*****ROXY E' TORNATA!

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Con grande eccitazione Roxy vi comunica che riparte l'aggiornamento costante del suo blog.Dopo una lunga pausa vi invita tutti a seguire i suoi post dedicati al mondo del sesso e più intrigante erotismo.Buona Lettura

Adult Ego

domenica 7 giugno 2009

LA VICINA VOGLIOSA - IL CAFFE'


Era appena spuntato il sole a Milano e, fortunatamente potevo dormire un po’ di più dato che mia madre doveva andare al lavoro.
Erano da poco passate le 8.30 di mattina quando sento squillare il telefono. Mi precipito al telefono e scopro che era la mia vicina di casa che mi voleva vedere dato che non ci eravamo visti per tutte le vacanze. Mi ripresi un pò dallo shock del brusco risveglio e gli diedi appuntamento 10 minuti dopo. Mi accesi una sigaretta per svegliarmi bene e, per completare l’opera, decisi di farmi un bel caffè. Suonò il campanello. Il tempo era passato velocemente e, non curante del mio abbigliamento mattutino, aprii la porta. Era lei. La mia amica e vicina di casa: Chiara. La feci entrare in casa e gli dissi di chiudere la porta. Chiuse la porta con catenelle e il blocco di ferro dicendomi che non si era mai sicuri. La feci accomodare in salotto e, chiedendo venia, mi diressi velocemente in bagno dato che non avevo ancora svolto le funzioni del mattino abituali. Non chiusi a chiave la porta ma la accostai dolcemente. Stavo quasi per finire quando con la coda dell’occhio vedo Chiara che mi spia dallo spiraglio lasciato dalla porta. Decido di non fare niente e continuo. La vedo sempre più divertita e questo mi eccita molto. La conferma non tarda a venire dato che il mio pene mi stava scoppiando letteralmente tra le mani. Mi ricomposi tirandomi su i boxer e i pantaloni e contemporaneamente mi girai per lavarmi le mani. Diedi un’altra occhiata veloce alla porta ma vidi con mio stupore che Chiara era tornata in salotto temendo di essere scoperta. Tornai in salotto e decisi di togliermi i boxer facendo vedere con evidenza la mia eccitazione e il mio membro. Chiara stava facendo finta di leggere una rivista e non fece caso all’eccitazione che mi aveva procurato la sua curiosità nel bagno. Sapevo bene che lei non era ancora stata sverginata o almeno era stata penetrata da un ragazzo più grande di lei. Dico penetrata perchè Marco non l’aveva sverginata completamente. Sapevo anche che da un po di tempo mi veniva dietro ma, essendo molto timida, non l’aveva mai fatto trasparire. Era davvero assorta in una lettura di un articolo presente sulla rivista. Ora osservavo il suo corpo quasi perfetto e soprattutto i suoi seni sodi e ben fatti che venivano rinchiusi da un top aderente e stretto per la sua quarta. I capezzoli erano duri come il marmo e venivano evidenziati dal top stretto. Smise subito di leggere appena tossii per farmi notare. Rincominciammo il discorso appena interrotto e dopo una mezzoretta si scusò con me e si alzò dirigendosi verso il bagno. Stavo notando il suo bel sedere sculettare con maliziosità ma senza dare troppo nell’occhio. Decisi di seguirla e di farle provare la stessa eccitazione provata da me. Non chiuse la porta. Si abbassò i pantaloncini e subito dopo un paio di slip azzurri di pizzo a quanto potevo vedere. Capii di essere stato visto da lei notando il rossore sul suo viso. Dopo pochi minuti eravamo di nuovo in salotto e gli raccontai di averla vista spiarmi. Diventò subito rossa e non parlò più per un attimo. Subito dopo mi diressi in camera senza dirle niente e lei si avvicinò a me sussurrandomi nell’orecchio di volermi mentre io stavo per togliermi i pantaloni del pigiama. La sua voce dava forti segni di eccitamento. Bloccò le mie mani e si diede da fare per togliermi i pantaloni. Vide così che non portavo più i boxer portati in precedenza. Mi sbattè sul mio letto e piano piano si