*****ROXY E' TORNATA!

La mia foto
Con grande eccitazione Roxy vi comunica che riparte l'aggiornamento costante del suo blog.Dopo una lunga pausa vi invita tutti a seguire i suoi post dedicati al mondo del sesso e più intrigante erotismo.Buona Lettura

Adult Ego

sabato 25 aprile 2009

STIGHMI'




Lui l’aveva fatta salire una quarantina di chilometri prima.
Lei faceva l’autostop da quasi un’ora, ed ormai quasi disperava di trovare un passaggio prima di notte.Non le succedeva in pratica mai di restare a piedi, perché una ragazza, sola e bella, vestita per di più in modo succinto e provocante, trova sempre chi si ferma per lei.Ma la strada che aveva scelto quel pomeriggio era scarsamente trafficata, e le poche auto che erano passate avevano tirato dritto, senza nemmeno rallentare, lasciandola lì, nel vento e nel caldo polveroso e soffocante di quella torrida e infinita estate.
Poi, finalmente, era apparso in lontananza un camion, un enorme autoarticolato con targa rumena, che viaggiava in direzione di Salonicco e, presumibilmente, della vicina frontiera bulgara.La ragazza aveva subito fatto il classico gesto degli autostoppisti, accompagnandolo con la vista di gran parte delle sue splendide gambe nude: di solito le sue gambe erano un richiamo irresistibile per gli autisti dei camion, categoria di uomini perennemente arrapata.Ed anche quella volta era stato così.
Quando l’autista aveva azionato i freni, in uno stridore infernale, il pesante automezzo aveva continuato la sua corsa per altri tre o quattrocento metri, prima di accostare alla banchina, sulla destra, le luci intermittenti di emergenza lampeggianti.Lei si era rimessa lo zaino in spalla e, rapidamente, aveva raggiunto il camion fermo e con il motore acceso, era risalita lungo la fiancata, fino ad andare a fermarsi sotto il finestrino dell’enorme cabina.
Il gomito appoggiato allo sportello, il vetro completamente aperto, l’autista, un uomo di una cinquantina d’anni, quasi completamente calvo e dal volto stanco e tirato, le aveva domandato dove lei stesse andando.E la ragazza aveva prontamente risposto, inventando una storia riguardante alcuni esami universitari, che doveva assolutamente raggiungere al più presto Salonicco, sperando in cuor suo di aver intuito correttamente la destinazione finale dell’automezzo.
Sorridendole (Dio… quanto odiava quei sorrisi lascivi degli uomini, quel mostrare i denti, anneriti dal fumo di innumerevoli sigarette, in atteggiamento che voleva essere paterno e rassicurante, ma che voleva solamente celare la speranza di un’avventura con lei, così giovane e bella, così sensuale e provocante) l’uomo le aveva detto di salire e che l’avrebbe portata proprio alla periferia di Salonicco, visto che ci doveva passare per forza, dovendo poi proseguire verso est.
Perfetto.Come al solito non si era sbagliata.Era molto raro che commettesse un errore, che un passaggio sfumasse, che non intuisse correttamente una destinazione, costringendola ad aspettare un altro veicolo.Passò davanti al pesante camion, avvolta dal tremendo calore del motore diesel, e si inerpicò nella cabina di guida, gettando lo zaino ai suoi piedi, e ringraziando educatamente l’uomo per la grande cortesia che le stava facendo.L’esperienza le aveva insegnato che, il farsi vedere all’inizio timida e riservata, accendeva ancora di più il desiderio negli uomini che le stavano dando un passaggio: più lei si mostrava sotto una luce dimessa e umile, più quelle bestie si infoiavano, andando, sia pur inconsapevolmente, proprio dove lei voleva portarli.
Subito dopo che lei era salita, con il rombo possente del motore che lacerava l’aria, l’autista aveva ripreso il viaggio.E, come facevano sempre tutti, indistintamente, l’uomo aveva preso a parlarle, a preparare il terreno per giungere a quello cui tutti miravano: scoparsela.E, come al solito, la ragazza si ritrovò a pensare che tutto procedeva come sempre nella direzione da lei voluta.
Gli argomenti erano di poco conto: come ti chiami, quanti anni hai, ventuno ?, pensavo almeno un paio in più, hai il fidanzato ?… la solita litania di emerite stronzate, mentre gli occhi arrossati dell’uomo la iniziavano a scrutare con sempre maggiore insistenza, scivolando ambigui e interessati lungo il suo corpo, e soffermandosi con sempre maggior frequenza sulle gambe nude, abbronzate e affusolate, gambe che lei, con malizia, metteva generosamente in mostra.
