*****ROXY E' TORNATA!

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Con grande eccitazione Roxy vi comunica che riparte l'aggiornamento costante del suo blog.Dopo una lunga pausa vi invita tutti a seguire i suoi post dedicati al mondo del sesso e più intrigante erotismo.Buona Lettura

Adult Ego

mercoledì 13 maggio 2009

L'OSTESSA DI GABY- ERA TUTTO BUONISSIMO

A Genova, in vico della XXX, nel cuore della città vecchia cara a

Fabrizio de André, c'è l'Osteria di Gaby. Gestita da due giovani,
fratello e sorella, nascosta in fondo al vicolo, buia, in un luogo
decisamente squallido e mal frequentato, è un posto dove si mangia
piuttosto male e si beve piuttosto bene. Io ci vado, nella pausa del
lavoro, tutti i mercoledì, da giusto un anno. Ma non tanto per bere,
quanto per vedere la giovane ostessa, guardarla muoversi tra i tavoli,
sentire la sua voce mentre prende le ordinazioni o porta i piatti o il
vino. In un anno di regolari visite settimanali, l'ostessa non mi ha
mai offerto nulla se non qualche sorriso.

Oggi, al termine del pasto, al momento di sparecchiare il tavolo, mi
si avvicina.
Dice: "Sarà un anno che viene da noi ogni settimana. Le offro
qualcosa? Un limoncello, un digestivo?"
"No, ho già bevuto abbastanza, tra un po' devo tornare al lavoro",
rispondo.
Si guarda intorno circospetta: "Vuole del fumo?"
Non sono particolarmente sorpreso, il locale è certo di quelli dove si
può trovare facilmente del fumo. Ma io non fumo nulla e glielo dico.
"Se vuole qualcosa, mi dica pure."
"Vorrei scopare" arrischio.
La ragazza mi guarda, senza mostrare sorpresa. Chiede soltanto: "Con
me?"
"Sì, certo, con te" dico passando al tu.
Sono l'unico cliente ai tavoli, al bancone un paio di sballati bevono
birre, serviti dal fratello.
"Venga di là."
A fianco della toilette c'è una porta a soffietto che conduce a un
ripostiglio. Mi guida di là, chiude.
Ci sono scaffali con scatolette e bottiglie, un tavolo in mezzo.
"Cosa vuol fare?"
"Puoi prendermelo in bocca?"
"Va bene"
Apprezzo la sua laconicità, non una parola di troppo; noto che
continua a darmi del lei, il che mi dà un effetto di straniamento.
Si inginocchia davanti a me, mentre mi apro la patta dei pantaloni. Il
mio uccello è già passabilmente duro e lei lo abbocca con decisione.
Con una mano mi accarezza le palle, con l'altra si appoggia alla mia
coscia. E' una brava pompinara, concreta, veloce, regolare, mantiene
il ritmo, non si perde in ghirigori. Mi piacerebbe che si toccasse e
glielo dico, ma evidentemente preferisce finire presto e bene quello
che deve fare.
Ora sento la cappella indurirsi ancora dentro la sua bocca, sento che
ci sono quasi; le chiedo: "Posso venirti in bocca?"
Fa segno di sì con la testa, senza interrompersi; ancora un minuto di
risucchio, e sborro; continua allora a succhiare, più lentamente,
finché non ha tirato fuori l'ultima goccia.
Quando sente il cazzo ammosciarsi, lo lascia e si rialza. Qualche
goccia di sborra le sta colando dalle labbra sul mento. Se le asciuga
con calma con un fazzolettino di carta.
"Va bene?" chiede.
"Sì, ma vorrei scoparti sul serio".
"E' appena venuto, le ci vorrà del tempo...non doveva tornare al
lavoro?"
"Posso fare una pausa più lunga, per una volta" insisto, sperando che
accetti.
"Quanto pensa che le ci voglia?" mi dice dubbiosa.
"Un quarto d'ora", butto lì, ottimista.
Fa una smorfia, non ci crede che mi ripigli in un quarto d'ora, alla