denudò anche lei. Aveva un fare sensuale il suo spogliarello. Entrai sotto le coperte e dopo poco tempo anche Chiara era lì con me. Non era più la solita ragazza che conoscevo. La passione era così forte che aveva dimenticato tutte le paure e le vergogne che provava prima. Disse che aveva parlato con un sua amica di sesso e gli aveva detto delle cose abbastanza interessanti. Voleva metterle tutte in atto usandomi come cavia. Prese dello spago dall’armadio degli attrezzi e cominciò a legarmi al letto sia le mani che i piedi. La lasciavo fare dato che non avevo mai fatto sesso in questo modo. Dopo avermi accuratamente legato iniziò a strusciarsi sul mio corpo e in particolar modo vicino al mio membro che voleva solo lei. Voleva mettere in pratica la posizione 69 dato che la eccitava molto. Una volta girata e dopo aver raggiunto il mio pene in completa erezione con la bocca mi ordinò di farla godere. Anche lei aveva intenzione di farmi godere dato che mi ordinò esplicitamente di fare come voleva lei visto che io ero legato al letto. Iniziai a leccargli delicatamente le grandi labbra completamente rasate dai peli e così eccitanti, poi passai al clitoride e dimenai affondando sempre più la mia lingua. Era oramai completamente bagnata e piena dei suoi umori. Dopo pochi minuti smisi di leccarla e lei per farmi ricominciare mi strinse violentemente il mio pene. Ricominciai chiedendole scusa in modo sottomesso ma lei non ci fece caso e cominciò a strofinare il suo petto contro il mio pene facendolo sempre più eccitare. Stringeva forte il suo seno contro il mio pene che quasi si sentiva soffocato da quella stretta micidiale. Smise di scatto e mi rodinò di umidirle con la saliva il suo indice e il suo medio. dopo averli ben umiditi se li portò verso l’ano e lo bagnò. Dopo pochi secondi il mio membro era affondato dentro le sue natiche sode e rotonde. Era una forsennata nei movimenti e io avevo quasi raggiunto l’orgasmo. Credo se ne sia accorta guardando i violenti scossoni che ora mi agitavano. Smise nel bel mezzo dell’apice prima che io venissi. Si girò verso di me e mi disse che anche lei voleva godere come mai aveva fatto. Si girò alzandosi e io non capii cosa voleva fare. Aprì il mobiletto davanti al letto e curiosò tra le mie cose e trovò i preservativi. Si era ricordata dove tenevo i preservativi da quando gli avevo confidato dell’ultima volta con Maria. Aprì un preservativo e me lo mise. Ero sempre io che me lo mettevo e questo mi fece eccitare ancora di più. Mi disse ironicamente di non muovermi perchè doveva telefonare. Andò a prendere il cordless in salotto e fece una telefonata breve. Appena ritornò in camera gli chiesi a chi aveva telefonato e lei mi rispose che doveva sentire la mamma per delle cose che doveva comprare. Subito dopo suonò il campanello. Oddio. Chi poteva essere. Mi agitai molto ma Chiara mi disse di non preoccuparsi perchè se ne sarebbe liberata in un paio di minuti. Prese un accappatoio dal bagno e lo indossò andando ad aprire. Non sentii chi era alla porta e sinceramente poco me ne fregava dato che non potevo fare niente in quelle condizioni. Sentii dei passi e vidi con mio stupore la sua amica che abitava quà vicino. Era imbarazzata di vedermi in quelle condizioni ma si calmò subito quando Chiara incominciò a spogliarla velocemente. Anche Marta era una bella ragazza. Aveva due bei seni prosperosi e un corpo che nulla invidiava alle modelle. Guardai giù e vidi che anche Marta si era depilata nella zona pubica come la sua amica. Lasciando ogni imbarazzo si misero a palparsi dappertutto e con sensualità. Marta diede una rapida occhiata al mio fallo, si staccò da Chiara e si posò delicatamente sopra di me. In un paio di secondi il mio membro era entrato nella passera di Marta. Fece un po di fatica dato che Marta era ancora vergine. Aveva già avuto dei ragazzi