E anche questa volta, invariabilmente, il copione si andava ripetendo.Parole e sguardi lascivi, doppi sensi e inutili risate, occhiate sempre più esplicite e cariche di desiderio.D’altronde, era lei che li provocava, anche se a loro insaputa.In modo inesorabile, la ragazza era capace di condurli sulla strada dell’eccitazione, fino al punto che questa divenisse incontrollabile.Era una maestra in quest’arte.
Capelli neri e lunghi, un viso piacevole e regolare, una maglietta leggera, i seni giovani e tonici liberi sotto il tessuto, una minigonna cortissima, che lasciava scoperte le sue lunghe ed abbronzate gambe…Raramente, molto raramente, gli uomini non ci provavano.E lei attendeva esattamente quel momento per iniziare il suo gioco, così diabolico e perverso.
Il camion viaggiava ora a velocità costante: la strada, con poche curve e scarsamente trafficata, invitava ad una guida regolare e rilassata.L’uomo aveva spento la radio (e anche quello era un gesto che le confermava come lui cercasse di creare l’atmosfera giusta per saltarle addosso) e continuava a parlarle di argomenti che a lei non interessavano minimamente.La spaziosa cabina di guida le permetteva di lasciare senza alcun problema una notevole distanza fra sé e l’autista.Il momento di accorciarla, quella distanza, sarebbe giunto più tardi.Ne era certa.
Le veniva sempre da ridere a vedere che, su quasi tutti i camion sui quali era montata, sul cruscotto erano attaccati, a stretto contatto, santini protettori e foto oscene di donne nude.Sacro e profano, redenzione e perdizione.L’ennesimo controsenso della vita.
Quando negli occhi dell’uomo lesse che il desiderio stava raggiungendo l’apice, lei capì che il momento era giunto: vista l’età e la scarsa prestanza fisica dell’uomo al volante, una scopata come quella che lei gli avrebbe proposto lo avrebbe eccitato immediatamente.La ragazza, con un sorriso malizioso, prese a far scorrere la mano, quasi distrattamente, sulla stoffa della maglietta che nascondeva il seno, facendosi inturgidire magicamente il capezzolo, sempre più in evidenza contro il tessuto; appoggiò quindi l’altra mano sulla coscia nuda, tenendola però ferma, per non eccitare l’uomo troppo rapidamente: l’esatto rispetto dei tempi era fondamentale.Anticipare o ritardare, anche di poco, la sequenza degli eventi, poteva essere la causa del fallimento del suo progetto.Il tramonto stava lasciando il posto alla sera: ancora una manciata di minuti e sarebbe stato totalmente buio.
Ora l’autista guardava più lei che la strada.Aveva acceso i fari e la cabina era illuminata quasi esclusivamente dalle luci soffuse e verdognole del grande cruscotto.Lei aveva accelerato i suoi movimenti, passandosi sempre con maggior frequenza la mano sul seno, accavallando le gambe e protendendole nella sua direzione, e facendo chiaramente intendere all’uomo che era più che disposta a fare sesso con lui.E, infatti, passato ancora qualche minuto, lui le aveva detto, rosso in volto e la voce roca per l’eccitazione: - Fra poco c’è un’area di sosta. Quanto vuoi ? -L’idiota c’era cascato.Ora lei doveva recitare al meglio la sua parte.- Nulla… mi piaci… ho solo voglia di te - gli rispose, infilandosi una mano sotto la maglietta, e carezzandosi ancor più voluttuosamente i giovani seni.
A quel punto, naturalmente, gli uomini non capivano più nulla.Il loro unico pensiero era quello di trovare al più presto un luogo dove fermarsi, per poi gettarsi su di lei, preda di una frenetica ed animale voglia di toccarla, di leccarla, di scoparsela e, magari, di farselo succhiare anche un po’.E l’autista di quel camion non fece di certo eccezione alla regola.Appena vide la segnalazione stradale dell’area di sosta, mise la freccia, lasciò la strada principale, e si andò a posteggiare nel punto più lontano dell’ampio piazzale, dove una cortina di alberi e cespugli rendevano il buio ancora più fitto e impenetrabile.Nel mentre lui tirava più volte il freno a mano, lei si era già tolta la maglietta, mostrandogli il seno, giovane e fresco, sodo e dalla pelle delicata e perfetta.Era quello il momento di fargli perdere definitivamente la testa, di portare l’uomo verso un tale stato di eccitazione da renderlo totalmente dipendente da lei.Scivolò sul largo sedile accostandosi a lui, strofinandosi sulla sua camicia sgualcita, cercando le sue labbra con la propria bocca; lo baciò a lungo, mentre lui le accarezzava la lunga schiena nuda.