mia età. Forse ha ragione. Apre a mezzo la porta a soffietto, sbircia
la sala, c'è una coppia seduta al tavolo che sta aspettando di essere
servita.
"Va bene" mi fa, "servo quel tavolo e torno tra un quarto d'ora. Mi
aspetti qui. Non si faccia vedere." Se ne va, richiudendomi la porta
in faccia.
Dopo un po' non resisto, disobbedisco e apro uno spiraglio nel
soffietto. La vedo danzare tra i tavoli, reggendo piatti e quartini
di vino, la vita sottile, il culo magro stretto nei jeans. Richiudo,
aspetto, passo in rassegna gli scaffali, studio lo scatolame e le
bottiglie. Penso al suo culo e sento, con sollievo, che mi sta
tornando duro.
Dopo un quarto d'ora precisa, riapre la porta e torna nel ripostiglio.
"Ci sono. Lei come va? Pensa di farcela?"
"Sì."
"Venga, allora."
Si appoggia con la schiena al tavolo. "Questi me li levo, staremo più
comodi", si sfila i jeans, poi le mutandine, rimane con addosso solo
una camicetta e il pullover. Non è alta, ma ha le gambe slanciate.
Cerco di guardarle la figa, è nascosta da un cespuglietto di pelo
castano scuro. Si stende sul tavolo, a gambe aperte, sollevate.
"Ma se entra qualcuno?" chiedo, leggermente inquieto.
"Al massimo mio fratello. A lui non importa."
E poi:"Venga. Abbassi i pantaloni. Non perdiamo tempo. Devo servire i
caffè tra poco."
Faccio come mi dice, mi accosto al tavolo, entrando tra le sue cosce
spalancate. Mi appoggia l'incavo delle ginocchia sulle spalle, poi
intreccia i piedi dietro la mia nuca. Sono prigioniero, posso solo
spingere in avanti e il mio cazzo è all'altezza della sua figa. Penso
che forse il tavolo è stato fatto apposta per il nostro amplesso.
Spingo la cappella tra le labbra della figa; è bagnata, stretta il
giusto, si apre senza difficoltà. La chiavo; accompagna le mie spinte
con movimenti uguali e contrari del bacino. Si accarezza con una mano,
sento le sue dita sul mio cazzo, attraverso membrane e mucose. Si
contrae attorno al mio uccello, silenziosa, efficiente.
"Mi tocchi le tette", ordina.
Le infilo una mano sotto i vestiti, con l'altra mi sostengo al bordo
del tavolo. Arrivo al reggiseno, glielo scosto; le tette sono piccole,
ma sode, i capezzoli dritti. La palpo, mugola un po', senza fare
troppo rumore. La cappella mi si sta ingrossando ancora dentro di lei,
accelero, spero che venga prima di me. Affretta il movimento delle
dita, il respiro è più concitato; chiude gli occhi, la sfioro anch'io
con due dita, cercando di favorirle l'orgasmo. Viene, con discrezione,
con solo un sospiro in più. Riapre gli occhi, mi guarda, credo che
capisca che sono anch'io alla fine.
"Può sborrarmi dentro, se vuole."
Lo faccio. Vengo a lungo, con schizzi ripetuti e copiosi. Continua ad
ondeggiare lentamente per circa un minuto, giusto il tempo che il
cuore mi rallenti. L'uccello esce dalla figa con un risucchio. Scende
dal tavolo e si ripulisce con un fazzoletto, me ne passa uno. Si
rimette a posto il reggiseno, tira su mutande e jeans, si rassetta
veloce.
"Devo servire."
e poi:
"Andava bene?" come se parlasse di un piatto che ho appena mangiato.
E poi:
"L'anno prossimo potrà mettermelo nel culo, se le va."
e poi:
"Venga, le preparo il conto."
Apre la porta a soffietto. Penso che sì, ci si mangia male, in questa
osteria, ma in fondo vale la pena di venirci ancora. Seguo i suoi
pantaloni che danzano tra i tavoli, fino al bancone.


