*****ROXY E' TORNATA!

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Con grande eccitazione Roxy vi comunica che riparte l'aggiornamento costante del suo blog.Dopo una lunga pausa vi invita tutti a seguire i suoi post dedicati al mondo del sesso e più intrigante erotismo.Buona Lettura

Adult Ego

giovedì 7 maggio 2009

SMOKING

Torvajanica è una brutta cittadina di mare, due file di case ai lati dellalitoranea, a una trentina di km da Roma. Fino a qualche anno fa ciconfinavano i mafiosi. Le palazzine sul lato spiaggia, costruite suterreno demaniale, sono tutte abusive; ma nessuno mai le butterà giù. C'èchi le vende e chi le compra in tutta tranquillità.Torvajanica è brutta di giorno ma di notte è a dir poco squallida.Torvajanica non ha niente di bello se non due cose. La prima - non inordine di importanza - è la trattoria di Rocco. Cioè, a dir meglio, anchela trattoria non ha niente di bello, è un locale insignificante, daevitare nella maniera più assoluta la domenica e per tutto luglio eagosto, quando è invaso da frotte di gitanti sguaiati, per intenderci luiin canotta, braccialetti e oro al collo, lei piuttosto in carne («amo',che se magnamo?»), ma col pareo che fa snob e figli vocianti («aho', senun la pianti de strilla', te do du' pizze `n faccia»). Rocco una cosasola sa fare: la zuppa di pesce come piace a me. Il famoso brodettoabruzzese: code di rospo, rombi, scorfani, gamberi, granchi e polipetti inbrodo di pesce, serviti in scodelle di coccio ornate con paneabbrustolito. Un piatto eccezionale.L'altra cosa bella di Torvajanica è la casa di Alessandra. Si trova quasialla fine del litorale, poco prima di Ardea. Una brutta palazzina, unparallelepipedo in cortina appoggiato sulla sabbia. Ma quando sei dentroti scordi lo squallore. Si tratta di un unico ambiente di circa 8 metri x8, c'è un bagno e un angolo cottura. Dirimpetto alla porta d'ingresso, trefinestre larghe ognuna un paio di metri s'affacciano sulla spiaggia. Inquel tratto ci sono le dune, e qualche agave. La finestra centrale arrivafin quasi al pavimento. Uno spettacolo.Alessandra è la ragazza con la quale stavo diversi anni fa... parecchianni fa. All'epoca ci andavamo spesso. Dopo che ci siamo lasciati... anzi,dico meglio, dopo che mi ha lasciato, siamo rimasti amici... anzi, dicomeglio, dopo che mi ha lasciato ho passato tre o quattro mesi d'inferno,dilaniato nell'anima, una vita senza più importanza. Ecco, dopo questi treo quattro mesi e un paio d'anni senza vederci, posso dire che siamorimasti amici.L'appartamento si trova al piano terreno rispetto alla strada, ma al primoin relazione alla spiaggia. Sotto l'appartamento c'è quella che un tempoera una specie di rimessa per barche. Il costruttore abusivo dellapalazzina decise poi di farci un appartamentino e venderlo. Tolse lavecchia e arrugginita saracinesca e fece un portoncino, perché a questolocale vi si accede direttamente dalla spiaggia. Eravamo ai tempi in cuici andavo spesso con Alessandra e seguii tutta la faccenda. La comprò ungiovane di una trentina d'anni. Il proprietario gli fece trovare unvialetto pavimentato e senza un granello di sabbia. Era entusiasta. Laprima volta che si assentò per un mesetto, al ritorno trovò il portoncinodel tutto ostruito dalla sabbia. Non potete capire quanto possa esserefaticoso spalare la sabbia. Sembra senza consistenza, granelliinfinitesimali, ma quando devi spalarla fai una fatica del diavolo. Lodico con cognizione di causa, perché una volta lo aiutai a spalare. Cioè,a dir meglio. fui costretto ad aiutarlo.Siccome mi parlava spesso di questo problema, gli consigliai di fare unaspecie di barricata con blocchetti di tufo a un metro dal portoncino, inmaniera da fermare la sabbia. La trovò un'idea geniale e mi diede retta.La volta dopo davanti alla porta non trovò soltanto la sabbia ma anche labarricata crollata di blocchetti. Una barriera di tufo e sabbia. Ecco,quella volta lo aiutai perché mi sentivo in parte responsabile. La suacasa, in definitiva, non si poteva usare.Mettete che lui vuole passarci una notte con una ragazza. Arriva,parcheggia la macchina, apre il bagagliaio, prende la pala... e subito laragazza impallidisce. Oddio, sono nelle mani di un serial-killer, questocome minimo prima mi ammazza a badilate e poi mi sotterra sotto