Lei era bravissima a simulare il piacere, il trasporto per quello che stava facendo.Era un’attrice veramente consumata.A volte, poche per la verità, le capitavano uomini giovani e che le piacevano molto: allora tutto diventava ancora più semplice, perché lei si lasciava andare, senza finzioni, facendosi scopare con una partecipazione totale ed assoluta.L’uomo che la stava baciando, invece, non era certo il massimo della prestanza, ma comunque sarebbe potuto capitarle di peggio.
Si staccò dalla sua bocca e, con un agile ed erotico movimento, gli si andò a sedere sulle gambe, mettendosi di fronte a lui, sbottonandogli la camicia e lasciandogli la possibilità di afferrarle le tette: l’uomo, malgrado le sue mani fossero ruvide e callose, aveva un tocco abbastanza delicato, e lei capì che quel rapporto sessuale non le sarebbe risultato troppo sgradevole come aveva inizialmente temuto.Lo liberò della camicia, facendo scorrere le mani, piccole e dalle dita affusolate, tra i peli del petto e sul ventre decisamente sporgente per le troppe birre bevute negli autogrill di mezza Europa.Lui, nel frattempo, le passava le mani sulle cosce morbide, infilando le dita sotto la stretta minigonna, e portandole sulle natiche elastiche, lasciate nude dal perizoma nero che la ragazza indossava.
Si esplorarono per qualche minuto, fino a quando la bocca di lui si impossessò di un capezzolo, iniziando a morderlo delicatamente e a succhiarlo avidamente.Era eccitato al punto giusto, e lei lo lasciò fare, pronta a proseguire nella sua straordinaria opera di seduzione.
Ad un tratto lei si divincolò abilmente dalle mani dell’uomo e, scivolando maliziosamente sulle sue gambe, tornò a sedersi al suo posto sul sedile, sfilandosi quindi la minigonna e restando coperta del solo perizoma.- Ora ti faccio impazzire… - gli disse, fingendo di non poter più controllare la propria eccitazione.Si infilò tra le gambe dell’autista, nello spazio, sufficientemente ampio, che si trovava sotto lo sterzo dell’autotreno.Con dita veloci ed esperte gli allentò la cintura, gli fece scorrere la zip dei jeans, facendoli scivolare, insieme agli slip, lungo le cosce pelose.Si ritrovò davanti agli occhi, malgrado l’età dell’uomo potesse far supporre il contrario, un cazzo di proporzioni ragguardevoli ed in piena erezione, turgido e dalle vene rigonfie.Lui accennò debolmente al preservativo, ma più per abitudine che per altro.Lei nemmeno gli rispose: odiava i profilattici, e poi non voleva che l’uomo si distraesse per infilarselo: lo avrebbe potuto fare lei al suo posto, ma l’intenso desiderio della sua vittima le consigliava di accelerare i tempi il più possibile.
Non appena la mano della ragazza impugnò il pene, iniziando a scoprirne la cappella, lui perse completamente il controllo, quel minimo di dignità che, fino ad allora, aveva ostentato con enorme fatica.Sospirando e gemendo, ricominciò a parlare, insultandola e incitandola a farlo godere.Lei, ancora una volta, lo lasciò fare.Anche questa non era certo una novità.Più erano eccitati e più le rovesciavano addosso un torrente di oscenità.
- Dai… prima con la mano… poi con la bocca… fammi vedere come sei brava… sei una gran puttana… poi ti riempio la bocca… -La mano della ragazza prese ad andare in su e in giù, masturbandolo abilmente, facendo sussultare l’uomo di intensi spasmi di piacere.- Troia… sei una troia… ingoialo tutto… ti inondo di sborra quella bocca da zoccola… -Soddisfatta per il risultato ottenuto, lei lo provocò ulteriormente, stando a quel gioco volgare e indecente.- Hai un cazzo durissimo… sì… vienimi in bocca… schizzami sulle labbra… e sulle guance… -Lui le afferrò la testa con le mani, gemendo ed ansimando, spingendo per avvicinare quelle bocca invitante e disponibile al suo uccello fremente.La ragazza non fece alcuna resistenza.Anzi.Socchiudendo le labbra, si impossessò della cappella, prendendo a percorrerla con la lingua con movimenti circolari; poi si sfilò il cazzo dalla bocca, e lo fece scorrere prima su una guancia, poi sull’altra, facendogli una lenta sega con la pelle luminosa e fresca del suo viso.Lui, nel frattempo, si era messo una mano sulle palle e, tenendo l’asta alla base, aiutava quello sfregamento delizioso.La ragazza si ritrovò a provare un inizio di piacere al contatto con quel palo di carne bollente, con quella verga pulsante che le scivolava sulla pelle del viso.