In un anno di regolari visite settimanali, l'ostessa non mi ha mai
offerto nulla se non qualche sorriso.
Oggi, al termine del pasto, al momento di sparecchiare il tavolo, mi
si avvicina.
Dice: "Sarà un anno che viene da noi ogni settimana. Le offro
qualcosa? Gradisce un limoncello, un digestivo?"
"Prendo volentieri un limoncello, grazie" rispondo io.




Era tutto buonissimo



- Dai, prendetene ancora, poi mi resta tutto se no...
Paola cerca di versare altre lenticchie nel piatto di Giovanni e sua moglie.
- No no, basta, grazie. Davvero, grazie - dice Nora allungando una mano sul
piatto.
- Erano buonissime.
- Ma dai, altre due...
Alfredo si stravacca sulla sedia carezzandosi la pancia con la mano.
- E smettila no? Ti hanno detto di no, e' no.
- Pensavo che magari facevano i complimenti...
- Erano buonissime, davvero. - Nora si sporge sul tavolo per rassicurarla.
Giovanni approva entusiasticamente.
- E anche il cotechino, ottimo.
- E' la ricetta di mia madre, la faceva sempre...
- Oddio! - esclama Alfredo - ce l'hai gia' raccontata l'anno scorso 'sta
cosa delle lenticchie, e basta, no?
Nora lo ignora e si rivolge alla donna.
- Davvero? Doveva essere brava.
Il padrone di casa sbotta a ridere.
- Chi, quella vecchia rincoglionita? Ma se non la riconosceva nemmeno - e
indica la moglie con un pollice - la cacciava via di casa con la scopa e si
faceva fregare i soldi dalla badante.
- Beh, si', alla fine, quando era malata, ma prima era...
- Ma che cazzo stai a di'. Dai, partitina a poker? Leva 'sti piatti, Pa'.
Renditi utile.
Nora guarda suo marito.
- Io veramente sarei un po' stanca...
- Beh...
- Dai, non fare la rompicoglioni, tuo marito vuole giocare. Vero Giovanni?
- Magari solo una, cosi' per la tradizione...
- Lo vedi? Tu lo castri questo poveraccio.
Nora liscia una piega sulla tovaglia.
- Ok, solo una.
Cerca di sorridere a Paola. - Tu sai giocare?
- No! - Risponde Alfredo per lei mimando un pupazzo a molla - ma serve per
tenere le carte in mano!
Ride guardandoli in cerca di approvazione.
Nora arriccia un labbro fissandosi le mani, Giovanni sorride guardando Paola
con aria di scusa.
- E lei? E' capace di giocare? - chiede Alfredo indicando Nora.
Lei scatta come una biscia.
- Sono qui eh, Alfredo? Puoi chiederlo anche a me.
Ma lui da un leggero pugno sulla spalla dell'altro uomo.
- O e' piu' brava in certe altre cosette, eh?
- Ma dai! - sbotta Nora.
Giovanni sorride imbarazzato.
- Dai Alfredo.
- Eh? Eh?
- Su, facciamo questa partita! - esclama Giovanni prendendo il mazzo di
carte.
- Hei, Noruccia, non te la sei mica presa, no? - sghignazza Alfredo - Oh,
che fai, non mi rispondi? Ignorantona! E poi fa la signora elegante...
Nora si gira verso il marito.
- Forse e' meglio se andiamo.
- Se la tira, la tua mogliettina eh? Cazzo se se la tira. Almeno e' brava a
fare i pompini o no?
- Cosa?? - la donna salta sulla sedia.
- Oh, e che ci sara' di male? Paola per esempio, non sembrerebbe, ma e'
proprio brava. Vero Pa' che te la cavi coi pompini?
- Dai basta, Alfredo, giochiamo - dice Paola.
- Oh! - le urla addosso - Non dirmi cosa devo fare! Te l'ho detto un milione
di volte! Non devi dirmi cosa devo fare!! Hai capito?
Restano tutti in silenzio per qualche secondo.
- Giovanni, "sul serio", andiamo via - dice poi Nora guardando il marito.
Alfredo salta in piedi rovesciando la sedia.