ma si era limitata a baciarli. Mi eccitai ancora di più sapendo che avrei fatto entrare Marta nel regno degli sverginati. Mi muovevo quello che potevo con il bacino per farla godere ancora di più. Dopo varie penetrazioni più o meno potenti il preservativo era pieno e il mio pene era voglioso ancora di penetrarle. Si alzò solo quando sentì il mio pene rimpicciolirsi tra la potente stretta di Marta. Facile a dirsi ma difficile a farsi dato che la potente stretta di Marta impressa al mio fallo lo faceva eccitare ancora di più. Dopo una decina di minuti si staccò da me e tutte e due mi slegarono velocemente. Chiara mi sfilava contemporaneamente il preservativo e se lo portava vicino alla bocca. Marta vedendo la scena decise di strapparglielo di mano. Ora c’era una vera e propria lotta per bere il mio succo. Decisi di lasciarle fare per un po’ ma dato che la situazione non volgeva al termine decisi di dare il preservativi a Marta e di farmi fare una pompa da Chiara. La decisione fu accolta da tutte e due con entusiasmo. Chiara era diventata oramai esperta in pompe e, grazie alle sua grandi labbra godetti a più non posso riempiendo la sua bocca in pochi minuti. Stavo quasi per rivestirmi quando vidi che le due si stavano masturbando a vicenda. Vedendo Marta a 90 gli infilai con velocità e non poca fatica il mio palo nel culo. Godeva molto la povera amica timida. Era stata troppo bella quella mattina e stava volgendo per il meglio guardando Chiara che gli leccava avidamente la passera scoperta e i seni di Marta che velocemente si muovevano. Decisi che erano troppo belli per non toccarli dato che per ora non l’avevo ancora fatto. Mentre spingevo a fatica nel suo ano gli stringevo forte i suoi grandi seni facendoli arrossare in poco tempo. Era arrivata l’ora del pranzo e velocemente ci rivestimmo. Andai in bagno, luogo oramai benedetto per aver scatenato tutto, e tornai in poco tempo. Le due amiche si erano già rivestite e uscendo mi consegnarono le loro cose intime dicendomi che no era finita quì…


IL CAFFE'

Spesso il caffè è solo un pretesto per un incontro, per uno scambio, per rimanere un po’ assieme senza altre presenze.
A volte è proprio solo questo.
Quel giorno le telefonai, chiedendole: “Mi offri un caffè? “.
Alla risposta positiva, prendemo accordi per il momento in cui sarei andato a casa sua.
Quando arrivai, parcheggiai con cura in posizione tale da non lasciar presagire che la mia auto potesse indurre chiunque che lei avesse delle visite e mi diressi verso l’ingresso.
Il cuore mi pulsava oltre misura, un fremito acuto mi percorreva le nervature dei polsi, la saliva mi veniva meno: cercavo di darmi il massimo di contegno, di esternare la massima indifferenza, come se questa visita avesse una qualche seria motivazione, magari professionale.
Suonai il campanello, subito il comando di apertura lo apri, sorpassai il cancello rinchiudendolo alle mie spalle.
Salii le scale fino al pianerottolo.
Il portoncino si aprì, anzi si socchiuse con complicità ed entrai.
Lei aveva la mano sulla maniglia e mi sorrise.
La salutai, chiedendole come stesse.
Era banale, perfino scontato, ma non mi è riuscito di meglio.
Cominciò subito a preparare il caffè; nell’attesa, prese le tazzine, la zuccheriera, i cucchiaini e li dispose in un angolo del tavolo, così che avremmo potuto prendere il caffè abbastanza vicino, senza che lo fosse troppo.
Nel frattempo, parlavamo.
Del più e del meno, con la sensazione, apparentemente condivisa, che entrambi cercassimo pretesti in questo.
Quando il caffè fu pronto, lo versò con cura e lo prendemmo, continuando a parlare.
Mi alzai, presi le tazzine e le portai nel lavello.
Mi avvicinai, quasi alle spalle e appoggiai le mie labbra sulla sua spalla, per un bacio amichevole.
La sentii reagire, ma non disse nulla.
Le presi la mano e mi guardò, senza dire una parola.
