*****ROXY E' TORNATA!

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Con grande eccitazione Roxy vi comunica che riparte l'aggiornamento costante del suo blog.Dopo una lunga pausa vi invita tutti a seguire i suoi post dedicati al mondo del sesso e più intrigante erotismo.Buona Lettura

Adult Ego

martedì 14 luglio 2009

TRAMONTO A ZAKROS - CHARLIE


TRAMONTO A ZAKROS

I raggi del sole al tramonto coloravano di un tenue arancione i nostri corpi completamente nudi, quasi un pittore si fosse divertito a far scorrere il suo pennello sulla nostra pelle abbronzata.
L’ora del tramonto, qui a Zakros, è sempre stata un momento di pura magia, in cui l’aria stessa sembra cambiare colore di minuto in minuto, passando attraverso sfumature cromatiche impossibili a descriversi, e stemperandosi, dall’accecante bagliore del pieno giorno, prima nell’oro e arancio del sole calante, poi nell’impalpabile viola del crepuscolo, e quindi nel blu della notte incipiente.
Ed anche quel giorno l’incantata luce del tramonto si rifletteva sulla nostra pelle sudata, fremente e sensibile in quegli attimi di sesso e passione ormai incontrollabili.

L’avevamo incontrata così, per caso, quella stessa mattina, sulla spiaggia che si apre poco fuori il villaggio.
Sdraiata su un telo bianco, la donna prendeva il sole, immobile, forse assopita, il seno scoperto ed un minuscolo costumino giallo a coprirle deliziosamente le parti intime.
Anastasios ed io eravamo scesi al mare per un bagno, un rapido tuffo tra le onde per sfuggire al caldo opprimente di quella giornata, ma i nostri sguardi erano stati subito catturati da quella splendida e solitaria figura distesa sulla sabbia, così abbronzata ed affascinante da eccitarci in un solo battere di ciglia.

E così c’eravamo immersi nell’acqua fresca e cristallina, ma i nostri occhi erano stati inesorabilmente calamitati da quel corpo da favola, tanto che il bagno si era ridotto a qualche rapida bracciata a stile libero, desiderosi com’eravamo di fare la conoscenza di quella misteriosa e bellissima forestiera.

Una volta che eravamo usciti dall’acqua, non avevamo perciò perso tempo.
Con una banalissima scusa avevamo attaccato abilmente discorso con lei, e la donna si era subito dimostrata ben lieta di avere un pò di compagnia.
Iris, questo il suo nome, era certamente più grande di noi.
Non si chiede mai l’età ad una signora, e quindi, ovviamente, non lo avevamo fatto, ma la donna doveva essere abbondantemente oltre i quaranta, almeno una ventina d’anni in più di noi due.
Ma la sua età anagrafica, ai nostri sguardi, nulla poteva contare in quel momento.
Anzi.

Erotica e sensuale, e per nulla imbarazzata della sua quasi completa nudità, Iris aveva chiacchierato con noi per ore, e, insieme con lei, Anastasios ed io avevamo fatto più volte il bagno, scherzando e ridendo come fossimo già vecchi amici.
E più le ore di quella giornata trascorrevano, più noi ce la mangiavamo letteralmente con gli occhi.
E non poteva essere in altro modo.
La pelle liscia e resa scurissima dalla lunga esposizione al sole, senza la minima imperfezione, il seno abbondante e dai grandi capezzoli, il ventre ancora piatto ed elastico, le natiche flessuose, armoniose e senza smagliature, le gambe affusolate e che aspettavano solo di essere accarezzate: il corpo di Iris era una continua tentazione per i nostri giovanili ormoni in subbuglio.
Ed anche il viso della donna non era certo da meno: capelli castani e lunghi, sciolti sulle spalle, occhi grigi e maliziosi, denti bianchissimi e perfetti in una bocca dalle labbra generose e sensuali.
Una donna splendida, insomma, a cui gli anni donavano un fascino ancora maggiore ed intenso, rendendola incredibilmente sexy ed ambigua, attraente e misteriosa.

