“Farò tutto quello che vuole ma non mi rovini”. Il signor Anselmo sentendo queste parole cambiò subito atteggiamento, diventando più possibilista e chiedendomi più volte
“Ma proprio tutto quello che voglio?” ed io ogni volta scuotevo la testa in segno affermativo. Intanto il signor Anselmo prese posto sul sedile e mi cominciò a carezzare le cosce con movimenti sempre più ampi fino ad infilare le mani sotto la gonna e toccarmi la topina proprio come prima aveva fatto Marco ripetendo “ ma proprio tutto?”. Realizzai a cosa stesse mirando il signor Anselmo quando con un dito iniziò a penetrarmi la fessurina; serrando le gambe dissi
“La topina no!! Voglio arrivare vergine al matrimonio” Il signor Anselmo contrariato mi disse se non sarà la fica deve essere il culetto. Spaventata da questa nuova proposta gli dissi che ero vergine anche lì, che avevo paura delle conseguenze e del dolore. Carezzandomi la testa e le guance disse che non dovevo avere paura in quanto sarebbe stato dolce e gentile e non mi avrebbe fatto soffrire; oramai rassegnata mi calmai ed attesi l’evolversi degli eventi. Il Signor Anselmo mi aiutò a mettermi in piedi e con mosse veloci mi tolse l’altra scarpa e mi sfilò la seconda calza perché a suo dire doveva ammirare il mio meraviglioso culo; mettendomi prona con le braccia appoggiate sui braccioli di un sedile si posizionò dietro di me e sollevò con fare cerimonioso il gonnellino poggiandomelo sulla schiena, ammirò lo slip rosa che era finito nel solco delle natiche e tra le labbra del sesso, infradiciato dagli umori, prese a carezzare i globi di carne soda massaggiandoli, divaricandoli, mettendo in luce il grinzoso buchetto. Dopo alcuni minuti di muta venerazione mi disse che mi avrebbe tolto le mutandine trattenendole in seguito come trofeo di caccia. Sollevai quindi i piedi alternativamente per liberarmi dall’intimo indumento lasciando esposta la topina ed il resto alle vogliose mani del signor Anselmo. Sentii il rumore della zip dei pantaloni che veniva aperta e volgendo lo sguardo dietro riuscii a vedere il cazzo del signor Anselmo che usciva dalla patta, turgido e dritto sembrava ancora più grosso di quello di Marco, spaventata mi dimenai per cercare di scappare ma le forti mani di Anselmo mi bloccarono e presero a schiaffeggiarmi le teneri carni facendo imporporare il mio culetto; calmata, sentii Anselmo che si piegava su di me arrivando a bisbigliarmi nelle orecchie parole dolci mordicchiandomi il lobo ed infilando la lingua nel padiglione. Intanto il suo bastone nodoso si sera alloggiato all’esterno della topina, poggiatosi tra le labbra prese a frizionarsi con lenti movimenti. Il signor Anselmo sollevatosi prese in mano il suo cazzo e lo poggio sul mio fiorellino iniziando a spingere; senza alcun tipo di lubrificante la penetrazione strava diventando molto dolorosa per entrambi, lo supplicai di smettere perché non sopportavo il dolore. Il signor Anselmo smise di spingere il suo bastone nel mio culetto e riprese a farlo scivolare tra le labbra del mio sesso con la speranza che i miei umori contribuissero a renderlo lubrificato a sufficienza per portare a termine il lavoro iniziato. Con una mano iniziò a stuzzicare il mio bottoncino e l’altra la infilò sotto il mio corpetto palpandomi il seno e serrando il capezzolo tra le dita; ma nonostante tutte queste manovre non riuscivo a sbloccare la libido ed arrivare al godimento. Sempre più frustrato il signor Anselmo mi sollevò e mi si piazzò davanti, con il volto contratto mi disse
“Devi essere mia, se non ci riesci con la figa allora lo farai con la bocca”; con una mano mi prese i capelli sulla nuca e con l’altra mi spingeva sulla spalla per farmi inginocchiare; ora con il membro a pochi centimetri dal mio viso avevo una visione perfetta di un sesso maschile, potevo ammirare la larga cappella che aveva provato a violarmi, il tronco nodoso, i movimenti involontari del cazzo come se annusasse l’aria. Tirandomi i capelli mi costrinse ad aprire la bocca e in un attimo me la trovai piena di carne; potevo ora assaporare per la prima volta il gusto del cazzo; il signor Anselmo cominciò ad istruirmi su come dovevo muovere la lingua, come dovevo usare i denti, quando dovevo respirare, velocemente stavo facendo dei progressi e stavo anche prendendoci gusto. Il membro ora era coperta da una spessa patina di saliva e pertanto il signor Anselmo mi posizionò nuovamente prona sul sedile facendomi poggiare solo con il petto sui braccioli, mi sollevò nuovamente la gonna e mi disse di rilassare i muscoli del culetto e di allargarlo con le mie stesse mani; puntò la cappella sul foro e con una spinta decisa riuscì ad entrarmi nel culo. Gridai dal dolore pregandolo di uscire e lasciarmi in pace ma il signor Anselmo rimase saldamente dentro di me anche se immobile; si chinò su di me e prese a sussurrarmi nelle orecchie parole dolci; quando ebbe la certezza che mi fossi calmata iniziò a far entrare altre porzioni della sua mazza intervallando ogni spinta da lunghe pause per farmi abituare a quell’intruso. Finalmente sentii il contatto con le sue palle, dopo poco iniziò a scoparmi il culo con movimenti dolci ma decisi; presto sentii pulsare il cazzo nel mio intestino e ricevetti un abbondante clistere di sborra. Quel giorno di festa lo ricordo in quanto non fu solo la festa del patrono di ***** ma fu anche il giorno in cui mi fecero la festa.
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