la sabbia!Poi, mentre lei è sulle dune, bianca non solo per il chiarore della luna,con la brezza marina che le spettina i capelli, lui dice: «Scusa cara,puoi attendere un'oretta? Devo spalare un paio di metri cubi di sabbia--»Che poi, una volta finito di spalare, stanco morto com'è capace che piombaaddormentato. Insomma, non è una cosa simpatica essere proprietario diquell'ex rimessa per barche.La casa di Alessandra, invece, non ha nessun problema. Alessandra abita aiCastelli, ogni tanto c'incontriamo, ce ne andiamo a cena da qualche parte,chiacchieriamo. Mi racconta dei suoi amori andati a male. Due anni fa,d'estate, mentre eravamo in macchina a guardare il panorama da un piazzaleappartato, mi ha baciato. Poi, più tardi, disse: «Ci siamo ribaciati, cipensi?»«No» commentai. «Tecnicamente, sei tu che mi hai baciato. Io te l'ho sololasciato fare.»Abbiamo avuto una mezza discussione su questo. Ma lei è così. Ancheall'epoca, quando stavamo insieme, disse: «Ci dobbiamo lasciare.»«Come ci? Nel senso che mi lasci ma usi il plurale?»Ecco, Ale usa sempre il plurale. Per spiegare meglio, come dicevo stavamoin macchina a guardare il panorama, ero fermo al mio posto quando lei d'untratto s'è voltata verso di me e poi si è avvicinata. Io non mi sono mossodi un centimetro, e lei ha continuato ad avvicinarsi finché non haappoggiato le labbra sulle mie. Non è che ci siamo baciati, è lei che miha baciato! È vero, poi ho allungato le mani, ma era estate, portava lagonna, era senza calze, era piacevole. Mi piaceva, le piaceva. Il panoramac'era, la situazione romantica pure. Insomma, eccetera eccetera.A parte questa parentesi ai Castelli, da allora non è più successo niente.Ma nel frattempo non ha nessun problema a prestarmi la casa diTorvajanica, di tanto in tanto. Anzi, da qualche tempo ho anche le chiavi.Basta una telefonata. Sono io che ho proposto la cosa, perché era tropposcomodo andare su ai Castelli per prendere le chiavi, che poi al ritornoil traffico eccetera, era scocciante. Ogni tanto, mi dice che la vuolevendere. Subito intervengo e le spiego che è un peccato privarsi di quellacasa, non ne vale la pena, c'è il mare, che poi a uno gli va di passarciqualche giorno durante l'estate.Tanto faccio e dico, che alla fine la convinco a desistere. Non mi piaceTorvajanica, ma mi piace quella casa. E Ale è così gentile che mi permettedi usarla, di tanto in tanto.Adesso... adesso, fate conto che sia un bel sabato sera, con un tepore chepreannuncia l'estate, metteteci Rocco e il suo brodetto di pesce che comelo fa lui nessun altro al mondo, la casa di Alessandra con suggestivavista mare, dune di sabbia e agave compreso nel menù, aggiungete me, unadonna... cosa ne esce fuori?Ne esce fuori che avevo invitato questa nuova amica per una cena da Roccoe poi le avevo proposto di passare la notte in casa di Alessandra. E'stata un paio di giorni a pensarci su. Sono stato sulle spine finché nonmi ha telefonato per dirmi. «Sì, ok.» Non ha detto nient'altro, ma quelledue sillabe erano abbastanza. Appena chiusa la comunicazione, ho lanciatoin aria il cellulare per la contentezza. Che poi, sempre per lacontentezza, non sono riuscito a riprenderlo e sono dovuto andare in tuttafretta a comprarne un altro. La scheda, per fortuna, era intatta.Ci siamo incontrati alle sette e mezzo e siamo partiti per Torvajanica. Altramonto, eravamo sulla litoranea. La litoranea al tramonto non ha nienteda invidiare ai paradisi tropicali, specialmente se hai come sottofondoTow Waits. Quando sento Tom Waits non mi stancherei mai di guidare,guiderei fino alla fine del mondo. Soprattutto se sto con la donna adattae, soprattutto, se si va a sud. A sud, sempre più a sud. Sabato, altramonto, non volevo più fermarmi, sarei sceso verso Terracina e Sperlongae poi il Golfo di Napoli, la costiera Amalfitana, Sorrento e giù per Saprie Maratea, la costa Calabra e quindi il salto in Sicilia, Taormina,Giardini di Naxos e via verso l'interno. Perché quando stai con una donnache ti piace, il piacere vero è che lei ti sia accanto. Alle otto e mezzo,seduti da Rocco, abbiamo ordinato il brodetto abruzzese. Squisito come alsolito. Abbiamo poi preso un sorbetto al limone e nient'altro. Ancheperché, da Rocco non si può prendere nient'altro. Lo dico per chi avessela voglia di farci un