E poi, nel tardo pomeriggio, quell’invito improvviso e assolutamente inaspettato, a bere una bibita da lei, in quella casa poco lontano lungo la costa, casa che Iris aveva affittato per due settimane di vacanza: un invito che non poteva di certo essere frainteso, perché era più che lampante cosa la donna volesse da noi, vista l’atmosfera sempre più torrida ed infuocata che si era andata creando in quelle ore; sguardi espliciti, battute solo apparentemente casuali, un rapido sfiorarsi delle mani… era stato un crescendo continuo, fino a far giungere la tensione erotica fra noi a livelli di guardia.
E i desideri e le voglie più recondite di Iris coincidevano alla perfezione con quello a cui anche noi anelavamo, perché era da ore che Anastasios ed io, anche se convinti di non avere speranza alcuna, sognavamo di fare sesso con lei.

Avevamo lasciato dunque la spiaggia, in quell’ora in cui il sole ancora dardeggia incontrastato nel cielo, ma che, a breve, inizierà la sua discesa verso il tramonto incipiente.

La casa, ad un piano, in posizione solitaria e circondata da una fitta vegetazione mediterranea, si apriva, sul lato posteriore, opposto a quello affacciato sulla strada costiera, su una larga terrazza in porfido, arredata con un tavolo e alcune sedie di ferro battuto, e un largo ombrellone bianco circondato da poltroncine di vimini con cuscini colorati.
Tra le fronde degli alberi, mosse dalla brezza marina, e che, di fatto, schermavano e ombreggiavano la terrazza, s’intravedeva l’azzurro intenso dell’Egeo.
In un angolo, una rudimentale doccia, costituita da un semplice tubo di metallo ed una griglia di scarico nel pavimento, permetteva di lavarsi via la sabbia ed il sale di dosso al momento di entrare in casa.

Ed era proprio sotto il getto tiepido di quella doccia che Iris, non appena arrivati, si era subito diretta: Anastasios ed io eravamo rimasti a guardarla imbambolati, mentre lei si spogliava del pareo e del costume, come fosse completamente sola, mostrandoci il suo corpo interamente nudo, così eccitante e desiderabile alla nostra vista.
Iris sapeva bene di essere uno splendore, e si lasciava maliziosamente divorare dai nostri sguardi carichi di giovanile e straripante eccitazione.

L’acqua le scorreva sulla pelle, impreziosendola ed esaltandone la straordinaria perfezione, mentre le sue mani si accarezzavano voluttuosamente il corpo, senza un attimo di sosta: quella di Iris era un’esibizione di un erotismo che mi toglieva letteralmente il fiato, uno spettacolo che non era di certo una sorpresa, perchè la sua offerta di accompagnarla a casa era stata così esplicita da non lasciar alcun dubbio su quello che lei realmente aveva in mente di fare con noi.
Restammo così a guardarla per alcuni minuti, mentre il nostro desiderio di lei cresceva in modo esponenziale.

Finalmente, e con un sorriso che era al tempo stesso una promessa e un impegno, la donna ci invitò ad unirci a lei, sotto il getto dell’acqua, e a dare così inizio a quell’orgia di sesso che i nostri sensi reclamavano con sempre maggiore forza.

Anastasios ed io c’eravamo subito sfilati i costumi, accostandoci quindi a lei e mostrandole le nostre prepotenti erezioni, stringendola tra i nostri corpi frementi nello stretto spazio della doccia.
Le avevamo spalmato il bagnoschiuma sulla serica pelle, sfiorandola ed accarezzandola a quattro mani, esplorando le più nascoste e sensibili zone del suo corpo, e facendo crescere la sua e la nostra eccitazione sempre di più, istante dopo istante, carezza dopo carezza.
Le mani di Iris, dalle unghie lunghe e laccate di un rosso scuro, avevano preso a scorrere impazienti sulle nostre aste turgide, che quasi sembravano sfidarla ad andare oltre: un cazzo stretto in ogni mano, Iris si abbandonava ad occhi chiusi al piacere, saggiando la durezza dei nostri membri, scoprendo le cappelle bollenti, palpando i testicoli rigonfi…

