità, sentivo il suo culo fare splat a dosso a me.
Intanto lei si sditalinava con il dildo la passera rossa e gonfia.
Dopo un bel po’ venni e gli riversai nell’intestino tutta la mia sborra. Io ero stanco ma felice.
Non ero ancora uscito da lei che mi venne di fare pipi.
Volevo andare al bagno ma lei mi segui.
Venne nel bagno con me e mi disse di pisciargli a dosso. entro nella vasca e mi disse di mettermici sopra,
Cominciai a fare pipi prima piano poi sempre più forte finche la bagnai tutta.
Le così si alzò e me lo prese in bocca succhiandolo e pulendolo tutto.
Non riuscii a goderle in bocca ma fu il bocchino più bello della mia vita.
Mia cugina mi venne a trovare molto spesso e giocammo molto allungo quell’estate indovinate come…. FINE

Il Coraggio

Era una domenica sera di inizio settembre, la mia cuginetta era venuta a stare da me per alcuni giorni perché doveva fare dei giri per il suo nuovo lavoro.
Dopo aver cenato, ci siamo messi a vedere la tv in salotto, cercavo di sbirciare il più possibile dalla sua minigonna ma senza farmi vedere.
La passione verso la cuginetta (più piccola di me di soli tre anni) ce l’ho sempre avuta, ma da quando la vedo così spesso è diventata una vera fissazione.
Angela, così si chiama, ha 24 anni piuttosto bassina dai capelli nerissimi abbastanza corti, un seno da premio Oscar (una quarta abbondante) e un culo da premio Nobel, molto simpatica e da quello che si dice in giro anche una gran maiala.
Il desiderio di fotterla l’ho sempre avuto, ma per paura di problemi in famiglia non mi sono sbilanciato mai oltre la battutina o lo scherzo.
Verso le 22 Angela si dirige verso la cucina per cercare una aspirina per il suo mal di testa, non trovandola mi reco da lei e le indico lo sportello in alto; con l’aiuto di una sedia sale e cerca tra le scatolette, mi avvicino e da dietro con il mio viso che sfiora il suo culo le do delle indicazioni piuttosto vaghe sul dove trovare la medicina.
Il gioco continua per poco fino a quando non mi accorgo che lei con delicatezza sta strusciando il suo culo sul mio viso, a quel punto prendo coraggio, o forse perdo il controllo, e con le mani comincio a salire sulle sue cosce tornite e sode come una statua.
Lei sta al gioco e girandosi alza la minigonna e mi incappuccia spingendomi la faccia contro le sue mutandine. sento un odore fantastico, allora la prendo e la sdraio sul tavolo, le sfilo le mutande e mi tuffo su quella foresta di peli tanto fitta che non riuscivo a vedere lo spacco della fica.
La lecco e la succhio fino a farla venire, intanto lei si era tolta la maglia e con le tette fuori dal reggiseno si stava massaggiando i capezzoli, quando vidi quelle tettone enormi la sdraiai a terra e cominciai a succhiare e palpare quei globi enormi e sodi; lei mi aprii i pantaloni e con maestria mi prese il cazzo già duro tra le mani, ero combattuto tra le sue tettone e il fatto che lei voleva prendere in bocca il mio cazzone, decisi per un pompino da urlo che ricorderò a lungo per la quantità di sborra che Angela era riuscita a ingoiare.
Le stantuffate che le davo mentre le venivo in bocca gli hanno fatto cadere delle gocce di sperma sul seno ma le da grande ingorda le ha prese con due dita e se le è piazzate in fica, così mentre lei a pecorina si sditalinava alla grande io capii che alle precauzioni per non rimanere incinta ci aveva pensato lei e alla visione di quella pecorina ci volle veramente poco prima che il mio cannone si armasse di nuovo.
La vedevo infilarsi due dita alla volta nella fica e di tanto in tanto con il medio che grondava di umori cercava spazio nel buchetto del culo, questo mi fece impazzire, mi accovacciai dietro di lei senza farle togliere la mano dalla fica cercai di entrarci anche io con il cazzo, subito tolse la mano e con la faccia poggiata sul tappeto già ansimava dal piacere, con le mani si allargò le chiappe mi incitò a sbatterla con violenza, aumentai il ritmo e con un dito, bagnato da suo clitoride, cominciai a penetrala anche nel culo.
Appena lo sfintere si allargò a sufficienza, tolsi il cazzo dalla figa ormai arroventata e lo spinsi dentro quel culo che avevo sempre desiderato, Angela fece un urletto soffocato ma già sapeva la goduria che le si prospettava e dopo i primi colpi delicati fu lei ad aumentare il ritmo mentre io con la mano finivo il lavoro sulla ficona che ormai ospitava quasi tutta la mano.
Venne diverse volte poi mentre stavo per venire la girai, le misi il mio cazzo in procinto di esplodere tra le giunoniche tette e ricominciai un lento movimento.
Mentre Angela si pressava le tette sul mio cazzo, io riuscivo a vedere solamente la cappella che sempre più gonfia le scaricò una copiosa dose di sborra calda sulle tette, sul viso e sui capelli.
Angela si alzò, andò in bagno e dopo poco ancora nuda mi porse una sigaretta e ci sdraiammo di nuovo a fissare il vuoto. FINE

CHE ZIE



Ieri ho accompagnato da suor Clara Francesca , la mia fidanzata.
Lei fa volontariato presso una struttura gestita da suore che si occupa di handicappati, e ha particolarmente legato con questa suora, molto vivace e simpatica con cui dice di avere instaurato un buon rapporto.

Dopo mesi e mesi di frequentazione, l’ha invitata a casa sua per un pranzo domenicale, in modo da potere stare un po’ assieme al di fuori del solito ambiente e per farle conoscere la sua famiglia.

Come al solito Francesca organizza le cose per gli affari suoi, ma poi non riesce a fare a meno di tirarmi in mezzo per semplificarle la vita, così anche stavolta sono stato impegnato per andare a prendere la suora, portarla a casa sua (abita a un cinquantina di chilometri) e poi nel pomeriggio riportarla indietro. Insomma, un grande scazzo, ma questo è il prezzo che si deve pagare per una relazione stabile…

Così ieri mattina, alle dieci in punto mi sono presentato all’Istituto, sbarbato, pulito, con la macchina in ordine, senza tracce di birra, canne, riviste strane, con musica ascoltabile, insomma, ho fatto del mio meglio per rendermi presentabile e per non creare spiacevoli imbarazzi.

Il viaggio dall’Istituto a casa di Francesca dura tre quarti d’ora e in quel tempo ho avuto modo di ricredermi nei confronti di suor Clara.

Ho scoperto che è una persona gradevole, spiritosa, informata e colta, certo con un sacco di opinioni che io non condivido, ma di sicuro non una bigotta come pensavo.

Quando siamo arrivati si sono scambiati gli ovvi convenevoli (”Suor Clara, le presento mia mamma”, “Che piacere, Francesca mi ha tanto parlato di lei!”, ecc. ecc.), poi abbiamo fatto un giro per il paese dove abita Francesca, chiesa compresa, e infine siamo tornati a casa per mangiare, finalmente.

Di per se il pranzo è stato una palla, ma almeno la mamma di Francesca cucina bene e il vino era buono. Ho fatto onore a tavola e cantina, così dopo pranzo ero bello satollo e pure un po’ brillo.

Quindi abbiamo passato un’ora abbondante in salotto, chiacchiere inutili, a ridere di battute stupide, mentre io sarei andato volentieri a dormire, o al massimo a scopare un po’ con Francesca.

Finalmente alle quattro e mezzo abbiamo concluso la visita e io e suor Clara siamo saliti in macchina per tornare all’Istituto.

A questo punto mi pare opportuna una descrizione di suor Clara.

È una donna di poco meno di quarant’anni, alta circa 1,65, piuttosto magra, il viso affilato e il naso sottile, gli occhi azzurri appaiono grandi su quel volto ossuto, i capelli sono sempre nascosti dal velo, ma talvolta fa capolino qualche ciuffo che ne rivela un colore castano chiaro, con qualche cenno di grigio.

La corporatura è esile, e tali sono le sue ossa, mani affusolate, le caviglie, che ogni tanto appaiono sotto le lunghe vesti, sono sottili, ma sempre velate da quelle brutte calze di nylon marrone chiaro.

Insomma, a parte la sua condizione di suora, è una donna piuttosto normale, non una gran bellezza, ma per me ha qualcosa di attraente, forse saranno gli occhi, che sono indubbiamente molto belli, forse il suo fare allegro ed energico, che la fa apparire una donna sicura di se, sicuramente ammirabile.

Insomma, salimmo in macchina. Ci fu subito un primo contatto. Dovevo fare un tratto in retromarcia, così mi voltai per guardare indietro appoggiando il braccio al sedile del passeggero e nel fare questo ruotai leggermente le gambe verso di esso. Suor Clara era seduta leggermente di traverso, le ginocchia unite sporgevano nella mia direzione, così mi ritrovai a toccare il suo ginocchio con il mio.

Pensavo che lo avrebbe ritratto immediatamente, invece rimase immobile, non lo spostò, e io feci l’intero tratto di una decina di metri con il ginocchio a contatto del suo.

Subito non ci feci caso, ma poi capii che quella era solo la prima avvisaglia di ciò che sarebbe successo di lì a poco.