salto.Durante la cena, lei mi ha raccontato molto della sua vita. Si vedevabenissimo che aveva una gran voglia di parlarne, e io l'ho lasciata fare.Adoro ascoltare le donne raccontarsi, soprattutto lei con quella voce chemi entra dalle orecchie e poi chissà come arriva direttamente nel bassoventre. Ci dev'essere qualche condotto di cui ancora non se ne è scopertal'esistenza.Ma siccome immagino che ora i cortesi lettori e le gentili lettricisaranno impazienti che arrivi al dunque della faccenda, che sarebbe poi adire cos'è successo a casa di Alessandra, non li tedierò ulteriormente.Magari, la sua vita la racconterò un'altra volta.Alle dieci e mezza, ho parcheggiato davanti al parallelepipedo dov'èl'appartamento di Ale. Ho aperto il bagagliaio e preso la pala...No, scherzo, questo è quello che fa il tizio del piano di sotto. Ho inveceaperto il cancello e quindi il portone di casa. C'era una falce sottile diluna, ma con venere che brillava come se fosse esplosa in quel momento.Non ho acceso la luce, volevo prima che i suoi occhi si abituassero albuio. So bene l'effetto che fa il panorama dalla casa di Ale a chi vientra per la prima volta e non volevo rovinarle la sorpresa. Le ho messouna mano intorno alla vita e l'ho guidata verso la finestra. Quando i suoiocchi si sono abituati, ha detto: «Ohhhh!»Il più era fatto. La notte prometteva il meglio. Lo spicchio di lunailluminava le onde che si infrangevano sulla battigia. Si vedeva l'agave,le dune, quasi fossero miraggi di un sogno orientale. E, a dir la verità,quell'ohhhh uscito dalla sua bocca s'intonava perfettamente con tutto ilresto. Mi sembrava di stare nella sera del giorno dopo della creazione,quando Adamo vide Eva per la prima volta in tutto quel paradiso terrestrein notturna. L'ho voltata verso di me e ci siamo baciati."Ci", ci tengo alla precisione. Ci siamo baciati non nel senso che intendeAlessandra, perché mentre avvicinavo la mia bocca alla sua, lei ha fattolo stesso con me.A quel punto ho pensato che era inutile accendere la luce. Sennonché, misono accorto che il divano letto era chiuso. Ho maledetto Alessandra incuor mio per la sua precisione. Se non ci vai spesso, in quella casa, chemotivo hai di chiudere il divano letto? Che poi uno arriva all'improvviso,gli serve aperto e invece lo trova chiuso. Che fare? Interrompere dibaciarsi, accendere la luce, aprire l'armadio, cercare le lenzuola,cercare una coperta, aprire il divano, «cara mi dai una mano a sistemareil letto», cercare i cuscini, eh, sì, e già che c'ero potevo ancheaccendere la caldaia, nel caso avessimo avuto voglia di farci unadoccia... peggio del tizio di sotto che deve spalare un paio di metri cubidi sabbia ogni volta.Tutta questa riflessione è durata però soltanto un secondo, al massimo unoe mezzo. Senza scollare la mia bocca dalla sua, ho capito che di preparareil letto e tutto il resto non me ne poteva importare di meno. Ci saremmoarrangiati sul divano. Tutto sommato è comodo e capiente. E, comunque, inquel momento niente aveva importanza.Lei indossava una gonna a fiori, una camicetta bianca, una giacca di rennacolor acquamarina, che richiamava alcuni dei fiori della gonna, eballerine ai piedi. Uno spettacolo. Ho scoperto quasi subito che avevacalze con giarrettiera. Le ho sfilato la giacca, mentre con una mossa daprestidigitatore toglievo anche la mia. Tutto questo, senza che le nostrebocche si staccassero un attimo. Poi sono successe altre cose di non moltaimportanza per un lettore, ma assai piacevoli per lei e per me. Quindi,lentamente, molto lentamente, l'ho fatta voltare, finché non si è trovatacon la faccia rivolta verso la finestra. Per intenderci, quella che arrivafin quasi sul pavimento. L'ho abbracciata da dietro e ho incominciato asbottonarle la camicetta.Un bottone alla volta. Lei sospirava. Sospiri del tipo di quell'ohhh dimeraviglia che aveva esclamato appena entrata. Era eccitata, muovevalentamente la testa ora da una parte ora dall'altra. Inutile dire che eroanch'io piuttosto su di giri. Ho sbottonato la mia camicia e l'ho tolta infretta.Il problema, in questi casi, è che si possono creare quelle situazioni cheil lettore trova assai comiche, ma che non sono affatto piacevoli per chile vive. Ossia, io con i pantaloni calati alle caviglie che ci davo dentrotipo film