- Voi non andate da nessuna parte!
- Come scusa? - chiede Nora.
- Siamo stati bene, Alfredo, ma siamo davvero un po' stanchi ora - fa
Giovanni.
- Te lo mette proprio nel culo quella, eh? Giovannino... Proprio come a
lavoro! Te lo fai mettere da tutti! Mi sa che ci godi pure, eh?
Nora scatta in piedi.
- Ma tu sei matto! Puoi darci i cappotti, Paola? Per piacere?
Paola cerca di alzarsi ma Alfredo le prende per un braccio e la ricaccia
giu'.
- Paola fa quello che dico io, e io dico che voi ora vi sedete e ci facciamo
questa cazzo di partita a poker! O dovete pure rovinarmi il capodanno eh?
- Non se ne parla neanche. Io voglio andare via. Giovanni?
- Giovanni? - dice Alfredo in falsetto - prendimi il cappotto. Giovanni?
Mettimelo in fica.
- Sei ubriaco, Alfredo - dice Giovanni - noi andiamo.
- Ecco. Vado a prendere i cappotti.
- Io non sono ubriaco, che cazzo stai dicendo! - Urla Alfredo. Poi mette le
mani sul bordo del tavolo e glielo spinge addosso.
- Oh! Ma sei impazzito??
- Io non sono ubriaco! Come cazzo ti permetti! Sei mio ospite in questa
casa, mangi a sbafo e poi mi offendi dicendo che sono ubriaco? Ma come cazzo
ti permetti! Come cazzo ti permetti, vorrei sapere!
- Alfredo, per piacere... - Paola sembra volersi sciogliere sulla tavola -
stavamo cosi' bene...
- Tu sei pazzo! - urla Nora tornando dalla camera da letto con i cappotti in
mano - sei completamente pazzo! Tieni Giovanni, andiamo.
- Tu non ti muovi di qui, deficiente! Quella ti tratta come una pezza da
piedi, non lo vedi? - Alfredo prende Paola per i capelli e la strattona
indietro. - Ora ti faccio vedere!
Paola alza una mano a mezz'aria e la lascia li'.
- Alfredo, ti prego...dopo. Dopo.
- Dai Alfredo, smettila, abbiamo capito, non c'e' bisogno. Le fai male. -
dice Giovanni.
- Ma che cazzo vuoi!! Vieni a casa mia e ti permetti di dirmi cosa devo
fare? Io faccio quello che cazzo mi pare con mia moglie, chiaro? Tu sei mio
ospite e devi solo stare zitto e basta. Zitto, capito?
Con la mano libera Alfredo comincia a slacciarsi i pantaloni.
- Guarda!
- Smettila adesso, Alfredo! - urla Giovanni - Lasciala andare!
Nora tira fuori il cellulare dalla borsa.
- Questo e' impazzito... Io chiamo la polizia. Io chiamo la polizia, cazzo.
- No! - dice Paola con il collo ancora piegato indietro - non c'e' bisogno,
non c'e' bisogno. Scherza, scherza.
- Paola, quest'uomo e' ubriaco e ti sta... diosanto non e' possibile, tutto
questo e' assurdo! Ma che cazzo ci siamo venuti a fare qui, stasera, cazzo,
cazzo! Lasciala cazzo! E rivestiti! Giovanni digli qualcosa!
- Cos'e', miss figasecca si scandalizza? Non hai mai visto un pisello? Apri
la bocca, tu, apri!
- Io me ne vado. Io me ne vado! Giovanni! Andiamo via cazzo!
Alfredo spinge il cazzo nella bocca di Paola e comincia a pomparla inarcando
il bacino.
Paola ha le mani posate sul tavolo, inerti, ma con la bocca lo succhia
diligentemente. Gli occhi sono chiusi..
- Succhia bene, se no lo sai che ti succede vero? Vuoi che te lo faccio qui
davanti a tutti?
Monica scuote la testa con un gemito.
Nora strattona la porta.
- Apriti! Apriti! Vaffanculo come si apre!
- Calma, Ele, Aspetta, forse c'e' una sicura...
- La chiave e' nella mia tasca, piccola, se la vuoi vieni a succhiarmi anche
tu.. Mmmhh, aah, si'...
- Apri stronzo!!
- Adesso basta, davvero - urla Giovanni con una voce tremante - Alfredo,