Iniziammo il viaggio e riprendemmo a parlare amabilmente come all’andata, ma questa volta l’argomento di discussione era la vita delle suore. Mi raccontò come si svolgeva la sua giornata, come aveva avuto la sua vocazione, le tappe della sua “carriera” di suora che l’avevano portata in quell’istituto per handicappati. Il discorso era leggero, nulla di particolare. Mi stupiva solo il fatto che ogni tanto, per sottolineare le sue frasi, appoggiasse la mano sulla mia gamba.

È una cosa che in genere mi dà fastidio, mi irrita che le persone mi tocchino quando parlano, lo trovo un brutto vizio, ma suor Clara finora non lo aveva fatto con nessuno, e ora, con disinvoltura, appoggiava ripetutamente la mano sulla mia coscia.

L’argomento della discussione intanto si fece scabroso, non so come prendemmo quella direzione, se fui io a trascinarlo o lei, fatto sta che finimmo col parlare di sesso, e la cosa sembrava turbare la suora meno che me.

-Ma in questa vita non si sente mai il bisogno di avere un uomo accanto?- chiesi io.

-Beh, certo,- mi rispose, -è naturale, credo che uomini e donne siano fatti per stare insieme, quindi l’impulso c’è, ma poi una si guarda la veste, pensa alle scelte che ha fatto e rinuncia, sa che non può e lascia stare.-

-Sì, immagino, ma non deve essere facile-

-Non lo è infatti-

Nel dire questo mise la mano sulla mia coscia, non solo la punta delle dita, ma proprio tutto il palmo e per di più sulla parte alta della coscia, quasi vicino all’inguine.

-Voglio dire,- continuai cercando di dissimulare il disagio, -per me sarebbe dura, è da quando ho quattordici anni che non penso che alle ragazze, sarebbe una continua rinuncia-

-A volte lo è anche per noi- rispose, aveva tolto la mano. Nel tono della voce c’era una sottile tristezza.

-Ma non succede mai che qualcuna di voi ceda alla tentazione? Tipo Monaca di Monza voglio dire-

Lei rise, poi disse:

-Quello era un caso diverso, una vocazione forzata. Oggi non mi risulta che succeda più, nessuna è più obbligata, quelle che arrivano al velo oggi ne sono convinte.-

-Quindi non capita mai?- chiesi, ero davvero curioso.

-Che malizioso che sei!- replicò ridendo, e di nuovo la sua mano si posò sulla mia gamba, ma questa volta proprio all’inizio della coscia, nella piega con il tronco, di fianco all’inguine insomma.

-Non sono malizioso, sono curioso- ribattei.

-Capita, capita, a volte capita…- ammise.

-Sì?-

-Sì-

La sua mano, sempre posata lì, mi strinse. La punta delle dita era pericolosamente vicino ai miei genitali, e non accennava a toglierla da lì. Ero confuso, balbettai:

-E… come… capita?-

Sentivo i suoi occhi fissi su di me, quei grandi occhi azzurri non si staccavano dal mio viso.

-Capita che a volte una suora si trovi da sola con un uomo, e…-

Mosse la mano, i polpastrelli raggiunsero la radice del mio uccello, non ci potevo credere, sentivo anche la comparsa di un erezione.

-E…?- incalzai.

-E capita che si verifichi un’occasione…- le sue dita toccarono la base dell’asta, continuavo a sentire i suoi occhi fissarmi, io guidavo, ma facevo fatica a tenere la concentrazione. Continuò:

-E a questa occasione per una volta non voglia rinunciare-

Io ero completamente a disagio, non riuscivo a parlare, non riuscivo a trovare parole. Così proseguì lei:

-E tu vuoi rinunciare?-

Detto questo la sua mano si spostò decisamente sul mio uccello, e si mise a massaggiarlo vigorosamente.

-No,- risposi, -non voglio rinunciare.-

Lei continuò a palparmi l’uccello sopra i pantaloni, era duro ormai.

-Cosa facciamo?- le chiesi.

-Accosta da qualche parte- mi rispose decisa.

Era inverno, stava già facendo buio, viaggiavamo su una strada di campagna, intravidi una deviazione che si dirigeva nei boschi. Decisi di imboccarla e di fermarci lì.

Intanto lei continuava a palparmelo, lo sentivo duro, lei ne aveva individuato la forma distesa sotto i jeans e lo accarezzava con perizia.

Quando mi fermai lei mi slacciò i pantaloni, li aprì e infilò la mano sotto le mutande. Era calda, mi agguantò il cazzo e lo palpò per qualche attimo prima di estrarlo dalle mutande. Io stavo fermo, non avevo ancora staccato le mani dal volante, intanto lei, dopo avermelo guardato compiaciuta, mi stava tirando una sega.

A un certo punto, incredibile!, abbassò la testa sul mio inguine e me lo prese in bocca. Questa cosa mi lasciò senza fiato. Neanche Francesca lo fa, o meglio l’ha fatto due o tre volte, ma sempre malvolentieri e mai con impegno. Invece lei l’aveva fatto subito, e lo faceva bene! Vedevo la sua testa velata di nero alzarsi e abbassarsi sotto di me, un calore umido intorno al mio uccello, e mi stava facendo godere sul serio.

Dopo poco si alzò, mi guardò, la bocca era bagnata di saliva, e mi chiese:

-Lo facciamo?-

-Sì, certo- risposi. Allora lei si sistemò sul sedile, e armeggiò per sfilarsi calze e mutande, poi si affaccendò per abbassare il sedile.

Intanto io mi sfilai il maglione e feci la difficile manovra per scavalcare cambio e freno a mano e passare dalla sua parte. Lei mi spettava sdraiata sul sedile, sorridendo maliziosa. Mi piazzai tra le sue cosce ancora coperte dalla veste e mi abbassai jeans e boxer. Ero soddisfatto, ce l’avevo bello duro, la situazione straordinaria e il lavoretto che mi aveva fatto con la bocca avevano causato un bell’effetto.

Le sollevai la gonna, scoprendole le gambe nude. Pelle chiara, ossute, glabre. La alzai fino alla pancia, le guardai il sesso, nero, folto, non depilato. La trovai invitante e volli restituire il favore, così mi abbassai e gliela leccai. Era pulita, lavata di recente, forse a casa di Francesca, umida di eccitazione. Le succhiai il grilletto, leccai le labbra e penetrai con le dita. Fui sorpreso dalla sua reazione, mi aveva preso la testa tra le mani e la stringeva forte, intanto sentivo i suoi gemiti alti, ansimanti, ad alta voce. Francesca non geme così, le viene il fiatone, sussurra le cose, ma sempre a bassa voce, lei invece si faceva sentire, mi piaceva quella donna!

Proseguii per un paio di minuti, poi mi tirai su e mi accinsi a scoparla.

Mi piazzai tra le sue cosce, lei aveva il volto acceso, sempre sorridente in modo malizioso, il fiato grosso, mi spiaceva che avesse ancora la veste chiusa fino al collo, avrei voluto vederla nuda.

Mi afferrò l’uccello, era ancora durissimo, lo accarezzò un paio di volte, poi lo tirò verso di sé e lo puntò contro la sua vagina. La penetrai, affondai dentro di lei con facilità, la sua eccitazione e la mia saliva l’avevano resa scorrevole. Iniziai a scopare e lo feci bene, lei mi porgeva il bacino per facilitare la penetrazione, io affondavo dentro di lei con buon ritmo, senza esagerare con la velocità, ma non tropo lento.

Lei intanto, sotto di me gemeva, oh come gemeva! Le sue urla erano alte, acute, un “Ah!” proferito ad ogni mio affondo, come un grido sempre più alto, che secondo me si poteva sentire anche fuori dalla macchina chiusa.

Io continuavo inesorabile, ero soddisfatto della mia prestazione, la stavo facendo godere, ma non rischiavo di venirmene prima io, anzi, mi sembrava che lei fosse già prossima. Le palpai le tette, purtroppo erano nascoste sotto il vestito e un reggiseno, e a quel punto sarebbe stato veramente troppo complicato sfilarglielo, ma le intuii piccole e ben definite.

Lei venne, annunciò il suo orgasmo con gemiti sempre più alti e poi lo raggiunse gridando un unico lungo “Aaah” che durò per molti secondi.

Mi aveva afferrato le natiche tra le mani e guidato il mio movimento bloccandolo in un affondo completo nel momento massimo piacere.

Mi fermai, la guardai ansimare con gli occhi chiusi, sentivo il mio cazzo duro all’inverosimile dentro di lei, mi pareva addirittura di avvertire il pulsare della sua vagina.

Dopo poco, sempre guidandomi con le mani sulle natiche, mi fece riprendere il movimento. Io la seguii, poi aumentai il ritmo e l’intensità del mio affondare in lei, sentivo avvicinarsi il mio orgasmo. Lei mi incitò e assecondò col suo bacino portandomi alle soglie dell’orgasmo, poi quando si accorse dell’approssimarsi dell’esplosione, mi spinse fuori da lei. Mi afferrò l’uccello e lo masturbò quattro o cinque volte. Non ci volle di più, venni scopando la sua mano, un orgasmo intensissimo, il meglio che mi sia capitato da molto tempo.

Non fu neanche infastidita dalla mia eiaculazione, anzi, continuò a stringermi il cazzo e lasciò che mi scaricassi sul suo pelo e sul suo ventre. Non smise mai di masturbarmi durante tutta l’eiaculazione, poi continuò, sembrò quasi spremere il mio seme fino alle ultime gocce, diede ancora una carezza sulla punta per asciugarlo, poi se lo infilò di nuovo dentro. Ero spossato e il contatto sul pene appena venuto mi causava scatti di fastidio, ma resistetti e stetti dentro di lei.

