*****ROXY E' TORNATA!

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Con grande eccitazione Roxy vi comunica che riparte l'aggiornamento costante del suo blog.Dopo una lunga pausa vi invita tutti a seguire i suoi post dedicati al mondo del sesso e più intrigante erotismo.Buona Lettura

Adult Ego

mercoledì 22 aprile 2009

STUPRO - LA DONNA DEL MIO AMICO

Lea stava imprecando sul bordo del'isolata strada di campagna… erano le due e trentacinque di giovedì tredici agosto e stava impegnando tutte le proprie forze nel tentativo di cambiare la ruota della sua Yaris, quando s'avvicinò una vecchia 164 rossa con a bordo quattro ragazzi. Brutti ceffi, arie da galera, tipi poco raccomandabili. "hei, bella, serve una mano ?" chiese quello a fianco del guidatore, aprendo lo sportello. "No, grazie, ho quasi finito…" rispose Lea, per niente convinta dei quattro individui. "Lascia, faccio io…"ribattè Fausto prendendole il crick dalle mani. Ci mise pochi minuti a cambiare la ruota e mentre Lea, nervosissima (gli altri tre nel frattempo erano scesi dalla vettura e le si erano avvicinati…) si apprestava a congedarlo con gentilezza, la lama di un coltello brillò alla luce della luna d'agosto e si posò sotto il suo mento. "Vieni con me !" fu il secco ordine di Paolo. Che la portò sino alla 164 e la fece sedere sul sedile posteriore. Fausto e Tony presero la Yaris di Lea mentre Paolo e Ciro stavano sulla grossa Alfa. Svicolarono in una stradina di campagna ed arrivati in una larga piazzola, spensero le luci. La fecero uscire dalla vettura e tirarono giù il ribaltabile: era chiaro ciò che volevano da lei… La denudarono in piedi, palpandola ovunque. Lea era nuda, stretta tra i quattro ragazzi, con le loro mani sulle poppe, sul culo, sulla fica, sulla pancia, sulle cosce, sulla schiena, infine la trascinarono nella vettura. Fausto stava in ginocchio sul sedile, con le mani le serrava fortemente le caviglie e fissava le grosse tette che danzavano mentre se la scopava. Paolo, sdraiato sopra di lei, le venne nella pancia, stringendo i grossi glutei della ragazza. Tony se la scopò alla pecorina, riempiendole la pancia di sborra e strizzandole le grosse tette. Ciro la inculò fino alle palle. Il tutto non durò nemmeno un'ora, dopodichè Lea si ritrovò da sola a guidare verso casa, fumando nervosamente e cercando di pensare solo alla guida. Si accostò quando si accorse che a causa del lavoro di Ciro il culo aveva perso elasticità e si cagò nelle mutandine. Appoggiò la testa al volante e pianse per più di un'ora. Passarono alcuni mesi da quel giorno. Era una notte di marzo. Lea percorreva la lunga strada che tagliava la campagna deserta, quando venne sorpassata da una macchina con a bordo tre giovani che la fissarono rivolgendole baci e sorrisi. Elana rispose strizzando l'occhio a quello a fianco dell'autista. La Punto con i tre ragazzi a bordo mise la freccia e si accostò sul ciglio della strada. Per tutta risposta Lea accelerò violentemente e si perse nella notte. La ritrovarono un paio di chilometri più avanti, intenta a cambiare una ruota ed accostarono. "Serve aiuto ?" domandò gentilmente uno dei giovani che nel frattempo era sceso dalla vettura, e trasalì nel vedere che Lea, inginocchiata nel tentativo di inserire la ruota di scorta, aveva un capezzolo fuori dal reggiseno. "Mi faresti un grande favore…" rispose Lea con un sorriso ammaliante, con gli occhi del giovane sempre puntati sul capezzolo in libera uscita. "Hai un capezzolo fuori…" fece osservare il ragazzo, mentre gli altri due si erano avvicinati alla Yaris. "Non ti piace ?" ribattè Lea abbassandosi le spalline del vestito e liberando le due grosse tette… Pochi minuti dopo era nuda sulla Punto con un grosso cazzo infilato nel culo, mentre gli altri due ragazzi si raccontavano di come se l'erano scopata. A giugno fu il turno di altri due. Ad agosto altri quattro. Ci furono più di trenta casi di aids nell'anno da quelle parti.

