*****ROXY E' TORNATA!

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Con grande eccitazione Roxy vi comunica che riparte l'aggiornamento costante del suo blog.Dopo una lunga pausa vi invita tutti a seguire i suoi post dedicati al mondo del sesso e più intrigante erotismo.Buona Lettura

Adult Ego

sabato 16 maggio 2009

LE AVENTURE DI LISA

Lisa lavorava come archeologa ricercatrice presso l’ università di Venezia nella facoltà di archeologia. Il suo lavoro consisteva nel catalogare i vari reperti e a volte li ricercava lei stessa. Stava lavorando nella catalogazione di alcuni manoscritti reperiti in un vecchio palazzo, manoscritti che a prima vista sembravano essere datati ai tempi di Marco Polo, quando i veneziani attraversavano l’ Asia alla ricerca di merce da commerciare. Il manoscritto parlava di un tempio in cui era custodito un libro preziosissimo, custodito gelosamente da un casta di monaci, che aveva la facoltà di sovvertire il senso del tempo. Vi erano mappe che sembravano portare in una zona della Birmania. L’ autore del manoscritto non era molto chiaro, ma a suo dire chi aveva a che fare col libro avrebbe tratto esperienze indelebili…

Di fronte alla lettura di questo manoscritto Lisa si incuriosì. Ogni tanto, riusciva ad organizzare delle spedizioni, finanziate da un vecchio conte, suo mecenate, il quale esigeva in cambio i diritti d’ autore su eventuali documentari o libri redatti dopo le spedizioni. Decise che voleva vederci chiaro e quindi andò dal Conte. In breve tempo ottenne un cospicuo finanziamento e si mise ad organizzare il viaggio…

La zona era nella Birmania occidentale, vicino ai confini tra la Tailandia. Ottenuti i necessari visti partì. Da ulteriori ricerche fatte individuò un tempio che a suo modo di vedere doveva essere il luogo cercato, anche perché era custodito da un antichissima casta di monaci che in lingua del posto erano detti “ i custodi del tempo “…

Arrivò sul posto in un giorno di ottobre, quando ormai i monsoni erano placati, sotto una leggera pioggia che rendeva l’ aria ancora più afosa. Dall’ aeroporto partì a cavallo con i suoi accompagnatori locali attraverso piste che la condussero, dopo molti giorni di viaggio, su un altopiano pieno di vegetazione, una zona densa di monasteri e templi. Arrivò di sera al villaggio dove doveva esservi il tempio che custodiva il prezioso libro. Aveva notato durante tutta la giornata che le sue guide la avevano osservata a lungo, a volte ridevano e a volte avevano sguardi preoccupati. Lei aveva comunque capito che doveva stare attenta a certi personaggi. Si fece ospitare da un anziana donna in una capanna del villaggio, capanna in cui poté scaricare i suoi bagagli e finalmente godersi un meritato sonno ristoratore…

L’ indomani all’ alba, alzandosi scoprì che le sue guide erano fuggite, lasciandola sola. Preso atto di questo decise che poteva continuare da sola. chiese alla anziana donna di indicargli la strada per quel tempio, e chiarito ciò si mise a cavallo e si addentrò sulla collina che ospitava il tempio…

Dopo un ora di cavalcata nella umidissima foresta arrivò al tempio. Con sua sorpresa non vide nessuno. Il tempio era stupendo, adornato di statue coperte d’ oro, bianchi pinnacoli si innalzavano al cielo e l’ impressione era di un luogo religiosamente custodito in perfetto ordine…