Rincominciammo a scopare prima che mi si afflosciasse, lei è venuta ancora due volte prima che toccasse di nuovo a me. Di nuovo lei si occupò di me con la mano negli istanti finali, ci sapeva fare, molto più di quanto potessi immaginare.

Dopo il mio secondo orgasmo mi accasciai ansimante su di lei, la bocca contro il suo collo bianco. Avrei voluto baciarla, ma non ne ebbi il coraggio. Stemmo così, immobili ed ansimanti per un paio di minuti, poi mi tirai su e tornai al mio posto.

Ci ricomponemmo con calma, lei non pareva avere fretta, io neanche, ma alla fine rientrammo completamente nei nostri ruoli.

Riprendemmo il viaggio, lei mi fece i complimenti e mi ringraziò, io ricambiai, e ammisi che le mie esperienze con le altre ragazze, Francesca compresa, non erano alla sua altezza. Lei ne rise, mi disse che dovevo solo lasciare loro crescere.

Ci salutammo sulla soglia dell’istituto, come fosse niente, anzi, come se io fossi semplicemente un ragazzo che aveva accompagnato una suora in macchina.

IPNOSI


Io e Marisa siamo una coppia come ce ne sono tante a Roma, con i problemi di tutte le coppie dopo qualche anno di matrimonio. Solo che mentre io non riesco a pensare altro che al sesso, Marisa è piuttosto fredda e questa combinazione ha creato all’interno della coppia un notevole squilibrio. La nostra vita si è assestata su un ritmo piuttosto blando, con Marisa che cerca di evitarmi ed io che cerco di coinvolgerla nelle mie fantasie. Alla fine mi sono arreso e mi sono rifugiato nella masturbazione.
Il rapporto con Marisa si stà lentamente decomponendo, anzi già sento la puzza di cadavere. Questa stronza si è coalizzata con la sorella e non perde occasione per sbattermi in faccia l’errore che, secondo lei, ha commesso sposandomi. Non fa altro che incensare quel cazzone di mio cognato che vive completamente sotto le scarpe della moglie. “Lui sì che è un bravo marito, non un allupato come te! “. Allupato una sega! Michele si farà si e no una scopata al mese e quella troia di Anna, la sua sorellina, si diverte a far tirare il cazzo a tutti gli uomini che incontra per poi farglielo scoppiare nei pantaloni. E forse neanche a tutti. . .
Merda! Questa storia mi sta mandando fuori di testa. . . ora tronco e mando tutti a cagare. . . L’eterno broncio di Marisa, il sorrisino con cui mi prende regolarmente per il culo Anna, e la fraternizzazione pelosa di Michele che puzza di compatimento lontano un miglio. . . dio come mi fanno incazzare! Bisogna accettare la vita così com’è dice mia madre. . . certo, dico io, ma con l’accetta! Ma la vita è strana e mi ha offerto un’occasione d’oro. . .
*** Girovagando in Internet trovai un gruppo che si interessava di ipnotismo e, curioso come al solito, iniziai a leggere tutti i messaggi. Dopo qualche tempo trovai un vademecum per l’ipnotista novello con le spiegazioni dettagliate su come indurre l’ipnosi, la predisposizione dell’ambiente, la serie di parole da recitare e la loro cadenza.
La molla scattò immediatamente in me e da quel momento cercai di creare l’occasione adatta per indurre Marisa a farsi ipnotizzare. Sapevo che mia moglie non si sarebbe lasciata convincere e quindi dovevo mascherare la cosa con qualche sistema; Marisa, scettica e terrena, non solo non credeva alla forza dell’ipnosi ma era anche diffidente nei miei confronti per tutto ciò che la metteva nelle mie mani senza un suo completo controllo. Poi una mattina a colazione. . .
“Marco, con questo cazzo di tempo mi stà tornando la cervicale ! ” “a Marì, ce l’hai e te la tieni” “uffa, perché non mi fai un massaggio? Sei così bravo! ” “ancora col massaggio, ci vuole qualcos’altro. . . qualcosa che ti permetta di tenerla sotto controllo” Avevo visto lo spiraglio ma non sapevo come metterla a Marisa, quindi presi tempo per trovare una scusa adatta e me ne andai in ufficio.
“Michele, tu che fai quei massaggi congolesi, lo shizù. . . ” “Shiatsu, Marco, e non sono congolesi” “e va bè come dici tu, ma dimmi un po’ funzionano, sono efficaci ? ” “perché ti fa male qualcosa? ” “no, non a me, è Marisa che ha la cervicale ed ad ogni cambio di stagione viene fuori” “bè si, un po’ funzionano, ma sarebbe meglio abbinarli al training autogeno” “a che? ” “è un sistema di leggera auto ipnosi che ti permette di controllarti meglio, di ottenere di più dal tuo corpo” “ma dai! Non ci credo” “si è vero, io lo uso quando il ginocchio mi fa vedere le stelle, è una specie di super concentrazione” “ma la possono fare tutti? ” “si, devi imparare, anzi è meglio se le prime volte ti aiuta qualcuno a concentrarti, dopo è molto più facile” “mmm. . . lo devo dire a Marisa, se me lo ricordo” “domani sera veniamo a cena da voi, senza figlio, e lo dico io a Marisa” “meno male che Riccardo rimane con i nonni, l’altra volta ha rotto due statuine di Marisa, era incazzata nera” “già, è ancora troppo piccolo, non lo possiamo portare sempre con noi ed Anna non è felice di lasciarlo con i suoi” “ok allora, ci vediamo domani sera” Rimuginavo su quello che mi aveva detto Michele e cominciai a cercare informazioni sul training autogeno, qualcosa avevo già letto su Internet, ma non c’era molto quindi con una scusa mi allontanai dall’ufficio per andare nella libreria vicina a cercare qualcosa di più specifico.
“Training autogeno ha detto? ” chiede la commessa “si, un testo che spieghi sia la teoria che la pratica” “vediamo un po’. . . ecco questo è un manuale completo, per addetti ai lavori, è un po’ caro però, forse vuole qualcosa di introduttivo. . . ” “no no, va bene quello, l’importante è che sia completo” “o per questo è completissimo, allora lo incarto, è un regalo? ” “no, va bene anche una busta” Quel giorno non combinai niente in ufficio, leggevo avidamente il manuale, lo sfogliavo e lo ri sfogliavo, ne assorbivo il contenuto e parallelamente pensavo a come impostare l’ipnosi di Marisa.
“tutti suggeriscono un approccio graduale, ciò che si vuole dal soggetto non si deve cercare di ottenerlo subito, ma farlo affiorare lentamente. . . e poi c’è quel sistema di quel tizio americano, Sipper, che suggerisce di registrare su nastro i comandi. . . si ma quanto cazzo la devo tenere ipnotizzata ogni volta per farle sentire il nastro. . . già. . . la prima cosa da fare è impostare una serie di parole per farla cadere immediatamente ipnotizzata. . . bisogna fare le cose con cautela, con calma. . . CAZZO! Che inculata! Non si riesce a far fare al soggetto cose verso le quali è profondamente contrario. . . boh io ci provo lo stesso. . . ” La sera a casa.
“ciao Michele, ciao Anna” “ciao Marisa, sei sola? E quel pecorone di tuo marito? ” “è andato a prendere le sigarette, si scorda sempre tutto ed un giorno di questi si scorderà la testa” “ehi lo sai che quando ti vedo questo vestito ti zomperei addosso, Anna perché non vai a prendere le sigarette anche tu così io e Marisa ci facciamo un scopatina prima di cena” “lascia stare mia sorella e vatti a vedere la tv brutto maiale, Marisa ti serve una mano per preparare la cena? ” dice Anna scansando il marito “no è tutto pronto. . . cazzo questa cervicale! ” mugola Marisa massaggiandosi il collo “a proposito di cervicale” dice Michele sedendosi sul divano “Marco mi ha accennato al tuo problema in ufficio” “ma guarda un po’, allora ogni tanto si ricorda di qualcosa! ” esclama stupita Marisa “già, gli ho detto che i massaggi shiatsu possono alleviare la cosa ma sarebbe bene fare anche un po’ di training autogeno, per aiutarti a controllare il dolore” dice Michele “è quello che fai tu quando ti fa male il ginocchio? ” chiede Anna “si, è una specie di auto ipnosi che aumenta il tuo livello di concentrazione, niente di eccezionale ma aiuta veramente” “e come si fa” chiede Marisa “mah le prime volte è meglio che ti aiuti qualcuno, poi è più facile concentrarsi, ed una volta partiti si riesce ad isolare la parte dolente, a limitare il dolore” spiega Michele “interessante, e serve uno specialista? ” chiede Marisa “no, va bene chiunque anche quell’imbranato di tuo marito, deve soltanto ripeterti la sequenza di concentrazione aiutarti a rilassarti, devi stare comoda e devi avere tempo, almeno le prime volte, poi diventa una cosa automatica. Per iniziare basta un qualsiasi manuale” dice Michele assumendo un tono cattedratico “quasi quasi ci provo” medita Marisa “stavate sicuramente sparlando di me” dico entrando in casa “ti ho trovato un lavoro da fare” dice Marisa alzandosi ed avviandosi verso la cucina “sarai il mio trainer” “il tuo che? ” chiesi perplesso “gli ho spiegato la faccenda del training autogeno” dice Michele “cerca un buon libro che ti spieghi come fare” “eccolo là, mi allontano un attimo e mi ritrovo a dover fare non so bene cosa” borbottai “se vuoi ci vengo io” dice Michele “tu vieni a casa con me, maiale” sogghigna Anna “ti piacerebbe restare solo con Marisa, e dopo il training lo scoping” “ma che cazzo dite” chiesi “e che a tuo cognato piace tua moglie” spiega Anna “ed io non mi fido di questo libertino” “a cena, e la prossima volta lascia il pisello di Michele a casa” dice Marisa entrando con la pasta “così saremo tutti più tranquilli” I giorni passano e io continuavo a studiare il manuale di training ed a perfezionare l’ipnosi di Marisa aspettando che sia lei a chiedere di avviare la cosa.