vieni ad aprire! Sto perdendo la pazienza!
- Di' a quella troia di venirmi a succhiare l'uccello, poi forse la faccio
uscire! Ha ha ha!
Giovanni si precipita lungo il corridoio e lo prende per il bavero della
giacca.
- Ma come ti permetti, brutto stronzo! Stai parlando di mia moglie! Chiedile
scusa immediatamente!
Si strattonano a lungo senza staccarsi, come se fossero rimasti incollati.
- Oddio... Basta! - urla Nora.
Poi Alfredo spinge indietro l'altro con forza e lo manda a rovesciarsi sul
tavolino del salotto.
- Giovanni!!!
La voce di Paola e' come il miagolio di un gattino:
- Alfredo, per piacere, mandali via. Restiamo da soli... Alfredo, voglio
restare da sola con te, ti prego, ti prego, lasciali andare via, Alfredo.
- E va bene, - le risponde lui - affanculo pure 'sti due stronzi. Ma chi
cazzo ce li vuole in casa, ma perche' cazzo li ho invitati a casa mia,
ingrati del cazzo...
Va ad aprire la porta poi torna da sua moglie e glielo mette davanti alla
bocca.
- Succhia.
- Dopo... dopo te lo faccio
- Succhia!!
Nora li guarda sconvolta, tira su il marito di forza e si precipita per il
corridoio tremante.
- Usciamo Giovanni, ti prego.
- Comunque anche tua moglie non e' male coi pompini! - gli urla dietro
Alfredo mentre con la mano dirige la testa della moglie.
Giovanni si blocca appena fuori dalla porta.
- Che stai dicendo? Stronzo!
- Falli andar via, ti prego, Alfredo, andiamo di la', io e te e basta...
- Si', si', proprio una succhiacazzi imperiale. Diglielo tesoro, quanto ci
siamo divertiti quando lui era fuori.
- Figlio di puttanaaaaa! - urla Nora scoppiando a piangere - vaffanculo!
Giovanni la guarda.
- Non credere a una sola parola, e' pazzo, pazzo, capito? Pazzo! Andiamo
via, ti prego andiamo via!
- Calmati Nora, calma, ora andiamo. L'ascensore sta arrivando.
Qualcuno dal piano di sopra urla - La vogliamo smettere? Qui c'e' gente che
dorme!
Alfredo arriva alla porta a grandi passi e ricomincia a urlare con il cazzo
ancora duro che esce dalla patta.
- A casa mia faccio quello che voglio, capito stronzo? E poi che cazzo ti
dormi a capodanno eh? Che cazzo dormi, scopa, invece! E tu! Diglielo al tuo
maritino quanto ti piaceva succhiarmi l'uccello! - se lo prende in mano e lo
agita in direzione di Nora - Diglielo che ti piaceva farti sbattere!
- Bastaaaaa!
Nora afferra il ficus che sta vicino alla porta e lo scaraventa per terra.
- Che cazzo fai, puttana! Questa e' casa mia! Ma come ti permetti!
Alfredo scatta verso di lei per afferrarla. Nora si ritira con un urlo
mentre il marito si mette in mezzo per proteggerla. - Basta! - Esclama - Hai
passato il limite, Alfredo! Sei completamente...
Poi spinge la moglie nell'ascensore che e' arrivato, nel frattempo.
- Andiamo via, presto.
- Ma andatevene affanculo, stronzi! - inveisce Alfredo con la mano alzata -
E tu, testa di cazzo, non mi credi? Lo vedi quanto sei coglione? Sei sempre
stato un coglione, non andrai mai da nessuna parte, capito? Coglione! Lo
vuoi proprio sapere? Questa troia sul culo ha...
- Zitto!! Zittoooo! Vaffanculo, devi stare zitto! - Grida Nora senza voce.
Le porte dell'ascensore si chiudono con un tlin! e Alfredo si avvicina alla
fessura e urla con tutto il fiato che ha.
- ...ha una voglia rossa, sul culo! Cornuto!!

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