Lo riprese in mano, ritrasse completamente la pelle, e se lo lasciò scivolare tra le labbra, infilandoselo in bocca fino alla gola.Sentiva la cappella a contatto con il suo palato e con l’interno delle guance: prese a succhiarlo sempre più profondamente, tra gli insulti dell’uomo perso nel suo egoistico piacere.Portò il pompino all’estremo limite.Ma quando fece per ritrarre la bocca, e far venire l’uomo con abili colpi di mano, lei si accorse che la sua testa era imprigionata nella ferrea morsa dalle mani di lui, che continuava a spingerle il cazzo sempre più in fondo alla gola.
Le sarebbe venuto inevitabilmente in bocca.Non sarebbe riuscita a risollevare in tempo la testa da quel cazzo che le riempiva le labbra.Non che la cosa la infastidisse più di tanto, ma, se poteva, cercava sempre di evitarlo: le piaceva molto di più guardare gli schizzi di sperma esplodere liberi, e quindi depositarsi sulla pelle del suo viso e delle sue mani.Quella volta, invece, avrebbe dovuto ingoiare il tutto.Non sarebbe mai riuscita a divincolarsi dalla pressione di quelle mani.
Con un ultimo affondo lo fece venire, riempiendosi la bocca di quei fiotti di liquido bollente: l’uomo sussultò urlando, scaricando le palle in quella bocca fatata.Godette come poche volte gli era capitato in vita.
L’autista rimase accasciato sul sedile, svuotato di ogni energia.Ci sarebbe voluto del tempo prima che potesse tornare in azione.- Sei stata fantastica. Così giovane e così mignotta. Aspetta solo un po’… e poi ti faccio vedere… ti scopo fino a farti urlare… -Lei lo lasciò nel suo delirio, sgusciando via da quella scomoda posizione e tornando a sedersi al suo posto.Completamente nuda, a parte il minuscolo perizoma, aprì il suo zaino, estraendone una bottiglia di liquore (abilmente miscelato con un potente sonnifero) e alcuni bicchieri di carta.- Bevi un po’di suma… ti aiuterà a ricaricare le pile più in fretta… - gli disse con un sorriso invitante - … ho voglia di essere scopata e… se ce la fai… lo voglio anche nel culo… -E gli porse un bicchiere colmo della forte ed aspra grappa.
- Sei una porca… una grandissima porca… - gli disse lui, afferrando il bicchiere e trangugiando il liquore in un’unica e lunga sorsata.Intanto lei, sapendo che non ci sarebbe voluto molto tempo, si accomodò sul sedile a gambe spalancate e si infilò la mano sotto il perizoma, iniziando rapidamente a masturbarsi.Alla fine, volente o nolente, non riusciva a non eccitarsi.Sentiva con urgenza la voglia di venire.Come sempre, aveva un lago di umori fra le cosce.Si portò velocemente all’orgasmo, mentre l’uomo la osservava stralunato,con occhi sempre più spenti.Due minuti dopo era profondamente addormentato.
In pochi istanti lei si rivestì.Nello specchietto retrovisore laterale vide che l’auto, a fari spenti, era ferma dietro il camion.Sfilò dal portafoglio dell’uomo alcune centinaia di euro e un mazzetto di buoni per il gasolio.Poi si guardò attorno, cercando il nascondiglio che tutti gli autisti creavano nelle cabine guida.In ginocchio sul sedile, scostò la tenda che divideva la cabina vera e propria dalla cuccetta posteriore: era buio, ma lei, forte della sua esperienza, lo individuò subito.
In una rientranza sulla parete della cuccetta, chiusa da uno sportellino la cui serratura lei fece scattare in pochi secondi, trovò, tra giornali pornografici e bustine di preservativi, altri quattrocento euro.Mise i soldi ed i buoni nello zaino e, senza degnare di uno sguardo l’uomo seminudo e addormentato, scese dal camion, dirigendosi verso l’auto che l’attendeva.
- E’ stato facilissimo. Me la sono cavata con un pompino. Era letteralmente infoiato, quello stronzo… -- A te non resiste nessuno, mia cara. Te lo dico sempre che hai l’animo della puttana… - le rispose il ragazzo, mentre guidava, allontanandosi dall’area di sosta.- Già… mi piace fare la puttana… e poi rende bene… - proseguì lei sorridendo.Lui la guardò, meravigliandosi, come sempre, di quanto fosse bella la sua ragazza.- Andiamo a casa. Ho voglia di te. -Nel buio dell’abitacolo, lei sorrise.Aveva un folle desiderio di essere scopata dal suo uomo.

Nessun commento:

Posta un commento