“Marco come al solito ti sei dimenticato” esordisce Marisa “cosa mi sono dimenticato” dico senza neanche alzare gli occhi dal libro che sto leggendo “il libro sul training autogeno, sta cazzo di cervicale non mi ha fatto dormire questa notte” “e secondo te cosa sto leggendo” ribatto con aria saputa “orpolina! Allora stai migliorando e com’è, difficile? ” sghignazza Marisa “no, se vuoi possiamo cominciare anche ora” “va bene, dimmi cosa devo fare” “allora, per prima cosa mettiti comoda, indossa vestiti comodi e caldi, se devi andare al bagno vacci ora, se hai fame sgranocchia qualcosa. . . ” snocciolai “guarda che abbiamo appena cenato” ricorda Marisa “già, poi sdraiati sul divano e cerca una posizione comoda” conclusi “così mi addormento” bofonchia Marisa “beh lo devi quasi fare, ehi ho detto quasi capito marmotta” dissi mentre Marisa si mette il pigiama felpato e si sdraia sul divano “allora iniziamo sistemati comoda, senza reggerti da nessuna parte ma facendoti sostenere dal divano, respira regolarmente senza pensarsi e con calma, ecco adesso guardami negli occhi, fissa i miei occhi, non guardare altro. . . ” Il mio tono era di comando anche se la mia voce era bassa e tranquilla così Marisa mi fisso negli occhi seguendo i miei ordini “il tuo corpo comincia a farsi pesante. . . guarda nei miei occhi. . . iltuocorposiappesantisce. . . guardaneimieiocchi. . .
iltuocorposirilassaediventapesante. . . guardaneimieiocchi. . .
nonriesciatenerliaperti. . . devitenerliCHIUSI. . . adesso voglio che respiri profondamente. . . ed espiri lentamente. . . ituoiocchisiappesantiscono. . . ” Continuai la litania per almeno 5 minuti prima di dare il primo comando per vedere se Marisa era ipnotizzata “apri gli occhi” dissi Marisa li apri senza esitazioni o tremori, segno questo che era ipnotizzata, a questo punto fui preso dal panico. . . CAZZO! . . . MERDA! . . . RICAZZO! . . . avevo paura di non riuscire più a svegliarla, di combinare qualche guaio, ma mi ripresi velocemente ed iniziai a ripetere la sequenza di parole per reindurre l’ipnosi in Marisa. “chiudi gli occhi, ascolta attentamente ora sei completamente rilassata, ti senti bene, e tutto va bene. Quando mi sentirai dire le parole ABAE BABE ti sdraierai sul divano e tornerai in questo stato” ripetei queste cose molte volte per fissarle nella mente di Marisa, dopo di che le ordinai di dormire per un ora e di svegliarsi fresca e riposata, con i dolori della cervicale attutiti” Marisa si svegliò un ora dopo, ora che trascorsi nell’ansia più completa, ed venne da me che trafficavo in cucina.
“cosa è successo” chiese Marisa “è successo che dopo un po’ ti sei addormentata” le dissi “è stato un bel sonno, mi sento rinata e la cervicale non mi fa quasi più male” disse sorridendo Marisa “domani sera ci riproviamo” Trascorsi la giornata in attesa della sera, dopo il lavoro mi precipitai a casa saltando la partita di calcetto.
“come mai non sei andato a giocare? ” chiese Marisa “mi duole un po’ la caviglia, l’altra volta ho rimediato un calcione” mentii “mammoletta mia, vieni che ci mettiamo una pomata” disse Marisa “lascia stare, piuttosto ascolta bene ABAE BABE” Marisa rilasciò le braccia, si diresse verso il divano e si sdraiò con gli occhi chiusi. non credevo ai miei occhi, mi affrettai vicino al divano e inizia a ripetere la serie di comandi per indurre l’ipnosi. Non mi fidavo e volevo fissare il meccanismo in Marisa.
Le cose andarono avanti così per una settimana, poi mi sentì abbastanza sicuro da iniziare la perversione di Marisa. Ero seduto accanto al divano e guardando Marisa vidi una bella ragazza mora con i capelli lisci a caschetto, due belle tette, le gambe snelle ed un culo da favola; ma la parte migliore di Marisa era la bocca. Una bocca rossa, con labbra piene, un disegno bellissimo ed un eccitantissimo piccolo neo sotto la linea delle labbra. Avevo sempre sognato il godimento che quella bocca mi avrebbe potuto dare, ma Marisa non aveva mai voluto farmi un pompino, le faceva schifo. Non volevo un pezzo di carne che si facesse usare a piacimento ma una troia completa che assecondasse con piacere tutte le mie voglie, anzi che godesse di una libertà tale da cercare da sola nuove forme di piacere; sempre con il mio avallo e raccontando tutto ciò che le capitava. Decisi di iniziare stravolgendo il modo di vestire di Marisa, che aveva sempre preferito una moda semplice e puritana senza nessuna concessione alla provocazione. “ascolta attentamente e ricorda, comincerai ad apprezzare le scarpe con i tacchi alti, décolleté di vernice nera per l’inverno e sandali intrecciati per l’estate, ma ricorda sempre e solo con i tacchi alti possibilmente a spillo. Questa tua voglia crescerà sempre più fino a quando non potrai portare altro che questo tipo di scarpe anche dentro casa” La strada che avevo scelta non aveva ritorno e per questo decisi di ottenere una cosa per volta, quindi non ordinai altro ed dissi a Marisa di svegliarsi dopo un ora convinta di aver fatto progressi nel training autogeno.
Dopo tre giorni di insistenza sulle scarpe vide i primi risultati di quell’infiltrazione subdola che aveva messo in atto. Marisa tornò a casa con un paio di décolleté nere con un tacco a spillo di otto centimetri. “ciao, che belle quelle scarpe! Come mai con quel tacco, non lo hai mai portato prima” la salutai “non lo so, sono passata davanti al negozio e non ho potuto fare a meno di comperarle. Certo che sono scomode! Ma mi abituerò, sono troppo belle” La figura di Marisa guadagno moltissimo, era alta e con quelle scarpe acquisì un incedere leggermente ondeggiante che metteva in risalto le gambe ed il culo ancora penalizzati dalle gonne quasi informi e lunghe sotto al ginocchio che Marisa portava.
Tempo cinque giorni e Marisa aveva completamente cambiato tutte le sue scarpe con modelli con tacchi da 8 a 10 centimetri, continuavo a fissare i suoi ordini nelle sedute serali e dopo poco decisi che era venuto il momento delle gonne.
“ascolta attentamente e ricorda, le gonne che porti non ti sembreranno più adeguate a te, il tuo occhio cadrà su gonne aderenti , a portafoglio, plissettate, kilt ma sempre un palmo sopra al ginocchio. Non riuscirai a portare altro” E così fu, ormai avevo acquisito una padronanza tale che per Marisa non c’era più scampo, era solo una questione di tempo e poi si sarebbe plasmata sui miei desideri.
Tutti questi cambiamenti non passarono inosservati, oltre ai colleghi di lavoro di Marisa che ovviamente apprezzarono in nuovo look cominciando a sbirciarle le gambe, anche sua sorella Anna se ne accorse.
“Marisa, stai cambiando. Sembri un’altra, ma Marco è d’accordo con questo tuo nuovo modo di essere? ” le chiese Anna “a Marco fa piacere” tagliò corto Marisa Anna era scettica su questo, e decise di parlarne con me. Così mi chiamò in ufficio e ci accordarono per pranzare insieme.
“Anna, se Marisa lo viene a sapere s’incazza come una bestia, lo sai quanto è gelosa” esordii “è appunto di Marisa che volevo parlarti, e se poi s’incazza fa due fatiche” ribatté Anna “sta cambiando, non aveva mai messo prima gonne corte e tacchi a spillo. Marco dovresti stare attento, o Marisa ha un altro uomo o sta andando fuori di testa. Comunque io la farei parlare con uno psicologo” Questo accenno allo psicologo mi impensierì “Anna che cazzo dici? Marisa non è mica matta, ha cambiato gusti e sinceramente era ora! Poi se il cambiamento è dovuto ad un alto uomo, la pisto di botte. ” “tu non pisti nessuno, fighetta” ribatte Anna Qualche giorno dopo a cena.
“Marco, non capisco perché ma tutti quegli stronzi dei miei colleghi cercano sempre di guardarmi le cosce” disse Marisa a cena “hai un bel paio di cosce, e le tue gonne ora le fanno vedere” ribattei “ma io non voglio cambiare gonne, e non voglio che quei maiali mi guardino! ” sbotto Marisa “lascia stare, ci farai l’abitudine, anzi magari tra un po’ li provocherai pure” “ma vaffanculo tu e la provocazione! ” urlò Marisa andandosene in camera da letto Mi imbestialii e decisi di accelerare i tempi, andai in camera da letto e dissi “Marisa senti bene. . . ABAE BABE” a quelle parole Marisa si alzò, ed andò al divano “ascolta attentamente, i reggiseni inizieranno a darti fastidio fino a quando non li sopporterai più, e così i collant potrai portare solo calze di seta con i reggicalze. Non ti piaceranno più i maglioni pesanti ma solo camicette sufficientemente trasparenti e golfini attillati, e non sopporterai più gli slip ma ti andranno bene solo i tanga. . . ” in quel momento fui folgorato da un’idea “. . . e cerca il modo di indurre Anna a farsi ipnotizzare magari con la scusa di iniziare con te il training autogeno per farle capire ciò che provi, dopo di che le fisserai le stesse parole che fissai per te ABAE BABE, e per ultimo se qualcuno di guarda tu lascialo guardare, anzi se ti è simpatico faciliti il compito” Erano molte cose e le ripetei a lungo per imprimerle bene poi mi accorsi che si mi ero eccitato, tirai fuori il cazzo duro come un pezzo di legno “. . . ed ora fammi un pompino con l’ingoio, vacca. . . ” Marisa si girò verso di me e. . .
. . . mi ammollò uno sganassone megagalattico “YUK! Che cazzo fai? ” esclamai “. . . solo tu. . . solo tu potevi dire una cosa simile. . . che testa di cazzo. . . ma pure io ad averti sposato. . . deficiente. . . ” “dai Marisa, scherzavo, non volevo ipnotizzarti. . . ” “ma che cazzo hai capito? Solo tu potevi esclamare YUK, come pippo. Imbecille. . . deficiente. . . ma non hai capito che non è mai successo nulla! Ero sempre sveglia. . . ” “ma. . . e tutti i cambiamenti? ” balbettai “non li ho fatti per te, pisellino, ma per Antonio, il mio amante. Ti mollo. . . me ne vado a vivere con lui. . . ” disse Marisa e si avviò verso la porta “YUK. . . incredibile! . . . la prossima volta esclama SBARABEBEQUACK! “” borbottava tra se e se mentre usciva Sono rimasto in piedi, con il pisello ormai mestamente moscio, a guardare quel figone che era stata mia moglie uscire per sempre dalla mia vita. Che cretino.