Iris si era rivelata una donna così diabolicamente esperta che le sue mani, con pochi ed abili movimenti, ci avevano condotto pericolosamente vicino all’orgasmo, anche perché le sue carezze iniziali si erano presto trasformate in due seghe semplicemente divine.
Giunti al limite massimo di sopportazione, e non volendo in alcun modo venirle tra le dita, Anastasios aveva preso l’iniziativa chiudendo l’acqua della doccia, mentre io mi affrettavo a stendere, sul pavimento della terrazza, una larga stuoia che avevo visto arrotolata vicino al tavolo, e sulla quale, con Iris, c’eravamo immediatamente andati a sdraiare tutti e tre.

Stretta fra noi, i corpi bagnati ed incredibilmente eccitati, Iris divenne subito preda delle nostre bocche e delle nostre mani: prendemmo a baciarla, a leccare ed a mordere con delicatezza i suoi capezzoli, a sfiorare in punta di dita la sua pelle e a stordire i nostri sensi con quel contatto magico, a strofinare, lungo l’esterno delle sue cosce, i nostri cazzi mai così duri ed eretti.
Iris gemeva, travolta da quell’assalto appassionato, passandoci le mani tra i capelli e carezzando le nostre schiene, le sue unghie quasi a graffiarci, mai sazia di quelle nostre erotiche attenzioni.
Insieme con Anastasios le leccammo la fica, bevendo i suoi umori ed inebriandoci del suo fantastico profumo.
Ma l’esaltazione di quei momenti non poteva permetterci di prolungare troppo a lungo quel gioco erotico con il corpo di Iris: Anastasios ed io volevamo entrare in lei, affondare i nostri cazzi in quella carne rovente, ed anche la donna, a quel punto, non chiedeva altro che di essere scopata.

Iris si alzò rapidamente dalla stuoia, divincolandosi a fatica e controvoglia dalle nostre bocche, e sparì dentro casa, per tornare da noi però quasi immediatamente, tenendo nel palmo di una mano due profilattici: subito
s’inginocchiò tra noi, aprì una delle confezioni e, tenendo il preservativo in mano, piegò la testa, ingoiando per intero il cazzo del mio amico, stringendolo e succhiandolo con le labbra, stimolandolo favolosamente davanti ai miei occhi.
A quell’improvviso contatto, Anastasios aveva preso a sospirare, impazzito dal desiderio, abbracciato da quella bocca così fantastica e straordinaria.

Il pompino di Iris s’interruppe nel momento in cui la sua mano applicò il profilattico sull’asta palpitante che aveva davanti: poi, salendo a cavalcioni su Anastasios, la donna si fece scivolare in corpo quel cazzo in piena erezione, iniziando a muovere sinuosamente il bacino con movimenti lenti e circolari, e impalandosi fino in fondo.
Le gambe che mi tremavano per l’eccitazione, in piedi di fronte a lei, le accostai il cazzo alle labbra: Iris prontamente le socchiuse e se lo fece sparire in bocca, riservandomi lo stesso delizioso trattamento fatto poco prima al mio amico.

Sentivo la sua lingua scivolarmi sulla cappella, i denti sfiorarla, le labbra abbracciarmi l’asta rigonfia, le sue dita stringermi i testicoli: brividi d’erotismo dilagavano in me, e la mia eccitazione era ancor più sollecitata dai mugolii di piacere della donna, soffocati dal mio cazzo che le riempiva interamente la bocca.
Poi, com’era già accaduto ad Anastasios, le labbra della donna mi abbandonarono, e quelle erotiche dita delle sue mani infilarono abilmente un profilattico anche sul mio cazzo.

Mentre il mio amico continuava a scoparla, tenendola per i fianchi e guidandola nella penetrazione, sollevandola e facendola ridiscendere sul cazzo che la riempiva, io mi appoggiai alla schiena di Iris, facendo aderire i miei pettorali alla sua pelle e, contemporaneamente, abbracciandola e stringendole i seni nelle mie mani, sovrapponendole di fatto alle sue che già si stavano pizzicando i capezzoli, così eccezionalmente duri e sporgenti.
Poi, spingendola gentilmente verso Anastasios, l’afferrai per le natiche, allargandole, ed esponendo alla mia vista l’orifizio posteriore della donna.