Il suo sguardo sembrava coperto da una nebbia.
Allora, la portai verso di me e si lasciò condurre.
Sempre tenendola per la mano, la condussi verso il divano, dove ci sedemmo.
Non parlavamo più: mi avvicinai e la baciai sulla bocca, tra le labbra.
La mia lingua scivolava tra le sue labbra, i suoi denti si aprivano per lasciare che la mia lingua toccasse la sua.
Il bacio durò per un tempo non misurabile.
Intanto, lentamente, l’abbracciavo, ma, dopo poco, la mia mano cominciò a muoversi, cercando il suo seno, fino a che non lo sentii.
La baciavo e le toccavo il seno, sopra la maglietta.
Poi, quasi furtivamente, la mano scese, verso il basso, fino alla fine della maglietta, così da risalire fino al seno.
Al contatto della pelle, la sentii reagire, rilassarsi e rendersi disponibile.
Salendo con la mano, giunsi al seno, rilevando che aveva tralasciato di indossare un qualche reggiseno: il suo capezzolo era già ritto e turgido, così da riempire le due dita che lo circondavano.
Più che lo toccavo, più si induriva.
Lentamente, le mie dita si spostarono all’altro capezzolo, anch’esso già pronto a ricerverne il tocco.
Dopo pochissimo, cercai di sollevarle la maglietta, in modo da scoprirne il petto, ma senza toglierla del tutto, solo alzandola all’altezza delle ascelle.
Il mio viso abbandonò le labbra e si spostò lentamente a baciarle l’interno di un orecchio, sentendola reagire, agitarsi, aderire e partecipare a questa nuova intrusione.
Quindi, mi abbassai verso il seno e cominciai a baciarla su un capezzolo.
Poi, la mia lingua corse attorno, attorno al capezzolo formando dei cerchi e delle spirali umidi, con una lentezza che voleva essere senza limite.
Sempre con la lingua mi spostai lentamente nel solco tra i seni e poi risalii verso l’altro capezzolo.
Nel frattempo, una delle mie mani scorreva lungo la sua schiena, contando con l’unghia le vertebre, ad una ad una, mentre l’altra scendeva verso le sue gambe.
Anzi, partiva dalle sue gambe e risaliva con molta calma verso l’alto, passando sul dietro delle ginocchia ed indugiando con piccoli giri dietro ad essa.
La sua gomma era abbastanza ampia da non consentire difficoltà, i nostri corpi erano appoggiati sullo schienale del divano ed eravamo vicini come non mai, uno all’altra uniti.
Anche lei mi stava abbracciando, le sue dita tentavano di entrare tra l’abbottonatura della camicia per raggiungere il mio petto.
Poi rincorrevano i miei capelli, infilando un dito tra di essi fino all’orecchio,
attardandosi dietro.
Quando mi sembrò di avere leccato i suoi capezzoli abbastanza, per il momento (ma contavo di ribaciarla ancora lì), la mia lingua cominciò a scendere, fino a raggiungere l’ombelico, dove mi attardai a leccare, incuneandovi la lingua umida.
Una delle sue mani mi accarezzava tra i capelli, di tanto in tanto raggiungendo il lobo delle mie orecchie; con un’unghia le aggirava e, dietro, faceva sentire la sua presenza.
La mano, intanto, era ormai risalita lungo le gambe, aveva raggiunto le cosce, era vicina, vicina agli slip.
Le dita si incunearono sotto gli slip, sentendo la sua peluria riccia e morbida.
Ora, dovevano cercare quelle labbra e le trovarono subito.
Aperse le gambe per favorire la ricerca ed il ritrovamento, così che fu facile toccare, sentire la morbidezza della sua fica, avvicinarsi al clitoride, farlo crescere, ancora di più con movimenti regolari e senza fretta.
In quel momento, mi sembrava importante che provasse il massimo di quanto, in quella posa, potesse avere, che sentisse che ero li per lei, non per me.
La mia mano si muoveva sulla sua fica, dal clitoride alle labbra, avanti ed indietro, ripetendo il movimento, per quanta libertà me ne consentisse la presenza degli slip.