TRADIMENTI VIRTUALI


- Sono disperata! Le ho provate veramente tutte, ormai.
Secondo me…ha un’altra!
E’ chiaro! Non s’interessa più a me, almeno non come una volta.
All’inizio della nostra storia, lui era sempre alla ricerca di un posto tranquillo dove fare l’amore con me.
Durante i primi anni di matrimonio, non sostengo che mi cercava ogni sera, ma lo facevamo almeno quattro volte a settimana.
Una media normale.
Adesso o è stanco o è troppo tardi o è via per lavoro o …. C’è n’è un’infinità di o.
A parlare così era mia sorella Silvia.
Seduta, affranta, con me al tavolino di un bar del centro mi stava raccontando i suoi problemi sentimentali.
Era da qualche settimana che mi ero accorto del suo mutato stato d’animo. Lei che solitamente era molto espansiva, solare e schifosamente ottimista, stava piano, piano diventando triste e musona.
E’ stato solo dopo i miei ripetuti tentativi d’intrusione nel suo privato che ha accettato di parlare.
Da sempre molto gelosa dei suoi problemi ha il brutto vizio di volerli risolvere da sola.
Ero passato da lei e l’avevo convinta ad uscire per due passi e un aperitivo. Dopo molti tentativi infruttuosi, finalmente, si era aperta e mi stava scaricando tutto addosso.
- Dai! Tuo marito, Gianluca, che conosco da almeno Vent’anni…Non è il tipo da avere un’amante clandestina, non lui.
E’ così trasparente che non riuscirebbe a nasconderlo. – Affermavo convinto.
- Difatti, non lo nasconde. Fa di tutto per dimostrarmi che non gli interesso più.
- Scusa, Silvia, ma non riesco a crederci. Lui non reggerebbe una relazione clandestina.
L’avrebbe alla luce del sole, ti confesserebbe il tradimento e ti lascerebbe.
Lo conosco bene, è un tipo di una correttezza spinta al limite dell’autolesionismo; almeno nei rapporti personali. Sul lavoro si è fatto furbo!
Non è un periodo facile per lui! Un socio se n’è andato, l’altro se ne sta andando di testa e le ditte che rappresenta vogliono che si occupi anche del Sud Europa… come fa a reggere non lo so proprio!
Non ha un’amante, credimi.
- Già, ma non scopa! – ribadisce mia sorella con l’aria poco convinta dal discorso.
- Il tempo passa per tutti, Gianluca ha solo un anno meno di me.
- Tu non scopi più?
- No, cioè sì, insomma cosa c’entro io.
- Senti, di periodi difficili n’abbiamo passati parecchi. Lavoro, salute e quant’altro, ma non aveva mai reagito così.
- E’ qui che entra in ballo il tuo giuramento sull’altare, ricordi?
Io sì, ero vicino a te e ho sentito dire…” in salute e in malattia…”
Tira fuori i gloriosi e aiutalo.
- Fortunatamente i “gloriosi” non gli ho. Ma ho altro, molto più efficace su di un uomo. Credevo di saperlo usare bene il mio corpo. Ho sempre colpito nel segno quando ho voluto sedurre qualcuno.
Negli ultimi due mesi ho rispolverato tutto il mio repertorio, tutto il mio guardaroba e quello che mi mancava l’ho comprato; biancheria intima d’ogni forma e colore, abiti succinti, fascianti, scollati o scosciati…niente!
Ho provato quella biancheria particolare per giochi ancora più strani di quello che puoi immaginare. Mi sono fatta legare, bendare, guardare mentre mi spogliavo per lui.
L’unico modo di convincerlo a scoparmi è quello di saltargli addosso, strusciarsi e tirarglielo fuori, leccarlo e succhiarlo sino a farlo esplodere…solo a quel punto si attiva.
Silvia non si rende conto che, nonostante sia mia sorella, deve andarci piano con certi discorsi. Non conosce nemmeno il potere che la sua voce, calda e sensuale, ha su di me.
- Sorellina…- La interrompo quando non riesco più a controllare la mia sudorazione. – Tu, forse, non ti rendi conto che sei una ragazza che non passa inosservata…come dire sei leggermente carina e non dovresti pronunciare questi discorsi, almeno in questo tono, nemmeno a me, tuo fratello.
- Vedi! Eccito te e non riesco ad eccitare mio marito.
- A parte il fatto che….lasciamo stare!
Hai provato ad ingelosirlo?
- Che cosa vuoi dire? – La sua attenzione si fece di colpo più viva.
- Sino ad ora hai tentato l’attacco diretto, senza successo.
Credo, che lui ti dia per scontata, in altre parole, ti crede sua senza alcun dubbio.
Tu puoi tentare di tutto per risvegliare il suo interesse, ma sino a quando lui avrà per la testa i suoi problemi non ti terrà in nessuna considerazione, perché tu ci sei, ci sai stata e ci sarai sempre.
E’ cattivo nei suoi confronti ma, credo, che dovresti sconfiggere i suoi problemi con le loro stesse armi… dovrai diventare anche tu un problema per lui.
Anche perché ti conosco bene, se la situazione non si sblocca diventerai veramente un problema!
Quindi è meglio creare per tempo un problema, immaginario, virtuale, in modo da sbloccare la sua mente e riportarla su di te.
Silvia rimase per parecchio tempo muta e meditativa. Mi sembra di vedere le nuvolette dei suoi pensieri alzarsi dalla testa. L’espressione imbronciata poco per volta si trasformò in un sorriso.
Illuminata dai suoi occhi verdi mi disse:
- Diabolico! Sei proprio mio fratello. La mia mente sconvolta dai dubbi non era riuscita a vedere la soluzione.
Povera Maura!
- Cosa c’entra lei in tutto questo?
- Be! Lei deve riuscire a vivere con te… non mi sembra facile.
- A parte il fatto che lei è molto più sottile e celebrale di me… occhio! Potresti scoprire che tuo marito non è più molto interessato a te. Questa è un’arma a doppio taglio.
- Sì, hai ragione. Però è meglio scoprirlo adesso, prima che sia troppo tardi.
- Sei una iena! – gli sussurrai, sconvolto dalla decisione che traspariva dal suo viso. Non me n’ero accorto, ma in questi ultimi anni mia sorella è diventata una donna. Povero Gianluca!
- Chissà da chi avrò preso? – terminò lei.