Lisa indossava un completo composto da pantaloncini corti da esploratore e giacca sahariana color sabbia, aveva ai piedi le sue inseparabili scarpe da ginnastica bianche e dato il caldo non indossava biancheria intima. Sulla testa aveva un kepì modello “ legione straniera “ che la aveva sempre accompagnata nelle sue esplorazioni nei climi tropicali. grondante di sudore arrivò alla porta del tempio che era aperta. Li si tolse il cappello e si asciugò la fronte dal sudore. Come desiderava essere nella sua camera d’ albergo per un bagno ristoratore. Incuriosita dalla porta spalancata vi entrò. Il sole fuori era accecante e quando entrò nel luogo buio non vide nella a causa del cambio di luce. Vi si addentrò, guidata da un intenso profumo di incenso che impregnava l’aria fresca dell’ interno del tempio. Fece diversi passi prima che i suoi occhi si abituassero all’ oscurità del luogo e passo dopo passo le immagini si facevano nitide. Andò avanti fino che giunse in una sala grande. Davanti a lei vide un grande altare, tutto circondato da centinaia di grossi ceri accesi. Sull’ altare vide un libro aperto. Vi si avvicinò e quando vi giunse innanzi vide che dietro l’ altare vi era un monaco che la osservava. Era un uomo di mezza età, vestito con una tunica arancio, i capelli rasati, bellissimo, un tipico monaco di quei posti. Il suo sguardo le fece capire che sembrava che lui la stesse aspettando e che già sapesse tutto del motivo per cui lei era lì. Nel silenzio si sentivano solo i passi di lei. Lei aveva in mano il suo cappello ed era visibilmente accaldata. Il monaco continuava ad osservarla e con un gesto della mano le indicò una grande vasca di pietra nell’ angolo della stanza, alla qual arrivava acqua da una sorgente che sgorgava dalla parete della stanza, che era di roccia. Lai capì che lui la stava invitando a fare un bagno, così lei si avvicinò a quella grande fontana e nel silenzio appoggiò il suo cappello per terra, si sbottonò la camicetta e lasciò cadere i pantaloncini. Con un gesto rapido si slacciò le scarpe e rimase completamente nuda. Dando la schiena al monaco si immerse nella vasca provando una incredibile sensazione di ristoro. Lui osservò con cura tutti i movimenti di lei che rimase diverso tempo in acqua con la testa rivolta a lui in attesa di coglierne un cenno. Dopo un po’ il monaco fece un gesto con la mano di invito ad uscire da quel bagno. Lei uscì. si rimise i vestiti e le sue inseparabili scarpe e ad un cenno del monaco si avvicinò all’ altare. Attorno le candele continuavano a bruciare, con impercettibili vibrazioni delle fiammelle, attorno vi era un fortissimo odore di incenso. Lui le fece un cenno di stendersi sull’altare e lei vi si sdraiò. Non servivano le parole, ad ogni cenno del monaco lei sembrava capire precisamente quello che lui la stava spingendo a fare. La pietra su cui si sdraiò era fredda, ma in un istante questa sensazione svaniva, coperta dal calore della sua pelle. Lui le si avvicinò e lei sentì una sensazione di pace e chiuse gli occhi. con gli occhi socchiusi intravedeva il monaco accanto a lei che con delicatissimi movimenti le slacciava la sahariana e le toglieva i pantaloncini. Era rimasta nuda, il monaco le aveva lasciato solo le scarpe da ginnastica. Sulla sua pelle le gocce d’acqua del bagno che aveva appena fatto. Con delicati movimenti il monaco iniziò ad esplorare il suo corpo nelle sue parti più intime. Intorno a loro il silenzio. il fumo delle candele e il profumo di incenso. Quando con la mano arrivò sulla sua vagina lei ebbe una contrazione sentendo quelle dita che la esploravano, ma si lasciò subito andare permettendo al monaco di toccarla. Le sue carezze la percorrevano su tutto il corpo e lei sentiva di perdere dolcemente il controllo, per salire ad uno stato di estasi. Il suo corpo fremeva dal desiderio di essere posseduta, di abbandonarsi completamente in balia di quello sconosciuto. Lui si spostò sul lato dell’altare dove vi erano i piedi di Lisa. Dolcemente prese i piedi di Lisa con le mani e aprì le sue gambe. Lei si lasciò guidare in questa posizione e rimase con le gambe completamente divaricate. Lui continuava ad accarezzarla, lei aveva la sensazione che un flusso di calda energia percorresse il suo corpo. Il monaco le slacciò le scarpe e le denudò i bianchi piedini e tenendo le scarpe nelle due mani iniziò a massaggiare Lisa prima sui polpacci poi sulle coscie in un inesorabile avvicinamento al sesso di lei. Lei vide questo e presa dal piacere chiuse gli occhi e inclinò la testa all’ indietro. La sua passione per le scarpe da ginnastica era totale e capendo che il monaco sapeva di questo sia abbandonò al puro piacere dei suoi pensieri. Davanti ai suoi occhi scorrevano immagini di scarpe da ginnastica, di tutti i colori e forme gli sembrava di nuotare in un mare di scarpe, pensò alle scarpe che aveva da bambina, a tutte le volte che si era masturbata con le sue scarpe, ai profumi dei materiali, ai colori. La sua eccitazione stava salendo, sentì il monaco che con le mani infilate nelle scarpe le strofinava sulle sue labbra ormai aperte nell’ attesa di accogliere le scarpe. Il movimento di lui era ormai come un onda che nel suo costante moto la travolgeva. Era ormai eccitatissima, il suo frutto era completamente bagnato e desideroso di essere penetrato. LA sua pelle era ormai in un lago di sudore, il desiderio era lancinante. Sentì che il monaco la penetrava e provò un orgasmo misto ad una sensazione di dolore, il monaco continuava a violarla con la scarpa e lei con gli occhi socchiusi provava nuovamente piacere e poi dolore e così per ogni movimento che lui faceva lei provava intensi brividi di piacere e di dolore assieme. Lei ebbe diversi orgasmi. Ormai non riusciva più a distinguere il piacere dal dolore di quella cosa gigantesca che la stava penetrando. I suoi gemiti di piacere rimbombavano nella la stanza, generando echi che amplificavano la sensazione di piacere che lei provava. Sfinita da delle sensazioni così intense aprì gli occhi e vide la sua scarpa quasi completamente affondata dentro la sua vagina. Capì che la cosa che la aveva così intensamente penetrata era la sua amatissima scarpa e di questo provò gioia…