Iris era scesa con il busto sul petto di Anastasios e le loro bocche si erano unite in un bacio senza respiro.
Davanti ai miei occhi, il culo di Iris era un invito terribilmente irresistibile: v’infilai un dito, umettandolo prima negli abbondanti umori che fluivano incessanti dalla fica della donna, trovando le sue carni già pronte alla penetrazione.
Con la mente in fiamme, travolto da un desiderio quasi animale, accostai la punta del cazzo a quel buco che doveva regalarmi il primo orgasmo di quel pomeriggio, spinsi con forza, privo di qualsiasi riguardo, ed entrai profondamente in lei, senza incontrare ostacolo alcuno, segno inequivocabile di come quella strada del corpo di Iris, in passato, non fosse di certo rimasta inviolata.

Anastasios la scopava ed io l’inculavo, i due cazzi che si sfioravano nel suo corpo, mentre le urla dell’orgasmo di Iris dilagavano per tutta la terrazza, nel momento in cui i raggi del sole al tramonto iniziavano a colorare i nostri corpi sudati di un tenue arancione.

Quando a Zakros scese la notte, furono i raggi della luna ad illuminare con il loro chiarore il corpo di Iris, ad accarezzare con la loro pallida luce la pelle di quella splendida dea del sesso.

FINE


CHARLIE (soft)

Ogni mattina, quando mi rado, sulla mensola dello specchio, tra spazzolino e dentifricio, tra pennello e crema da barba, vedo la bottiglietta del tuo profumo.
Quella bottiglietta che avevo comprato tanti anni fa, quando stavamo ancora insieme, quando l’amore ci sembrava eterno e indistruttibile, quando tu eri il mio mondo, ed io il tuo.
L’avevo acquistata per sentire il tuo profumo, sempre, anche quando non c’eri, anche quando eravamo lontani.

Mi ricordo che l’aprivo, svitavo questo tappo dorato, e annusavo il dolce aroma, l’incantevole fragranza, e subito eri vicina a me, anche se non fisicamente, anche se fra noi c’erano mille chilometri.
Ma mentalmente e spiritualmente eri accanto a me.
Era come se all’improvviso ti fossi materializzata al mio fianco, portata da un colpo di vento primaverile, tiepido e profumato di buono, con il tuo sorriso ed il tuo amore per me.
E con quel tuo profumo che mi ubriacava.

Avevamo diciotto anni allora, e tu eri il mio primo, grande, unico amore.
Eri la ragazza per la quale avevo perso la testa, alla quale avevo donato il mio giovane cuore: avevi stravolto la mia vita, i miei ritmi, le mie abitudini.
Eri quel raggio di sole che spunta tra le nuvole dopo un temporale.
Eri la goccia di pioggia che disseta la terra arida e asciutta.
Eri… eri tutto, assolutamente tutto per me.
Mi ero innamorato di te alla follia, conquistato dalla tua bellezza e incantato dalla tua dolcezza.
Mi avevi affascinato, a tal punto da sentirmi da te stregato.
E poi c’era il tuo profumo.

Dolce e accattivante, intenso ma delicato, profumo di bellezza e di gioventù, profumo di vita.
Profumo di te.
Quando te lo mettevi, prima di uscire, ti guardavo ammaliato: una goccia dietro un orecchio, un’altra goccia dietro l’altro orecchio, e poi quell’ultima goccia (ma non credo fosse una sola) che mettevi all’attaccatura dei seni, a completare un tuo rito personale, per solleticare meravigliosamente il mio naso, e per stordire la mia anima impazzita.
Non avevo mai capito come quelle poche gocce riuscissero a profumare tutto il tuo corpo, come ogni centimetro della tua pelle ne fosse magicamente pervaso.
Quando, con la mia bocca, esploravo il tuo corpo ormai quasi da donna, ma ancora da ragazza, o forse da ragazza diventata donna, in un affannosa ed inesperta ricerca di darti il piacere, di tramutare la mia imperizia in abilità, di sconfiggere il timore di deluderti, era allora, proprio in quegli istanti, che io sentivo dovunque il tuo profumo.