Decidemmo di trasferirci da me, tanto anche io ero da solo quella sera è poi, Silvia, ama la mia cucina.
Il problema che si pose alle nostre piccole menti malate è il seguente: come si può ingelosire un uomo che passa, mediamente, quattro notti via per lavoro e che nei fine settimana, se non lavora, è talmente cotto che s’impiomba sul divano, o su qualsiasi poltrona comoda.
Sarebbe facile fargli venire dei dubbi, infatti, non è quasi mai in casa, mia sorella sempre libera può fare quello che vuole!
Però come si può insinuare il dubbio nella sua mente se lui non è predisposto a riceverlo?
Scartate a priori le telefonate anonime, lui non gli crederebbe.
Eliminata l’idea di fargli vedere Silvia in compagnia di un altro, penserebbe che è un innocente amicizia. In ogni caso mia sorella non era alla ricerca di una vera avventura, non ancora per lo meno!
Considerata troppo dispendiosa la possibilità di inviarsi enormi mazzi di rose accompagnati da biglietti espliciti, puerile scriversi lettere d’amore e inutile non rispondere alle sue telefonate quando è via, diventava difficile trovare un modo efficace per insinuare un tarlo nella sua testa.
Non sapevamo che pesci prendere. Seduti in sala, dopo cena, davanti al televisore ci stavamo spremendo le meningi con scarsi risultati.
Quando mi cadde l’occhio sul computer.
- Internet! – gli urlo, appena avuta l’illuminazione.
- Cos’è, uno dei due neuroni non ha dato precedenza all’altro e si sono scontrati nel tuo cervello? – fu la sua reazione al mio colpo di genio.
- No! C’è tanto spazio che gli incidenti sono rarissimi!
Sono serio!…Internet…il tuo sarà un tradimento virtuale. Esisterà solo nella tua, nella nostra fantasia ma per Gianluca sarà reale. O almeno lo crederà tale.
Non sarà un tradimento fisico e nemmeno “platonico”…sarà la via di mezzo fra i due.
- Spiegati, non ho voglia né di scherzare né di sforzarmi troppo per capire le tue pazzie, ho tropi pensieri per la testa!
- Semplice! Gli faremo credere che tu hai uno o più ammiratori, che hai trovato, sedotto e, forse, appagato grazie alla tecnologia.
Dovrà avere, sino all’ultimo, il dubbio che tu sia andata oltre il virtuale.
- In pratica cosa suggerisci di fare? – mi chiese lei sempre più interessata al discorso.
- Questa è solo una bozza del piano.
Per prima cosa ci procureremo delle tue fotografie erotiche, o almeno molto spinte.
Poi gli faremo credere che tu le hai inviate a degli sconosciuti, trovati grazie agli annunci letti su dei siti erotici.
Noi gli faremo trovare le risposte di questi tipi. Saranno degli apprezzamenti espliciti sulle tue grazie e ti diranno quello che ti vorrebbero fare se tu fossi lì tra le loro mani.
Cominceremo così, per studiare le sue reazioni. In seguito vedremo come muoverci.
- Non è una brutta idea…posso fargli credere di avere degli ammiratori, una qualche storia con qualcuno di loro senza espormi direttamente.
Mi piace, ma c’è un piccolo, insignificante problema… non ho delle foto spinte!
- Fattele fare. – gli rispondo.
- Da chi? Se Gianluca mi scattasse delle foto erotiche o hard, non avrei bisogno di ingelosirlo per farlo interessare a me!
- Hai ragione…te le farò io… non guardarmi con quella faccia, sei mia sorella!
- Sento puzza d’incesto!
- Ti preoccupa?
- No!
- Stronza!

Utilizzammo la mia fotocamera digitale. Prima, però, ci trasferimmo a casa sua, volevamo che lo sfondo delle immagini non tradisse la mia complicità. Dovevamo lasciare, al marito di mia sorella, anche il dubbio su chi le avesse scattate quelle foto alla sua donna.
- O.K. Dimmi cosa devo fare, adesso. – mi chiese, con aria maliziosa, Silvia.
- Cosa porti sotto?
- La solita biancheria. Mutande che lasciano nude le chiappe e reggiseno.
- No. Cominciamo con qualcosa di più arrapante…calze, reggicalze, biancheria traforata e semi trasparente.
- Vado a cambiarmi, aspetta.

Torna, poco dopo, con addosso un bustino nero, legato sul davanti da innumerevoli lacci, calze autoreggienti e slip praticamente inesistenti. Naturalmente senza dimenticare le scarpe, alte, dello stesso colore della biancheria.
- Sei bellissima. Siediti sulla poltrona, con un piede appoggiato sul sedile… brava così. Butta indietro la testa… non troppo, altrimenti non si vende il viso. Bene, ora inarca un po’ la schiena e gonfia il seno.
- Come?
- Inspira a fondo e spingi in fuori le tette…dai…bravissima.
Senti, inginocchiati sul sedile, appoggia i gomiti sullo schienale… O.K. spingi in su il sedere…che roba! – Dirigo il suo corpo mentre scatto un’immagine dietro l’altra.
- Apri un poco le gambe…perfetto.
Adesso toccati, fai qualcosa … sfiora i tuoi punti desiderabili, sottolineali … più voluttuosamente però, così!
Dai, ora togliti le mutande, facciamogli vedere un po’ di pelo!
- Ma..Ma! E’ questa la maniera di parlare a tua sorella. – Risponde, lei, impostando una voce indignata.
- Forse no. Ma noi non siamo fratelli normali, ricordalo.
Sai cosa penso?
Dovresti ripiegare all’interno il pizzo del reggiseno in modo da far vedere i capezzoli.
- Così?
- Perfetto. Siediti in terra, gambe raccolte al busto, tipo posizione fetale… brava, ora aprile…di più spalancale come se stessi aspettando il membro del tuo uomo… Si, così, appoggia gli avambracci alle ginocchia e guarda l’obiettivo, intensamente, come se fossero gli occhi del tuo amante.
Sei bravissima. Ora accarezzati leggermente il seno, prendi un capezzolo fra le dita … ferma così, O.K! Strizzalo, spremilo. Allarga la mano a coppa e massaggiati la mammella … bravissima!
Scaldiamo l’atmosfera, fai scendere una mano sul pube… guarda sempre me, l’obiettivo… apriti le labbra della vagina… e mentre ci sei leccati le labbra, della bocca… poco, lenta non come una porca… come una vergine vogliosa.
- Una cosa?
E usare degli esempi più semplici da capire?
- Si… d’accordo. Toccati … sei bagnata?
- Si!
- Infilati un dito dentro. Gira la mano in modo che posso riprendere bene la scena… così brava!
Senti, c’è ne stanno due?
- Due, tre e anche di più…guarda!
- Brava, penetrati un po’, assumi un’espressione goduta.
- Questo è facile, sto quasi godendo!
- O.K… Che ne dici di cambiare look. Non hai qualcos’altro di carino da indossare?
- Ne ho un armadio pieno! Qualche preferenza?
- Fai tu.

Dovevo allontanarla con una scusa qualunque. Il corpo di mia sorella iniziava a fare effetto su di me e, devo ammettere, me ne vergognavo.
Quello che pensavo in quel momento di suo marito, mio vecchio amico, è irripetibile. Non riuscivo a comprendere come potesse disinteressarsi a lei. Non solo per l’aspetto fisico di mia sorella ma, soprattutto per quello che lei, aveva fatto e stava facendo per lui. Solo una donna molto innamorata si trasforma da ragazza semplice, acqua e sapone, in una donna fatale, molto porca per riattivare il desiderio del proprio uomo. Una donna, da sempre contraria a ogni forma di esibizionismo, ad ogni sotterfugio, che si spinge a snaturare in quel modo la sua essenza dimostra che è intenzionata a dare tutto al suo uomo, senza preoccuparsi del rendiconto.
Forse sono un po’ di parte quando parlo di mia sorella, però mi sentivo in colpa poiché ero stato io a presentare Gianluca a lei.
Ritorna Silvia, strappandomi ai miei pensieri.
Una giacca a due bottoni di colore grigio chiaro, gonna corta, ma non troppo, in tinta, calze nere e le scarpe di prima.
La guardo dubbioso. Sarebbe quello l’abbigliamento altamente erotico?
La risposta la sapevo già. Non è il vestito che fa la ….. ma è come lo porta.

- Scatta le tue foto e non m’interrompere! – Mi disse con un tono che non ammetteva repliche.