La Donna del mio Amico

Ho appuntamento a casa del mio amico Claudio alle ore 14. 00. Sono già d'accordo con lui che, in caso di una sua assenza, lascerò a Sara, la sua ragazza, il libro di cucina che gli avevo promesso. Arrivo, come mi capita di sovente con un certo ritardo. Lui è già uscito per lavoro. Salgo in ascensore e penso a lei, a come sarà vestita. Penso che mi piacerebbe vederla scollata, cosa inusuale; lei ha un seno piccolo, che nella sua mente rappresenta, lo so per certo una sorta di limite. Mi interessano di meno le sue gambe, pure molto sensuali, forse perchè le ho già viste tante volte. Sì, vorrei proprio che indossasse una maglietta larga, così da intravvederne, in caso di certi spostamenti, le forme del piccolo seno, oppure il seno stesso, se fossi fortunato; ma mi concedo poche speranze, lei abitualmente indossa un reggiseno. Suono finalmente alla porta. Mi apre lei e, sorpresa, è solo in un costume da bagno a due pezzi; sta prendendo il sole in terrazzo, mi spiega. La speranza di vederle il petto è ormai nulla, mi dico. Ma non ne sono poi così dispiaciuto; appena si dirige verso il terrazzo, invitandomi a seguirla, noto il suo culetto magnifico, piccolo e al tempo stesso armonioso, che non vedevo da qualche tempo, così, dall'ultima vacanza trascorsa insieme, almeno due anni prima. Mi fa accomodare mi offre da bere, mi spiega che Claudio è uscito da pochi minuti, ringraziandomi comunque per il pensiero del libro; non fa nulla, le dico. A questo punto, mi offre di prendere il sole con lei. Accetterei, le dico, ma sotto i pantaloni, non ho il costume; solo un paio di slip. Lei mi dice che non è un problema; acconsento. Dopo un poco, discutendo, le dico che sono fortunati con il loro terrazzo all'ultimo piano del palazzo; nessuno che li possa vedere, mentre prendono il sole, anche nudi, volendo. Lei ride, facendomi notare che comunque sarebbe difficile, data la sua pudicizia. Proprio allora rialzandosi, e passanomi a fianco mi rimette il culetto sotto il naso in bella vista; si piega per prendere altre bibite. Noto che il mio pene sta avendo un'erezione: sono ovviamente in imbarazzo. Temo mi esca dagli slip; non ho neanche il tempo di girarmi che lei si volta e lo nota, ne sono certo. Non diciamo nulla; penso alla figura di merda, a cosa racconterà a Claudio al suo ritorno, quando noto, con la coda dell'occhio che comincia a fissarmi proprio lì. Rieccitato riprendo la mia erezione. A quel punto decido di giocare a carte scoperte. Scusami, le dico, ma come avrai notato, mi ecciti. Mi spiace per Claudio, ma è cosi. D'altro canto sei tu ad avermi convinto a prendere il sole così. Lei rimane colpita dalle mie parole e mi invita a togliermi gli slip, laddove ciò mi possa essere d'aiuto. Non dirà nulla a Claudio, non me ne devo dar colpa, mi dice. È una reazione naturale. Quelle parole non mi fanno capire più niente. Starà scherzando, penso; ma so che non è possibile, data la sua timidezza. Allora mi sfilo gli slip e sono eccitatissimo. C'è un momento di imbarazzo, è ovvio. L'erezione non se ne andrà da sola, lo so. Dopo un poco, lei mi fissa di nuovo e sorride. A quel punto le chiedo scusa, ma io devo masturbarmi. Mi risorride. Comincio. Noto che anche lei è eccitata. Si muove. Non sta ferma. Penso che è incredibile, ma forse scoperemo. Lei si alza. Le chiedo un aiuto. Si avvicina. Sorride di nuovo. Mi prende il pene eretto come non mai, in mano. Le chiedo se possa prendermelo in bocca; ormai ho perso ogni inibizione, ogni controllo. Lei mi dice che non lo fa mai, neppure con Claudio. Non insisto. Sto comunque godendo. Le chiedo di fermarsi. Le sfilo le mutandine per prime. La cosa che mi eccita di meno in lei, il pensiero che mi ha sempre eccitato di meno in lei, sarò pazzo, ma è la figa. È la prima cosa che guardo, quasi disinteressato. Poi la faccio voltare, le guardo finalmente il culo nudo, le chiedo di masturbarmi di nuovo. Sto per venire una prima volta, non sarà l'ultima, lo so. Sto per sfilarle anche il reggiseno. Ha due tettine piccole, così delicate. Vengo, le dico: vorrei farlo addosso a te; ma lei non vuole. Vengo dove capita. Lo sperma finisce tutto per terra. Ora però sono io a toccarla, a leccarle la fichetta ormai bagnata. Più gode e più godo; le spiego che vorrei andare oltre, che già lo stiamo facendo. Non dice no adesso; non dice nulla. Allora allungo un dito tra le sue natiche; lei è di nuovo perplessa; smetto di colpo di leccarle la fica, lei mi prega di ricominciare. Allora io riallungo le dita dietro; finalmente mi lascia fare. Ora le rilecco meritatamente la fica. Il buco del culetto è vergine, si straintuisce. Lentamente, ma molto lentamente, con dolcezza, il dito medio vi si inflila; gode, anch'io con lei. Mi alzo, le chiedo di girarsi. Lei però mi chiede di metterglielo prima nella figa; acconsento. Avanti e indietro; è bellissimo. Penso a Claudio. Non mi sento in colpa; in una situazione eccezionale potrei accettare lo stesso da lui. Questa è una situazione eccezionale. Ora riprendo a toccarle il culo. Questa volta le dita sono due. Lei ci sta. La giro. Mi vedo davanti quel culo da favola. Vorrei venirle dappertutto. Cerco di entrarci. È difficile. Ha un buchetto stretto già per la fica, figuriamoci dietro, non avendolo mai usato. Ma questa situazione mi eccita a dismisura. Sento i suoi gemiti, mi implora ad essere delicato. La ripenso a com'era pochi minuti fa, così trattenuta; cosa le avrà fatto cambiare idea; ormai ci sono quasi; sta entrando, è dentro. Godo troppo, così anche lei. Vado su e giù. Mi implora di continuare. Lo faccio. Quando sto per venire le chiedo di potergli mettere, solo per soddisfazione personale l'uccello sulle tette. Sulle tette, badate, non tra le tette. Sono così piccole che una spagnola propriamente detta sarebbe impossibile. Gliele accarezzo col pene duro, per un poco. Sembra apprezzare, al punto che ora lo vuole anche in bocca. Non sia mai, penso, ed eccola accontentata. Poco dopo, vengo; lo faccio copiosamente nella sua bocca; lei non capisce più nulla, è evidente. Lascia uscire, lentamente, il mio sperma dalla sua bocca. Va giù, tocca le tettine, se lo spalma sopra; poco dopo ricominciamo; siamo in soggiorno, ora; le sollevo le gambe; il suo culo poggia sul divano ora; mi è venuta voglia della sua fichetta; non appena sento di venire le guardo i peli tutti intorno, estraggo il cazzo duro e le vengo addosso; sulla pancia, sullo stomaco, ma soprattutto, in faccia e sui capelli.