Ti baciavo i seni, ti sfioravo il ventre, ti lambivo le gambe.
E sempre ero avvolto da quel magico profumo, come se quelle poche gocce si fossero moltiplicate all’infinito, come se ogni fibra del tuo corpo avesse ricevuto la dolce carezza di una di quelle perle profumate.
Nei momenti più intensi e più teneri, in quegli istanti che solo a diciotto anni riesci a cogliere così vivi ed eterni. quando ti penetravo esitante, quando mi perdevo nella tua dolce intimità, mi ritrovavo a pensare che quel profumo non venisse da quella piccola bottiglietta (“Charlie”, così si chiamava, lo leggo ora su quel ricordo che ho in mano), ma fosse il tuo stesso profumo, la dolce fragranza della tua pelle, come se per qualche strano miracolo tu fossi nata profumata, lieve ed eterea, avvolta da una nuvola di straordinario aroma.

E quando ballavamo stretti, uniti come fossimo una sola cosa, in quella discoteca sulla spiaggia, il tuo profumo mi catturava come fosse una rete, e si fissava sulla mia maglietta, o sulla mia camicia.
E la sera, a casa, da solo, quando mi spogliavo, sentivo che ” Charlie” era penetrato sotto gli abiti, aveva profumato anche la mia pelle, mi aveva reso simile a te.
Una parte di te era divenuta parte di me, in una metamorfosi impossibile, in una trasformazione irreale.
Ed era amore.
Questo era l’amore.

Dopo la doccia, cercavo ancora il tuo profumo: forse non c’era più, forse l’acqua l’aveva portato via, ma io continuavo a percepirlo, a sospettarlo, o mi illudevo soltanto che ancora ci fosse, e questo mi bastava.

Come ” Ti amo “, che Tozzi cantava in quell’estate lontana, e che l’estate dopo nessuno più ballava, così gli amori giovanili, i primi amori, esplodono intensi e dirompenti, per poi finire senza un vero perchè, senza una vera ragione.
La loro fine è scritta nel loro inizio: troppo belli per durare, troppo totali per non bruciarsi rapidamente come una pagina di giornale.
Ma il ricordo di quel tuo profumo mi ha consolato in tutti questi anni, mi ha tormentato a volte, mi ha fatto rabbia in altri momenti, mi ha fatto piangere i primi tempi senza di te.

Ecco, accosto il naso alla bottiglietta e annuso, una volta di più, il profumo del vecchio ” Charlie “.
Forse anche i profumi, come gli amori finiti, come gli amori che la vita ha portato via, dopo trent’anni non hanno più la stessa intensità.
Forse, come l’onda del mare che cancella le orme e i disegni fatti dai bambini sulla sabbia, il tempo modifica i nostri ricordi, trasforma l’immagine che ho ancora di te e che conservo gelosamente nella mia mente e nel mio olfatto.
Ma il tempo, inesorabile nel suo trascorrere, cambia le nostre vite e i nostri corpi.
Figuriamoci un profumo…

Non so.
Ma oggi mi appare diverso, meno dolce e un pò più amaro.
Ma forse è solo la mia vita che è meno dolce e molto più amara.
Forse non è cambiato ” Charlie “, ma ad essere cambiata è la mia percezione di te, fino ad annebbiarsi in quel lontano passato.

Vorrei vivere nella fantascienza.
Vorrei vivere in un futuro lontano, dove tutto sarà possibile.
E in questo futuro, mi sarebbe possibile tornare indietro nel tempo, magari anche solo per pochi minuti, e, con l’esperienza di adesso, dirti che il nostro amore non deve finire, che deve restare eterno, che quella canzone che balliamo non passerà mai di moda, che in quel mare le onde non cancellano più i disegni fatti dai bambini sulla sabbia.
E vorrei tornare indietro nel tempo, e mi sarebbe sufficiente anche un solo istante, per sentire una volta di più il tuo profumo, per respirare un’ultima volta il nostro vero e indimenticabile ” Charlie “.

FINE


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