Mi accomodai su una sedia, in posizione favorevole per la luce, pronto a riprenderla.
Lei iniziò a muoversi come mai l’avevo vista fare e, soprattutto, non mi aspettavo da mia sorella.
Ballava su di una musica immaginaria che solo lei sentiva. Molto lentamente si metteva in mostra. Sollevava piano la gonna, lasciava intravedere il seno sotto la giacca, metteva in evidenza il sedere chinandosi a novanta gradi davanti a me. Poco per volta si stava spogliando.
Si tolse la giacca. Sotto non indossava il reggiseno.
Seduta sul divano arcuava la schiena appoggiando le spalle, forte, contro lo schienale, spingendo in aventi il sedere, lasciando salire la gonna.
S’inginocchiò sul tappeto, sollevando con entrambe le mani la gonna e divaricando contemporaneamente le gambe. Poco per volta i peli del pube apparivano sotto l’orlo del vestito.
L’espressione del viso era la più intensa e seducente che non avessi mai visto in nessun’altra donna.
In piedi, slacciò la gonna frenandola nella discesa con le gambe leggermente aperte. Riuscii a fotografarla in tre momenti della sua discesa, tanto fu lenta l’operazione.
Tenne addosso le calze quando si sdraiò sul divano.
La bloccai nella memoria della fotocamera in tutte le posizioni possibili. Sdraiata di schiena con le gambe chiuse, con le gambe aperte, spalancate, appoggiate sullo schienale, raccolte. Sdraiata di pancia con il sedere spinto in su, in ginocchio a novanta gradi. Tutto quello che la sua fantasia gli dettava, lei lo eseguiva.
Sino a quando gli dissi:
- Adesso basta! Direi che va bene così, abbiamo abbastanza materiale da creare un sito su di te.
- Proprio adesso che iniziavo a divertirmi!
- Io però non mi diverto molto…. Mi stai facendo uno strano effetto… è imbarazzante, ma sono terribilmente eccitato.
Ma dimmi… ti sei spogliata così anche per lui?
- Così e di più!
- Quello è completamente andato di testa!
- Lo penso anch’io.
- E’ meglio che vado a casa. Scarico le immagini e butto giù qualche falsa e-mail con questo materiale.
Poi faremo in questo modo. Ti do un disco con i messaggi che tu invierai, con queste immagini allegate, a uno o due indirizzi di posta elettronica che, io, aprirò. Lascerai i messaggi, non gli cancellerai una volta inviati, in modo che tuo marito possa trovarli.
Per sicurezza, a mia volta, t’invierò le risposte con dei commenti piccanti su di te.
Ogni mattina, o quando sarai sola in casa, tu controllerai se sono stati scaricati. Nel caso che tu non li trovi, nel server, vuol dire che li ha scaricati lui e quindi li ha letti. Se li trovi tu, mi telefoni e io te li invio nuovamente subito.
Andiamo avanti in questo modo sino a quando lui non li ha letti…poi vedremo.
Ciao è ora di andare…notte!
- Ciao e buona notte anche a te, fratellone.
Ah!… dimenticavo… mi sono eccitata moltissimo mentre mi spogliavo dinanzi a te.
Era sicuramente meglio andare via, abbandonare quei discorsi pericolosi e infilarsi sotto una doccia gelata. L’attrazione che provavo verso mia sorella, la donna che in fondo conosco meglio, era più che normale dopo lo spettacolo cui avevo assistito. Mi metteva, però, a disagio e la sua frase di commiato mi aveva sconvolto nel profondo.
Avevo bisogno di tempo per decantare quel caos di sensazioni che provavo. In questo senso fui fortunato, passarono diversi giorni prima di sentire mia sorella al telefono.
Gianluca tornò da il suo giro dei clienti della Borgogna e del Lionese, solo dopo quattro giorni.
Attuammo il piano. Silvia controllò ogni giorno la posta e sino a quando non trovò più i miei messaggi. A tal proposito, avevo aperto altri due indirizzi di posta elettronica con nomi improponibili e che mi vergogno un po’ a trascrivere. Dopo essermi inviato, dal computer di Silvia, delle lettere con in allegato alcune delle foto che avevo scattato e averle lasciate registrate nella posta inviata, mi ero risposto o meglio, rispondevo ai messaggi con lettere piene d’apprezzamenti espliciti sul corpo di mia sorella e d’inviti ad ulteriori invii. Per fortuna, lei, non mi aiutò in quest’operazione, era già abbastanza imbarazzante così!
Aspettai qualche giorno, senza ricevere notizie, poi la chiamai al telefono. Non volle dirmi niente se non di persona. C’incontrammo sotto casa sua un Sabato pomeriggio e ci avviammo, a piedi, verso il parco poco distante.
- Allora, dimmi com’è andata. Ha funzionato? – Gli chiesi subito, ansioso di sapere.
- Sì e no! Ha scaricato la mail un pomeriggio in cui è arrivato a casa prima di me. Ha letto i tuoi messaggi e ha controllato quelli inviati, teoricamente, da me. Me ne sono accorta perché li avevo segnati come da leggere. Non ha dato nessun segno quando sono rientrata a casa. Si è comportato normalmente, come se niente fosse. Solo durante la cena mi ha rivolto delle domande, strane e senza senso; per nulla coerenti con la situazione.
- Quindi…Tanto lavoro per nulla?
- Be! No. Non direi proprio. Quella sera mi ha scopato con una foga e una voglia che da qualche tempo avevo dimenticato.
Dopo cena si è accoccolato vicino a me, sul divano. Mi ha fatto da cuscino mentre mi massaggiava la schiena, poi le sue carezze si sono fatte sempre più particolari. In breve mi sono ritrovata sopra di lui, mezza nuda con il suo fallo in mano. Stavo per guidarmelo dentro, dopo aver scostato appena le mutandine, quando lui mi ha interrotto. Mi ha chiesto di sdraiarmi e di aprire le gambe per lui. Mi ha presa con passione, penetrandomi a fondo con colpi quasi violenti. Mi sono sentita completamente sua, forse era proprio questo il suo intento; voleva ristabilire il concetto di proprietà…voleva segnare il territorio.
E’ stato fantastico!
Sembrava ritornato quello di una volta, quando la sua componente animale non era ancora stata sopita dal controllo mentale che deve imporsi sul lavoro.
- Perfetto, tutto è andato come previsto, anzi, meglio. – affermai felice per la ritrovata serenità di Silvia.
- Non tutto, ripeto. Dopo quella splendida prestazione si è riassopito, preso dai suoi pensieri.
- Umm! Bisogna rincarare la dose.
- E come. Mi devo scopare qualcuno sul serio?
- No! Non ancora!
Gli faremo trovare delle altre mail d’apprezzamento su di te.
- Che ne dici se, per rendere più reale il gioco, inviassimo sul serio a qualche sconosciuto le mie foto? – m’interruppe Silvia.
- Ci stai prendendo gusto?
- Che male ci sarebbe. Tanto nessuno verrebbe mai a sapere chi sono realmente.
Ti dirò, che pur avendolo fatto per finta, l’idea di mostrare ad altri le mie foto intime mi eccita e mi piacerebbe farlo per davvero.
- Le foto sono tue e ci puoi fare quello che vuoi. In ogni caso non disapprovo per nulla la tua idea.
Ti stavo dicendo, prima, di fargli trovare altre lettere spinte dirette a te. Quando reagirà come questa volta, tu gli chiederai di farti delle foto durante il vostro rapporto. Sarai tu la regista, deciderai le posizioni e le inquadrature, la profondità della penetrazione, facendo in modo che sia stimolante per te ma, al contempo, fotogenica.
Non gli spiegherai il vero motivo, sarai vaga con lui. Al limite gli dirai che quello è un gioco che ti eccita.
- Poi gli faremo trovare i commenti a quelle foto, immagino? – disse con aria sorniona.
- Naturalmente!