Il monaco stava in ginocchio tra le sue gambe ed era anch’egli completamente nudo. Lui le tolse la scarpa dalla vagina e la avvicinò al viso di Lisa. Era completamente bagnata degli umori di Lisa e lei si mise a leccarla con avidità. Lui a questo punto si sdraiò sopra di lei, le infilò il suo fallo nella vagina e si mise a penetrarla intensamente. Lei ad ogni colpo che lui le vibrava si leccava con maggior intensità la scarpa per godere al massimo di quei sublimi momenti. Prima di venire lui estrasse il suo pene, quando lei capì questo aprì gli occhi e si vide davanti al viso il glande del monaco. In un istante lo prese in bocca e come lei lo cinse con le sue labbra lui venne. Lisa bevve tutto quel nettare che sgorgava da quel durissimo frutto. sentiva l’ odore dello sperma misto a quello dei suoi umori ed entrambi si misero a leccare quella scarpa da ginnastica che li aveva uniti…

Sfinita al piacere chiuse gli occhi e si abbandonò al sonno…

Quando si svegliò si sedette sull’ altare : il monaco era sparito, il libro non c’ era più e dei ceri non rimaneva che alcuni moccoli fumanti. Accanto a lei le sue scarpe…..

Scese da quella posizione e si avvicinò alla vasca. Si sciacquò la vagina ancora completamente aperta e il viso. si rivestì, raccolse il cappello e si diresse all’ uscio del tempio…

Arrivata sulla porta guardò all’ orizzonte. Il sole era basso e di colore arancione, il cielo era di porpora. Era già sera. Da lì si vedeva in basso tutta la vallata, i tetti dei templi affioravano dalla intensa vegetazione e la valle ne era piena. Si rimise il cappello e si affrettò al cavallo per tornare al villaggio…

Sull’ aereo che la portava a casa pensò al libro di cui era andata in cerca. Forse quel giorno valeva più del tempo di un intera vita, forse in un secondo si provano emozioni lunghissime. Forse un giorno passato così diventa eterno. Poche ore possono essere il momento più importante e bello di una vita. Mise la mano in tasca e guardando dal finestrino dell’ aereo le nuvole strinse quei granelli di incenso che aveva raccolto nel tempio…

QUEL BOTTONE DELLA CAMICIA

Che emozione!!!D’altronde l’avevo conosciuta su msn. Dopo accordi telefonici e via mail avevamo fissato l’incontro. Serotina intima a casa sua.

Citofonai puntualmente alle 21. 30. La curiosità di vedere se quella sua affascinante, trasgressiva ed erotica simpatia fosse vera fu impressionante.

Lei mi accolse sorridente e profumatissima. Come promesso indossò per l’occasione il camice da dottoressa che lasciava scoperta una generosa scollatura e due gambe così sensuali che trasalii alla loro vista.

Mi fece accomodare, l’ambiente era caldo e con le luci soffuse. Le porgo il regalo che le avevo promesso: un libro di ricette, e quale fu più appropriato di “Afrodite” di I. Allende.