3 commenti:

  1. Ma come si fa a perpetrare uno stupro mi chiedo io ? Ma come con migliaia di ragazze disposte a dartela e tu...No!!! Ma vuoi mettere il piacere anche mentale mentre vedi che la tua femmina si bea nel succhiarti l'uccello? Sono cose indicibili. Se poi a succhiartelo è una ragazzina adolescente mossa dai suoi ormoni in vorticoso movimento, allora le puoi leggere nel visetto tutta la sua libidine ....Bocciato !!!

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  2. Se ho ben capito la ragazza ha voluto vendicarsi attirando altri eroi dello stupro e impestandoli con l'aids che ereditò dai primi. Brava,brava,brava.-

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  3. Anni fa io tradii l'amicizia di un mio amico fottendogli la sorella. A dire il vero continuai a lungo a sentire il rimorso, ma come potevo non farlo? Lei aveva 11 anni e io 16, era bellissima con delle piccole tettine appena nate, una bocchina da favola e dei capelli neri come la pece. Capii dagli sguardi brucianti dei suoi occhi neri che le piacevo, osai e... Avevo 16 anni e il cazzo mi tirava all'impazzata , ma fui io a dover cedere per primo. Non era mai sazia. Un uomo anziano che ci scoprì mi ingiunse di smetterla altrimenti mi avrebbe denunciato alla famiglia. Smisi purtroppo dopo tre mesi e sette giorni di gioie e tormenti, fisici e mentali.
    Tu invece sembri non provare alcun rimorso, d'altronde non siamo tutti uguali, io ne soffrii e come.-

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