Un suo dito cercò un passaggio per entrarmi nell’orecchio, quel tanto che bastava per una leggera rotazione e uno stimolo sottile.
Allora, con un movimento quasi non percettibile, lasciò i miei capelli e si sollevò la maglietta fino alle ascelle.
Ne approfittai per risalire a baciarla sui capezzoli, prima l’uno poi l’altro.
A quel punto si scostò e si piegò verso di me: dapprima con una mano corse sopra i miei pantaloni, massaggiando con forza, poi cercando di abbassare la zip.
Ma, subito, lasciò perdere.
Erse il busto, mi fece appoggiare allo schienale del divano e con entrambe le mani slacciò prima la cintura dei pantaloni, poi i bottoni superiori, poi abbassò del tutto la zip.
A quel punto poteva raggiungere gli slip, cosa che fece con una mano, tastando il mio cazzo attraverso la stoffa, in parte già umida, ma per poco.
Subito, si spostò così da potere sganciare la gonna e la zip, perchè potesse
scivolare giù, pur restando ancora seduta sul divano.
La sua mano tornò a me, ma si intrufolò attraverso l’elastico degli zip fino a
raggiungere direttamente il mio cazzo: corse un po’ avanti ed indietro, fino a
raggiungere i peli del pube, afferrando i testicoli per massaggiarli.
Si alzò così da fare cadere sul pavimento la gonna e si passò una mano tra i capelli: il suo visto era illuminato di una luce strana, bella, piena di pace e di
disponibilità.
I suoi occhi sembravano appena velati guardandomi.
Completò l’opera sfilandosi gli slip e lasciandoli cadere a terra: la sua fica era
nascosta tra i peli, che disegnavano un triangolo molto regolare tra le sue cosce e il basso ventre: era semplicemente bellissima.
Si risedette sul divano, spostandosi all’indietro in modo da potere sfilarmi i
pantaloni.
Subito completò l’opera, sfilandomi gli slip e la sua testa si chinò verso di me, prendendo nella bocca il mio cazzo.
Sentivo la sua lingua che girava attorno al cazzo, mentre le labbra lo succhiavano con un lento movimento in avanti ed indietro, così che esso veniva prima a sparire nella sua bocca, poi usciva per una parte, poi rientrava profondamente, per un tempo senza misura.
Dopo un po’ smise, alzò la testa verso di me, sorridendo: i suoi occhi erano ancora più velati e dolci.
Si rialzò, mettendosi di fronte a me, aprì le gambe e si sedette a cavalcioni delle mie.
Con la mano destra afferrò il mio cazzo, fece alcuni movimenti dall’alto al basso, dal basso all’alto, poi lo diresse verso la sua fica e lo guidò ad entrare.
Entrò senza alcuna difficoltà, trovando un ambiente umido e caldo, preparato ad accoglierlo, forse anche desideroso di accoglierlo.
Si mosse, un po’ verso l’alto, un po’ verso il basso, poi cominciò a muoversi facendo un cerchio, con tutto il mio cazzo dentro.
Assecondavo i suoi movimenti, cercando di far pulsare il più possibile il mio cazzo,
in modo che sentisse queste pulsioni, questo gonfiarsi ritmico che imprimevo alla mia cappella e a ciò che la seguiva.
Si fermò, così con il cazzo dentro e mi guardò, con uno sguardo sorridente, quasi pago.
Disse, anzi sussurrò imprecettibilmente: “è bello sentirti”.
Erano le prime parole che diceva da quando eravamo sul divano.
Rimase così ancora un po’, quindi riprese lenti movimenti verso l’alto e verso il basso, alternandoli con movimenti circolari, nei quali sentivo le sua chiappe toccare le mie cosce.
Intanto, mi davo da fare con la lingua sui suoi capezzoli e sul suo torace, senza fermarmi molto nello stesso punto.
Dopo un po’ si alzo da questa posizione e si risedette sul divano appoggiandosi sullo schienale.
Scivolai sul tappeto e mi diressi verso la sua fica, che cominciai a leccare, passando dal clitoride alle grandi labbra, cercando qui di entrare con la lingua più profondamente che fosse possibile, tornando sul clitoride, muovendola qui con lenti movimenti circolari, lenti, ma progressivamente più veloci.