Lei gradì molto e non si fece scappare l’occasione e mi invitò a seguirla sul divano per leggerlo con lei. Mi offrì una birra freschissima e ci sedemmo uno accanto all’altra. Io leggevo e lei aveva il viso adagiato sul mio petto e le mani sulle mie gambe.

Così appoggiata la scollatura mise sempre più in evidenza il suo reggiseno a balconcino bianco di raso che era un piacere ammirare…

Il camice bianco è una mia personalissima fantasia erotica e vederla realizzata fu come vivere in un sogno per me. La cosa non mi lasciò indifferente e lei se ne accorse, ovviamente.

Mentre leggevo le ricette erotiche del libro sentii le sue mani sfiorarmi la zip dei pantaloni che erano gonfi in maniera oscena.

Le nostre guance si avvicinarono sempre di più durante quella eroticissima lettura. Fu inevitabile che le nostre labbra si sfiorassero, la tensione erotica nell’aria era altissima.

Mi feci avanti io… e le leccai prima le labbra, con dolcezza, poi con la lingua entrai deciso e ci baciammo con tale trasporto che quasi ci strappavamo la lingua a vicenda e lei mi strinse il pene con forza da sopra i pantaloni.

Iniziai a sbottonarle quel sensualissimo camice, ma non glielo levai. Portava un paio di mutandine a perizoma in raso abbinate al reggiseno, bianchissime.

Furono già umide quando iniziai a baciarla dapprima nell’interno coscia facendo scivolare la lingua sino a sopra le mutandine che massaggiai fino a farle bagnare completamente con i suoi umori.

Proseguì il gioco con la lingua sul suo sedere fino a che non spalancò le gambe.

Mugolava come una gatta in calore: “Continua… ancora!!”

E con uno scatto brusco si levò in un colpo solo le mutandine offrendomi il suo corpo.

Le sollevai il camice che aveva ancora un bottone attaccato all’altezza del seno e poggiai il mio pene all’altezza della schiena, poi scesi sul suo fondoschiena, lei cercò di afferrarlo per metterselo dentro, ma non glielo permisi.

Lo avvicinai alla passerina, oramai in un lago, dopo aver giocato un po con le mie dita sul suo clitoride.

Affondai quindi i colpi fino a farle uscire le tette dalla scollatura. Lei gemette quasi ad ogni colpo.

Quando poi le infilai il medio nell’ano mentre eravamo ancora a pecora letteralmente ululò dal piacere: “Siiiii… mettimi dentro anche l’altro dito, ne voglio due dentro!… daiiii”.

Così feci e lei venne quasi subito. A quel punto ero sul punto di venire anche io e lei si girò e me lo prese in mano e mi fece una sega accelerando sempre più il movimento e leccandomi le palle contemporaneamente.

Quando le inondai il viso, lei ingoiò tutto.

Era solo l’antipasto, perché dopo esserci ricomposti cenammo amabilmente commentando ridendo il preserata…

Al momento del dolce la sexy dottoressa uscì dalla cucina con una torta

Sacher con tanta panna sopra… era tutto un programma.

Ne tagliai una bella fetta e gliela appoggiai sul suo decolletè e che mangiai direttamente sul suo corpo.

Finalmente le sbottonai anche quell’ultimo bottone liberando poi le sue splendide tette: una seconda soda e a punta con i capezzoli scuri e larghi, puntati dritti su di me!

Ci dirigemmo in camera da letto portando con noi la torta.

Le appoggiai un altro pezzo di torta (quasi solo panna) sui capezzoli e la mangiai mordicchiandoli in punta.

Ci baciammo ancora e poi anche lei mangiò la torta sul mio corpo in un 69 memorabile, avevo il pene alla panna e cioccolato.

Lei me lo divorava mentre io avevo preso una cialda da gelato e con la cialda le spalmai la panna sulla figa, guarnendola con la torta. Venimmo insieme e bevemmo i rispettivi umori misti al sapore della Sacher.

Dopo abbiamo scopato con la dottoressa, con il camice aperto, prima sopra e poi sotto. Eravamo impiastricciati di torta ancora tutta la notte…

La prossima volta mi ha promesso che si concederà anche dietro…

Aspetto con ansia il prossimo appuntamento… ve lo racconterò


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