Silvia mise in pratica il suo proposito. Oltre ai miei indirizzi aperti per l’occasione, inviò le sue immagini come risposta a degli annunci veri trovati in rete. I messaggi di commento che ricevette fecero il loro effetto sul marito, come l’altra volta si sentì in dovere di ristabilire il concetto di proprietà su di lei. Questa volta, però, mia sorella introdusse una variante: gli chiese di fotografarla durante il loro rapporto.
La sua richiesta, dopo qualche titubanza, fu soddisfatta. Ma lascio che siano le sue parole a raccontare quello che accadde.
- Ho sposato un maiale, un porco! – mi spiegava mentre, la domenica mattina, ci stavamo dirigendo nelle Langhe a trovare i nostri genitori. – Non che la cosa mi dispiaccia, ma quando gli ho chiesto di farmi delle foto mentre mi scopava ho visto i suoi occhi illuminarsi.
- E’ quello che volevi, no?
- Volevo che tornasse quello di prima, ma è andato oltre.
- Racconta, e non tralasciare i particolari. – la invitai.
- Dopo che ha visto la posta che tu e altri mi avevate inviato ha reagito come la volta prima.
Sin qui, tutto come previsto.
Questa volta, però, il gioco l’ho diretto io. Gli sono montata addosso, sul divano, e ho cominciato a spogliarlo mentre lo baciavo. Cercavo di far aderire il mio corpo al suo per quanto possibile, volevo sentirlo ed eccitarlo con i miei strofinamenti. Non è stato facile denudarlo, ma quando ci sono riuscita mi sono trovata davanti il suo membro perfettamente pronto.
Per farlo uscire di testa e renderlo incapace di negarmi qualsiasi cosa, mi sono inginocchiata davanti a lui e l’ho preso in bocca, ingoiandolo…come piace a lui.
Mentre lo succhiavo mi sono lentamente sciolta il vestito, l’ho lasciato cadere in vita scoprendo il seno. Poco per volta ho sentito la sua cappella ingrossarsi, divenire sempre più calda. Quando i leggeri fiotti di lubrificate si sono fatti più intensi, ho capito che stava per venire. Allora me lo sono appoggiato nel mezzo del seno regalandogli solo qualche sporadica leccatina.
Lui mi guardava con gli occhi dilatati dal piacere. So che voleva chiedermi di farlo venire, lo capivo dal suo respiro.
L’ho battuto sul tempo, ad un certo punto, all’improvviso, gli ho chiesto: ” mi scatti qualche foto”,
C’è mancato poco che venisse sul colpo!
Visto che non mi rispondeva e chi tace acconsente, ho preso la tua fotocamera digitale che avevo messo sul tavolino, a portata di mano.
La prima immagine me la sono scattata io, puntando la macchina sul seno che tratteneva il suo membro, poi l’ho data a lui.
Sulle prime era titubante ma l’ho svegliato prendendoglielo nuovamente in bocca e sussurrandogli: ” Scatta!” mentre l’avevo fra le labbra. Poi l’ho ingoiato senza più guardarlo.
Subito ho sentito la sua voce che mi chiedeva di alzare la testa, di spostare i capelli, di allungare le lingua sulla cappella…mi stava dicendo come fare per apparire più provocante nelle foto.
Mi sono subito eccitata a quell’idea. Ho eseguito le sue richieste senza fiatare, anche perché non potevo farlo avendo la bocca occupata.
Siamo andati avanti così sino a quando, lui, mi ha bloccata, fermandomi con una mano tra i capelli e spingendo la mia testa all’indietro. Mi ha trattenuta in quella posizione per farmi due foto, poi mi ha detto: “Spogliati”.
- E tu hai obbedito. – Approfittai della sua pausa per accendersi una sigaretta per inserire anche qualche mia parola nel suo monologo.
- Si! In parte. Il vestito mi era già sceso in vita e l’ho lasciato scivolare a terra. Sotto, in previsione della serata, avevo indossato delle calze autoreggienti sottili e velate, bianche. Degli slip, molto sgambati con un bel pizzo traforato sul davanti e solo un filo dietro, anche loro bianchi.
Li ho tenuti addosso e anche le scarpe.
Come ti ho detto lo avevo praticamente spogliato prima. A guardarlo con i pantaloni calati in fondo ai piedi, l’espressione ebete a causa degli occhi sbarrati incollati su di me, mi veniva da ridere. Mi sono trattenuta, non volevo rompere l’incanto, quindi ho finito di spogliarlo.
Mi sono messa a cavallo su di lui, era molto eccitato e si notava ad occhio nudo!
Ho incominciato a strusciarmi contro tutto il suo corpo. Spingevo in avanti il pube, percorrendo la lunghezza del suo membro, mentre mi chinavo in avanti spalmandogli il seno in faccia.
A forza di strofinii le mutandine si sono scostate quel tanto che bastava. Ho sentito la sua carne in mezzo alle labbra della vagina e non ho capito più niente.
L’ho preso in mano e me lo sono puntata contro l’ingresso. Lui mi guardava fisso, in attesa. Ho dovuto ricordargli a quale gioco stavamo giocando; gli ho detto: ” fotografami mentre lo faccio entrare dentro di me… nel dettaglio, ti prego”.
Come lui ha preso la fotocamera con un leggero movimento delle anche l’ho imboccato in me, ho iniziato a scendere verso di lui, piano, a tratti. Ogni tratto era una foto, ne ha fatte almeno sei. Quando l’ho preso tutto ho spinto in avanti il bacino e appoggiandomi con le mani alle sue ginocchia, mi sono reclinata all’indietro, con la schiena perfettamente arcuata.
” Scatta!” gli ho detto.
Mi sentivo stupenda, bellissima, arrapante, fotogenica e decisamente porca!
Non credevo di eccitarmi in quel modo solo grazie a due fotografie.
Ho in cominciato a muovermi mentre, lui, mi riprendeva tenendo la macchina distante da noi. Non volevo che finisse cosi. Quando ho sentito che stavamo godendo troppo mi sono sollevata, lasciandolo lì con un’espressione interrogativa sul viso. Mentre mi sedevo al suo fianco sul divano l’ho invitato a prendermi in quel modo. Lui, che ormai, era entrato perfettamente nella parte si è alzato e mi è scattato qualche immagine mentre mi mettevo in posa per lui.
Si è inginocchiato davanti a me e lentamente mi ha sfilato gli slip, sempre fotografando ogni istante. Quando ha finto gli ho spalancato le gambe in faccia, speravo che lui mi leccasse, che rispondesse all’invito in qualsiasi modo. Invece si è messo a farmi dei primi piani ginecologici!
Poi, finalmente, mi ha preso. Me lo ha appoggiato sul ventre, riprendendolo da diverse angolazioni. Quindi mi ha penetrato, con una facilità estrema tanto ero dilatata dall’eccitazione. Me lo spingeva dentro e mi fotografava. Riprendeva anche il viso e la cosa all’inizio mi disturbava. Poi ho pensato: ” vuoi che vedano anche la faccia della tua moglie troia… ti piace…vero?”, ” vuoi che oltre al viso mettiamo anche l’indirizzo sotto le foto?”.
Sull’onda di quei pensieri la mia eccitazione ha superato le ultime barriere e sono venuta. Un orgasmo generato dalla mente più che dal suo pene dentro di me.
E’ stato molto intenso. Mi muovevo con la schiena inarcata contro di lui, assecondando le sue spinte, lo volevo sentire fino in gola.
Stringevo le cosce contro di lui per sentirlo meglio dentro, i sui fianchi che scivolavano sulle calze mi eccitava ancora di più.
Lui m’incitava a parole e, contemporaneamente, fotografava.
Ancora tutta intorpidita l’ho fatto alzare in piedi. Il suo membro eretto e lucido dei miei umori era all’altezza del mio viso.
Riuscivo a percepire chiaramente la sua voglia. Era in attesa che lo prendessi fra le labbra e lo succhiassi sino a farlo impazzire.
L’ho guardato negli occhi e gli ho detto:” adesso ti faccio venire…voglio che me lo spari tutto sulla faccia e che mi fotografi!”. Non l’avessi mai fatto, stava per venire subito solo al suono di quelle parole.
Comunque sono riuscita a prenderlo in bocca per un po’. Mi mettevo nella posizione migliore per farmi riprendere.
Temo che quelle immagini siano venute mosse e sfuocate!
Alla fine è venuto. Quando ho sentito il primo impulso sul suo pene me lo sono puntato sulle labbra, tenendolo a poca distanza dalla bocca. L’ho menato lentamente, scappellandolo quando sentivo arrivare il suo seme.
Mi sono ritrovata con una maschera di sperma sulla faccia.
Lui, mi ha fatto mettere in posa e ha scattato parecchie foto.
Che scopata! Non credo che la dimenticherò.
* Sei…sei sicura di non aver omesso nessun particolare? – gli chiesi con la voce roca per l’eccitazione che il suo racconto aveva generato dentro di me.

Mi guardò con un’espressione di sfida che non riusciva a mascherare gli occhi lucidi per la voglia che il ricordo di quella serata aveva risvegliato in lei. Abbassò lo sguardo verso la zona dei miei genitali e disse:
- Vedi di smontare quel coso che hai in mezzo alle gambe, altrimenti cosa raccontiamo a mamma e papà quando arriviamo?
- Se aggiungevi ancora qualche parola…venivo anch’io.
Comunque, come si sono messe le cose adesso?
- Questa mattina, prima di uscire, mi ha voluta. Una cosa canonica, senza voli pindarici, ma moto appagante. Io adoro farlo al mattino appena sveglia!
Sulla porta, mentre scendevo da te, mi ha promesso una serata di fuoco!
Che sia rinsavito?
- Chi lo può sapere?
Che cosa pensi di fare ora? Inviamo quelle immagini in giro o ritieni che sia stato sufficiente il sospetto che tu lo volessi fare, per lui?
- Aspettiamo qualche giorno e vedremo se la sua rinnovata passione si spegnerà o meno.

- O.K. – credevo chiuso in quel modo il discorso sull’argomento quando lei, dopo una breve pausa quando eravamo ormai alle porte del nostro paese natale, mi chiese:
- Le vuoi vedere quelle foto?

Non sapevo cosa dire. La sua proposta mi sconvolgeva e la contempo mi procurava una forte sensazione nel basso ventre.
Mia sorella che vuole esibirsi con me.
Quale oscuro meccanismo era scattato nel suo cervello?
E, soprattutto, dove voleva arrivare?
Non potevo rispondere negativamente. Probabilmente l’avrei offesa. Sicuramente gli avrei dimostrato che quelle immagini mi turbavano e lei, certamente, ci avrebbe ricamato sopra.
D’altronde una risposta affermativa avrebbe generato in lei la convinzione che il suo corpo e le sue prestazioni sessuali, m’interessavano in un modo non consono al mio ruolo d fratello.
Visto che era stata lei a proporre la cosa, gli diedi una risposta affermativa.
Ricevetti le immagini tramite due dischetti che, Silvia, mi aveva preparato, le visionai e non sto a raccontare le fantasie che m’ispirarono
Non ebbi occasione di sentirla per circa una settimana, ero all’estero per lavoro. Al mio ritorno la chiamai e combinammo di vederci durante la sua pausa per il pranzo.
C’incontrammo in un locale nei pressi del suo studio.
- Allora, sono curioso e anche un po’ in ansia, dimmi come va. – non la salutai nemmeno nella foga di sapere se aveva risolto il momento di stasi del suo matrimonio.
- Va che è una meraviglia!
Davvero. Gianluca è ritornato l’amante delle origini con un qualcosa in più.
Ogni volta che ritorna a casa non riesco sottrarmi alle sue attenzioni. E’ fantasioso nel rapporto, ogni volta inserisce qualcosa di nuovo e accetta senza esitazioni tutte le mie fantasie.
Io stessa ho vinto quelle inibizioni che il nostro rapporto ormai codificato mi aveva creato. Sento che posso chiedergli di tutto senza sconvolgerlo, anzi, lui desidera che io dia sfogo alla mia fantasia. Se nota che qualche idea mi gira per la testa si offende se non la esterno a lui. Fa veramente di tutto per accontentarmi.
- E le foto che ti ha fatto quella sera?
- Non le ho inviate. Non è stato necessario.
- Non ti ha chiesto niente al riguardo?
- No. E nemmeno su quelle che mi hai fatto tu e che ha trovato nella nostra posta. Silenzio totale su questo.
Sai. A volte ho il dubbio che lui sia convinto che lo abbia tradito veramente, non solo con le parole o con le immagini, ma che io mi sia trovato qualcuno, grazie ad Internet, per soddisfare le mie voglie represse.
Ora non so proprio come fare a dirgli la verità. Non voglio che pensi a me come ad una donna infedele. Che cosa posso, possiamo fare?
- Semplice. Con uno stratagemma gli faremo leggere questo racconto!