porno di quart'ordine. Sì, ok, non è che in quel momento stessipensando a eventuali lettori di un eventuale racconto, ma ci tengo aqueste cose anche quando nessuno è presente. Quindi ho sfilato le scarpe,piuttosto semplice. Ma ora si trattava di togliere i calzini. Come fare?Semplice, con una mossa degna di quel mago lì... che adesso non mi vieneil nome, che stava con tipo Naomi Campbell o una modella simile, sonoriuscito a togliermi pantaloni e calzini, senza che la situazioneincantata si spezzasse. Una faticata, a dire in verità. Una specie diapnea prolungata senza nemmeno andare sott'acqua.Mentre riprendevo fiato, lei ha detto: «Prendimi!»Mi è uscito una specie di mugolio infarcito di singhiozzi. Tipo:«Uhrmmm... ip... ih... urghmm... ip... ih--» Non proprio così da cavalloimbizzarrito, ma una cosa simile. Poi, lei ha fatto una cosa che non misarei aspettato. Ha appoggiato le mani sul vetro della finestra, si èpiegata leggermente in avanti e ha detto ancora una volta: «Prendimi!»Devo adesso avvertire i gentili lettori e le cortesi lettrici che daquesto momento in poi le cose si faranno decisamente hard, perciò coloroche hanno un età non legalmente adatta alla lettura sono pregati dicambiare blog.Ero pronto a unirmi a lei. Desideravo che il nostro amplesso fosse similea una tempesta che la trascinasse inesorabilmente verso le stelle. Le hoslacciato velocemente la giarrettiera e sfilato le mutandine. Erano diseta. Mi ha accolto con un gemito rauco. Le mie mani sfioravano il suoseno come anguille impazzite. Mi muovevo lentamente, lasciando cheassaporasse il piacere. Lei era schiacciata contro il vetro. Il pensieroche ci fosse qualcuno a passeggio in quel momento sulla spiaggia mi hasfiorato la mente, ma solo per un attimo.«Senta, scusi--?» ha detto a un tratto una voce proveniente dalla spiaggia,proprio sotto la finestra. «Manca molto per arrivare alla gelateria daCorsetti?»No, scherzo, non è successo niente di tutto questo. Lo faccio solo peraccrescere la tensione emotiva.In realtà stavo sbirciando il viso di lei, il sudore le donavabrillantezza, era completamente abbandonato al piacere. Ma non staròesagerando con gli avverbi? Cioè, non è che in quel momento mi stessichiedendo se esageravo con gli avverbi, me lo sto chiedendo adesso, lodico per la precisione. In quel momento, pensavo solo ai suoi gemiti chemi riempivano di un'intensa felicità interiore. A dire il vero, forse eraanche un'intensa felicità esteriore. Ma non sono in grado di spiegare ladifferenza, nel caso qualcuno fosse curioso di saperla. È mai possibileche uno scrittore si faccia domande simili, mentre si sta svolgendo unascena sexy? Sì, è possibile. Questo mica è un racconto porno, che credete?Ma riprendiamo le fila della vicenda. Eravamo al punto in cui una mia manoera andata per suo conto sulle labbra di lei. Mi ha mordicchiato un dito,lo lambiva con la lingua. Stava per succedere. Nei suoi occhiimprovvisamente (è l'ultimo, avverbio, giuro) dilatati era apparsa unalussuria, una carnalità repressa, un'espressione di piacere che mi hacolpito al petto come un maglio. Stava per succedere. Ora! Ora!Cazzo!L'esclamazione non fa parte, per così dire, dell'amplesso in atto, seppureci si addica. No, il fatto è che solo in quel momento presi coscienza cheero senza preservativo. Ma lei aveva ormai gli occhi sbarrati, persa inchissà quali vorticosi meandri del piacere. Era troppo tardi perinterrompere tutto. Anche perché a quel punto le acque del mare siritirarono per un lungo tratto.A molti km dalla costa apparve un vulcano iridescente che eruttava fiumidi lava in uno sfarfallio di zampilli infuocati. All'improvviso, un'ondagigantesca, uno tsunami cancellò la brutta palazzina con la casa diAlessandra, tutta Torvajanica e ogni altra cosa intorno a noi. Rimanemmosoltanto lei e io, uniti in una morsa d'amore infinita come l'Universo. Dicolpo, mi esplose nella mente il ritornello di una canzone degli HunkaMunka, un gruppo italiano misconosciuto degli anni `70. Nel pienodell'orgasmo, iniziai a cantare a squarciagola con una voce potente maleggermente in falsetto.Quiii-i so-olo tuuuuuu...un'a-cqua che bevo e non mi sazia maiiiiiiii-i...maaaaaaaa ti tengo quiiiii-ifiii-no a non poteeer-ne piùùùùùùù.

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