La sentivo ansare, le sue mani nervosamente mi scompigliavano i capelli, scendevano a cercare, sotto la camicia, i miei capezzoli.
La sentii fremere, agitarsi.
Si stava comportando in modo da non lasciare perdere nulla, ma contemporaneamente sembrava ritrarsi, rendendo ancora più bello il nostro gioco.
All’improvviso, mi scostò e disse: “Siediti”.
La sua mano corse ad afferrare il mio cazzo, prima stringendolo, poi accarezzandolo,
poi ancora gradualmente, con un crescendo regolare e deciso, facendomi una sega studiata e gonfia di partecipazione e sensazioni.
Sembrava godesse più di quanto non provassi piacere io, sembrava che le mie sensazioni si moltiplicassero in lei.
Continuò fino a farmi sborrare, dirigendo il liquido sul mio ventre, avendo cura che non andasse sui vestiti o altro, ma solo ed esclusivamente sulla pelle del mio ventre.
Quando sborrai, il mio corpo vibrò tutto, profondamente, e, dopo il primo schizzo, sussultai.
Lei continuò rallentando il ritmo, ma continuò in modo da portarmi ancora ad una maggiore sensazione di benessere.
Notando le mie convulsioni, il digrignare dei denti dal piacere, mi chiese: “Ti faccio male? “, cosa a cui risposi negativamente con un cenno del capo, invitandola a continuare.
Sborrai ancora, un po’, meno sperma del primo schizzo, ma ancora un po’.
Non lasciò il mio cazzo, finchè non lo sentì ammorbidire.
Mi guardò, guardò le sue mani bagnate un po’ del mio sperma, mi guardò di nuovo.
Sorrise, debolmente.
Non so come, nè da dove l’avesse preso, ma mi porse un fazzoletto di carta, poi si appoggiò allo schienale del divano e respirò a fondo.
Una frazione di secondo, si alzò così, nuda, con la maglietta arrotolata alla ascelle e si allontanò: la guardai camminare, ammirando le sue chiappe, segnate dall’abbronzatura leggera, in cui non si notava traccia di slip o simili.
Aveva un culo meraviglioso e, forse, se ne accorse, o semplicemente lo sapeva, che poneva in evidenza in tutta la sua bellezza camminando, quasi esibendolo, quasi per dire
“è per te”.
Si era allontanata solo per prendere della carta da cucina, perchè potessi meglio accogliere il mio sperma e pulire il mio ventre.
Finchè mi pulivo, indossò gli slip e la gonna, risistemò la maglietta e si passò una mano tra i capelli, non la mano ancora umida del mio sperma, l’altra.
Mi fece cenno di rivestirmi e mi guardò intensamente mentre lo facevo.
Mi guardò ancora, sorrise quasi timidamente e disse: “Siamo stati dei matti .. . Fumiamo una sigaretta? “.
L’accendemmo entrambi, in silenzio, la fumammo così, vicini l’una all’altro, senza parole.
Finita la sigaretta, mi chiese se volessi andare in bagno per sistemarmi, cosa che feci velocemente.
Mi chiese se volessi altro e le risposi negativamente, ma dicendole come oramai fosse il caso che la lasciassi.
Annuì e si offerse di accompagnarmi alla porta.
Premette il pulsante per il cancello esterno, al piano terra, prima di aprire la porta.
Mi guardò, l’abbracciai e la baciai nella bocca.
Le nostre lingue si ritrovarono, giocarono tra loro in un bacio infinito, erotico,
partecipato, senza fine.
Aprì la porta quel tanto che fosse necessario per uscire, assicurandosi che non vi fosse alcuno sulle scale, poi disse: “Ciao”.
“Ciao, .. . e a domani”, risposi.
“Si, e .. . grazie”, disse sottovoce.
Scesi, presi la macchina e ritornai.
Pensavo tra me quanto fosse stato bello, libero, spontaneo e mi chiedevo se fosse stato un episodio o un inizio.
Era presto per qualsiasi risposta.

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